La Bonzo (Museo della Cantieristica di Monfalcone) |
Motonave cisterna di
8176,72 tsl, 4917 tsn e 12.350 tpl, lunga 147,5 metri, larga 18,3 e pescante
10,5, con velocità di undici nodi. Di proprietà dell’armatore Andrea Zanchi di
Genova, iscritta con matricola 2021 al Compartimento Marittimo di Genova, nominativo
di chiamata IBFN.
Breve e parziale cronologia.
14 febbraio 1931
Varata come Bonzo (numero di costruzione 241) dai
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
Maggio 1931
Completata come Bonzo per la compagnia norvegese Skibs-A/S
Oiltank 2 di Tønsberg; in gestione a Berg & Torgersen A/S di Oslo. Porto di
registrazione Tønsberg, nominativo di chiamata LJTP, poi LDSU.
Febbraio 1932
Trasferita alla
gestione di Reidar Rød & Anatole Savabini di Tønsberg.
Aprile 1934
I Cantieri Riuniti
dell’Adriatico si riappropriano della nave in seguito al mancato pagamento da
parte della Skibs-A/S Oiltank del prezzo di contratto, 3.150.000 corone
norvegesi.
Febbraio 1935
Rivenduta dai CRDA all’armatore
Andrea Zanchi di Genova, senza cambiare nome.
1° luglio 1940
Requisita ad Arsia
dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
L’affondamento
Alle 13.30 del 15
dicembre 1940 la Bonzo salpò da
Taranto diretta ad Augusta, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Caralis.
La navigazione delle
due navi procedette senza storia fino a quella sera, quando la loro rotta
s’incrociò con quella del sommergibile britannico Truant (capitano di corvetta Hugh Alfred Vernon Haggard). Il Truant era partito da Malta l’8 dicembre
per la sua quattordicesima missione di guerra, la quarta in Mediterraneo: in
precedenza aveva operato nel Golfo di Biscaglia e nel Mare del Nord, dove tra
l’altro aveva affondato l’incrociatore leggero tedesco Karlsruhe. Per questa missione, Haggard aveva ricevuto ordine di
pattugliare le acque della costa ionica della Calabria, tenendosi a quindici
miglia dalla riva; ma aveva deciso di travalicare gli ordini ed avvicinarsi di
più alla costa, e questa decisione si era rivelata giusta. Il 13 dicembre aveva
colto un primo successo affondando il piroscafo Sebastiano Bianchi a dieci miglia da Capo Spartivento Calabro, ma
da parte italiana questa perdita era stata attribuita ad una mina.
Alle 23.40 del 15
dicembre il Truant avvistò a proravia
dritta, a 9150 metri di distanza, una nave passeggeri che procedeva verso
sudovest lungo la costa, con rotta 180°: si trattava del Caralis, che prima della conversione in incrociatore ausiliario era
stato una nave passeggeri. Il sommergibile britannico si avvicinò per
attaccare, ma poco dopo il Caralis
compì un’ampia virata a dritta, lasciandoselo quasi di poppa. Fu a questo punto
che Haggard avvistò una seconda nave, che nell’oscurità gli sembrò sulle prime
un cacciatorpediniere, che seguiva la “nave passeggeri” a circa un miglio di
distanza, a poppavia sinistra. Alle 00.30 del 16 dicembre il Truant accostò con l’intenzione di
seguire il Caralis, tenendosi a
debita distanza dal presunto cacciatorpediniere; portò la velocità al massimo e
svuotò completamente le casse di zavorra. Quand’anche non fosse riuscito ad
attaccarlo, pensò Haggard, seguendolo sarebbe stato possibile individuare il
punto in cui le navi dirette verso l’Africa lasciavano la costa italiana (ed in
questo aveva torto, visto che questo convoglio non era diretto in Africa).
All’1.30 il
comandante del Truant si rese conto
che quello che aveva creduto essere un cacciatorpediniere era invece una grossa
nave cisterna carica fino all’orlo: era la Bonzo.
Subito Haggard cambiò bersaglio, puntando alla nuova e ben più appetitosa
preda.
Alle 2.26 il Truant lanciò tre siluri contro la Bonzo da una distanza di 1830 metri. Il
primo sembrò affiorare in superficie; il secondo mancò il bersaglio passandogli
a proravia; ma il terzo andò a segno, colpendo la Bonzo a poppa. Nel frattempo il Truant
si era avvicinato ulteriormente, perché Haggard diffidava degli inaffidabili
siluri vecchio modello che gli erano stati forniti – due erano affiorati in
superficie ed uno aveva deviato dalla rotta –, ed era preoccupato dalla robustezza
delle navi cisterna, che a suo dire “non
prendono fuoco, è molto difficile incendiarle, e se le si colpisce hanno una
sconcertante tendenza a restare a galla. Le petroliere erano molto più sicure
per i loro equipaggi rispetto ad altre navi”. (Secondo "British and
Allied Submarine Operations in World War II" di Arthur Hezlet, invece, il
primo siluro affiorò in superficie ed ebbe anche un guasto alla girobussola, ed
il secondo mancò il bersaglio perché lanciato con un’angolazione errata a causa
di un’imbardata, pertanto il Truant
si avvicinò fino a 820 metri e lanciò altri due siluri, uno dei quali andò a
segno ed affondò la Bonzo, ma ciò
contrasta con quanto annotato nel giornale di bordo del sommergibile). Alle 2.28,
pertanto, lanciò altri due siluri da distanza ravvicinata (820 metri): entrambi
andarono a segno, e la Bonzo si
spezzò in due ed affondò in appena un minuto, in posizione 38°28’ N e 16°44’ E,
a sei miglia per 82° (cioè ad est) da Punta Stilo (l’orario indicato dalle
fonti italiane sono le 2.35; alcuni siti in inglese affermano, erroneamente,
che l’affondamento avvenne a due miglia dalla costa).
A dispetto
dell’opinione di Haggard circa la maggior sicurezza delle navi cisterna per i
loro equipaggi, quasi tutto l’equipaggio della Bonzo affondò con la nave: su 35 uomini, solo in sei sopravvissero.
Le vittime:
(si ringraziano Carlo Di Nitto e Giancarlo Covolo; manca un nome)
Celso Adami, ufficiale radiotelegrafista, da
Fiume
Davide Barbieri, marinaio, da Framura
Faliero Barsella, marinaio, da Viareggio
Alfonso Bergamini, marinaio, da Napoli
Giuseppe Bonannoni, ingrassatore, da
Riomaggiore
Carmelo Caramagno, marinaio, da Augusta
Salvatore Chiappazzo, marinaio, da Riposto
Natale Cocchietto, elettricista, da Pola
Giacomo Cordaro, direttore di macchina, da
Genova
Antonio Denaro, operaio meccanico, da Messina
Giovanni Gavi, ufficiale di coperta, da Porto
Maurizio
Rosario Giacopello, ingrassatore, da Messina
Leopoldo Gianelli, carpentiere, da Lavagna
Egisto Guano, ingrassatore, da Portovenere
Domenico Mastronuzzi, ingrassatore, da Taranto
Vito Nardulli, giovanotto, da Mola di Bari
Ettore Oneto, ufficiale di macchina, da Napoli
Ruggiero Palmitesta, ufficiale di coperta, da
Barletta
Antonio Pastorino, ufficiale di coperta, da
Villa San Giovanni
Luigi Pollero, ingrassatore, da Albenga
Virgilio Ramati, capo fuochista, da Genova
Felice Revello, cameriere, da Voltri
Pietro Ricci, nostromo, da Forte dei Marmi
Luigi Ricco, ingrassatore, da La Spezia
Giuseppe Tosto, meccanico, da Trapani
Oliviero Vianello, giovanotto, da Pellestrina
Michele Zecchini, marinaio, da Marciana Marina
Silvio Zunino, cuoco, da Stella
All’1.40 il Truant accostò per avvicinarsi al Caralis, di cui intercettò un messaggio
trasmesso a Taranto, che permise così ad Haggard di identificarlo per nome. Fu
a questo punto che il comandante britannico comprese che la “nave passeggeri”
era un incrociatore ausiliario che stava scortando la petroliera che aveva
appena affondato.
Tre tra torpediniere
e MAS vennero inviate a dare la caccia al Truant,
ma senza successo.
Nel diario storico
del Comando Supremo la fine della Bonzo
venne liquidata in poche laconiche frasi: "Prime ore del 16, la nave cisterna nafta Bonzo, in navigazione da
Taranto per Augusta, scortata da nave ausiliaria, è stata silurata, in
prossimità di Capo Stilo ed è affondata. Perduti alcuni membri dell’equipaggio.
In corso la caccia del sommergibile con torpediniere e MAS".
Il 18 dicembre il Truant concluse la missione rientrando a
Malta. Il capitano di vascello Sidney Moffat Raw, comandante della 1st
Submarine Flotilla, criticò Haggard in un rapporto ai superiori per aver
disatteso gli ordini e le istruzioni ricevute e per aver corso rischi
eccessivi. Haggard, da parte sua, ritenne che il suo superiore fosse risentito
perché i suoi sommergibili fino a quel momento avevano colto ben pochi
successi, mentre il suo Truant,
arrivato da poco dal Regno Unito, aveva già affondato diverse navi.
Il relitto della Bonzo giace oggi su un fondale fangoso a
256 metri di profondità al largo di Monasterace, a 5,77 miglia dalla costa.
L’affondamento della Bonzo nel giornale di bordo del Truant (da Uboat.net):
"15 December
1940
2240 hours - Sighted a passenger liner on the Starboard bow. Course 180°, range
10000 yards. Closed to attack. Shortly afterwards the liner made a large
alteration of course to Starboard leaving Truant
almost astern. The liner proceeded South-West down the coast. What looked like
a destroyer followed the liner a mile or so on her Port quarter.
2330 hours - Altered
course to follow the liner keeping clear of the supposed destroyer. Increased
to full speed and came to full buoyancy. Even if it was not possible to attack
the liner it might be possible to find the point where enemy shipping for
Africa leaves the Italian coast.
16 December 1940
0030 hours - It was now observed that what was thought to be a destroyer was a
large tanker that was heavily laden. Switched target to the tanker.
0126 hours - Fired 3
torpedoes from 2000 yards. The first torpedo was seen to break surface. The
second torpedo missed ahead and the third torpedo hit the tanker aft.
0128 hours - Fired 2
more torpedoes from very close range. Both hit and the tanker sank very
quickly.
0140 hours - Altered
course to close the liner. The Italian Caralis was heard making a signal to Taranto. It was
considered possible that this liner was an armed merchant cruiser and was the
escort of the tanker."
Molto interessante perche coinvolto dalla conoscenza di una tragedia familiare. questi importanti note mi avvicinano ancor piu nel ricordare una persona cara che subi la tragedia e non aver ricevuto la famiglia le spoglie del caro esitinto. Caramagno Carmelo. Ci fossero piu notizie a riguardo la persona sarebbe fantastico e molto onorevole per la memoria familiare
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