sabato 20 marzo 2021

Reno

Il Reno sotto il precedente nome di Cardiffian (da www.kustvaartforum.com)

Piroscafo da carico di 1002 tsl, lungo 65,7 metri, largo 9,8 e pescante 4,5, con velocità di 9-10 nodi. Di proprietà dell’armatore Antonio Cipriani di Ravenna, o della Società Anonima Marittima Ravennate; iscritto con matricola 18 al Compartimento Marittimo di Ravenna, nominativo di chiamata ISOK.
 
Breve e parziale cronologia.
 
Luglio 1904
Completato dai cantieri A. Vuijk & Zonen – A. Vuyk di Capelle Aan Den Ijssel (Paesi Bassi) come britannico Queenwood (numero di cantiere 252) per G. S. Coram di Londra (oppure per la Shipping Agency Ltd. di Londra, in gestione a G. S. Coram).
1905
Ceduto alla Heyne & Hessenmuller di Amburgo, senza cambiare nome.
1906
Ceduto alla Hillwood Steamship Company (Wilson & Watson) di Grangemouth, senza cambiare nome.
1908
Acquistato da O. & W. Williams di Cardiff e ribattezzato Cardiffian.
5 aprile 1915
Alle quattro del mattino il Cardiffian viene fermato ed ispezionato in posizione 38°30’ N e 09°26’ E dall’incrociatore ausiliario britannico Ophir, che ne controlla i documenti prima di lasciarlo proseguire (il piroscafo ha un carico di carbone e carburante) non avendo riscontrato irregolarità. Dal diario di bordo dell’Ophir emerge un particolare interessante: “Il nome della nave a prua ed a poppa era dipinto come “Carfiffiani” di Genova. Il comandante ha spiegato che ciò è stato fatto, e che solitamente fa battere alla nave la bandiera italiana, allo scopo di evitare problemi con i sommergibili [essendo l’Italia, all’epoca, ancora neutrale]. Ha issato la bandiera britannica all’avvicinarsi di una nave da guerra britannica”.
1915
Acquistato dalla Afon Lliedi Steamship Company Ltd. di Llanelli (Galles) e ribattezzato Afon Lliedi. In gestione a William Coombs & Sons di Llanelli.
Stazza lorda 1015 tsl, netta 610 tsn; porto di registrazione Llanelli, nominativo di chiamata HNDJ.
1933
Acquistato dalla Marittima Ravennate Società Anonima, con sede a Ravenna, e ribattezzato Reno.
 
Un’altra immagine della nave come Cardiffian, in Inghilterra, nel 1910 circa (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net)

L’affondamento
 
A pochi giorni dall’entrata in guerra dell’Italia, il Reno fu una delle prime vittime del conflitto che avrebbe insanguinato il Mediterraneo per gli anni a venire: il 18 giugno 1940, mentre navigava scarico da Gallipoli a Ravenna, urtò una mina ed affondò ad undici miglia per 28° dal faro di Monte Cappuccini (Ancona). L’ordigno apparteneva ad uno sbarramento difensivo italiano, posato pochi giorni prima dal posamine Azio e dal posamine ausiliario San Giusto: non è chiaro se il Reno non avesse ricevuto carte con la corretta indicazione della rotta da seguire per evitare i campi minati, o se vi fosse finito per un errore di navigazione. Non si trattò dell’unico incidente di questo tipo verificatosi a ridosso della dichiarazione di guerra.
 
Morì nell’affondamento il cuoco ravennate Ugo Bendazzi, mentre sopravvissero gli altri dodici membri dell’equipaggio.
I superstiti ripresero a navigare: per loro la guerra sarebbe stata ancora lunga, e non tutti ne avrebbero visto la fine. Il fuochista torrese Giovanni Strino, quarantacinquenne e già veterano della Grande Guerra (aveva combattuto nella fanteria di Marina, venendo anche decorato), venne soccorso dopo più di ventiquattr’ore passate su una tavola insieme ad altri naufraghi; dopo le cure in ospedale sarebbe tornato a navigare, prima sul piroscafo Stefano e poi sul piroscafo Pomezia, fino a cadere prigioniero dei tedeschi a Rodi in seguito all’armistizio: sarebbe morto a Rodi nel giugno 1945, pochi giorni dopo la fine della guerra, per le conseguenze della fame patita durante la prigionia.
 
 
GHV Schepen “Oldies”, su kustvaartforum
Il Reno su Wrecksite
Diario storico del Comando Supremo, Vol. I (11.6.1940-31.8.1940), Tomo I
Giovanni Strino, fuochista del Reno

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