La Col di Lana (Museo della Cantieristica di Monfalcone) |
Motonave da carico di
5891 tsl, 3709 tsn e 8011 tpl, lunga 121,92-126,8 metri, larga 16,15 e pescante
7,6, con velocità di 10,5-11 nodi. Di proprietà della Navigazione Generale
Gerolimich & C. di Trieste, iscritta con matricola 256 al Compartimento
Marittimo di Trieste; nominativo di chiamata IBXH.
Breve e parziale cronologia.
9 febbraio 1925
Impostata nel
Cantiere Navale Triestino di Monfalcone (numero di costruzione 155).
20 agosto 1925
Varata nel Cantiere
Navale Triestino di Monfalcone.
8 giugno 1926
Completata per la Navigazione
Generale Gerolimich & Co. Società in Azioni, con sede a Trieste. Nominativo
di chiamata NJLS.
Ha una nave gemella,
la Monte Piana; le due unità fanno
parte di un gruppo di motonavi di dimensioni e caratteristiche simili, ma con
differenze nell’aspetto (ad esempio, la forma dei fumaioli), costruite dai
cantieri navali di Monfalcone per varie compagnie di navigazione: oltre a Col di Lana e Monte Piana, anche Mauly e Marin Sanudo (costruite
per Società Veneziana di Navigazione a Vapore) e Tergestea (costruita per la società di navigazione Premuda).
11 settembre 1929
Durante la notte,
dopo aver scaricato il proprio carico a Claymont ed aver iniziato a scendere il
fiume Delaware, la Col di Lana
s’incaglia ad est del canale del Delaware, davanti alla stazione meteorologica
di Marcus Hook. Verrà disincagliata due giorni dopo.
Anni Trenta
In servizio sulla
rotta tra l’Italia e l’Estremo Oriente (linea Trieste-Venezia-Brindisi-Port
Said-Suez-Massaua-Aden-Karachi-Bombay-Colombo-Penang-Saigon-Hong
Kong-Shanghai-Kobe-Yokohama).
Novembre 1930
Le autorità doganali
britanniche di Shanghai scoprono e confiscano, a bordo della Col di Lana, 85 kg e 673 grammi di
eroina, in 174 barattoli sistemati in venti casse, destinate ad una compagnia
giapponese ed ufficialmente registrate come contenenti uva pressata (dirette a
Shanghai ed a Tientsin, le casse sono state caricate sulla Col di Lana a Trieste, da dove la nave era partita il 16 settembre;
qui erano state precedentemente trasportate da Istanbul dal piroscafo Semiramis).
1934
Il nominativo di
chiamata della Col di Lana cambia da
NJLS a IBXH.
20 giugno 1934
La Col di Lana s’incaglia nel punto 20° N e
116° E, nel Mar Cinese Meridionale. Verrà disincagliata il 25 giugno.
7 luglio 1940
Requisita a Trieste
dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario
dello Stato.
27 luglio 1940
La Col di Lana salpa da Napoli alle
5.30 diretta a Tripoli, in convoglio con i piroscafi Maria Eugenia, Bainsizza e Gloriastella e le motonavi Mauly, Città di Bari e Francesco
Barbaro, nell’ambito dell’operazione «Trasporto Veloce Lento» (T.V.L.). Si
tratta del convoglio lento, avente velocità 7,5 nodi, la cui scorta diretta
consiste nelle torpediniere Procione (caposquadriglia), Orsa, Orione e Pegaso della
IV Squadriglia.
A protezione di
questo e di un secondo convoglio diretto a Bengasi (quello veloce, che procede
a 16 nodi: trasporti truppe Marco
Polo, Città di Palermo e Città di Napoli, torpediniere Alcione, Airone, Aretusa ed Ariel) saranno in mare, dal 30 luglio al
1° agosto, gli incrociatori pesanti Pola, Zara, Fiume, Trento e Gorizia (I Divisione), gli
incrociatori leggeri Alberico Da
Barbiano ed Alberto Di
Giussano della IV Divisione e Luigi
di Savoia Duca degli Abruzzi, Eugenio di Savoia, Raimondo Montecuccoli e Muzio Attendolo della VII
Divisione, e le Squadriglie Cacciatorpediniere IX (Alfieri, Oriani, Gioberti, Carducci), XII (Lanciere, Corazziere, Carabiniere, Alpino),
XIII (Granatiere, Bersagliere, Fuciliere, Ascari) e
XV (Pigafetta, Malocello, Zeno). Sempre a copertura di questi movimenti, viene anche ordinato
di potenziare lo schieramento dei sommergibili nei due bacini del Mediterraneo
(23 unità in tutto) e vengono disposte capillari ricognizioni con aerei della
ricognizione marittima e dell’Armata Aerea.
L’operazione T.V.L.,
oltre ai due convogli citati, ne comprende anche un terzo (piroscafi Caffaro e Bosforo, torpediniere Vega, Perseo, Cascino e Papa)
partito da Trapani e diretto a Tripoli.
28 luglio 1940
A seguito
dell’avvistamento di notevoli forze navali britanniche uscite in mare sia da
Alessandria (il grosso della Mediterranean Fleet) che da Gibilterra
(l’incrociatore da battaglia Hood,
le corazzate Valiant e Resolution e le portaerei Argus ed Ark Royal), i due convogli dell’operazione T.V.L. ricevono ordine
da Supermarina di rifugiarsi immediatamente nei porti della Sicilia.
Il convoglio lento
giunge a Catania in serata e vi sosta per due giorni.
30 luglio 1940
Passata la minaccia,
il convoglio riparte in mattinata da Catania, con il rinforzo della X
Squadriglia Cacciatorpediniere (Maestrale, Grecale, Libeccio e Scirocco)
Intorno alle 14 il
convoglio viene attaccato, una ventina di miglia a sud di Capo dell’Armi (ed a
sudovest di Capo Spartivento), dal sommergibile britannico Oswald (capitano di corvetta David
Alexander Fraser), che lancia alcuni siluri contro la Col di Lana ed il Grecale:
il cacciatorpediniere riesce però a schivare le armi, che mancano anche la
motonave. (La data dell’attacco è tuttavia visibilmente incongruente con quella
della partenza del convoglio da Catania: ad ora l’autore non ha trovato una
spiegazione, se non che una delle due date dev’essere errata). L’Oswald lancia via radio un segnale
di scoperta relativo al convoglio.
1° agosto 1940
Il convoglio
raggiunge indenne Tripoli alle 9.45.
2 agosto 1940
Alle 8.30 Col di Lana, Maria Eugenia, Gloria Stella, Mauly, Caffaro e Città di Bari ripartono da Tripoli alla
volta di Bengasi, con la scorta della XIV Squadriglia Torpediniere (Orsa, Procione, Orione e Pegaso).
4 agosto 1940
Il convoglio
raggiunge Bengasi a mezzogiorno.
12 agosto 1940
La Col di Lana salpa da Bengasi per Tripoli
alle 19, insieme alla motonave Mauly
ed ai piroscafi Maria Eugenia e Gloria Stella, con la scorta della
torpediniera Pegaso.
15 agosto 1940
Il convoglio
raggiunge Tripoli alle 10.10.
18 agosto 1940
Col di Lana e Mauly lasciano
Tripoli alle 16, dirette a Palermo con la scorta della Pegaso.
21 agosto 1940
Il convoglietto
giunge a Palermo alle otto.
10 settembre 1940
Col di Lana e Mauly, insieme al
piroscafo Caffaro, salpano da Napoli
per Tripoli alle 18, scortate dalla Pegaso.
13 settembre 1940
Il convoglio
raggiunge Tripoli alle 16.30.
20 settembre 1940
Alle 21.30 la Col di Lana lascia Tripoli per Mersa
Gazalà, scortata dalla torpediniera Climene.
23 settembre 1940
Col di Lana e Climene raggiungono
Mersa Gazalà alle 15.
5 ottobre 1940
Alle 20.15 la Col di Lana lascia Ain-el-Gazala diretta
a Bengasi, con la scorta della torpediniera Antonio
Mosto.
6 ottobre 1940
La Col di Lana arriva a Bengasi alle 18;
successivamente ne riparte per Tripoli in convoglio con il rimorchiatore Salvatore Primo, e con la scorta della
torpediniera Climene.
9 ottobre 1940
Il convoglietto
raggiunge Tripoli alle 10.15.
Alle 13 la Col di Lana riparte da Tripoli diretta a
Palermo, insieme al piroscafo Caffaro
e con la scorta della torpediniera Enrico
Cosenz.
11 ottobre 1940
Il convoglietto
raggiunge Palermo alle 8.30; la Col di
Lana prosegue per Napoli, con la scorta della Cosenz.
12 ottobre 1940
Arriva a Napoli alle
undici.
1° dicembre 1940
Alle 00.15 la Col di Lana e la moderna motonave Andrea Gritti salpano da Napoli dirette
a Tripoli, con la scorta del cacciatorpediniere Turbine (capitano di corvetta Aldo Naccari).
Il convoglio fa uno
scalo intermedio a Palermo.
3 dicembre 1940
Col di Lana, Gritti e Turbine lasciano Palermo alla volta di
Tripoli.
5 dicembre 1940
All’1.35, a nove
miglia da Capo Bon, le vedette di prua del Turbine
avvistano due scie provenienti da traverso a dritta, che passano a poca
distanza dalla prua del cacciatorpediniere. Il comandante del
cacciatorpediniere, ritenendo che si tratti di siluri lanciati da un
sommergibile in affioramento, ordina subito di accostare a dritta, dirigendosi
alla massima velocità verso il punto di origine delle scie; giunto sul posto,
il Turbine manovra per mantenersi su
un arco concentrico al punto di provenienza delle scie e lancia a brevi
intervalli due bombe di profondità da 100 kg, regolate per scoppiare a 50 metri
di profondità. Il cacciatorpediniere continua poi ad incrociare nella zona fino
alle due di notte, dopo di che, non riuscendo più a rintracciare il
sommergibile, si riunisce alle due motonavi e prosegue nella navigazione.
Il convoglio giunge a
Tripoli alle dieci.
6 gennaio 1941
La Col di Lana salpa da Tripoli alle 18.30,
insieme al piroscafo Fenicia, con la
scorta della torpediniera Generale
Achille Papa.
12 gennaio 1941
Il convoglietto
arriva a Napoli a mezzogiorno, dopo aver fatto scalo a Palermo (ma,
probabilmente, senza più la scorta della Papa, che il 7 gennaio avrebbe lasciato Col di Lana e Fenicia per
andare in soccorso del cacciatorpediniere Strale, incagliatosi sulle secche di Kerkennah).
20 gennaio 1941
La Col di Lana parte da Napoli per Tripoli
alle 18, in convoglio con i piroscafi Caffaro
(italiano) e Menes (tedesco) e con la
scorta della torpediniera Pegaso.
21-22 gennaio 1941
A causa del maltempo,
il convoglietto deve restare a ridosso di Favignana dalle 22 del 21 gennaio
alle 12.30 del 22.
La Col di Lana sotto carico a Napoli (da “Navi mercantili perdute” di Rolando Notarangelo e Gian Paolo Pagano, USMM, Roma, 1997) |
24 gennaio 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 10.
27 gennaio 1941
Alle 18 Col di Lana, Caffaro e la nave cisterna Lucania
lasciano Tripoli alla volta di Palermo, scortate dalla torpediniera Calliope.
30 gennaio 1941
Il convoglio giunge a
Palermo alle 2.30.
23 marzo 1941
La Col di Lana, insieme ai piroscafi Caffaro, Amsterdam e Capo Orso ed
alla motonave Giulia, salpa da
Napoli per Tripoli tra le 5 e le 15, con la scorta delle torpediniere Circe, Clio, Castore (caposcorta), Calliope, Centauro e Pegaso.
27 marzo 1941
Il convoglio arriva a
Tripoli alle 14.
20 aprile 1941
La Col di Lana, il piroscafo Ernesto e la nave cisterna Superga lasciano Tripoli per l’Italia
alle 12.30, scortati dalle torpediniere Pallade,
Generale Carlo Montanari e Generale Achille
Papa e dalla nave scorta ausiliaria F
130 Luigi Rizzo.
22 aprile 1941
Alle 16 Montanari e Luigi Rizzo entrano a Trapani, mentre il resto del convoglio
prosegue per Napoli, dove giunge alle 23.
8 maggio 1941
La Col di Lana lascia Napoli alle tre di
notte, diretta a Tripoli in convoglio con i piroscafi Ernesto e Tembien,
la motonave italiana Giulia e
le tedesche Preussen e Wachtfels (per altra versione, non
avrebbe fatto parte di questo convoglio il Preussen,
mentre ne avrebbe fatto parte il piroscafo italiano Amsterdam). La scorta è costituita dai cacciatorpediniere Dardo, Aviere (caposcorta), Geniere,
Grecale e Camicia Nera.
9 maggio 1941
Il convoglio deve
rientrare a Napoli all’1.15 a seguito di allarme navale.
11 maggio 1941
Il convoglio riparte
da Napoli alle due di notte.
Per fornirgli scorta
a distanza nel Canale di Sicilia, escono in mare gli incrociatori leggeri Giovanni delle Bande Nere e Luigi Cadorna della IV Divisione, Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi dell’VIII
Divisione, ed i cacciatorpediniere Nicoloso
Da Recco, Emanuele Pessagno, Antoniotto Usodimare, Antonio
Pigafetta (aggregati alla VIII Divisione), Maestrale, Scirocco, Bersagliere, Fuciliere ed Alpino (aggregati
alla IV Divisione).
La navigazione del
convoglio, che fruisce anche di una robusta scorta aerea nelle ore diurne,
procede senza intoppi, salvo qualche problema nelle comunicazioni interne al
convoglio ed in quelle con le divisioni di incrociatori.
12 maggio 1941
La IV Divisione,
uscita da Palermo la sera precedente, raggiunge il convoglio alle cinque del
mattino. Nel tardo pomeriggio il Bande
Nere lascia la formazione e rientra a Palermo, scortato dall’Alpino, a causa di un’avaria in caldaia.
13 maggio 1941
Il convoglio arriva
Tripoli alle 11.40.
20 maggio 1941
Col di Lana, Giulia, Ernesto, Wachtfels, il piroscafo Amsterdam
e la nave cisterna Sanandrea lasciano
Tripoli per Napoli alle 16, con la scorta diretta dei cacciatorpediniere Aviere (caposcorta), Dardo, Grecale e Camicia Nera e
della torpediniera Enrico Cosenz. È presente anche una scorta indiretta,
rappresentata dalla VIII Divisione Navale (incrociatori leggeri Luigi di Savoia Duca degli Abruzzi e Giuseppe Garibaldi, cacciatorpediniere Granatiere, Bersagliere
ed Alpino).
23 maggio 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 23.
10 giugno 1941
Col di Lana, Amsterdam, Giulia, Ernesto, Tembien e Wachtfels salpano da Napoli per Tripoli
alle 5.30, scortati dal cacciatorpediniere Lanzerotto
Malocello (caposcorta, capitano di
fregata Nicolò Del Buono) e dalle torpediniere Orsa, Clio, Procione e Pegaso. Le navi procedono a 10 nodi.
Al largo di Favignana
si aggregano al convoglio (denominato «Ernesto»)
anche la nave appoggio sommergibili Antonio
Pacinotti e la
torpediniera Clio, uscita da
Trapani alle 14.30.
11 giugno 1941
Alle 18.30, a sud di
Pantelleria, due bombardieri britannici Bristol Blenheim appaiono a poppavia
del convoglio, volando a bassissima quota, e si avventano sul Tembien, secondo mercantile della
colonna di sinistra, mitragliando e sganciando bombe. Prima dello sgancio,
tuttavia, il tiro contraereo di Tembien e Wachtfels colpisce uno dei due
aerei attaccanti: il bombardiere perde quota, urta l’albero del Tembien e precipita in mare,
incendiandosi. Il Malocello apre
il fuoco contro il secondo bombardiere, ma non può tirare col cannone perché la Pegaso è nel piano di tiro, e
l’aereo vola a pochi metri dalla superficie. Eseguito lo sgancio delle bombe,
il velivolo si allontana inseguito da un Savoia Marchetti SM. 79 (che, al
momento dell’attacco, era l’unico velivolo dell’Asse in visto del convoglio, 5
km a proravia) e poi da due caccia della scorta aerea, nonché dal tiro delle
mitragliere della Pegaso (secondo
una fonte, sarebbe stato poi anch’esso abbattuto).
Il Tembien non viene colpito dalle
bombe e non subisce danni di rilievo, ma deve lamentare parecchi feriti per il
mitragliamento.
12 giugno 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli tra le 19 e le 21.
21 giugno 1941
Alle 15 Col di Lana, Amsterdam, Giulia, Ernesto, Tembien e Wachtfels
salpano da Tripoli per Napoli, con la scorta di Malocello (caposcorta, capitano di fregata Del Buono), Enrico Cosenz, Orsa, Procione, Pegaso e Clio
(convoglio «Tembien»).
22 giugno 1941
Alle 12.08, ad est di
Lampione, sei bombardieri Bristol Blenheim, che volano a bassissima quota,
vengono avvistati sulla dritta del convoglio (che in quel momento ha una scorta
aerea formata da due caccia biplani FIAT CR. 42 e da un idrovolante
antisommergibili CANT Z. 501). Il Malocello apre
il fuoco con le mitragliere per dare l’allarme, e poi, quando possibile, anche
con i cannoni; il CANT Z. 501 s’interpone tra i bombardieri ed i piroscafi,
sparando con le proprie mitragliere (tornerà poi in posizione di scorta al
termine dell’attacco). Anche le altre navi della scorta ed i mercantili aprono
il fuoco; la formazione nemica si divide in due gruppi di tre bombardieri
ciascuno, che attaccano uno la prima linea di piroscafi e l’altro la seconda. I
mercantili accostano in modo da volgere la poppa agli aerei; due o forse tre
dei velivoli vengono abbattuti (due colpiti dal tiro delle siluranti: uno cade
in mare, l’altro s’incendia in volo e poi precipita; un terzo è forse abbattuto
dai FIAT CR. 42 della scorta aerea) ed altri si allontanano scaricando le bombe
in mare, ma due riescono a portare a termine l’attacco, sganciando le loro
bombe su Tembien e Wachtfels.
Entrambi i piroscafi
riportano danni gravissimi, imbarcando molta acqua; solo grazie all’assistenza
prestata da Procione ed Orsa, che li prendono a rimorchio, i due
mercantili rimangono a galla. Proprio mentre le torpediniere stanno prestando
assistenza a Tembien e Wachtfels, viene localizzato un
sommergibile nemico probabilmente intenzionato ad attaccare i due piroscafi
immobilizzati e danneggiati: si tratta del britannico Unique (tenente di vascello Anthony
Foster Collett), che alle 11.25, cinque minuti dopo aver avvistato fumi ed un
aereo su rilevamento 140° (preceduti alle 10.55 da esplosioni di bombe di
profondità rilevate a grande distanza, verso sud, in posizione 35°41’ N e
12°15’ E), ha avvistato le navi del convoglio, della cui presenza era già stato
precedentemente informato, da una distanza di 12,8 km. Alle 12.03 il
sommergibile osserva il convoglio accostare da 320° a 265°, e quattro minuti
dopo Collett nota che le navi della scorta sembrano avvicinarsi al suo
battello: l’Unique è stato
infatti avvistato da un aereo, e Pegaso (tenente
di vascello Sironi), Orsa e Procione provvedono subito a dargli
la caccia. Collett abbandona l’attacco ed ordina subito di scendere in
profondità.
La Pegaso, particolarmente attiva nel
contrattacco, effettua un primo lancio di bombe di profondità alle 12.54, per
poi vedere il sommergibile emergere parzialmente (si vedono tutto il fianco e
la parte superiore della torretta) e fortemente sbandato (circa 70° a dritta);
poco dopo il battello si immerge nuovamente. La quasi totalità dell’equipaggio
del Tembien, oltre a quello
della Pegaso, assiste
all’affioramento del sommergibile, che si ritiene agonizzante, celebrandolo con
applausi ed acclamazioni; il comandante del Tembien grida “Viva l’Italia”. Alle 12.59 la Pegaso effettua un secondo lancio
di bombe, per poi vedere grosse chiazze di nafta sulla superficie del mare. A
dispetto delle impressioni, tuttavia, l’Unique è
scampato al contrattacco senza subire danni, anche se ha sentito molte bombe
esplodergli vicine (l’equipaggio britannico conta un’ottantina di esplosioni di
bombe di profondità).
Verso le 16 l’Orsa recupera da un battellino tre
aviatori britannici di uno degli aerei abbattuti: il maggiore John
Davidson-Broadley ed i sergenti Stewart Carl Thompson e Leonard Felton,
quest’ultimo ferito gravemente.
Dopo alcune ore di
rimorchio, Tembien e Wachtfels riescono a riparare le
avarie ed a contenere le infiltrazioni d’acqua, così riuscendo a rimettere in
moto con le proprie macchine. Stante comunque la gravità dei danni, entrambi i
piroscafi devono raggiungere Pantelleria, scortati da Procione ed Orsa,
cui poi si aggiungono anche i cacciatorpediniere Maestrale e Grecale inviati
in loro soccorso da Palermo.
24 giugno 1941
Il resto del
convoglio, con i mercantili rimasti indenni, giunge a Napoli alle 3.30.
Profilo della Col di Lana nel manuale di riconoscimento statunitense ONI 208 Merchant Ship Recognition Manual del 1942 |
27 luglio 1941
Alle 13.45 (per altra
fonte, all’alba) la Col di Lana salpa
da Napoli per Tripoli in convoglio con i piroscafi italiani Amsterdam e Bainsizza e con il tedesco Spezia,
sotto la scorta dei cacciatorpediniere Freccia
(caposcorta), Dardo e Strale (per una versione, anche del Turbine) e con la scorta indiretta (fino
alle 19 del 28) degli incrociatori leggeri Raimondo
Montecuccoli e Giuseppe Garibaldi e della XII Squadriglia
Cacciatorpediniere (Granatiere e Bersagliere). Il convoglio trasporta
rifornimenti per l’Afrika Korps.
28 luglio 1941
Alle 3.40 la scorta
diretta viene rinforzata da un altro cacciatorpediniere, il Turbine.
29 luglio 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 19.15.
4 agosto 1941
Col di Lana, Amsterdam, Bainsizza ed il piroscafo Maddalena Odero lasciano Tripoli per Napoli alle 8 (o 9.30), scortati dai
cacciatorpediniere Freccia (caposcorta,
capitano di fregata Giorgio Ghè), Strale,
Turbine e Malocello e dalla torpediniera Pegaso.
Il convoglio, denominato «Amsterdam», ha una velocità di 10 nodi.
5-6 agosto 1941
Nella notte sul 6
agosto, al largo di Pantelleria, il convoglio viene attaccato da aerei. Il
caposcorta ordina l’emissione di nebbia artificiale, ma tale provvedimento si
rivela inefficace, perché rende più visibile la posizione del convoglio;
risulta inutile accostare verso i bengala, perché gli aerei ne lanciano su
entrambi i lati del convoglio. Ad ogni modo, nessuna nave viene colpita.
7 agosto 1941
Il convoglio giunge a
Napoli alle 2.30.
26 agosto 1941
La Col di Lana, la motonave Riv, i piroscafi Ernesto, Aquitania e Bainsizza e la nave cisterna Poza Rica salpano da Napoli alle 5.30
dirette a Tripoli (convoglio «Col di Lana»), con la scorta dei
cacciatorpediniere Alfredo Oriani (caposcorta,
capitano di fregata Vittorio Chinigò) ed Euro
e delle torpediniere Procione, Orsa e Clio.
Da Trapani esce per
rinforzare la scorta anche la Pegaso.
27 agosto 1941
Alle 6.30 il
sommergibile britannico Urge (tenente
di vascello Edward Philip Tomkinson) avvista il convoglio italiano, ed alle
6.42, in posizione 38°11’ N e 12°07’ E (una decina di miglia a nord di
Marettimo e sette miglia a nord di Trapani), lancia quattro siluri contro uno
dei mercantili (quello di testa della colonna più vicina; sono nella “linea di
tiro” anche la nave di testa della colonna più lontana e la Poza Rica), da 4115 metri di distanza.
Uno dei siluri, quello nel tubo numero 3, rimane però bloccato per metà dentro
e per metà fuori dal tubo, provocando l’accidentale affioramento in superficie
dell’Urge.
Alle 6.50 (ora
italiana), poco dopo che il convoglio ha superato Punta Mugnone (Trapani), l’Aquitania viene colpito.
Sull’Urge, intanto, l’equipaggio ha
ripristinato l’assetto, ed a questo punto il siluro esce dal tubo; l’Urge torna ad immergersi
rapidamente, mentre la Clio (distante
2740 metri), che l’ha visto affiorare, gli si dirige incontro. Anche un
idrovolante CANT Z. 501 della 144a Squadriglia della Regia
Aeronautica, di scorta al convoglio, sgancia una bomba contro l’Urge, precedendo l’arrivo
della Clio; quest’ultima giunge
sul posto quando l’attaccante si è ormai immerso, e getta in tutto una dozzina
di bombe di profondità. Anche la Procione inverte
la rotta e partecipa al contrattacco, lanciando sette bombe di profondità. L’Urge, benché la Clio ritenga di averlo certamente
danneggiato se non affondato, si ritira verso nordovest senza subire danni.
Preso a rimorchio
dapprima dall’Orsa e poi dai
rimorchiatori Marsigli e Montecristo (con la scorta
della Clio), l’Aquitania potrà essere condotto in
salvo a Trapani, dove giungerà alle 20.45.
Il resto del
convoglio prosegue nella navigazione.
29 agosto 1941
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 7.45.
5 settembre 1941
Col di Lana, Ernesto e Poza Rica partono da Tripoli alle 14
dirette a Napoli, con la scorta dei cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (caposcorta,
capitano di vascello Stanislao Esposito), Freccia,
Folgore e Strale (convoglio «Ernesto»).
6 settembre 1941
A partire dalle
23.55, il convoglio inizia ad essere sottoposto ad attacchi di aerosiluranti. I
cacciatorpediniere eseguono manovre elusive ed occultano i mercantili con
cortine nebbiogene; Col di Lana
e Poza Rica riescono ad evitare
i siluri, ma non l’Ernesto, che viene
colpito a prua, venti miglia a nord di Pantelleria ed al largo di Trapani.
Lo Strale (capitano di
corvetta Giuseppe Angelotti) viene distaccato per prestargli assistenza;
raggiunto successivamente dalla torpediniera Circe e ceduto il rimorchio ad alcuni rimorchiatori (Costante, Marsigli e Montecristo),
riuscirà a condurre il piroscafo in salvo a Trapani.
8 settembre 1941
La Col di Lana ed il resto del
convoglio arrivano a Napoli alle quattro (o cinque) del mattino.
17 settembre 1941
La Col di Lana lascia Napoli alle cinque
del mattino facendo parte del convoglio lento «Caterina» (che forma insieme al
piroscafo Caterina, alla
motonave Marin Sanudo ed
alla nave cisterna Minatitlan; «45.
Seetransportstaffel» secondo le fonti tedesche), diretto a Tripoli e scortato
dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta,
capitano di fregata Giorgio Ghè), Folgore, Dardo ed Euro. Si tratta del terzo convoglio di navi da carico del mese
diretto in Libia; segue la rotta di ponente.
I mercantili del
convoglio «Caterina» sono i primi bastimenti da carico, nella guerra dei convogli
libici, ad essere muniti di radiosegnalatori per le comunicazioni radio con le
altre unità della formazione; un significativo progresso nell’organizzazione
dei convogli (nel corso della navigazione, infatti, le comunicazioni tra
mercantili e navi scorta si svolgeranno regolarmente e con facilità, come
riferito dal caposcorta nel suo rapporto).
18 settembre 1941
Alle quattro del
mattino il convoglio, mentre naviga sulle rotte interne di Favignana, viene
attaccato da aerosiluranti britannici a tre miglia da Marsala. Le navi della
scorta, come al solito, cercano di nascondere i mercantili con cortine
nebbiogene ed aprono il fuoco con l’armamento contraereo (anche i mercantili lo
fanno, ma il caposcorta Ghè lamenterà nel suo rapporto che, mentre il tiro contraereo
delle navi scorta è efficace, «i
piroscafi di solito hanno eseguito un disordinato tiro di sbarramento che molte
volte era diretto verso le unità di scorta»); data la vicinanza della
costa, anche le batterie di terra sparano contro gli aerei. Uno degli
attaccanti viene abbattuto, ma alle 4.35 un siluro colpisce la Col di Lana, che può tuttavia essere
rimorchiata a Trapani dai rimorchiatori Liguria e Montecristo,
con la scorta del Dardo.
Il sottocapo
nocchiere Alessandro Caldara, imbarcato sul Freccia,
avrebbe così descritto l’attacco culminato nel siluramento della Col di Lana nel suo diario, pubblicato
anni dopo sotto il titolo di “Quelli di sottocastello”: "Navigazione normale sino alla Sicilia. La
notte seguente alla partenza siamo sotto costa vicini a Trapani; vediamo che
sulla città è in corso un bombardamento aereo e, dato che ci troviamo
vicinissimi, gli aerei che lanciano i bengala sulla città illuminano anche il
mare. Così si accorgono della presenza del nostro convoglio; poco dopo infatti
un ricognitore viene sopra di noi e comincia a mollare bengala sul convoglio.
Nello stesso tempo sta chiamando senz’altro i siluranti da Malta. Noi intanto
cominciamo a fare fumo, ma poco dopo arrivano gli aerosiluranti che iniziano
l’attacco. La difesa contraerea di Trapani, vedendo degli aerei così bassi,
spara ad alzo zero, con il risultato che i loro proiettili scoppiano in mezzo a
noi, anche a bordo delle navi. Noi e i mercantili facciamo un fuoco
indiavolato, ma viene ugualmente colpita la Mn Col di Lana. Il Ct Dardo le dà
assistenza fino a Trapani. Noi, con il resto, proseguiamo la navigazione
(…)".
19 settembre 1941
Col di Lana, Dardo e rimorchiatori
giungono a Trapani alle 20 (secondo il volume USMM "La difesa del traffico
con l’Africa Settentrionale dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941";
secondo il diario del Comando Supremo, invece, la motonave danneggiata sarebbe
entrata a Trapani già a mezzogiorno del 18).
La Col di Lana sarà poi sottoposta a lavori
di riparazione, della durata di diversi mesi.
23 settembre 1942
In serata la Col di Lana, avente a bordo un carico
composto da 106 automezzi, 60 tonnellate di lubrificanti, 1759 tonnellate di
munizioni e materiale d’artiglieria e 2890 di materiali vari, insieme a 40 tra
militari e civili di passaggio, parte da Napoli diretta in Africa
Settentrionale, con rotta che dovrà passare per l’Egeo. Nei giorni successivi,
la Col di Lana fa scalo a Messina,
Crotone, il Pireo e Suda, da dove salperà il 30 settembre per il tratto finale
della traversata.
30 settembre 1942
Alle 6.30 la Col di Lana parte da Suda per Tobruk,
scortata dal cacciatorpediniere Sebenico
(caposcorta) e dalla torpediniera Castelfidardo.
Dalle 23.45 del 30
alle 4.07 del 1° ottobre il convoglio è oggetto di ripetuti attacchi da parte
sia di bombardieri che di aerosiluranti, senza però subire danni.
1° ottobre 1942
Col di Lana e scorta raggiungono Tobruk alle 12.30.
11 ottobre 1942
Alle quattro del
pomeriggio la Col di Lana parte da
Tobruk diretta a Salonicco, formando un inusuale convoglio insieme allo scafo
dell’ex sommergibile Domenico Millelire,
trasformato in cisterna galleggiante per trasporto nafta con
denominazione G.R. 248, diretto
a Navarino e rimorchiato dal cacciatorpediniere Saetta (capitano di corvetta Enea Picchio). La scorta è formata
dal cacciatorpediniere Freccia (caposcorta,
capitano di fregata Giuseppe Andriani) e dalle torpediniere Lupo (capitano di corvetta Carlo
Zinchi) ed Antares (capitano
di corvetta Maurizio Ciccone).
12 ottobre 1942
Tra le 00.00 e
l’1.40, una settantina di miglia a nord di Tobruk, il convoglio viene attaccato
da bombardieri nemici, che verso l’una di notte colpiscono con alcune bombe l’Antares: la torpediniera subisce danni
gravissimi, rimanendo immobilizzata e fortemente sbandata, con metà dell’equipaggio
fuori combattimento (31 morti e 37 feriti).
Il resto del
convoglio prosegue; successivamente la Lupo viene
distaccata per andare in soccorso dell’Antares,
la quale, presa a rimorchio dalla Lupo
stessa e raggiunta successivamente anche dalla torpediniera di
scorta Ciclone (che ne
assume la scorta), raggiungerà Suda il giorno seguente.
Il convoglio della Col di Lana viene invece raggiunto
dalle torpediniere Lira e Perseo, appositamente inviate da Suda
per rinforzare la scorta – ridotta ormai al solo Freccia – riempiendo il vuoto lasciato da Lupo ed Antares.
Alle 17 il convoglio
si divide: Col di Lana, Freccia e Perseo fanno rotta per il Pireo, mentre Saetta, Lira e G.R. 248 dirigono
per Navarino.
13 ottobre 1942
Alle 14 Freccia e Perseo entrano al Pireo, venendo sostituite nella scorta
della Col di Lana dalla
torpediniera Castelfidardo (tenente
di vascello di complemento Luigi Balduzzi), uscita da quel porto, che
accompagnerà la motonave fino a Salonicco.
14 ottobre 1942
La Col di Lana raggiunge Salonicco alle
nove del mattino.
31 ottobre 1942
La Col di Lana e la motonave Adriana si trasferiscono da Salonicco al
Pireo, con la scorta dei cacciatorpediniere Euro
ed Hermes (tedesco).
2 novembre 1942
Alle 6.30 la Col di Lana parte dal Pireo diretta a
Bengasi, in convoglio con la nave cisterna Portofino
ed il piroscafo Anna Maria Gualdi; la
scorta è formata dai cacciatorpediniere italiani Freccia (capitano di fregata Alvise Minio Paluello, caposcorta
secondo fonti italiane) e Folgore
(capitano di corvetta Renato D’Elia), dal cacciatorpediniere tedesco Hermes (capitano di vascello Rolf
Johannesson, che secondo fonti tedesche sarebbe stato il caposcorta), dalla
torpediniera Lupo (capitano di
corvetta Giuseppe Folli) e dalle moderne torpediniere di scorta Ardito (tenente di vascello Emanuele Corsanego)
ed Uragano (capitano di corvetta
Luigi Zamboni). Complessivamente, le navi del convoglio trasportano 7700
tonnellate di gasolio, 1400 tonnellate di munizioni, 3800 tonnellate di
provviste ed altri quantitativi di altri rifornimenti.
I comandi britannici
sono al corrente già da diversi giorni della progettata partenza di questo
convoglio, grazie alle intercettazioni di “ULTRA”, ed organizzeranno di
conseguenza una serie di attacchi aerei, diretti soprattutto contro la Portofino, carica di prezioso
carburante.
3 novembre 1942
Intorno a mezzogiorno
il convoglio viene avvistato da ricognitori nemici. Dopo il crepuscolo, il
caposcorta decide di dividere il convoglio in due gruppi, per massimizzare le
probabilità che almeno un gruppo non venga localizzato dagli attaccanti: una
delle due navi da carico, insieme a tre delle unità di scorta (tra cui l’Hermes), navigherà verso ovest per tutta
la notte, per attirare su di sé gli attacchi, mentre il resto del convoglio
(tra cui la nave più importante, la Portofino)
avrà maggiori probabilità di uscirne indenne.
4 novembre 1942
Durante la notte, tra
le 00.15 e le 2.30, le navi vengono sottoposte a continui ed insistenti
attacchi di bombardieri ed aerosiluranti (diretti soprattutto contro la Portofino), che tuttavia superano senza
subire alcun danno grazie all’efficace occultamento con cortine nebbiogene ed
alla reazione delle armi contraeree, che scompaginano la formazione attaccante.
Nel gruppo “esca” l’Hermes,
incrociando ad alta velocità ai margini del convoglio ed emettendo dense
cortine fumogene, attira su di sé la maggior parte dei bombardieri. Un
aerosilurante sgancia un siluro contro l’Hermes,
che riesce ad evitarlo con una pronta contromanovra; anche la nave da carico
viene mancata di poco.
Il convoglio
raggiunge indenne Bengasi alle 11.30.
10 novembre 1942
Alle sei del mattino
la Col di Lana parte da Bengasi
diretta a Tripoli, scortata dalla torpediniera Partenope.
11 novembre 1942
Ad est di Misurata,
alle 2.45, il convoglietto viene infruttuosamente attaccato da bombardieri
nemici.
Alle 5.30 la scorta
viene rinforzata dalla cannoniera-cacciasommergibili Eso; la Partenope
mantiene il ruolo di caposcorta.
Col di Lana e scorta raggiungono Tripoli alle 19.30.
4 dicembre 1942
Alle 12.30 la Col di Lana lascia Tripoli diretta a
Napoli, scortata dalle torpediniere Aretusa
(caposcorta, capitano di corvetta Roberto Guidotti) e San Martino (tenente di vascello Enrico Vaccaro) e da una
motosilurante tedesca.
La situazione in
Libia sta ormai precipitando, con le truppe dell’Asse in ritirata dopo la
sconfitta ad El Alamein: si prepara già l’abbandono della Tripolitania, e la Col di Lana nel suo viaggio di ritorno
trasporta materiali vari sgomberati da Tripoli e duemila prigionieri di guerra
da portare in Italia.
Alle 17.05, quattro
ore e mezza dopo la partenza, l’Aretusa
avvista verso il mare aperto dei razzi rossi, segnale di soccorso che indica la
presenza di un aereo sinistrato: direttasi sul punto da cui provengono, alle
17.25 la torpediniera vi trova un canotto con due avieri britannici, che
vengono presi prigionieri.
Alle 19.50 la San Martino lascia la scorta.
5 dicembre 1942
Durante la mattinata,
nella zona delle Kerkennah, Col di Lana
e scorta navigano in mezzo ai rottami di precedenti naufragi: molti vengono
riconosciuti come appartenenti alla torpediniera Lupo ed al piroscafo Veloce,
affondati in quelle acque tre giorni prima.
Alle 11.45 viene
avvistato un ricognitore che pedina il convoglio tenendosi a distanza: l’Aretusa spara tre salve nella sua
direzione per allertare la scorta aerea, inducendolo ad andarsene poco più
tardi.
Alle 14.40, a nordest
di Sfax e presso la boa numero 1 delle secche di Kerkennah (cioè quella più a
nord), il convoglietto viene attaccato da quattro caccia britannici Bristol
Beaufighter (cinque secondo la versione italiana) del 227th Squadron
della Royal Air Force, impegnati in un rastrello antinave al largo delle isole
Kerkennah e guidati dal tenente colonnello Cedric Masterman. Secondo il
sottotenente Casimir Marmaduke “Cas” De Bounevialle, uno dei piloti dei
Beaufighter, i due velivoli della scorta aerea, uno Junkers Ju 88 ed un
Messerschmitt Bf 110, non avrebbero reagito in alcun modo ma si sarebbero
limitati a liberarsi dei serbatoi supplementari, per poi darsi alla fuga.
Invece di attaccare la nave mercantile, gli aerei si concentrano sull’Aretusa, sorvolandola in due passaggi e mitragliandola
da bassa quota, provocandole vari danni e perdite (due morti e sedici feriti) a
dispetto del suo vivace fuoco contraereo. La Col di Lana, viceversa, rimane indenne. Secondo la versione
italiana i Beaufighter sarebbero stati respinti e danneggiati dal tiro delle
mitragliere, ma secondo il libro "The Armed Rovers" di Roy Conyers
Nesbit gli aerei sarebbero rientrati alla base indenni.
Alle 15.30 l’Aretusa riesce a rimettere in funzione
la radio e la trasmissione dei comandi del timone, danneggiate nell’attacco
aereo. Alle 17.24, poco a nord di Ras Kapudia, viene avvistato un bimotore
diretto incontro alle navi italiane: nel dubbio che non sia nemico, l’Aretusa spara alcune raffiche di
mitragliera nella sua direzione, ma non direttamente contro di esso; tuttavia
il velivolo continua ad avvicinarsi senza deviare minimamente dalla rotta
seguita, così che, giunto a 600 metri di distanza, viene preso di mira ed
abbattuto. L’Aretusa ne recupera il
pilota, ormai privo di vita: era un aviere della Luftwaffe, che si è
imprudentemente avvicinato al convoglio senza eseguire la particolare manovra
prescritta proprio per evitare questo genere di errori d’identificazione.
6 dicembre 1942
Poco prima dell’alba
l’Aretusa sbarca a Pantelleria nove
feriti gravi, dopo di che il convoglietto prosegue.
Dopo aver avvistato
altri aerei, sia italiani che nemici, le navi giungono a Trapani verso le sei di
sera; qui sostano alcune ore, e l’Aretusa
sbarca i morti, i restanti feriti ed i due prigionieri.
7 dicembre 1942
Alle 00.20 Col di Lana ed Aretusa lasciano Trapani per il tratto finale della navigazione,
raggiungendo Napoli alle 22.
Uno dei prigionieri
trasportati dalla Col di Lana, il
caporale sudafricano David W. Brokensha, avrebbe così descritto questo viaggio:
“[La distanza] da Tripoli a Napoli, dove
fummo sbarcati, è di meno di 600 miglia, ma il nostro viaggio durò cinque
giorni perché zigzagavamo per evitare attacchi da parte di aerei o navi
Alleate. Il primo paio di giorni fu sopportabile: anche se dormivamo nella
stiva, le guardie ci permettevano di salire in coperta abbastanza liberamente
nelle ore diurne, fino a quando un aereo della RAF comparve dal nulla, e volò
basso sulla nave, mitragliando i ponti. Pur essendo noi stessi in pericolo,
fummo così esaltati dal vedere per la prima volta uno dei nostri caccia che
quelli di noi che si trovavano sul ponte esultarono e salutarono
spontaneamente. Gli italiani, uno dei quali era rimasto ferito, erano furiosi,
e ci tennero sottocoperta per i restanti tre giorni, senza lasciarci salire sul
ponte neanche per espletare i nostri bisogni corporali al di là della murata –
e non c’erano bagni di sotto. La fetida e sovraffollata stiva divenne ben
presto estremamente sgradevole, con il movimento della nave che faceva rotolare
avanti e indietro tutta quella porcheria. Questi giorni furono i peggiori della
guerra per Paul [amico di Brokensha]. Furono
brutti giorni per me, per tutti noi, ma per la prima volta Paul vacillò, il che
mi preoccupò, dato che era sempre stato il mio sostegno. Una volta gridò, “Dio?
Non c’è nessun Dio”. Gli unici prigionieri che si comportavano con compostezza
e dignità erano un gruppo di Sikh, che se ne stavano in un angolo, pregavano,
parlavano a bassa voce, e rimanevano imperturbabili, ignorando l’incredibile
squallore e sporcizia tutt’attorno a loro. Arrivammo a Napoli all’inizio di
dicembre del 1942, camminando – cercando di marciare a passo svelto – dai moli,
attraverso le vie per raggiungere il nostro trasporto. Una vivida memoria è
quella di essere passati davanti a delle donne napoletane che stavano
piangendo, e renderci improvvisamente conto che stavano piangendo per noi. Solo
a quel punto ebbi pena per me stesso, non mi ero reso conto di che pietose
creature dovevamo sembrare, denutriti, sporchi, vestiti con abiti logori e
stracciati”.
23 dicembre 1942
La Col di Lana ed il trasporto
militare tedesco KT 2 partono da
Napoli per Tunisi alle 10.30, scortati dalle torpediniere Sirio e Perseo. Fa parte
del carico della Col di Lana anche 26
autocarri civili e la 513a Autosezione Pesante del Regio Esercito, tutti
diretti in Libia.
24 dicembre 1942
All’alba il convoglio
di cui fa parte la Col di Lana si
congiunge con un altro, proveniente da Palermo e diretto a Biserta, formato
dalla motonave Viminale e
dal cacciatorpediniere Lampo. Si
forma così un unico convoglio del quale è caposcorta il Lampo; alle 9.57, al largo di Capo Bon,
la Perseo (tenente di
vascello Saverio Marotta) attacca un sommergibile localizzato all’ecogoniometro
(che secondo una fonte avrebbe lanciato dei siluri contro il convoglio e contro
la stessa Perseo), ritenendo di
averlo probabilmente danneggiato. Qualche fonte attribuisce a questa azione
l’affondamento del sommergibile britannico P 48 (che viene talvolta retrodatato al 22 dicembre e/o
attribuita all’azione congiunta della Perseo,
della torpediniera di scorta Ardente e
della vecchia torpediniera Audace,
che in realtà si trovava all’epoca in Adriatico), che avrebbe lanciato contro
la Viminale, ma in realtà questi non
fu coinvolto in tale episodio, essendo la posizione dell’attacco della Perseo (45 miglia a nord di Capo
Bon) troppo lontana dall’area d’agguato del sommergibile britannico; il P 48 fu quasi certamente affondato
il giorno seguente dalle bombe di profondità della torpediniera di scorta Ardente.
Le navi procedono
insieme per alcune ore, poi verso mezzogiorno i due convogli tornano a
dividersi, e dirigono verso le rispettive destinazioni. Alle 19 Col di Lana, KT 2, Sirio e Perseo arrivano a Biserta.
31 dicembre 1942
Alle 9.15 la Col di Lana lascia Tunisi diretta a
Palermo, scortata dalle torpediniere Animoso
(caposcorta) e Perseo.
1° gennaio 1943
Col di Lana, Animoso e Perseo raggiungono Palermo alle 13.
17 gennaio 1943
La Col di Lana ed i piroscafi tedeschi Gerd ed Henri Estier partono da
Palermo per Biserta alle 18, scortati dalle moderne torpediniere di scorta Ardito (caposcorta, capitano di corvetta
Silvio Cavo) ed Animoso (tenente di
vascello Camillo Cuzzi), dalla vecchia torpediniera Generale Antonino Cascino (tenente di vascello Gustavo
Galliano) e da due dragamine tedeschi (convoglio denominato proprio «Col di
Lana»).
Fuori Trapani si
aggregano al convoglio anche tre motozattere tedesche, uscite da quel porto.
18 gennaio 1943
Alle 14.15 la
motonave tedesca Ankara, che ha
superato un’ora prima il convoglio «Col di Lana» e che è ancora molto vicina a
quest’ultimo, urta due mine, che ne provocano l’affondamento alle 15.30. Dal
convoglio «Col di Lana» viene distaccata la Cascino
per contribuire al recupero dei naufraghi.
Alle 15 le
motozattere lasciano il convoglio, che raggiunge Biserta alle 17.30.
24 gennaio 1943
Col di Lana, Estier e Gerd lasciano Biserta per Palermo alle
7, scortati dalle torpediniere Castore
(caposcorta), Libra e Climene.
25 gennaio 1943
Il convoglio
raggiunge Palermo alle 6.30.
5 febbraio 1943
Alle 17 Col di Lana ed Henri Estier partono
nuovamente da Palermo per Tunisi, scortati dal cacciatorpediniere Lampo (caposcorta) e dalle nuovissime
corvette Gabbiano e Persefone.
6 febbraio 1943
Il convoglio
raggiunge Tunisi alle 20.
(da www.wrecksite.eu) |
L’affondamento
Alle otto del mattino
del 17 febbraio 1943, la Col di Lana
lasciò Tunisi alla volta di Palermo, scortata dal cacciatorpediniere Lampo. Nel viaggio di ritorno in Italia,
la motonave trasportava un piccolo gruppo di 48 prigionieri di guerra;
complessivamente, tra prigionieri, guardie, equipaggio e militari di passaggio,
la Col di Lana aveva a bordo 141
persone.
La navigazione
proseguì senza intoppi fino a sera, ma alle 22.50 dello stesso 17 febbraio le
due navi furono avvistate da un ricognitore nemico: l’avvistamento scatenò una
serie di attacchi da parte di aerosiluranti britannici provenienti da Malta,
che attaccavano isolati od a coppie. Il primo di questi attacchi ebbe luogo
alle 00.25 del 18, il secondo alle 00.40, il terzo alle 00.48, tutti evitati;
ma nel corso del quarto attacco, cinquanta minuti dopo la mezzanotte, la Col di Lana fu colpita da un siluro. A
lanciarlo era stato un Vickers Wellington del 221st Squadron della
Royal Air Force, matricola LB172, pilotato dal tenente colonnello (Wing Commander) Edward Peter William
Hutton, che riferì al rientro di aver silurato una nave al largo di Capo Gallo.
Per questo successo, Hutton sarebbe stato decorato con la Distinguished Flying
Cross («Una notte, nel febbraio 1943,
comandò un aereo inviato alla ricerca di naviglio. Nel corso del volo una nave
mercantile di medie dimensioni, scortata da un cacciatorpediniere, fu
avvistata. Il tenente colonnello Hutton attaccò immediatamente la nave
mercantile, mettendo un siluro a segno da distanza ravvicinata. La nave affondò»).
Dopo una breve
agonia, la Col di Lana affondò di
poppa all’1.08 del 18 febbraio (ciò secondo il volume “La difesa del traffico
con l’Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1942 alla caduta della Tunisia”,
dell’USMM; “Navi mercantili perdute”, sempre dell’USMM, indica invece l’1.25
come ora dell’affondamento), nel punto 38°29’ N e 12°49’ E, 18 miglia a
nord/nordest da Capo San Vito Siculo (a nordovest di Palermo).
Il Lampo iniziò a raccogliere i superstiti,
ma gli aerosiluranti non gli permisero di completare la sua opera di soccorso:
all’1.05, mentre stava recuperando naufraghi, venne infatti attaccato a sua
volta da due aerosiluranti, che lo costrinsero ad interrompere i soccorsi e
dirigere ad alta velocità su Palermo, dove giunse alle 3.50 di quella stessa
notte – dopo aver eluso all’1.37 un ultimo attacco aereo – sbarcando i
naufraghi che aveva potuto recuperare. Per salvare i restanti naufraghi venne
inviata sul posto da Trapani la nave soccorso Capri, che riuscì a recuperarne parecchi.
Dei 141 uomini
imbarcati sulla Col di Lana, 101
vennero recuperati dal Lampo o dalla Capri; in 40 persero la vita, compresi
27 prigionieri.
Nei registri della Marina sui caduti nella II guerra, vi sono i nomi di 5 marinai con reparto Non Specificato (012), e quindi imbarcati su mercantili, che risultano scomparsi nel Mar Mediteranneo il 17 e il 18/2/43: Cozzolino Giovanni di Civitavecchia, Di Matteo Salvatore di Napoli, Meinardo Mario di Magliano Alfieri,Giacomelli Riccardo di Tortona e La Rosa Antonino di Milazzo. Potrebbero essere 5 componenti l'equipaggio del Col di Lana scomparsi nell'affondamento. Lei ha delle conferme in tal senso? Grazie. Antonio Salce
RispondiEliminaPurtroppo non ho nessun elenco nominativo di caduti o dispersi su questa nave. Forse andando a richiederne i fogli matricolari, o cercando un elenco dell'equipaggio della Col di Lana all'archivio USMM...
EliminaMio padre, Lino Daneri, faceva parte dell'equipaggio di questa motonave e fece diversi viaggi in Estremo Oriente tra il 1935 e il 1937. Il comandante della nave, secondo il Libretto di Matricolazione, era Giuseppe Gerolimich.
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