sabato 20 settembre 2014

Calino




La Calino nella cartolina ufficiale dell’Adriatica disegnata dal pittore Paolo Klodic: così la nave sarebbe dovuta apparire, se non fosse scoppiata la guerra (g.c. Nedo B. Gonzales via www.naviearmatori.net)

Motonave mista da 5186,26 tsl, 2886 tsn e 3393 (o 2500) tpl, lunga 107,67 metri (113,8 m fuori tutto) e larga 16,28, con pescaggio di 7,61 m. Nominativo internazionale IBHN, matricola 320 al Compartimento Marittimo di Venezia. Oltre al carico (per il quale disponeva di quattro stive), poteva trasportare 282 passeggeri con 128 uomini di equipaggio, a 17-18 nodi di velocità.
Faceva parte del programma di rinnovo della flotta avviato nel 1939 (sulla scia della Legge Benni del 1938, tesa ad incentivare il rimodernamento dell’intera flotta mercantile italiana) dalla Finmare (gruppo di cui faceva parte l’Adriatica) e, nelle intenzioni, avrebbe dovuto prestare servizio, insieme alla motonave Calitea, sulla linea celere per Rodi e sulle linee sovvenzionate verso il Levante e l’Egitto. Il suo completamento comportò la demolizione del vecchio piroscafo Palatino. Arredata in maniera lussuosa e razionale al tempo stesso, la Calino si ritrovò nel 1940 ad essere la più moderna unità della flotta dell’Adriatica: per lo scoppio della guerra, però, non poté mai solcare i mari come nave passeggeri di linea, ed andò incontro a fine prematura.

Breve e parziale cronologia.

1° febbraio 1939
Impostata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (costruzione numero 1241).
12 agosto 1939
Varata nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
La nave a durante le prove di macchina svolte al largo di Trieste, poco prima dell’entrata in guerra dell’Italia (g.c. Piergiorgio Farisato via www.naviearmatori.net)

26 maggio 1940
Completata per la Società Anonima di Navigazione Adriatica, con sede a Venezia, verrà lasciata in disarmo nel porto di Venezia sino alla prima decade di ottobre 1940. Avrebbe dovuto prestare servizio sulla linea n. 42 Venezia-Dalmazia-Albania.
10 ottobre 1940
Requisita dalla Regia Marina a Venezia (senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato) e trasferita a Napoli. Riceve il nome in codice «Cercato».

La Calino fotografata forse durante i lavori di conversione in trasporto truppe (g.c. Giacomo Toccafondi)

5 novembre 1940
Lascia Napoli in convoglio per la prima missione di guerra.
7 novembre 1940
Raggiunge Tripoli e, successivamente, Bengasi e Tobruk.
1° dicembre 1940
Parte da Napoli con 1170 tonnellate di fusti di benzina e materiali della Regia Marina e della Regia Aeronautica (cemento, reticolati e mitragliatrici richieste dal governatore del Dodecaneso Cesare De Vecchi nell’estate precedente), oltre ad alcuni militari, diretta nel Dodecaneso. Data la situazione dell’arcipelago, circondato da possedimenti nemici ed in acque controllate dalle Marine britannica e greca, la Calino – il cui viaggio è coperto da massima segretezza – viaggia isolata, senza scorta (tranne che per alcuni caccia italiani inviati da Lero l’ultimo giorno di navigazione) ed a tutta velocità, quasi esclusivamente di notte, in modo da eludere la sorveglianza nemica e ridurre le possibilità di essere intercettata. La motonave giunge a Portolago (Lero) il 6 dicembre, accolta festosamente, come violatrice di blocco, dalla popolazione locale, essendo una delle pochissime navi giunte nel Dodecaneso con rifornimenti (la gente crede che la nave trasporti anche provviste, che in realtà arriveranno solo a fine mese con l’incrociatore ausiliario RAMB III) dall’inizio della guerra.
Dicembre 1940
La Calino rientra in Italia. In seguito compirà molti altri viaggi di collegamento tra l’Italia e Rodi, trasportando carburante, vettovaglie e personale militare all’andata, e talvolta prigionieri al ritorno.
Effettua altri due viaggi in Libia.

La Calino fotografata probabilmente nei primi mesi della guerra (g.c. STORIA militare)

3 febbraio 1941
La Calino, in partenza da Bengasi e diretta a Derna con la scorta della torpediniera Giuseppe La Farina, viene avvistata alle 7.35 dal sommergibile britannico Truant (CC Haggard) mentre procede su rotta 035°. Alle 7.45 la motonave accosta assumendo rotta 095°, e poco più tardi (quando la distanza con il Truant si è ridotta a meno di 2300 metri) accosta di nuovo per imboccare il canale dragato, mentre la preparazione del sommergibile all’attacco viene ostacolata dal passaggio di una nave ospedale, per far passare la quale il Truant deve rallentare (la nave passa poi tra Truant e Calino alterando la distanza calcolata per il lancio dei siluri). Una volta che la nave ospedale si è allontanata, il Truant lancia tre siluri, nel punto 32°18' N e 19°51' E (a nordovest di Bengasi), contro la Calino, senza però aver avuto modo di capire con il sonar di quanto la motonave abbia rallentato, a causa del rumore prodotto dalla nave ospedale. Tutti i siluri mancano il bersaglio, passandogli a proravia (la motonave ne avvista, ed evita, due).
4 febbraio 1941
La Calino arriva a Derna alle otto del mattino.
5-7 febbraio 1941
Compie un viaggio in convoglio da Tripoli a Palermo, scortata da varie unità tra cui l’incrociatore leggero Giovanni delle Bande Nere.
Il 5 febbraio, al largo delle isole Kerkennah, la Calino viene mancata dai siluri lanciati contro di essa dal sommergibile britannico Upright (TV E. D. Norman).
Febbraio 1941
Nuovo viaggio con rifornimenti nel Dodecaneso ancora isolato.
19 maggio 1941
Inizia a prestare servizio sulla rotta Bari-Patrasso-Pireo-Salonicco-Rodi-Lero-Brindisi, trasportando truppe e rifornimenti per le isole dell’Egeo (che ora, a seguito dell’occupazione della Grecia, possono essere raggiunte con maggior sicurezza e facilità).
1° giugno 1941
La Calino, in convoglio con le navi cisterna Strombo, Dora C. ed Annarella e con la scorta delle torpediniere Castelfidardo e Calatafimi, arriva al Pireo alle otto del mattino dopo aver attraversato il Canale di Corinto.
2 giugno 1941
La Calino, ripartita dal Pireo, si aggrega nuovamente al convoglio delle tre petroliere, che sono partite in precedenza senza di lei, poi se ne separa di nuovo per raggiungere Salonicco (le navi cisterna sono invece dirette in Mar Nero).
4 giugno 1941
Lascia Salonicco e raggiunge Rodi e Lero con rifornimenti per il Dodecaneso.
7 giugno 1941
Altro viaggio con rifornimenti da Salonicco a Rodi.
19 giugno 1941
Lascia Lero e raggiunge dapprima il Pireo e poi Brindisi.
30 giugno 1941
Riparte da Brindisi e, dopo aver fatto scalo a Patrasso, arriva a Rodi con rifornimenti.
3 luglio 1941
Salpa da Corinto e raggiunge Rodi trasportando rifornimenti.
14 settembre 1941
Compie un viaggio da Patrasso a Brindisi insieme alla motonave Calitea, con la scorta della vecchia torpediniera Francesco Stocco.
24 ottobre 1941
La Calino salpa da Brindisi diretta a Patrasso, in convoglio con la Calitea e sotto la scorta del vecchio cacciatorpediniere Augusto Riboty.
25 ottobre 1941
Alle 6.18 il convoglio, che procede in linea di fila, viene avvistato nel punto 38°24’ N e 20°13’ E (al largo della costa occidentale greca) dal sommergibile britannico Trusty (capitano di corvetta W. D. A. King), a 4600 iarde su rilevamento 351°. Il  Trusty lancia due salve di tre siluri ciascuna, una contro la Calino e l’altra contro la Calitea, ma nessuna delle armi va a segno, e dopo otto minuti il Riboty risponde con un pacchetto di bombe di profondità. Dopo essere tornato a quota periscopica per osservare il risultato dei lanci (ritenendo, a torto, di aver affondato una nave), il Trusty s’immerge in profondità per ricaricare i tubi, mentre il Riboty lancia infruttuosamente altre 14 cariche di profondità. (Le esplosioni delle bombe di profondità sono menzionate dal rapporto del sommergibile; per altra fonte, l’attacco del Trusty non viene nemmeno notato).

La nave in bacino di carenaggio, forse dopo la collisione con la Giuseppe Miraglia (g.c. Giacomo Toccafondi)

1942
Se ne prevede l’assegnazione alla Forza Navale Speciale, quale trasporto, per l’operazione «C. 3» (lo sbarco a Malta), che tuttavia non sarà mai effettuata.
4 gennaio 1942
Lascia Brindisi in serata alla volta di Patrasso, scortata dall’incrociatore ausiliario Città di Palermo.
5 gennaio 1942
Calino e Città di Palermo, giunte alle 7.55 tre miglia a nordovest di Capo Dukato, accostano sulla rotta di sicurezza del passo tra le isole di Santa Maura e Cefalonia. Pochi minuti dopo, il Città di Palermo viene silurato dal sommergibile britannico Proteus ed affonda in soli sei minuti. La Calino manovra come da disposizioni, lancia il segnale di soccorso (non sapendo se il Città di Palermo lo abbia fatto) e si allontana a tutta forza. Il freddo del mare mieterà moltissime vittime tra gli uomini non affondati con la nave, causando alla fine perdite umane elevatissime.
12 gennaio 1942
La Calino (comandante militare TV Nunzio Lo Faso) imbarca a Rodi 140 donne, 9 bambini e 51 malati, tutti ebrei dell’Europa centrale ed orientale (polacchi, tedeschi, slovacchi, cechi, ungheresi) naufraghi del Penthco, un vecchio e malandato piroscafo a ruote bulgaro incagliatosi e poi naufragato sull’isolotto di Kamila Nisi il 9 ottobre 1940, durante un travagliato viaggio da Bratislava alla Palestina con ben 520 persone, tra cui 512 ebrei, stipate a bordo in condizioni precarie.
I naufraghi del Penthco erano stati avvistati da aerei italiani, recuperati e trasportati a Rodi già pochi giorni dopo il naufragio, e da allora erano vissuti sull’isola, dapprima in una tendopoli e poi in una caserma, risentendo però della scarsità di viveri disponibili nel Dodecaneso.
13 gennaio 1942
Alle 3.50 la Calino (che è al suo tredicesimo viaggio di collegamento con il Dodecaneso) lascia Rodi scortata dal cacciatorpediniere Francesco Crispi, con i 200 passeggeri ebrei da portare in Italia. Alle 9.45 dello stesso giorno la motonave arriva a Lero.
27 gennaio 1942
Lascia Lero alle 22.45 alla volta del Pireo.
28 gennaio 1942
Arriva al Pireo alle 12.13.
29 gennaio 1942
Riparte dal Pireo alle 13, diretta a Patrasso.
30 gennaio 1942
Giunge a Patrasso alle 11.35, e, pur avendo ancora a bordo i 200 ebrei, viene temporaneamente adibita ad alcuni viaggi per il trasferimento di personale e materiali per conto del Comando Militare Marittimo della Morea (Marimorea).
10 febbraio 1942
Lascia Patrasso alle 16.50.
11 febbraio 1942
Arriva a Bari alle 13.20. Durante il lunghissimo viaggio da Rodi una delle passeggere, Belly Ehilich, dà alla luce un bambino, cui darà il nome di Benito.
I 200 ebrei trasportati dalla Calino verranno internati l’indomani nei campi di concentramento di Alberobello e Gioia del Colle, vicino a Bari (gli uomini, rimasti a Rodi, vi giungeranno più tardi con il piroscafo Vesta)
11 maggio 1942
Compie un viaggio da Patrasso a Bari scortata dalla torpediniera Stocco e dall’incrociatore ausiliario Brioni.
Maggio 1942
Viene verniciata con colorazione mimetica secondo lo schema «3 A» modificato per navi mercantili.

La motonave con la colorazione mimetica (g.c. STORIA militare)

7 luglio 1942
Nuovo viaggio da Patrasso a Bari, scortata dalla Stocco. Prosegue poi per Rodi.
16 luglio 1942
Viaggio da Bari a Patrasso con la scorta dell’anziana torpediniera Giacomo Medici. Prosegue poi alla volta di Rodi.



La Calino in partenza dal Pireo il 6 settembre 1942, diretta a Lero con la scorta del cacciatorpediniere Sella (foto Aldo Fraccaroli, via www.betasom.it)
 
4 ottobre 1942
Altro viaggio da Patrasso a Bari, scortata dalla torpediniera Angelo Bassini e dal cacciatorpediniere Augusto Riboty.
21 ottobre 1942
La Calino lascia Bari diretta a Patrasso, con la scorta della torpediniera Antonio Mosto e di due aerei.
22 ottobre 1942
Alle 10 (ora di bordo del Sahib) la Calino viene avvistata nel punto 38°46’ N e 20°04’ E, a 25 miglia per 295° da Capo Dukato, dal sommergibile britannico Sahib (tenente di vascello J. H. Bromage), a 5500 metri di distanza. Alle 10.21 (11.20 ora italiana) il Sahib lancia quattro siluri, da 3900 metri, contro la Calino. Alle 11.23 (ora italiana) la Mosto stessa viene mancata da un siluro, ed avverte subito la motonave di iniziare manovre evasive: la Calino riesce infatti ad evitare i quattro siluri, nel punto 38°45’ N e 20°05’ E (oppure, a seconda delle fonti, 39°35’ N e 19°13’ E, 38°42’ N e 20°11’ E). Un aereo della scorta, un CANT Z. 506 pilotato dal guardiamarina Budini, si abbassa, mitraglia il punto in cui approssimativamente si trova il sommergibile (per indicarlo alla Mosto) e sgancia due cariche di profondità, ed alle 11.31 la Mosto getta due bombe di profondità regolate per 50 e 75 metri di profondità, seguite alle 11.36 da altre due regolate per 100 metri. Il Sahib non viene danneggiato (le bombe esplodono lontane), ed il convoglio si ricompone e prosegue nella navigazione.
24 novembre 1942
Compie l’ultimo dei suoi 17 viaggi di rifornimento in Egeo.
27 novembre 1942
In uscita da Taranto, la Calino, a causa di forti raffiche di vento, entra in collisione con la portaidrovolanti Giuseppe Miraglia. La motonave subisce l’accartocciamento di una pala dell’elica sinistra, nessun danno serio.
Dicembre 1942
Assegnata alle rotte per la Tunisia.
7 dicembre 1942
Salpa da Palermo carica di truppe e rifornimenti, raggiungendo Biserta.
19 dicembre 1942
Secondo viaggio da Palermo a Biserta con truppe e rifornimenti.
2-3 gennaio 1943
La Calino, ormeggiata nel porto di Palermo, viene scelta tra gli obiettivi principali dell’attacco da parte di cinque “chariots” britannici (mezzi d’assalto copiati dagli SLC italani) penetrati nel porto dopo l’avvicinamento da parte dei sommergibili Trooper e Thunderbolt (operazione «Principal»). La Calino è stata assegnata al chariot XIX del tenente di vascello Cook, ma questi, nel superare le ostruzioni subacquee, si lacera la muta ed annega, dopo di che il suo “secondo”, marinaio Worthy, autodistrugge il chariot e raggiunge la riva, per poi essere catturato dopo poche ore.
La Calino rimane così indenne. L’attacco britannico porta all’affondamento dell’incrociatore leggero Ulpio Traiano, in costruzione, ed al danneggiamento della motonave Viminale.
5 gennaio 1943
Lascia Palermo diretta a Biserta per la terza missione di rifornimento.
La Calino attraversa il Canale di Corinto con l’aiuto di un rimorchiatore, verosimilmente nel 1942 (da www.betasom.it)

L’affondamento

Alle 7.30 del 9 gennaio 1943 la Calino (comandante civile capitano Salvatore Donato, comandante militare tenente di vascello Reginaldo Scarpa) lasciò Biserta scarica per rientrare in Italia dopo il suo terzo viaggio in Tunisia. Sarebbe stato l’ultimo.
La Calino navigava in convoglio insieme ad un’altra motonave, la tedesca Ankara (i due mercantili procedevano in linea di fronte), con la scorta dei cacciatorpediniere Granatiere (caposcorta), Antonio Pigafetta e Vincenzo Gioberti (questi ultimi due sino all’imbocco del Golfo di Napoli). Sia il comandante civile Donato che il comandante militare Scarpa erano sempre in plancia, pronti ad affrontare qualsiasi eventualità; il tenente di vascello Scarpa riceveva dal capo convoglio le disposizioni sulle rotte da seguire, che poi comunicava al capitano Donato.
Alle 4.59 del 10 gennaio il terzo ufficiale della Calino verificò la posizione dell’unità (mediante rilevamenti di Punta Carena e Capo Imperatore), trovandola fuori rotta di due miglia a sinistra rispetto alla rotta prevista, con rotta 39°. Donato riferì a Scarpa dell’imprevisto, e per qualche minuto la Calino proseguì sulla sua rotta, poi il Granatiere ordinò alla motonave, mediante il radiosegnalatore, di mettersi in linea di fila, dietro l’Ankara.
La Calino ridusse la velocità e si pose nella scia della nave tedesca, poi, via radio, ricevette ordine di seguire rotta 30°, poi 25°, restando con quest’ultima rotta per una ventina di minuti.
Alle 5.10 il radiotelegrafista disse per telefono al tenente di vascello Scarpa che il Granatiere aveva comunicato di essere su rotta 88°, e poco dopo anche l’Ankara ricevette ordine di assumere tale rotta. Il capitano Donato controllò sulla carta nautica le rotte di sicurezza e fece notare al tenente di vascello Scarpa che, seguendo l’Ankara con rotta 25°, la Calino sarebbe stata fuori rotta, e Scarpa replicò che forse bisognava fare rotta diretta su Napoli attraversando il Golfo; in ogni caso, disse a Donato di regolare la navigazione in modo da restare nella scia dell’Ankara.
Alle 5.25 la nave tedesca iniziò un’accostata a dritta, e, per restare nella sua scia, anche la Calino iniziò progressivamente ad accostare. La motonave italiana aveva accostato sino a 70°, quando venne scossa da una violenta esplosione sotto la plancia, che mandò in frantumi tutti i vetri della timoniera e fece repentinamente sbandare a sinistra la Calino.
Erano le 5.30 del 10 gennaio 1943, il convoglio era al largo di Punta Campanella (Napoli). La nave aveva urtato una mina di uno sbarramento difensivo italiano.
Il capitano Donato fece fermare subito le macchine, mentre i rottami proiettati in aria dal ponte di coperta continuavano a cadere dal cielo; quando questa “pioggia” fu cessata, Donato si accorse di essere rimasto solo. Uscito sull’aletta di dritta, il comandante vide che tutto l’equipaggio stava già ammainando le scialuppe.
Raggiunto dal direttore di macchina, il capitano Donato verificò che a bordo non fosse rimasto nessuno, poi raggiunse la lancia di servizio (situata sul cassero dei verricelli tra le stive n. 3 e n. 4) ed insieme a lui la calò in mare.
A causa del tempo, la lancia del comandante dovette subito scostarsi dalla nave in affondamento, per poi mettersi alla cappa con due remi. 

La Calino in affondamento il 10 gennaio 1943 (da Rolando Notarangelo, Gian Paolo Pagano, “Navi mercantili perdute”, USMM, Roma 1997)

Alle 9.55 sopraggiunse un motoscafo della Regia Marina; il capitano Donato chiese di essere portato verso la Calino che ancora galleggiava, ma il motoscafo rimorchiò invece la lancia sino a Capri, da dove poi, verso le 15, un MAS portò Donato ed il resto dell’equipaggio a Napoli. Qui i superstiti sbarcarono al molo Radice, dove i feriti furono caricati su un’ambulanza, che li portò in ospedale, mentre gli altri naufraghi (una trentina) furono sistemati su un autocarro che li trasportò al Distaccamento della Marina, ad eccezione di Donato e Scarpa, che salirono su un’autovettura militare che li portò al Comando in Capo, dove trovarono i comandanti del Granatiere e del Gioberti già intenti a spiegare l’accaduto. Solo allora i comandanti militare e civile della Calino vennero a sapere che la loro nave era affondata alle 11.28, circa tre miglia a nordest di Capri. A niente erano valsi gli sforzi del Gioberti, che oltre a recuperare parte dei naufraghi aveva preso a rimorchio la motonave danneggiata per portarla in porto: la Calino si era capovolta per poi inabissarsi nel punto 42°32’ N e 14°10’ E.
Il tenente di vascello Scarpa, uscito dall’interrogatorio tenutosi la sera del 10 gennaio con l’impressione che il caposcorta gli avesse imputato colpe che non aveva, fece notare, nella sua deposizione, che nelle istruzioni ricevute non era stata fatta parola circa l’esistenza del campo minato, e che il caposcorta, o chi avrebbe dovuto sapere della presenza delle mine e notare che la Calino vi stava andando incontro, non aveva inviato i segnali d’emergenza verdi, né ordinato di accostare subito a dritta con lampi di luce.


Morirono nell’affondamento della Calino:

Angelo Caenazzo, 47 anni, panettiere, da Rovigno

Domenico D’Arrigo, 45 anni, nostromo

Salvatore Liguori, 37 anni, secondo macchinista

Giovanni Rittmeyer, 60 anni, capo motorista, da Trieste

Bruno Tonello, 43 anni, marinaio


Il mare restituì solo i corpi di Giovanni Rittmeyer, trovato il 15 gennaio 1943 presso Capo Gross (Ischia), e di Bruno Tonello, rinvenuto il 24 gennaio 1943 vicino a Torre Caldara (Nettuno).

Nel dopoguerra, l’elegante linea della Calino sarebbe rivissuta nelle gemelle “postume” Enotria e Messapia, fatte costruire dall’Adriatica dopo la fine del conflitto sugli stessi disegni della perduta motonave.



Una serie di immagini scattate sulla Calino, appartenenti al suo ufficiale di macchina Enrico Tamburrino (si ringrazia Giacomo Toccafondi):

Membri dell’equipaggio civile e militare

Un’altra motonave.

La sala macchine.

Enrico Tamburrino (a sinistra) ed un ufficiale della Regia Marina (dietro di loro è il rimorchiatore-dragamine RD 25)

Ufficiali sulla Calino (tra di essi anche Enrico Tamburrino)

Una delle mitragliere contraeree Breda di cui la nave era armata.

Ufficiali in plancia: tra di essi il comandante Donato.

I comandanti civile e militare della Calino: Salvatore Donato e Reginaldo Scarpa.

Una vedetta.


Don Vincenzo racconta – Storie di guerra e di famiglia di Vincenzo Barbato

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