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La MZ 798 (Coll. Achille Rastelli, via Historisches Marinearchiv) |
Motozattera della seconda serie della
classe MZ, tipo "MZ-B", costruita per trasportare anche
carri armati grazie ad una stiva più alta ed al portellone di sbarco
rinforzato rispetto alle unità della serie precedenti. Lunga
46,50-47 metri e larga 6,50, con un pescaggio di 1,18 metri se
scarica, dislocava 140 o 174 tonnellate, che salivano a 279 a pieno
carico (poteva caricare 65 tonnellate di materiali). Era propulsa da
tre motori diesel prodotti dalle Officine Meccaniche di Milano, della
potenza complessiva di 450 CV, su altrettante eliche; raggiungeva una
velocità di 11-12
nodi, con un'autonomia di 1450 miglia a 8 nodi. L'armamento
consisteva in un cannone da 76/40 mm e due mitragliere da 20/70 mm.
Breve e parziale cronologia.
Gennaio 1943
Impostazione presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1440).
10 marzo 1943
Varo presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone.
27 marzo 1943
Entrata in servizio.
5 maggio 1943
Leggermente danneggiata da un attacco aereo a La Goletta (Tunisi). Pochi giorni dopo, è tra le ultime unità a lasciare la Tunisia prima della resa delle ultime forze dell'Asse in terra africana.
21-22 luglio 1943
Per la seconda volta nel giro di poco più di due mesi, la MZ 798 (guardiamarina Domenico Sacchetti, 22 anni, da Treviso) è tra le ultimissime unità a lasciare una piazzaforte in procinto di cadere in mano nemica: questa volta, Trapani.
Inviata a Trapani su ordine di Marina Messina con un carico di 70 tonnellate di munizioni, durante il viaggio di trasferimento subisce accaniti attacchi aerei, dai quali si difende abbattendo un aereo e danneggiandone un altro; arrivata a Trapani, durante la notte sul 21 luglio la MZ 798 scarica le munizioni sulla banchina, dopo di che assiste impotente allo svolgersi degli eventi: la VII Armata statunitense del generale George Patton, sbarcata undici giorni prima tra Gela, Licata e Scoglitti, sta avanzando a spron battuto nella Sicilia occidentale ed a breve l'82a Divisione Aerotrasportata del generale Matthew Ridgway sarà alle porte di Trapani, di fatto già tagliata fuori dal resto dell'isola. Durante la giornata del 21 luglio gli uomini della MZ 798 assistono alla distruzione dei moli e delle installazioni portuali di Trapani, minate e fatte saltare per non farle cadere intatte in mano nemica, in un apocalittico susseguirsi di esplosioni dal mattino fino al tramonto, ed apprendono le sconfortanti notizie che giungono dalla linea: le truppe statunitensi avanzano verso Trapani e Palermo, incontrando scarsa resistenza. In serata giunge notizia che gli statunitensi sono già a Marsala, mentre le esplosioni delle mine proseguono anche durante la notte.
La missione compiuta dalla MZ 798 risulterà del tutto inutile, perché le munizioni che ha portato da Messina non saranno mai utilizzate, non lasceranno anzi nemmeno la banchina su cui sono state scaricate: mancando automezzi per portarle nei depositi e nei capisaldi, rimarranno accatastate sul molo fino a che non verranno fatte saltare insieme ad esso prima della resa, dopo la partenza della motozattera. La mancanza di automezzi rende anche difficile caricare la MZ 798 e l'altra motozattera presente in porto, la MZ 792, con materiali di sgombero della piazzaforte ormai prossima a cadere.
A mezzogiorno del 22 luglio il comandante Sacchetti riceve da fonte ufficiale la notizia che gli statunitensi sono giunti ad Alcamo, a soli 16 km di distanza; alle quattro del pomeriggio, che sono a Paceco, distante appena 6 km. Alle 17.30 un sottotenente di vascello del Comando Marina di Trapani porta a Sacchetti l'ordine di partire alle 18, ed alle 17.35 arriva un motociclista, mandato anch'esso da Marina Trapani, con l'ordine di partire subito, in quanto alle 19 si presenterà a Trapani una staffetta mandata dal comando statunitense per chiedere la resa della piazzaforte. Dal sottotenente di vascello, Sacchetti apprende che per ordine del contrammiraglio Giuseppe Manfredi, comandante della piazzaforte militare marittima di Trapani, questa dovrà resistere nei limiti consentiti dalle sue forze, purtroppo esigue in seguito allo sbandamento dei reparti della Milizia Contraerea. Manfredi, insieme al suo stato maggiore ed a tutti gli ufficiali di Marina Trapani, non intende abbandonare il suo posto. Tutte le comunicazioni con Palermo sono state interrotte fin dalle otto del mattino, dopo che il comando di quella città ha comunicato che gli statunitensi erano già a Termini Imerese ed a breve sarebbero entrati nel capoluogo siciliano (Palermo cadrà infatti quello stesso giorno).
Con a bordo dodici siluri, una fotoelettrica e ben 166 uomini evacuati da Trapani, la MZ 798 supera le ostruzioni portuali alle 17.50; dopo di essa escono dal porto due rimorchiatori, che ostruiscono completamente l'ingresso del porto con una grossa bettolina.
In base agli ordini ricevuti da Marina Trapani, la MZ 798 seguirà rotte d'altura per raggiungere Messina, avendo le truppe statunitensi già occupato una considerevole fascia della costa settentrionale della Sicilia. Arriverà a destinazione dopo cinque giorni di navigazione, ultima motozattera ad aver lasciato Trapani; il comandante Sacchetti concluderà così il rapporto di missione: «Per nostro mezzo l'ammiraglio Manfredi, a nome della Piazza militare di Trapani, ha inviato il suo saluto e la sua fede alla Patria».
Trapani è caduta il 23 luglio, dopo breve resistenza; l'ammiraglio Manfredi, dopo aver fatto rendere inutilizzabile il porto e distrutto i depositi di carburante e munizioni per impedirne la caduta in mano nemica, si è arreso al generale Ridgway, consegnandogli la sua sciabola come da tradizione e rifiutando seccamente di rivelare la posizione delle mine che ha fatto spargere nel porto per precluderne l'utilizzo. (Incredibilmente, nel 1945 un comitato cittadino trapanese denuncerà Manfredi per aver fatto distruggere il porto; l'ammiraglio sarà prosciolto in istruttoria per aver semplicemente fatto il suo dovere di soldato, e sarà in seguito anzi decorato di Medaglia di Bronzo al Valor Militare).
Per questa missione il comandante Sacchetti riceverà la sua terza Medaglia di Bronzo al Valor Militare (anche le due precedenti sono state conferite per la sua attività sulle motozattere), con motivazione "Comandante di motozattera già distintosi in numerose missioni di guerra, eseguiva con la propria unità il rifornimento di base navale quasi completamente circondata da truppe avversarie. Nel corso della navigazione respingeva violenti attacchi aerei, abbattendo un aereo e danneggiandone un altro. Lasciava la base quando già vi entravano le truppe avversarie, riuscendo a disimpegnare l'unità al suo comando. Dava prova di ardimento e senso del dovere".
8 settembre 1943
L'annuncio dell'armistizio con gli Alleati sorprende la MZ 798 (al comando del guardiamarina ventunenne Corrado Felisatti, da Venezia) a La Maddalena, in Sardegna. Oltre ad essa, nella base sarda si trovano altre sei motozattere (MZ 712, MZ 726, MZ 737, MZ 776, MZ 785, MZ 791), le corvette Minerva e Danaide, il sommergibile Filippo Corridoni, la nave appoggio sommergibili Antonio Pacinotti, la nave soccorso Sorrento ed alcune unità minori ed ausiliarie.
9 settembre 1943
Arrivano a La Maddalena truppe tedesche, provenienti dall'interno e dirette in Corsica. Il generale Carl Hans Lungerhausen, comandante della 90a Divisione tedesca di stanza in Sardegna, ha concordato con il comandante militare dell'isola, generale Antonio Basso, la pacifica evacuazione delle sue truppe (32.000 uomini) verso la Corsica, attraverso il porto di La Maddalena; il capitano di fregata Hunäus (riportato erroneamente, dalle fonti italiane, come “colonnello Uneus”), ufficiale di collegamento tedesco presso il comando della piazzaforte della Maddalena, ha a sua volta preso accordi con l'ammiraglio Bruno Brivonesi, comandante militare marittimo della Sardegna, affinché il passaggio delle truppe tedesche attraverso La Maddalena avvenga senza atti di ostilità (ed in questo senso, d'altro canto, vanno gli ordini impartiti dal generale Basso all'ammiraglio Brivonesi).
Alle 12.25 del 9 settembre, tuttavia, Hunäus tradisce l'accordo preso, attuando un colpo di mano con le sue truppe ed assumendo così il controllo di diverse posizioni chiave all'interno del perimetro della base (le due sedi del Comando, quelle dei comandi del Fronte a Mare e della Difesa Contraerea, la stazione radio dell'isola di Chiesa, il semaforo di Guardia Vecchia, il commissariato ed il circolo) dopo alcuni scontri a fuoco che costano la vita a due italiani e quattro tedeschi. Le truppe tedesche circondano ed occupano anche la sede del Comando Marina della Maddalena, ponendo l'ammiraglio Brivonesi ed il comandante della piazzaforte, contrammiraglio Aristotele Bona, sotto scorta armata, praticamente nello stato di prigionieri. Con il porto in mano loro, i tedeschi iniziano il traghettamento delle loro truppe – 90a Divisione Panzergrenadier – e del loro equipaggiamento attraverso le Bocche di Bonifacio, per mezzo di motozattere ed altri mezzi simili; Brivonesi è costretto a garantire che non ostacolerà il passaggio della Divisione, ottenendo in cambio da Hunäus l'impegno a non procedere ad ulteriori occupazioni ed il consenso ad informare Supermarina della situazione e di tale accordo.
Corridoni (per decisione del suo comandante), Minerva e Danaide (per decisione del comandante del VII Gruppo Antisom, capitano di fregata Candido Corvetti) lasciano La Maddalena diretti verso un porto sotto controllo italiano, mentre vi rimangono le motozattere e le unità ausiliarie (rimarranno tutte sotto controllo italiano tranne una motozattera, la MZ 785, catturata dai tedeschi ed utilizzata nell'evacuazione delle truppe; sul sito dell'Historisches Marinearchiv si afferma che la MZ 798 sarebbe stata catturata, ma si tratta di un errore, probabilmente originato da confusione con la MZ 785).
10 settembre 1943
In mattinata una batteria italiana apre il fuoco su un natante tedesco in movimento da La Maddalena a Palau, affondandolo; a bordo c'è proprio il capitano di fregata Hunäus, che si salva a nuoto. L'incidente viene subito chiarito, ed in seguito a questo episodio l'ammiraglio Brivonesi, sotto scorta armata tedesca, compie un giro dei capisaldi della piazzaforte raccomandando “calma” ai suoi uomini, ancora in armi ed ai loro posti, cui ordina di non reagire.
Nel pomeriggio Hunäus si reca a Palau per dirigere il traffico dei natanti con la Corsica, e viene sostituito a La Maddalena dal colonnello Kurt Almers, capo di Stato Maggiore della 90a Divisione Panzergrenadier. Questi fa pressioni su Brivonesi per cercare di ottenere “pacificamente” altri vantaggi, senza successo; in serata dice all'ammiraglio di aver ricevuto notizie secondo cui sarebbe in corso di preparazione un colpo di mano notturno contro i tedeschi da parte italiana, ma Brivonesi risponde che sono state prese misure per evitarlo, ed infatti niente accade durante la notte.
11 settembre 1943
Nel primo pomeriggio arriva a La Maddalena il generale Lungerhausen in persona, accompagnato da un ufficiale italiano che funge da interprete; questi, dopo aver chiesto a Brivonesi come si comporterebbe in caso di arrivo di truppe Alleate ed aver ricevuto la risposta che da disposizioni armistiziali non potrebbe fare niente, chiede la cessione di sei batterie antinave situate nell'estuario e l'allontanamento del personale italiano da tutte le altre batterie, “per evitare sorprese”, nonché il permesso di impiegare truppe tedesche per garantire la sicurezza delle banchine usate per l'imbarco della sua Divisione. Brivonesi risponde di non poter accettare senza autorizzazione del generale Basso, e Lungerhausen se ne va dopo aver dichiarato che se questi non la concederà, userà la forza con tutti i mezzi a sua disposizione.
12 settembre 1943
Alle sei del mattino il generale Basso, messo al corrente delle pretese di Lungerhausen, risponde che consente ai tedeschi di occupare due piccoli tratti del porto per concentrarvi le proprie truppe da imbarcare e di mettere in postazione loro batterie per respingere eventuali attacchi angloamericani, ma rifiuta la cessione delle batterie italiane e l'allontanamento degli artiglieri, rispondendo alle minacce di Lungerhausen rammendandogli l'impegno personale preso il giorno prima di non aprire il fuoco sugli italiani se non saranno questi a sparare per primi. Alle tre del pomeriggio l'ammiraglio Brivonesi comunica questa risposta al colonnello Almers, appena presentatosi al suo comando; questi insiste sulle richieste del superiore, e la discussione è ancora in corso quando giunge la notizia che un ufficiale tedesco si è presentato alla batteria di Monte Altura richiedendo di occuparla. Brivonesi ordina al comandante della batteria di continuare a non interferire con il traffico navale tedesco, ma di non consentirne l'occupazione; chiede ad Almers di fare altrettanto, ma per tutta risposta questi fa mandare gli ammiragli Brivonesi a Bona nei loro alloggi, mettendo sentinelle a piantonarli, fa bloccare sul posto e sorvegliare a vista gli altri ufficiali presenti nella sede del Comando Marina e fa rimuovere tutti i telefoni.
13 settembre 1943
In mattinata, le tensioni che da giorni montano tra italiani e tedeschi a La Maddalena culminano nello scoppio di scontri armati tra il personale del presidio italiano, guidato dal comandante della base (capitano di vascello Carlo Avegno), e le truppe tedesche: verso le 9.30 l'ammiraglio Brivonesi, mentre è intento a scrivere una lettera di protesta per il suo “sequestro”, sente «un intenso cannoneggiamento proveniente da ogni direzione, seguito poco dopo da un fuoco di mitragliere e di fucileria in ogni zona della città e della base navale». Ad accendere la miccia è stata la cattura, da parte di un gruppo di soldati tedeschi, della MZ 785, poi condotta a Palau; venuta a sapere dell'accaduto, la batteria di Punta Tegge ha aperto il fuoco contro la motozattera, cui hanno risposto alcune batterie tedesche sulla costa sarda provocando a catena la reazione di altre batterie italiane, fino a che il fuoco non è stato generalizzato. Soldati e marinai, già avvisati di tenersi pronti ad agire in caso di incidenti, sono usciti dalle caserme e dagli altri edifici della base per liberare gli ammiragli e cacciare i tedeschi dalla Maddalena.
Il colonnello Almers chiede all'ammiraglio di fermare i suoi uomini, e questi si dichiara disposto a farlo soltanto in cambio del ritorno alle posizioni di partenza e dello scambio degli eventuali prigionieri (Brivonesi teme una rappresaglia da parte della 90a Divisione Panzergrenadier stanziata poco lontana, mentre Almers teme un successo degli italiani a La Maddalena ed è preoccupato per l'interruzione del traffico con la Corsica).
Nei combattimenti rimangono uccisi 24 italiani, compreso lo stesso capitano di vascello Avegno, e 46 sono feriti; da parte tedesca si lamentano otto morti, 24 feriti e circa 250 prigionieri catturati dagli italiani. L'ammiraglio Brivonesi, rilasciato dai tedeschi, ordina ai suoi uomini di cessare le ostilità, rilasciare i prigionieri restituendo loro le armi, e consentire ai tedeschi di portare a termine l'evacuazione; mentre il tiro delle batterie viene fermato abbastanza in fretta, gli scontri di “fanteria” proseguono fin verso le 15.30, e soltanto l'indomani i marinai accetteranno di liberare i tedeschi, dopo che il colonnello Almers avrà accettato di liberare completamente i due ammiragli e tutti gli ufficiali del Comando, ripristinare le linee telegrafiche e telefoniche e sostituire la guardia tedesca agli edifici del Comando con una composta da marinai italiani.
14 settembre 1943
Nel pomeriggio viete tenuta una riunione tra italiani e tedeschi per evitare il ripetersi di incidenti di larga portata come quello del giorno precedente.
15 settembre 1943
In mattinata vengono celebrati i funerali dei caduti negli scontri del 13 settembre. Poco dopo, avendo ultimato il trasferimento verso la Corsica, le ultime truppe tedesche evacuano La Maddalena (alcuni natanti, insieme al capitano di fregata Hunäus, si tratterranno fino alla sera del 17).
22 settembre 1943
Le prime forze Alleate, sotto forma di due motosiluranti britanniche, arrivano a La Maddalena. Le motozattere danno subito inizio alla collaborazione con gli Alleati.
Nei mesi successivi la MZ 798 verrà impiegata per il trasporto di rifornimenti tra Corsica e Sardegna per conto degli Alleati.
Mine
Alla MZ 798 toccò il triste primato di essere l'ultima motozattera italiana (escludendo quelle catturate dai tedeschi all'armistizio ed andate successivamente perdute sotto bandiera tedesca) ad andare perduta nel corso del conflitto.
Alle 15.05 del 23 dicembre 1943 (secondo "Navi militari perdute" dell'Ufficio Storico della Marina Militare; il libro "I muli del mare" di Tullio Marcon parla invece del 24 dicembre) la MZ 798 stava entrando nel porto di Bastia, quando saltò su una mina magnetica tedesca (secondo "Navi militari perdute"; "I muli del mare" parla invece di mina a scatto) ed affondò, con la morte dei sette uomini che si trovavano al posto di manovra a prua.
Mancavano due giorni a Natale.
Le
vittime:
Rocco
Finocchio, marinaio cannoniere, 20 anni, da Città Sant'Angelo
Aniello
Buffolini, marinaio cannoniere, 20 anni, da Sant'Agata de' Goti
Costante
Carletti, marinaio segnalatore, 22 anni, da Ostiglia
Giacomo
Di Giovanni, marinaio nocchiere, 20 anni, da Pescara
Romano
Facchinetti, sottocapo nocchiere, 29 anni, da Ruda
Antonio
Labriola, marinaio cannoniere, 20 anni, da Ferrandina
Antonio
Vanzo, marinaio cannoniere, 20 anni, da Borgo Valsugana
Alcuni siti subacquei francesi affermano che delle motociclette che giacciono sul fondale marino davanti a Bastia sarebbero finite lì in seguito all'affondamento della MZ 798, ma non è chiaro se tale informazione sia veritiera, considerato che le circostanze indicate per l'affondamento della motozattera (attacco aereo) sono errate. Non è noto se il relitto della MZ 798 esista ancora o sia stato demolito.
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