Sommergibile
di piccola crociera della classe Adua
(detta anche “classe Africani”; dislocamento di 698 tonnellate in
superficie, 866 tonnellate in immersione).
Insieme
ai gemelli Adua, Aradam ed Axum,
l'Alagi
differiva dalle altre unità della classe per i motori: CRDA, sia
diesel che elettrici (mentre sugli altri battelli i motori elettrici
erano della Marelli, e quelli diesel in parte della FIAT ed in parte
della Tosi).
Durante
il conflitto 1940-1943 effettuò in tutto 55 missioni di guerra (36
offensive/esplorative e 19 di trasferimento), percorrendo in tutto
31.350 miglia in superficie e 5379 in immersione e trascorrendo 848
giorni in mare e 320 ai lavori. Silurò e danneggiò due incrociatori
del dislocamento complessivo di 13.450 tonnellate ed affondò una
nave mercantile di 3723 tsl e forse anche una seconda di 7347 tsl;
disgraziatamente fu anche protagonista di un episodio di “fuoco
amico” nel quale affondò un cacciatorpediniere nazionale.
Durante
la cobelligeranza, tra il novembre 1943 e l'ottobre 1944, fu
impiegato nel Levante nell'addestramento antisommergibili delle unità
britanniche, effettuando 61 esercitazioni (per altra fonte avrebbe
effettuato un totale di 80 missioni durante la cobelligeranza).
Fu
l'unica delle 17 unità della classe Adua
a sopravvivere alla guerra, oltre che quella che effettuò il maggior
numero di missioni (ed in assoluto il terzo sommergibile italiano per
numero di missioni svolte durante la guerra 1940-1943, dopo H
2 e Turchese).
Breve
e parziale cronologia.
19
marzo 1936
Impostazione
presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone (numero di
costruzione 1180).
Varie
fonti indicano come data di impostazione il 19 febbraio 1936, ma il
sito del Museo della Cantieristica di Monfalcone – il cantiere
costruttore – riporta la data del 19 marzo.
15
novembre 1936
Varo
presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone.
.jpg) |
(da “I sommergibili classe 600 serie Adua” di Alessandro Turrini, sulla Rivista Italiana di Difesa del marzo 1986, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net) |
Due
immagini dell'Alagi
in
allestimento a Monfalcone. Sopra, in secondo piano, dietro al gemello
Aradam
(da “I sommergibili classe 600 serie Adua” di Alessandro Turrini,
sulla Rivista Italiana di Difesa del marzo 1986, via Marcello Risolo
e www.naviearmatori.net);
sotto, in una foto scattata il 1° dicembre 1936 (da “Le navi del re” di Achille Rastelli, via
www.betasom.it)
.jpg)
.jpg) |
La
consegna dell'Alagi alla Regia Marina, il 6 marzo 1937 (da “I
sommergibili di Monfalcone” di Alessandro Turrini, supplemento alla
“Rivista Marittima” numero 11 del novembre 1998, via g.c.
Marcello Risolo e www.betasom.it) |
6
marzo 1937
Entrata
in servizio.
11
maggio 1937
Posto
alle dipendenze del Comando Squadra Sommergibili (Maricosom) ed
assegnato alla XXIII Squadriglia Sommergibili, con base a Napoli.
Effettua alcune crociere addestrative nel Mediterraneo orientale e
particolarmente nel Dodecaneso.
Tra
i suoi primi comandanti vi è il capitano di corvetta Primo
Longobardo.
19
luglio 1937
Riceve
a Savona, nell'ambito di una cerimonia solenne, la bandiera di
combattimento, donata, insieme al cofanetto portabandiera
(interamente in Argento
ed arricchito da vari smalti di eccellente qualità, realizzato dalla
ditta Ilario e Fratelli di Valenza, raffigura il sommergibile sul
lato posteriore, lo stemma di Valenza su quello anteriore, la lupa
capitolina sugli altri due lati e l'eponima amba etiopica sul
coperchio), dalla città di Valenza (i soldi per la realizzazione del
cofanetto sono stati reperiti dal fascio femminile di Valenza
attraverso una pubblica sottoscrizione, con il contributo del Comune;
l'iniziativa è stata promossa dalla contessa Maria Angelica Thaon di
Revel, parente del grande ammiraglio Paolo Thaon di Revel).
Altra
fonte data la cerimonia di consegna della bandiera al 15 giugno 1938.
.jpg) |
Bandiera di combattimento e cofanetto portabandiera dell'Alagi (dal Bollettino d'Archivio dell’Ufficio Storico della Marina Militare dell'aprile-giugno 2020) |
27
agosto 1937
Inquadrato
nel I Gruppo Sommergibili di La Spezia, l'Alagi
salpa da Messina al comando del tenente di vascello Luigi Bocconi per
un pattugliamento nel Canale di Sicilia a contrasto del traffico di
rifornimenti verso i porti della Spagna repubblicana, nel quadro del
supporto italiano ai franchisti durante la guerra civile spagnola.
Nell'agosto
1937 Mussolini ha deciso di lanciare una seconda campagna subacquea
(la prima si è svolta tra l'autunno del 1936 e l'inizio del 1937) a
sostegno delle forze spagnole nazionaliste su richiesta di Francisco
Franco, in risposta all'incremento del flusso di rifornimenti
dall'Unione Sovietica alla Spagna repubblicana, lungo la rotta
Sebastopoli-Cartagena. Il 3 agosto Franco ha chiesto urgentemente a
Mussolini di usare la sua flotta per fermare un grosso “convoglio”
sovietico appena partito da Odessa e diretto nei porti repubblicani;
sulle prime era previsto il solo impiego di sommergibili, ma Franco è
riuscito a convincere Mussolini ad impiegare anche le navi di
superficie. Nel suo telegramma Franco afferma: «Tutte
le informazioni degli ultimi giorni concordano nell'annunciare un
aiuto possente della Russia ai rossi, consistente in carri armati,
dei quali 10 pesanti, 500 medi e 2 000 leggeri, 3 000 mitragliatrici
motorizzate [sic], 300
aerei e alcune decine di mitragliatrici leggere, il tutto
accompagnato da personale e organi del comando rosso [si
trattava, in realtà, di una grossolana esagerazione]. L'informazione
sembra esagerata, poiché le cifre devono superare la possibilità di
aiuto di una sola nazione. Ma se l'informazione trovasse
conferma, bisognerebbe agire d'urgenza e arrestare i trasporti al
loro passaggio nello stretto a sud dell'Italia e sbarrare la rotta
verso la Spagna. Per far ciò, bisogna, o che la Spagna sia provvista
del numero necessario di navi o che la flotta italiana intervenga
ella stessa. Un certo numero di cacciatorpediniere operanti davanti
ai porti e alle coste dell'Italia potrebbe sbarrare la rotta del
Mediterraneo ai rinforzi rossi: la cattura potrebbe essere effettuata
da navi battenti apertamente bandiera italiana, aventi a bordo un
ufficiale e qualche soldato spagnolo, che isserebbero la bandiera
nazionalista spagnola al momento stesso della cattura. Invierò
d'urgenza un rappresentante a Roma per negoziare questo importante
affare. Nell'intervallo, e per impedire l'invio delle navi che
saranno già in rotta per la Spagna, prego il governo italiano di
sorvegliare e segnalare la posizione e la rotta delle navi russe e
spagnole che lasciano Odessa. Queste navi devono essere sorvegliate e
perquisite da cacciatorpediniere italiani che segnaleranno la loro
posizione alla nostra flotta. Vogliate trasmettere in tutta
urgenza al Duce e a Ciano l'informazione di cui sopra e la nostra
richiesta, unita all'assicurazione dell'indefettibile amicizia e
della riconoscenza del generalissimo alla nazione
italiana».
Mussolini
ha pertanto ordinato alla Marina di bloccare il Canale di Sicilia,
per impedire l'invio di rifornimenti dall'Unione Sovietica (Mar Nero)
alle forze repubblicane spagnole.
Il blocco navale viene
ordinato da Marina Roma il 7 agosto ed ha inizio due giorni più
tardi; oltre ai sommergibili, inviati sia al largo dei Dardanelli che
lungo le coste della Spagna, prendono il mare gli
incrociatori Diaz e Cadorna,
otto cacciatorpediniere ed altrettante torpediniere che si
posizionano nel Canale di Sicilia e lungo le coste del Nordafrica
francese. Cacciatorpediniere e torpediniere operano in cooperazione
con quattro sommergibili ed un sistema di esplorazione aerea a maglie
strette (idrovolanti dell'83° Gruppo Ricognizione Marittima, di base
ad Augusta) e sono alle dipendenze dell'ammiraglio di divisione
Riccardo Paladini, comandante militare marittimo della Sicilia, cui è
affidata la direzione del dispositivo di sbarramento; successivamente
verranno avvicendati da altre siluranti e dalla IV Divisione Navale
(incrociatori leggeri Armando
Diaz, Alberto
Di
Giussano, Luigi
Cadorna, Bartolomeo
Colleoni).
Sono complessivamente ben 40 le navi mobilitate per il blocco: i
quattro incrociatori della IV Divisione, l'esploratore Aquila,
dieci cacciatorpediniere
(Freccia, Dardo, Saetta, Strale, Fulmine, Lampo, Espero, Borea, Ostro e Zeffiro),
24 torpediniere
(Cigno, Canopo, Castore, Climene, Centauro, Cassiopea, Andromeda, Antares, Altair, Aldebaran, Vega, Sagittario, Astore, Sirio, Spica, Perseo, Giuseppe La Masa, Generale Carlo Montanari, Ippolito Nievo, Giuseppe Cesare Abba, Generale Achille Papa, Nicola Fabrizi, Giuseppe Missori e Monfalcone)
e la nave coloniale Eritrea.
Altre due navi, gli incrociatori ausiliari Adriatico e Barletta,
camuffati da spagnoli Lago e Rio,
hanno l'incarico di visitare i mercantili sospetti avvistati dalle
navi da guerra in crociera.
Il dispositivo di blocco è
articolato in più fasi: informatori ad Istanbul segnalano all'Alto
Comando Navale le navi sovietiche, o di altre nazionalità ma
sospettate di operare al servizio dei repubblicani, che passano per
il Bosforo; ad attenderle in agguato per primi vi sono i sommergibili
appostati all'uscita dei Dardanelli. Se le navi superano indenni
questo primo ostacolo, vengono segnalate alle navi di superficie ed
ai sommergibili in crociera nel Canale di Sicilia e nello Stretto di
Messina; qualora dovessero riuscire ad evitare anche questo nuovo
pericolo (possibile soltanto appoggiandosi a porti neutrali)
troverebbero ad aspettarle altre navi da guerra in crociera nelle
acque della Tunisia e dell'Algeria. Infine, come ultima barriera per
i bastimenti che riuscissero ad eludere anche tale minaccia, altri
sommergibili sono in agguato lungo le coste della Spagna.
Il
blocco si protrae dal 7 agosto al 12 settembre con intensità
variabile; nel periodo di maggiore attività sono contemporaneamente
in mare nel Canale di Sicilia 12 navi di superficie, 5 sommergibili e
6 aerei.
Gli
ordini per le navi di superficie sono di avvicinare e riconoscere
tutti i mercantili avvistati, specialmente quelli privi di bandiera
(e che non la issano subito dopo averne ricevuto l'intimazione dalle
unità italiane), quelli che di notte procedono a luci spente, quelli
con bandiera sovietica o spagnola repubblicana, quelli che hanno in
coperta carichi di natura palesemente militare, e quelli che sono
stati specificamente indicati per nome dal Comando Centrale. Se un
mercantile viene riconosciuto come al servizio della Spagna
repubblicana, la nave italiana che l'ha avvistato deve seguirlo e
segnalarlo al sommergibile più vicino, che dovrà poi procedere ad
affondarlo. Se quest'ultimo fosse impossibilitato a farlo,
spetterebbe alla nave di superficie il compito di seguire il
mercantile fino a notte, tenendosi in contatto visivo, per poi
silurarlo una volta calata l'oscurità. I piroscafi identificati come
"contrabbandieri" di notte devono invece essere subito
affondati. Se venisse incontrato un mercantile repubblicano a grande
distanza dalle acque territoriali della Tunisia, la nave che lo
avvista deve chiamare sul posto uno tra Rio e Lago oppure
una nave da guerra spagnola nazionalista (parecchie di queste sono
appositamente dislocate nel Mediterraneo centrale) che provvederanno
a catturarlo.
Ordini
tassativi sono emanati per evitare interferenze o incidenti con
bastimenti neutrali (il che talvolta obbliga a seguire un mercantile
"sospetto" per tutto il giorno al fine di identificarlo,
dato che talvolta quelli diretti nei porti repubblicani usano
bandiere false), e questo, insieme all'intensità del traffico navale
nel Canale di Sicilia, rende piuttosto complessa e delicata la
missione delle navi che partecipano al blocco.
Il blocco navale
così organizzato (del tutto illegale, dato che l'Italia non è
formalmente in guerra con la Repubblica spagnola) si rivela un pieno
successo: sebbene le navi effettivamente affondate o catturate siano
numericamente poche, l'elevato rischio comportato dalla traversata a
causa del blocco italiano porta in breve tempo alla totale
interruzione del flusso di rifornimenti dall'Unione Sovietica alla
Spagna repubblicana. Soltanto qualche mercantile battente bandiera
britannica o francese riesce a raggiungere i porti repubblicani,
oltre a poche navi che salpano dalla costa francese del Mediterraneo
e raggiungono Barcellona col favore della notte.
Entro
settembre, l'invio di mercantili con rifornimenti per i repubblicani
dall'Unione Sovietica attraverso il Bosforo è praticamente cessato,
tanto che i comandi italiani si possono ormai permettere di ridurre
di molto il numero di navi in mare per la vigilanza, essendo
quest'ultima sempre meno necessaria e non volendo provare troppo le
navi in una zona dove c'è spesso maltempo con mare grosso. Ad ogni
modo, le navi assegnate al blocco vengono mantenute nelle basi
siciliane, pronte a riprendere il mare qualora dovesse manifestarsi
una ripresa nel traffico verso la Spagna.
Oltre alla grave crisi
nei rifornimenti di materiale militare, che si verifica proprio nel
momento cruciale della conquista nazionalista dei Paesi Baschi
(principale centro di produzione di armi tra le regioni in mano
repubblicana), il blocco ha un impatto notevole anche sul morale dei
repubblicani, tanto nella popolazione civile (il cui morale va
deteriorandosi per la difficoltà di procurarsi beni di prima
necessità) quanto nei vertici politico-militari, che si rendono
conto di come, mentre i nazionalisti ricevono dall'Italia supporto
incondizionato, persino sfacciato, con largo dispiego di mezzi,
Francia e Regno Unito nell'aiuto alla causa repubblicana non sembrano
andare molto al di là delle parole (in alcuni centri repubblicani si
svolgono anche aperte manifestazioni contro queste due nazioni, da
cui i repubblicani si sentono abbandonati).
Il blocco italiano
impartisce dunque un durissimo colpo ai repubblicani, ma scatena
anche gravi tensioni internazionali (specie col Regno Unito) e feroci
proteste sulla stampa spagnola repubblicana ed internazionale, con
accuse di pirateria – essendo, come detto, un'operazione in totale
violazione di ogni legge internazionale – nei confronti della
Marina italiana, ripetute anche da Winston Churchill. Il governo
britannico, invece, evita di accusare apertamente l'Italia, dato che
il primo ministro Neville Chamberlain intende condurre una politica
di “riavvicinamento” verso l'Italia per allontanarla dalla
Germania; anche questo fa infuriare i repubblicani, che hanno fornito
ai britannici prove del coinvolgimento italiano (prove che i
britannici peraltro possiedono già, dato che l'Operational
Intelligence Center dell'Ammiragliato intercetta e decifra svariate
comunicazioni italiane relative alle missioni "spagnole"),
solo per vedere questi ultimi fingere di attribuire gli attacchi ai
soli nazionalisti spagnoli.
Nel periodo 5 agosto-12 settembre, i
sommergibili italiani effettuano complessivamente 59 missioni ed
iniziano ben 444 attacchi, portandone però a termine soltanto 24 (a
causa delle citate regole restrittive sulla necessità di
identificare con assoluta certezza i bersagli prima di lanciare), con
il lancio di 43 siluri ed il conseguente affondamento di quattro
mercantili e danneggiamento di un cacciatorpediniere.
Durante
la missione l'Alagi
inizia sette manovre d'attacco contro navi mercantili, ma le
interrompe tutte prima di lanciare per l'impossibilità di
identificare i bersagli con certezza.
4
settembre 1937
L'Alagi
conclude la missione rientrando a Messina. Ha incontrato mare buono e
percorso 857 miglia in superficie e 160 in immersione, passando
106,48 ore sopra la superficie del mare e 71,49 sotto.
Nel
frattempo è scoppiata la "crisi dei sommergibili fantasma":
a livello internazionale – non solo dalla Spagna repubblicana, ma
anche dal Comitato di Non Intervento nella guerra civile spagnola e
dalla Società delle Nazioni – si sono scatenate violente proteste
per gli attacchi illegali da parte di sommergibili italiani
(ufficialmente "non identificati", perché operano
clandestinamente e senza segni di riconoscimento, ma tutti ne
intuiscono la vera identità) contro il naviglio spagnolo
repubblicano ed anche il naviglio mercantile di altri Paesi
(specialmente quello sovietico, che trasporta rifornimenti per i
repubblicani). Il 10 settembre i rappresentanti di Francia, Gran
Bretagna, URSS, Bulgaria, Jugoslavia, Egitto, Grecia, Turchia e
Romania danno il via alla conferenza di Nyon, tenuta nell'omonima
località della Svizzera e durata quattro giorni: al termine della
conferenza, viene stabilito che le Marine francesi e britannica
pattuglieranno le acque internazionali del Mediterraneo con un totale
di 60 cacciatorpediniere nonché forze aeree, e che ogni sommergibile
"pirata" (non si menziona esplicitamente l'Italia) che
attaccherà naviglio neutrale dovrà essere attaccato e distrutto.
All'Italia, che ha rifiutato di partecipare per via di una
controversia in corso con l'Unione Sovietica, viene offerta la
possibilità di pattugliare il Mar Tirreno.
I comandi italiani
decidono allora di sospendere definitivamente l'offensiva subacquea
in corso contro il traffico repubblicano (effettuata
clandestinamente, ed illegalmente, dato che l'Italia non è un Paese
belligerante), foriera di troppi rischi di incidenti internazionali
(e non più necessaria, avendo già sortito l'effetto di ridurre
drasticamente il traffico dall'Unione Sovietica verso la Spagna,
mentre anche sul fronte terrestre la situazione sta volgendo in
favore dei nazionalisti), richiamando tutte le unità in Italia a
inizio settembre.
.jpg) |
L'Alagi nel 1937 (Imperial War Museum) |
1939
Dislocato
per qualche tempo a Cagliari, e successivamente a Messina.
6
maggio 1940
Assume
il comando dell'Alagi
il capitano di corvetta Stefano Nurra, 36 anni, da Oristano.
9
giugno 1940
Prima
ancora della dichiarazione ufficiale di guerra, l'Alagi
(capitano di corvetta Stefano Nurra) salpa da Cagliari alle 15.50 per
un pattugliamento al largo di Capo Zebib, non lontano da Biserta,
formando con altri sommergibili uno sbarramento a sud della Sardegna.
10
giugno 1940
L'Italia
entra nella seconda guerra mondiale. L'Alagi
(capitano di corvetta Stefano Nurra) fa parte della LXXI
Squadriglia Sommergibili del VII Grupsom di Cagliari, con i
gemelli Adua, Aradam
ed Axum.
Al momento della dichiarazione di guerra, si trova già in agguato al
largo di Capo Zebib.
11
giugno 1940
Viene
avvistato dal sommergibile francese Vengeur;
in seguito a questo avvistamento, le torpediniere francesi Bombarde,
L'Alcyon
e L'Iphigénie
vengono inviate a dargli la caccia, lanciando un totale di 32 bombe
di profondità, ma in realtà l'Alagi
non è nemmeno nelle vicinanze.
20
giugno 1940
Conclude
la missione rientrando a Cagliari alle 9.34, dopo aver percorso 817
miglia senza avvistare naviglio nemico.
3
luglio 1940
Salpa
da Cagliari alle 14.47, al comando del capitano di corvetta Stefano
Nurra, per un pattugliamento al largo di Cagliari, in posizione
37°40' N e 07°12' E: deve formare uno sbarramento insieme ai
sommergibili Turchese,
Aradam
ed Axum.
6
luglio 1940
Rientra
a Cagliari dopo aver percorso 363 miglia, senza che si siano
verificati eventi di rilievo.
15
luglio 1940
Salpa
da Cagliari alle 23.50, al comando del capitano di corvetta Stefano
Nurra, per un pattugliamento lungo una linea di dieci miglia dal
punto 37°45' N e 08°20' E: deve formare uno sbarramento insieme
all'Aradam
per intercettare una formazione di corazzate britanniche (la Forza H)
a ponente del meridiano di Greenwich, tra le congiungenti Capo
Palos-Capo Ivi-stretto di Gibilterra (tra Isole Alboran e
Gibilterra).
16
luglio 1940
Richiamato
alla base, arriva a Cagliari alle 6.25, dopo aver percorso 60 miglia.
22
luglio 1940
Al
comando del capitano di corvetta Stefano Nurra, l'Alagi
salpa da Cagliari alle 15.53 insieme all'Aradam,
per un pattugliamento al largo di Capo Palos e Cabo de Gata, lungo il
parallelo 36°00' N e tra i meridiani 03°20' O e 04°40' O.
9
agosto 1940
Conclude
la missione raggiungendo La Maddalena alle 23.10, dopo aver percorso
2209 miglia avvistando soltanto navi spagnole o di altri Paesi
neutrali.
30
agosto 1940
Lascia
La Maddalena alle 21.05, al comando del capitano di corvetta Stefano
Nurra, per un pattugliamento a nord di Capo Bougaroni, in posizione
38°00' N e 09°00' E, formando uno sbarramento a sud della Sardegna
(tra Capo Spartivento e La Galite, a nord di Philippeville e 30
miglia a nord di Biserta) insieme ai sommergibili Medusa,
Diaspro
ed Aradam.
Scopo è intercettare la Forza H, uscita da Gibilterra per
l'operazione "Hats" (consistente in varie sotto-operazioni:
trasferimento da Gibilterra ad Alessandria, per rinforzare la
Mediterranean Fleet, della corazzata Valiant,
della portaerei Illustrious e
degli incrociatori Calcutta e Coventry;
invio di un convoglio da Alessandria a Malta e di un altro da Nauplia
a Porto Said; bombardamenti su basi italiane in Sardegna e
nell'Egeo).
1°
settembre 1940
Falso
allarme alle due di notte.
5
settembre 1940
Rientra
a La Maddalena alle 10.50, dopo aver percorso 786 miglia.
10
settembre 1940
Lascia
La Maddalena alle 16.49, al comando del capitano di corvetta Stefano
Nurra, per trasferirsi a Cagliari insieme al Medusa.
11
settembre 1940
Arriva
a Cagliari alle 12.40, dopo aver percorso 172 miglia.
23
settembre 1940
Lascia
Cagliari alle 23.27, al comando del capitano di corvetta Stefano
Nurra, insieme al Medusa
e preceduto dal dragamine ausiliario R
176 Balear;
deve compiere un pattugliamento a sud della Sardegna ed a nord di
Philippeville (al largo di Capo Bougaroni e Cap de Fer, in un'area
compresa tra i meridiani 06°40' E e 07°10' E ed i paralleli 37°20'
N e 37°40' N) per contrastare un segnalato movimento di forze navali
britanniche da Gibilterra, poi rivelatosi infondato.
27
settembre 1940
Avvista
una nave spagnola, unico avvistamento dell'intera missione.
29
settembre 1940
Rientra
a Cagliari alle 12.50, dopo aver percorso 838 miglia.
9
novembre 1940
Lascia
Cagliari alle 18.42, al comando del capitano di corvetta Stefano
Nurra, per formare uno sbarramento a maglie larghe insieme a Diaspro,
Medusa,
Aradam
ed Axum
a nord di Capo Bougaroni ed a 140 miglia per 315° da La Galite (a
sudovest della Sardegna), a contrasto dell'operazione britannica
«Coat».
Iniziata
tre giorni prima, tale operazione consiste nell'invio da Gibilterra a
Malta di un convoglio di navi da guerra cariche di truppe (2150
soldati) ed armi antiaeree (tre batterie di cannoni contraerei),
denominato Forza F e composto dalla corazzata Barham (con
a bordo 700 soldati), dall'incrociatore pesante Berwick (con
750 soldati), dall'incrociatore leggero Glasgow
(con
400 soldati) e dai
cacciatorpediniere Encounter, Gallant, Griffin e Greyhound (con
a bordo 50 soldati ciascuno), con una forza di copertura costituita
dalla Forza H dell'ammiraglio James Somerville, formata dalla
portaerei Ark
Royal (che lo stesso 9
novembre lancerà anche un attacco aereo diversivo su Cagliari con
bombardieri Fairey Swordfish dell'810th,
818th e
820th Squadron
della Fleet Air Arm, denominato operazione «Crack»),
dall'incrociatore leggero Sheffield e
dai
cacciatorpediniere Duncan, Forester, Fortune, Firedrake, Fury e Faulknor,
che le dovranno accompagnare fino a sud della Sardegna, nell'ambito
dell'operazione complessa «MB.8». Quest'ultima prevede anche altre
operazioni secondarie: il trasferimento di unità da guerra da
Gibilterra ad Alessandria a rinforzo della Mediterranean Fleet
(sempre nel quadro di «Coat»: le navi della Forza F, una volta
sbarcate le truppe a Malta, entreranno a far parte della
Mediterranean Fleet), l'invio da Alessandria a Malta del convoglio
«MW. 3» (cinque mercantili, partiti il 4 novembre e scortati dagli
incrociatori antiaerei Calcutta e Coventry e
dai cacciatorpediniere Dainty, Vampire, Voyager e Waterhen);
l'invio da Malta ad Alessandria del convoglio di ritorno «ME. 3» (i
mercantili
scarichi Clan Macauley, Clan Ferguson, Memnon e Lanarkshire,
scortati dalla corazzata Ramillies,
dal Coventry e
dai cacciatorpediniere Dainty, Vampire e Waterhen),
l'invio di convogli in Grecia (l'«AN. 6», formato da quattro navi
cisterna partite da Port Said il 4 novembre e dirette a Suda con la
scorta di un peschereccio armato, nonché l'invio da Alessandria a
Suda degli incrociatori leggeri Ajax e Sydney il
5-6 novembre, poi ricongiuntisi con il grosso della Mediterranean
Fleet, e l'invio al Pireo dell'incrociatore leggero Orion,
tutti con rinforzi e rifornimenti per le truppe britanniche in
Grecia); il transito del convoglio di ritorno «AS. 5» dalla Grecia
all'Egitto, l'attacco di aerosiluranti contro Taranto dell'11-12
novembre (operazione «Judgment», ad opera della
portaerei Illustrious,
scortata dagli incrociatori York,
Berwick,
Glasgow e
Gloucester e
dai cacciatorpediniere Havock, Hasty, Hyperion ed Ilex)
ed una puntata offensiva contro convogli italiani nel Canale
d'Otranto (da parte degli incrociatori Ajax, Orion e Sydney e
dei cacciatorpediniere Nubian e Mohawk).
L'operazione è coperta dal grosso della Mediterranean Fleet (Forza
A, al comando dell'ammiraglio Andrew Browne Cunningham), con le
corazzate Valiant, Warspite, Ramillies e Malaya,
la portaerei Illustrious (che
lancerà l'attacco contro Taranto), gli incrociatori Orion,
York e
Gloucester ed
i cacciatorpediniere Nubian, Mohawk,
Jervis, Janus,
Juno, Hyperion,
Hasty,
Hereward,
Hero,
Havock, Ilex, Defender e Decoy;
questa forza è anche quella incaricata dell'esecuzione di «Judgment»
(gli aerei decolleranno dalla Illustrious).
In tutto, sono in mare cinque corazzate, due portaerei, undici
incrociatori e venticinque cacciatorpediniere, oltre ai
mercantili.
L'Alagi e
gli altri quattro battelli si posizionano sul rilevamento 315° da La
Galite, a 30 miglia di distanza l'uno dall'altro, con l'incarico di
effettuare ricerca notturna per parallelo senza spingersi a più di
120 miglia ad ovest rispetto alla linea dello schieramento.
Supermarina (nella persona dell'ammiraglio Domenico Cavagnari) ha
ordinato a Maricosom (ammiraglio Mario Falangola) la formazione di
questo sbarramento nel Mediterraneo occidentale dopo averne già
fatto formare un altro a sudest di Malta con i
sommergibili Topazio, Pier
Capponi e Fratelli
Bandiera.
Agenti
italiani appostati sulla costa spagnola dello stretto di Gibilterra
hanno infatti riferito, la sera del 7 novembre, della partenza della
Forza H (ammiraglio James Somerville) da quel porto, e lo stesso
giorno un ricognitore S.M. 79 dell'Aeronautica della Libia ha notato
la mancanza delle grandi unità della Mediterranean Fleet nel porto
di Alessandria, notizia poi confermata dall'intercettazione di
traffico radio, dalla quale Supermarina ha dedotto che debbano essere
in navigazione da Alessandria verso ovest 2-3 corazzate, 6
incrociatori ed una dozzina di cacciatorpediniere. A Roma non si
conosce, naturalmente, lo scopo di questi movimenti.
Scopo dello
sbarramento di cui fa parte l'Alagi è
di intercettare la Forza H, che secondo quanto riferito da
ricognitori aerei francesi e spagnoli è in navigazione verso il
Canale di Sicilia (per altra fonte, la Forza H sarebbe stata
localizzata il mattino del 9 novembre dalla Regia Aeronautica in
seguito all'attacco aereo contro Cagliari lanciato dagli Swordfish
dell'Ark Royal).
L'ordine di Cavagnari (n. 1772, urgentissimo e recapitato a mano), in
particolare, stabilisce: «Disponete
che cinque sommergibili pronti Cagliari partono al tramonto di oggi
eseguendo durante la notte trasferimento su linea sbarramento
orientata da La Galite per nord ovest (alt) Sommergibili a distanza
di 30 miglia l'uno dall'altro su linea anzidetta rimarranno in
agguato profondo idrofonico durante il giorno et eseguiranno durante
ore notturne agguato in superficie spostandosi per parallelo entro
limiti linea iniziale et linea parallela spostata 120 miglia verso
ponente (alt) Scopo attaccare forze navali nemiche in movimento nelle
acque fra la Sardegna e le Baleari (alt) Durante notte siano tenuti
pronti 2 tubi lanciasiluri per ogni estremità (alt) Unità
rientreranno all'ordine (alt) assicurare (alt) Cavagnari».
Conseguentemente, nelle prime ore del 9 novembre Maricosom ha
ordinato al VII Grupsom di Cagliari, con il messaggio numero 43846,
di inviare cinque sommergibili (tra quelli scelti è appunto l'Alagi)
che dovranno posizionarsi per parallelo a nordovest di La Galite,
spostandosi nottetempo, navigando in superficie, di 120 miglia verso
ovest.
Oltre a schierare sommergibili in entrambi i bacini del
Mediterraneo, Supermarina allerta anche la flotta perché sia pronta
a muovere entro l'8 mattina, e dispone crociere di vigilanza con
alcuni MAS, la XIV Squadriglia Cacciatorpediniere e la XIV
Squadriglia Torpediniere (MAS e cacciatorpediniere non potranno poi
compiere tali pattugliamenti a causa del mare mosso). Vengono infine
ordinate ricognizioni da parte degli idrovolanti dell'83° Gruppo
della Ricognizione Marittima della Sicilia, che alle 11 dell'8
avvistano cinque piroscafi, scortati da un incrociatore e quattro
cacciatorpediniere, 180 miglia ad est di Malta (dove evidentemente è
diretto), ed alle 15.20 localizzano anche due corazzate, una
portaerei e parecchi incrociatori e cacciatorpediniere che si trovano
a nord del convoglio, con l'apparente compito di proteggerlo.
Nessuno
dei sommergibili riuscirà ad entrare in contatto con le forze
nemiche, tranne il Pier
Capponi dello
sbarramento a sudest di Malta, che attaccherà senza successo
la Ramillies.
I sommergibili dello sbarramento occidentale, tra cui l'Alagi,
cercano il nemico senza successo dal 9 al 12 novembre. La Forza F
sbarcherà le truppe a Malta il 10 novembre.
13
novembre 1940
Rientra
a Cagliari alle 16.53, dopo aver percorso 537 miglia in una missione
priva di eventi di rilievo ma tormentata dal maltempo.
16
novembre 1940
Parte
da Cagliari all'1.07, al comando del trentacinquenne capitano di
corvetta torinese Emilio Gariazzo (che sostituisce per questa
missione il comandante Nurra, ammalatosi: anche il comandante in
seconda è malato, ragion per cui l'Alagi
parte per la missione senza un comandante in seconda), per un
pattugliamento a nord di Capo Bougaroni, in posizione 38°00' N e
06°00' E.
Insieme
ai sommergibili Aradam
e Diaspro,
deve partecipare al contrasto all'operazione britannica «White»,
consistente nell'invio a Malta (mediante le portaerei della Forza H,
uscita da Gibilterra) di quattordici aerei.
La
Forza H, uscita da Gibilterra il 15 novembre al comando
dell'ammiraglio James Somerville (la formano l'incrociatore da
battaglia Renown,
le portaerei Renown ed Ark
Royal, gli
incrociatori Despatch e Sheffield,
i
cacciatorpediniere Wishart, Duncan, Firedrake, Faulknor, Fortune, Fury, Foxhound e Forester;
un altro incrociatore, il Newcastle,
è distaccato per trasportare a Malta personale e materiale della
RAF), si porta a sud della Sardegna, da dove l'Renown lancia
dodici caccia Hawker Hurricane e due bombardieri Blackburn Skua;
tuttavia, il lancio degli aerei avviene a distanza eccessiva, a causa
dell'uscita in mare della flotta italiana (corazzate Vittorio
Veneto e Cesare,
incrociatori pesanti Pola, Fiume,
Gorizia, Trento,
Trieste e Bolzano,
cacciatorpediniere Ascari, Lanciere,
Corazziere,
Carabiniere, Bersagliere, Granatiere, Fuciliere, Alpino,
Alfieri,
Oriani,
Gioberti,
Carducci,
Vivaldi,
Da
Noli,
Tarigo e Malocello,
salpati da Napoli, Messina e Palermo il 16 novembre al comando degli
ammiragli Inigo Campioni ed Angelo Iachino), che ha indotto
Somerville a spingersi prudenzialmente meno in là del previsto prima
di lanciare gli aerei ed invertire la rotta (nei piani, il decollo
degli aerei sarebbe dovuto avvenire a 400 miglia di distanza
dall'isola). Il risultato sarà il fallimento dell'operazione, con
nove aerei su quattordici che precipiteranno in mare od in Sicilia
per esaurimento del carburante. Al contempo, un pianificato attacco
aereo diversivo contro Alghero da parte dei velivoli dell'Ark
Royal dovrà essere
cancellato a causa delle avverse condizioni meteorologiche.
Anche
stavolta, l'Alagi
non avvista navi avversarie.
19
novembre 1940
Rientra
a Cagliari alle 13.55, dopo aver percorso 483 miglia senza eventi di
rilievo.
26
novembre 1940
Al
comando del capitano di corvetta Stefano Nurra, lascia Cagliari
all'1.20 per un pattugliamento in posizione 37°40' N e 10°00' E (a
sud della Sardegna), dove dovrà formare uno sbarramento insieme a
Diaspro,
Aradam
ed Axum.
L'invio
dei quattro battelli è stato deciso in seguito all'avvistamento da
parte di un aereo civile italiano della Forza D britannica
(corazzata Ramillies,
incrociatore pesante Berwick ed
incrociatore leggero Newcastle,
usciti da Alessandria il 24 per trasferirsi a Gibilterra;
incrociatore antiaerei Coventry e
cacciatorpediniere Hereward, Defender,
Gallant, Griffin
e Greyhound,
che le accompagneranno fino a sud della Sardegna, quando assumeranno
la scorta di un convoglio proveniente da Gibilterra) ed alla
segnalazione della partenza da Gibilterra della Forza B (forza di
copertura, al comando del viceammiraglio James Somerville, composta
dall'incrociatore da battaglia Renown,
dalla portaerei Ark
Royal, dagli
incrociatori Sheffield e Despatch e
dai cacciatorpediniere Firedrake,
Forester, Fury,
Faulknor,
Encounter, Duncan, Wishart, Kelvin e Jaguar).
Queste formazioni, insieme alla Forza A
(corazzate Valiant e Warspite,
portaerei Illustrious,
incrociatori leggeri Ajax, Orion e Sydney e
vari cacciatorpediniere, uscita in mare per proteggere la navigazione
di un convoglio da Alessandria a Suda; l'Illustrious deve
anche lanciare un attacco aereo contro Rodi), alla Forza C
(corazzate Barham e Malaya e
portaerei Eagle,
incaricate di fornire copertura alla Forza D e di lanciare un attacco
aereo contro Tripoli), alla Forza E (incrociatori York, Glasgow e
Gloucester,
di scorta al convoglio MW. 4 diretto a Malta) ed alla Forza F
(incrociatori Manchester e
Southampton,
cacciatorpediniere Hotspur,
corvette Gloxinia,
Peony, Salvia
e Hyacinth,
salpati da Gibilterra per scortare il convoglio ME. 4 formato dai
piroscafi Clan Forbes, Clan
Fraser e New
Zealand
Star diretti
a Malta e ad Alessandria), costituiscono il complesso navale
britannico messosi in moto nel quadro dell'operazione "Collar",
che sfocerà due giorni dopo nell'inconclusiva battaglia di Capo
Teulada contro la flotta italiana.
Anche stavolta, l'Alagi
non avvista le navi britanniche.
30
novembre 1940
Rientra
a Cagliari alle 19.02, dopo aver percorso 464 miglia senza
avvenimenti degni di nota.
20
dicembre 1940
Lascia
Cagliari alle 19 per trasferirsi a Messina, al comando del capitano
di corvetta Stefano Nurra.
22
dicembre 1940
Arriva
a Messina alle 9.40, dopo aver percorso 348 miglia.
25
dicembre 1940
Riparte
a Messina alle 23.55 per trasferirsi a Pola, sempre al comando del
capitano di corvetta Stefano Nurra.
Durante
la navigazione incontra tempo avverso e subisce un'avaria al motore
di dritta; avvista, come prevedibile, solo navi italiane.
29
dicembre 1940
Arriva
a Pola alle 20.15, dopo aver percorso 709 miglia.
.png) |
L'Alagi a Pola ad inizio 1941 (Coll. Giulio Contreas, via g.c. STORIA militare) |
2
febbraio 1941
Lascia
Pola alle 8.53 per trasferirsi a Monfalcone, dove arriva alle 17.45
dopo aver percorso 69 miglia, sempre al comando del capitano di
corvetta Stefano Nurra.
A
Monfalcone viene sottoposto ad un periodo di lavori, che comprendono
tra l'altro la modifica e ridimensionamento della falsatorre.
4
aprile 1941
Lascia
Pola (?) alle otto del mattino, al comando del capitano di corvetta
Nurra, per trasferirsi a Venezia, dove arriva alle 17.40, dopo aver
percorso 75 miglia.
14
aprile 1941
Il
capitano di corvetta Stefano Nurra lascia il comando dell'Alagi,
venendo avvicendato dal tenente di vascello Giulio Contreas, 30 anni,
da Formia.
16
aprile 1941
Lascia
Venezia alle 9.35, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas, per trasferirsi a Monfalcone, dove arriva alle 16.15, dopo
aver percorso 64 miglia.
18
aprile 1941
Uscita
da Monfalcone dalle 8.52 alle 16.40, per prove in mare ed al comando
del tenente di vascello Giulio Contreas, con la scorta di un
rimorchiatore. Percorse 46 miglia.
30
aprile 1941
Lascia
Monfalcone alle 9.11, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas, per trasferirsi a Pola, dove arriva alle 15.40, dopo aver
percorso 70 miglia.
%20e%20probabilmente%20Axum%20ai%20lavori%20a%20Monfalcone%20maggio%201941%20(coll%20Fraccaroli%20via%20SM).jpg) |
L'Alagi (a sinistra) e probabilmente l'Axum ai lavori a Monfalcone, aprile 1941 (Coll. Aldo Fraccaroli, via g.c. “STORIA militare”) |
2
maggio 1941
Uscita
da Pola per prove in mare, dalle 8.42 alle 9.45, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas. Percorso mezzo miglio.
3
maggio 1941
Altra
uscita da Pola per prove in mare, dalle 8.45 alle 9.55, al comando
del tenente di vascello Giulio Contreas. Percorso un miglio.
4
maggio 1941
Uscita
da Pola per prove in mare, dalle 8.35 alle 11.40, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas. Percorso un miglio.
6
maggio 1941
Uscita
da Pola per prove in mare, dalle 7.06 alle 18.45, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e con la scorta della nave scorta
ausiliaria F 95 San Giorgio.
Percorse 57,5 miglia.
7
maggio 1941
Uscita
da Pola per prove in mare, dalle 8.30 alle 12.59, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e con la scorta della nave scorta
ausiliaria F
133 Gigliola.
Percorse 18 miglia.
L'Alagi
effettua prove d'immersione statica dopo i lavori a Monfalcone della
primavera 1941; foto talvolta attribuita al gemello Axum
(sopra: da “I sommergibili italiani” di Alessandro Turrini ed
Ottorino Ottone Miozzi, via Marcello Risolo e www.betasom.it;
sotto: Coll. Giulio Contreas, da “Sommergibili in guerra” di
Achille Rastelli ed Erminio Bagnasco, via www.betasom.it)
8
maggio 1941
Uscita
da Pola per prove in mare, dalle otto alle 14.55, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas. Percorse 15 miglia.
9
maggio 1941
Uscita
da Pola per prove in mare, dalle 9.45 alle 11.18, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas. Percorse cinque miglia.
10
maggio 1941
Uscita
da Pola per esercitazione, dalle 7.50 alle 18.40, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas, insieme al sommergibile Tito
Speri
e con la scorta della San
Giorgio.
Percorse 73 miglia.
13
maggio 1941
Uscita
da Pola per esercitazione, dalle 7.47 alle 18.50, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas, insieme al sommergibile Tito
Speri e con la scorta della
nave scorta ausiliaria F
88 Jadera.
Percorse 73 miglia.
14-15
maggio 1941
Uscita
da da Pola per esercitazione, dalle undici del 14 alle 3.09 del 15,
al comando del tenente di vascello Giulio Contreas, insieme al Medusa
e con la scorta della San
Giorgio.
Successivamente
si sposta nella Zona 4, dove effettua un'esercitazione di lancio
siluri usando come bersaglio la torpediniera Generale
Antonio Cantore,
con la scorta del rimorchiatore militare Tenace.
Percorse in tutto 90 miglia.
16
maggio 1941
Uscita
da da Pola per esercitazione, dalle otto alle 18.33, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas, insieme al sommergibile posamine
Marcantonio Bragadin
e con la scorta della Jadera.
Effettua esercitazioni di lancio siluri nella Zona 5, di nuovo usando
la Cantore
come bersaglio. Percorse in tutto 81 miglia.
17
maggio 1941
Uscita
da da Pola per esercitazione, dalle 11.15 alle 14.41, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas, insieme al sommergibile Axum
e con la scorta del rimorchiatore militare Parenzo.
Percorse 23 miglia.
19
maggio 1941
Uscita
da da Pola per esercitazione, dalle 8.55 alle 23.20, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas, con la scorta della Cantore
e del posamine Laurana.
Percorse 72 miglia.
23
maggio 1941
Lascia
Pola alle 2.04, al comando del tenente di vascello Giulio Contreas,
per trasferirsi a Messina.
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L'Alagi a Pola dopo i lavori di modifica della torretta (foto datata all’estate del 1941, ma non sembra che in quel periodo il sommergibile sia stato nella base istriana) (Coll. Giulio Contreas, via “Sommergibili in guerra” di Achille Rastelli ed Erminio Bagnasco e www.betasom.it) |
25
maggio 1941
Arriva
a Messina alle 20.20, dopo aver percorso 659 miglia.
28
maggio 1941
Salpa
da Messina alle 16.06, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas, per un pattugliamento nei quadranti 2472 e 2484, tra i
meridiani 25°20' E e 25°40' E, il parallelo 34°20' N e la costa
meridionale di Creta.
29
maggio 1941
Alle
16.25 avvista una mina alla deriva ad un migliaio di metri di
distanza, in posizione 36° 59' N e 17° 26' E. Tenta di distruggerla
con il tiro delle mitragliere, ma invano.
4
giugno 1941
Si
sposta al largo della costa egiziana, 20 miglia a nordest di Ras
Azzaz.
6
giugno 1941
Alle
3.25 avvista in posizione 32°10' N e 25°20' E un cacciatorpediniere
a tremila metri di distanza, avente rotta 100° (verso est) e
velocità 15 nodi. L'Alagi
manovra in superficie a 7 nodi per tentare un attacco con i tubi
poppieri, ma è costretto ad abbandonare la manovra e disimpegnarsi
effettuando immersione rapida a quota profonda quando appare un
secondo cacciatorpediniere a 1500 metri di distanza, che
contromanovrando dirige verso di lui. Non viene rilevato.
Nei
giorni seguenti avvista soltanto piccoli pescherecci. (Altra fonte,
probabilmente erronea, parla di un “tentativo di attacco ad un
mercantile”).
10
giugno 1941
Lascia
le acque di Ras Azzaz in serata ed inizia la navigazione di rientro.
12
giugno 1941
Alle
19.47, mentre procede in superficie a 9,5 nodi al largo di Bengasi,
l'Alagi
avvista un velivolo identificato come un idrovolante Short Sunderland
su rilevamento 290°: il comandante Contreas decide di restare in
superficie ed affrontarlo con le mitragliere. Il Sunderland vola a
proravia del battello a cento metri di quota, effettuando dei
lampeggiamenti con delle luci bianche e sparando inefficaci raffiche
di mitragliatrice contro l'Alagi,
che reagisce aprendo il fuoco con le mitragliere contraeree leggere e
pesanti, rivendicando diversi colpi a segno.
L'aereo
torna indietro e sgancia due bombe che cadono in mare a poppavia del
sommergibile, senza causare danni; riapre il fuoco anche con le
mitragliatrici, e stavolta colpisce la torretta con quindici colpi,
ferendo mortalmente il sottocapo cannoniere puntatore scelto Paolo
Nuzzo, 26 anni, da Diso, e ferendo lievemente un altro mitragliere.
Nuzzo sarà insignito alla memoria della Medaglia di Bronzo
al Valor Militare, con motivazione "Puntatore
di mitragliera a bordo di sommergibile attaccato da aereo nemico,
reagiva con intenso fuoco al bombardamento e al mitragliamento,
finché gravemente ferito, ceduta al compagno vicino la sua arma, su
questa si abbatteva da prode".
Danneggiato,
l'idrovolante si allontana lasciando dietro di sé una scia di fumo.
Contreas ritiene che possa essere precipitato.
Per
quest'azione il comandante Contreas riceverà una Medaglia di Bronzo
al Valor Militare, con motivazione "Comandante
di sommergibile, durante un aspro combattimento sostenuto contro un
quadrimotore nemico, nonostante l'intenso fuoco dell'avversario che
causava vittime a bordo, manovrava con perizia e ardimento, riuscendo
a colpire e mettere in fuga il velivolo".
14
giugno 1941
L'Alagi
conclude la missione rientrando a Messina alle 16.15, dopo aver
percorso 2078 miglia.
Una
serie di immagini dell'Alagi
in bacino a Messina per
manutenzione, nel giugno 1941; il sommergibile è dipinto con uno
schema di colorazione mimetica standard. Nella terza e quarta foto è
visibile in secondo piano una torpediniera classe Spica (Coll. Giulio
Contreas, via g.c. STORIA militare)
4
luglio 1941
Uscita
da Messina per prove in mare dalle 8.50 alle 16.47, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e con la scorta della motovedetta
Castiglia
della Guardia di Finanza impiegata come cacciasommergibili ausiliario
con sigla AS 5.
Percorse 59 miglia.
8
luglio 1941
Uscita
da Messina per prove in mare dalle 8.25 alle 11.41, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e con la scorta della pirovedetta
Arcioni
della Guardia di Finanza. Percorse 14 miglia.
Alle
21.02 dello stesso giorno, sempre al comando del tenente di vascello
Giulio Contreas, l'Alagi
lascia Messina per trasferirsi a Cagliari.
10
luglio 1941
Arriva
a Cagliari alle 8.35, dopo aver percorso 333 miglia.
16
luglio 1941
Salpa
da Cagliari alle 17.10, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas, per formare uno sbarramento insieme al Diaspro,
al largo di Capo Bougaroni (sul meridiano che passa per tale Capo) e
tra i meridiani 05°00' E e 06°00' E ed i paralleli 37°40' N e
37°50' N. Compito dei due sommergibili è di intercettare una forza
navale britannica di cui è previsto l'arrivo da Gibilterra, ma anche
stavolta non avvistano niente.
19
luglio 1941
Rientra
a Cagliari alle 8.20 dopo aver percorso 444 miglia in una missione
priva di eventi di rilievo.
21
luglio 1941
Al
comando del tenente di vascello Giulio Contreas, salpa da Cagliari
alle 15.08 per un pattugliamento a nord di Capo Bougaroni, tra
meridiani 05°00' E e 06°00' E ed i paralleli 37°30' N e 37°50' N,
a 55 miglia dalla costa algerina. Di nuovo deve formare uno
sbarramento insieme al Diaspro,
che pattuglia il settore adiacente, a contrasto di una possibile
uscita da Gibilterra verso Malta della Forza H; il Comando Supremo,
informato della partenza della Forza H da agenti italiani operanti ad
Algeciras, ritiene – dopo un momento di iniziale allarmismo,
alimentato dall'intercettazione di traffico radio insolitamente
intenso tra Gibilterra, Malta ed Alessandria che faceva presagire
un'operazione combinata tra Forza H e Mediterranean Fleet, in cui
addirittura si era temuto un tentativo di sbarco britannico in Sud
Italia, od un attacco contro obiettivi costieri in Italia – si
tratti soltanto di un'altra sortita per lanciare aerei diretti a
Malta, ragion per cui la squadra da battaglia rimane in porto.
Più
precisamente, gli agenti italiani ad Algeciras hanno informato il
mattino del 21 l'addetto navale italiano a Madrid, che alle 12.45
dello stesso giorno ha trasmesso l'informazione a Supermarina, che
durante la notte sono uscite da Gibilterra la portaerei Ark
Royal, l'incrociatore da
battaglia Renown
e tre incrociatori; alle 22.27 verrà aggiunto che sono presenti
anche otto cacciatorpediniere e, secondo quanto comunicato
dall'ufficio di collegamento tedesco a Roma, un trasporto truppe. Non
è però stato precisato se le navi britanniche siano dirette in
Mediterraneo od in Atlantico. Sulla scorta di queste informazioni,
nel pomeriggio del 21 Maricosom ha ordinato ad Alagi
e Diaspro
di salpare da Cagliari per raggiungere delle zone d'agguato al largo
dell'Algeria, a nord di Capo Bougaroni e presso Philippeville, mentre
il Comando dell'Aeronautica ha disposto all'Aeronautica della
Sardegna di condurre sistematici voli di ricognizione verso ovest
dall'alba del 22, ed all'Aeronautica della Sicilia di sorvegliare
Malta con i suoi ricognitori. La 1a
Squadra Aerea (Piemonte) e la 3a
Squadra Aerea (Italia centrale) sono state messe in allarme per
vigilare sul Mar Ligure e sul Tirreno, e sono tenuti pronti
all'intervento gli aerosiluranti di base in Sardegna.
In
realtà la Forza H è salpata da Gibilterra con la corazzata Nelson,
l'incrociatore da battaglia Renown
(nave ammiraglia del comandante della Forza H, ammiraglio James
Somerville), la portaerei Ark
Royal, l'incrociatore
leggero Hermione e
sei cacciatorpediniere per l'operazione "Substance": questa
prevede che la Nelson,
insieme agli incrociatori leggeri Edinburgh, Manchester ed Arethusa,
al posamine veloce Manxman e
ai cacciatorpediniere Nestor, Lightning, Farndale, Avon
Vale, Eridge, Cossack, Sikh e Maori (Forza
X), scorti da Gibilterra a Malta il convoglio GM. 1, partito dalla
Rocca all'1.45 del 21 luglio e formato da un trasporto truppe
(il Leinster,
avente a bordo un migliaio di soldati ed armieri della RAF diretti
urgentemente a Malta ma incagliatosi poco dopo la partenza e
conseguentemente escluso dall'operazione) e sei navi da carico
(Deucalion, Port
Chalmers, City
of
Pretoria, Sydney Star, Durham e Melbourne
Star)
cariche di rifornimenti, mentre sulla rotta opposta procederanno sei
mercantili scarichi e la cisterna militare Breconshire (convoglio
MG. 1), scortati dal cacciatorpediniere Encounter.
Alcune delle unità della Forza X (Manchester,
Arethusa,
Sikh,
Cossack
e Maori)
sono a loro volta cariche di truppe, in tutto circa 4000 militari
dell'Esercito e della RAF diretti a Malta.
Renown, Ark
Royal, Hermione ed
otto cacciatorpediniere (Faulknor, Fearless, Firedrake,
Forester,
Foxhound, Fury,
Foresight e Duncan),
salpati da Gibilterra a partire dalle tre di notte del 21 (il Renown
è uscito in mare per ultimo alle 4.26), devono fornire copertura
all'operazione, mentre unità della Mediterranean Fleet uscite da
Haifa ed Alessandria compiranno azioni diversive nel Mediterraneo
orientale (intensificando inoltre il traffico radio per attirare
l'attenzione su di sé, distogliendola dal bacino occidentale del
Mediterraneo), ed otto sommergibili britannici ed olandesi della
8th e
10th Flotilla
sono stati schierati al largo delle basi navali italiane in modo da
intercettare la flotta italiana se dovesse uscire in mare a
contrastare l'operazione. La Forza H propriamente detta (il gruppo di
Somerville), procedendo a 20 nodi, supera a mezzogiorno del 21 il
gruppo costituito dal convoglio e dalla Forza X, costituendo quindi
un gruppo a sé che rimane in posizione avanzata di una trentina di
miglia rispetto al convoglio.
Nelle
ore diurne la scorta antisommergibili è assicurata dagli idrovolanti
Short Sunderland decollati da Gibilterra (onde non usare gli
Swordfish dell'Ark Royal,
che con le loro trasmissioni di volo rivelerebbero la presenza della
portaerei), mentre per contrastare eventuali attacchi aerei una
sezione di caccia Fairey Fulmar è tenuta pronta al decollo sul ponte
di volo dell'Ark Royal.
Alle 12.55 (a sudovest di Almeria) ed alle 19 (a sud di Capo Palos)
del 21 la Forza H incontra due mercantili neutrali; dopo una notte
priva di eventi, dalle 7.13 del 22 luglio l'Ark
Royal inizia a lanciare
pattuglie di caccia Fulmar e bombardieri Swordfish per la scorta
antisommergibili (ormai la formazione è al di fuori del raggio
operativo dei Sunderland di Gibilterra). Alle 8.50 un idrovolante
CANT Z. 506 della 287a Squadriglia della Ricognizione Marittima
avvista la Forza H (ma non il convoglio, che si trova un centinaio di
miglia più a sudovest) ed i caccia dell'Ark
Royal tentano di
intercettarlo, ma non ci riescono a causa della scarsa visibilità e
delle nuvole basse.
Alagi
e Diaspro,
raggiunti i punti di agguato situati sul meridiano 06°00' E,
dovranno poi pattugliare la zona fino al meridiano 05°00' E.
La
sera del 22 luglio il Diaspro
attaccherà infruttuosamente la Forza H e lancerà poi il segnale di
scoperta, in seguito alla ricezione del quale Supermarina invierà
tra Malta e Pantelleria i sommergibili Fratelli
Bandiera, Luciano
Manara, Ruggiero
Settimo e Dessiè per
tentare, senza successo, di intercettare la formazione britannica. Il
mattino del 23 luglio ricognitori italiani avvisteranno la squadra
britannica a nord di Bona, ma troppo tardi per un intervento della
squadra da battaglia italiana (corazzate Littorio, Vittorio
Veneto e Duilio a
Taranto, incrociatori pesanti Trieste, Bolzano e Gorizia a
Messina, incrociatori leggeri Garibaldi, Montecuccoli, Da
Barbiano e Di
Giussano a
Palermo: tutti sono stati messi in allerta dal 21 luglio, quando ci
sono state le prime avvisaglie di un'operazione nemica); verranno
invece inviati ad attaccare le navi nemiche i bombardieri Savoia
Marchetti S.M. 79 e CANT Z. 1007 del 32° Stormo da Bombardamento
Terrestre e del 51° Gruppo da Bombardamento Terrestre e gli
aerosiluranti Savoia Marchetti S.M. 79 della 280a e
283a Squadriglia,
che affonderanno il cacciatorpediniere Fearless e
danneggeranno gravemente il suo gemello Firedrake,
l'incrociatore leggero Manchester e
la nave cisterna Høegh
Hood,
oltre a causare lievi danni ad un altro cacciatorpediniere,
il Foxhound.
Questi successi saranno pagati con l'abbattimento di due bombardieri
e cinque aerosiluranti abbattuti dai caccia dell'Ark
Royal. I britannici
subiranno inoltre la perdita di tre caccia Fairey Fulmar ed il grave
danneggiamento della motonave Sydney
Star,
silurata dal MAS
532.
Il
convoglio GM. 1 raggiungerà Malta il 24 luglio, mentre l'MG. 1 e la
Forza H raggiungeranno Gibilterra il 27.
22
luglio 1941
Raggiunta
la zona d'agguato, l'Alagi
inizia a pattugliarla in superficie, immergendosi di quando in quando
per effettuare ascolto idrofonico.
24
luglio 1941
Alle
17.58 avvista una portaerei e due cacciatorpediniere a 15 km di
distanza, aventi rotta 085°, in posizione 37°45' N e 04°50' E. La
portaerei è la britannica Ark
Royal, in mare per
"Substance"; l'Alagi
non riesce ad avvicinarsi a sufficienza da poter attaccare. (Secondo
James J. Sadkovich l'Alagi
avrebbe avvistato la Forza H il 22 luglio, senza riuscire ad
avvicinarsi a sufficienza da poter lanciare i siluri e venendo invece
sottoposto a caccia antisom con bombe di profondità; secondo Giorgio
Giorgerini, poco dopo essere giunto nella zona d'agguato avrebbe
rilevato agli idrofoni rumori lontani di turbine, ma non sarebbe
riuscito ad arrivare all'avvistamento. In entrambi i casi, sembra
probabile un errore).
25
luglio 1941
Alle
15.27 l'Alagi
avvista a nord di Capo Bougaroni una portaerei, due incrociatori e
diversi cacciatorpediniere, con rotta 030° e poi diretti verso
ovest: è di nuovo l'Ark
Royal con la sua scorta, di
ritorno a Gibilterra dopo "Substance". Anche stavolta il
sommergibile non riesce a portarsi in una posizione idonea per
attaccare; alle 16.43 perde il contatto visivo con le navi nemiche,
ed alle 19.32 anche quello idrofonico.
27
luglio 1941
Rientra
a Cagliari alle 9.42, dopo aver percorso 727 miglia.
30
luglio 1941
Alle
19.34 l'Alagi
(tenente di vascello Giulio Contreas) parte da Cagliari per un
pattugliamento sul parallelo 37°50' N, tra i meridiani 05°00' E e
06°00' E (a sudovest della Sardegna; per altra fonte tra i paralleli
37°30' N e 37°50' N, con ricerca nel meridiano 05°00' E);
ancora una volta, deve formare uno sbarramento insieme al Diaspro
ed al Serpente,
tra Capo Bougaroni e La Galite, stavolta a contrasto dell'operazione
britannica «Style». Quest'ultima, che ha preso il via il 30 luglio,
consiste nell'invio a Malta dell'incrociatore posamine Manxman e
degli incrociatori leggeri Hermione ed Arethusa (Forza
X, al comando del contrammiraglio Edward Neville Syfret), in missione
di trasporto veloce di 1746 uomini (70 ufficiali e 1676 sottufficiali
e soldati, in parte rimasti a Gibilterra quando il
piroscafo Leinster,
facente parte del precedente convoglio «Substance» diretto a Malta,
si era incagliato, in parte imbarcati su navi dello stesso convoglio
che erano dovute rientrare a Gibilterra perché danneggiate: tra di
essi sono richiesti a Malta con particolare urgenza i membri delle
squadre di manutenzione della RAF) e 130 tonnellate di rifornimenti,
con la scorta diretta dei cacciatorpediniere Lightning e Sikh ed
indiretta di parte della Forza H dell'ammiraglio James Somerville
(corazzata Nelson,
incrociatore da battaglia Renown,
portaerei Ark Royal,
due incrociatori ed i cacciatorpediniere Eridge,
Encounter,
Cossack,
Maori,
Nestor,
Faulknor,
Fury,
Foresight,
Foxhound
e Forester).
Quale azione diversiva, la Forza H si dirige inizialmente a nord
delle Baleari
e poi effettua un bombardamento di Porto Conte ed Alghero da parte
dei cacciatorpediniere Maori e Cossack e
di nove bombardieri Fairey Swordfish della portaerei Ark
Royal, che attaccano la
base aerea di Fertilia, sede dei CANT Z. 1007 bis del 51° Gruppo da
Bombardamento (attacchi compiuti tra le 2.15 e le 4.45 del 1°
agosto, con danni trascurabili).
Le navi dirette a Malta hanno
lasciato Gibilterra alle sei (o sette) del mattino del 30 luglio, ed
alle 17.30 la notizia da parte di informatori attivi in loco che la
Forza H è partita da Gibilterra alle 7 diretta verso est è giunta a
Supermarina, che ha subito disposto l'invio in agguato di vari
sommergibili (Alagi, Aradam, Diaspro e Serpente a
sudovest della Sardegna a contrasto di un probabile convoglio diretto
a Malta; Tembien, Zaffiro, Bandiera e Manara tra
Malta e Pantelleria per lo stesso motivo; H
1, H
4 e Marcantonio
Colonna nel
Golfo di Genova nell'eventualità di un nuovo tentativo di
bombardamento navale di Genova), l'approntamento di sei torpediniere
(Castore, Cigno, Calliope, Centauro, Circe e Pallade)
a Trapani e varie altre misure (sospensione del traffico nel
Mediterraneo Centrale, concentrazione a Trapani e Pantelleria di
tredici MAS per effettuare rastrelli notturni nel Canale di Sicilia,
ricognizioni aeree su vaste zone di entrambi i bacini del
Mediterraneo, messa in stato di allarme delle difese costiere di
Liguria, Sicilia, Sardegna e costa tirrenica italiana). Supermarina è
già stata messa in allarme dall'intensificarsi, nei giorni
precedenti, del traffico radio nemico a carattere operativo e degli
attacchi aerei contro le basi aeree della ricognizione marittima in
Sicilia e Sardegna (tra l'altro, alle 12.30 del 30 luglio sei caccia
Bristol Beaufighter del 272nd
Squadron RAF hanno attaccato a sorpresa la base aerea di Elmas,
danneggiando gravemente due aerei e più lievemente altri undici,
anche se i piloti britannici riterranno a torto di aver distrutto ben
52 aerei e danneggiato altri 34), oltre che dalla comparsa di
ricognitori britannici a Taranto e nelle basi del Tirreno
meridionale: l'alto comando della Regia Marina prevede che la Forza H
si stia spostando verso est e ritiene che potrebbe essere in atto
un'operazione congiunta con la Mediterranean Fleet di Alessandria,
siccome rivelazioni radiogoniometriche hanno rivelato la presenza di
un'unità appartenente a quest'ultima alle 17.45 dello stesso giorno,
a 60 miglia per 350° da Marsa Matruh.
Alle
due di notte del 31 luglio rilevazioni radiogoniometriche hanno
individuato la Forza H nelle acque della Spagna, stimandone la
velocità in una decina di nodi, e più tardi è giunta notizia della
partenza da Gibilterra di alcuni mercantili e di tre incrociatori,
con destinazione ignota (in realtà i mercantili sono diretti in
Atlantico, e non c'è nessun incrociatore). Alle 8.45 il Servizio
Informazioni dell'Aeronautica fa sapere che da Gibilterra sono
partite, dirette in Mediterraneo, la portaerei Ark
Royal, la corazzata Nelson,
l'incrociatore da battaglia Renown e
due incrociatori, arrivati nottetempo dall'Atlantico e di scorta a
«due piroscafi carichi di
truppe e otto mercantili carichi di materiali, munizioni e viveri,
probabilmente destinati in Egitto (…) Fonte
attendibile comunica che at Gibilterra si parla di rappresaglie
contro l'Italia».
Nonostante i ricognitori inviati dalla Sardegna durante il mattino a
cercare tali forze non trovino nulla, alle 15.45 Supermarina dà
ordine di approntare all'uscita in due ore la III Divisione Navale
(incrociatori pesanti Trento, Trieste e Gorizia e
XIII Squadriglia Cacciatorpediniere) a Messina e la V Divisione
Navale (corazzate Cesare e Doria)
e tutti i cacciatorpediniere disponibili a Taranto.
Contestualmente
viene ordinato anche alla IX Divisione Navale
(corazzate Littorio e Vittorio
Veneto) ed alla
corazzata Duilio,
a Napoli, di tenersi pronte a partire entro mezz'ora; viene ordinato
che nella notte tra l'1 ed il 2 agosto inizino gli agguati di
torpediniere e MAS al largo di Pantelleria e di Capo Bon; mentre la
IV e VIII Divisione incrociatori, che si trovano a Palermo, vengono
mantenuti in approntamento normale. In base alle informazioni
raccolte, infatti, Supermarina ritiene più probabile che
l'operazione britannica riguardi un attacco contro le coste
tirreniche italiane che non l'invio di un convoglio attraverso il
Canale di Sicilia, ritenuto a torto poco probabile. Alle 16.45 del 31
luglio un aereo di linea tedesco (della Lufthansa) segnala tredici
navi da guerra, tra cui una portaerei, 50 miglia ad est delle
Baleari,
dirette verso est; durante la giornata del 1° agosto undici
ricognitori dell'Aeronautica della Sardegna cercano la Forza H, che
si è spostata a nordest delle Baleari,
con rotta sudovest, e che è stata avvistata alle nove del mattino da
un aereo francese (che ne ha stimato correttamente la composizione
come una portaerei, due corazzate e dieci cacciatorpediniere, con
rotta 160°), 35 miglia a nord di Minorca. Gli avvistamenti da parte
di trimotori CANT Z. 1007 bis del 50° Gruppo segnalano che la Forza
H sembra restare nello stesso punto in cui l'aveva trovata l'aereo
francese (a nordest di Minorca e con rotta nordest), e quattro
successivi rilevamenti radiogoniometrici individuano inoltre una nave
sconosciuta a 70 miglia per 30° da Capo Sant'Antonio (a sud di
Valencia). L'attenzione dell'apparato aeronavale italiano si
concentra così sulla Forza H, mentre passa del tutto inosservato il
transito in Mediterraneo occidentale della Forza X, che naviga ad
alta velocità tenendosi vicina alle acque territoriali del
Nordafrica francese, seguendo la costa algerina e poi tunisina, dopo
di che attraversa indisturbata il Canale di Sicilia. Supermarina,
infatti, ha dato ordine che i MAS stanziati ad Augusta rimangano in
porto in caso di mancato avvistamento di navi nemiche dirette verso
il Mediterraneo centrale da parte della ricognizione (e nessun
ricognitore le ha avvistate), mentre i MAS di Pantelleria non trovano
niente a causa del mare grosso, che ne intralcia seriamente
l'attività. Alle 7.35 del 2 agosto una rilevazione radiogoniometrica
mostra che c'è un'unità britannica 50 miglia ad ovest di Malta,
diretta verso tale isola; Supermarina chiede allora a Superaereo di
condurre una ricognizione sul porto di La Valletta, e mette
nuovamente in allarme la III Divisione a Messina e le corazzate a
Napoli.
La Forza X raggiunge Malta alle nove del mattino del 2
agosto, scarica truppe e rifornimenti e riparte alle 16.30 per
tornare a Gibilterra, dove arriverà il 4. Alle 18 la Forza X, in
navigazione ad alta velocità una decina di chilometri a nordovest di
Gozo (a levante di Malta), viene infine avvistata da dieci caccia
Macchi Mc 200 del 10° Gruppo dell'Aeronautica della Sicilia, di
ritorno dalla richiesta ricognizione su La Valletta, che riconoscono
correttamente le navi avvistate come tre incrociatori e due
cacciatorpediniere, diretti verso Gibilterra. In conseguenza di tale
avvistamento, tre aerosiluranti S.M. 79 “Sparviero” della
278a Squadriglia
decollano da Pantelleria per attaccare la Forza X (uno di essi,
avvistata la formazione avversaria, lancia un siluro contro
l'Hermione,
che lo evita con la manovra); inoltre, la notizia arriva anche a
Marina Messina, che intanto aveva ordinato un agguato notturno di
quattro torpediniere ed altrettanti MAS tra Capo Bon, Pantelleria e
Trapani, ed altri due MAS al largo di Malta. Alle 00.25 del 3 agosto
Marina Messina ordina alla XV Squadriglia Cacciatorpediniere
(Pigafetta, Pessagno, Da Mosto, Da
Verrazzano ed Usodimare)
di accendere le caldaie, ed alle 3.45 di salpare per portarsi entro
le 8 trenta miglia a sud di Marettimo. Al contempo, Marina Messina
ordina al Comando Militare Marittimo di Pantelleria di tenere le
torpediniere Pallade e Castore in
agguato sottocosta, vicino all'isola, e di tenere le batterie
costiere pronte all'intervento. La Forza X passa però ad ovest di
Pantelleria, dal lato opposto rispetto agli sbarramenti italiani,
molto lontano dalle zone in cui si trovano le torpediniere ed i
cacciatorpediniere italiani (che sono state scelte tenendo presente
il concetto precauzionale di evitare un incontro notturno, data la
superiorità britannica nel combattimento di notte), che non riescono
così ad intercettarla (per loro fortuna, probabilmente, data la
netta superiorità di armamento delle navi britanniche).
Dei
sommergibili, l'unico ad entrare in contatto con le forze nemiche è
il Tembien,
che nelle prime ore del 2 agosto viene speronato ed affondato con
tutto l'equipaggio dall'Hermione.
3
agosto 1941
Alle
2.19 l'Alagi
riceve ordine di spostarsi nel punto 37°30' N e 05°30' E.
Alle
tre di notte riceve un segnale di scoperta relativo all'avvistamento,
alle 22.20 della sera precedente, di un importante convoglio nel
quadrante 8327/5, avente rotta 270° e velocità 16 nodi, e l'ordine
di spostarsi venti miglia più a sud.
Successivamente
riceve diversi segnali di scoperta relativi ad una forza navale
uscita da Gibilterra, ma non avvista niente.
Alle
23.27 avvista in posizione 37°33' N e 05°03' E una nave illuminata
avente rotta 325°, probabilmente francese.
4
agosto 1941
Alle
3.30 avvista in posizione 37°29' N e 05°08' E un'altra nave
illuminata, probabilmente francese, avente rotta 150°.
5
agosto 1941
Rientra
a Cagliari alle 15.30, dopo aver percorso 737,3 miglia.
7
agosto 1941
Uscita
da Cagliari per esercitazione insieme all'Aradam,
con la scorta del Balear,
dalle 7.35 alle 11.51, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas. Percorse undici miglia.
8
agosto 1941
Salpa
da Cagliari all'1.55, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas, per un pattugliamento in posizione 37°40' N e 08°30' E,
25 miglia ad ovest/nordovest della Galite. Poche ore dopo la
partenza, tuttavia, riceve ordine di rientrare alla base.
9
agosto 1941
Arriva
a Cagliari alle 8.34, dopo aver percorso 221 miglia.
22
agosto 1941
L'Alagi
(tenente di vascello Giulio Contreas) parte da Cagliari alle 16.05
per un pattugliamento al largo di Bougie, lungo il parallelo 37°30'
N e tra i meridiani 05°00' E e 06°00' E. Insieme a
Diaspro, Serpente ed Aradam,
deve formare uno sbarramento a sudovest della Sardegna (l'Alagi
è a trenta miglia dalla costa sarda) per intercettare un presunto
convoglio britannico in navigazione da Gibilterra a Malta, a seguito
dell'avvistamento di ingenti forze navali britanniche (la Forza H
dell'ammiraglio James Somerville, con la corazzata Nelson,
la portaerei Ark Royal,
l'incrociatore leggero Hermione,
i cacciatorpediniere Encounter, Fury,
Forester, Foresight
e Nestor)
salpate da Gibilterra il 21 agosto e dirette verso est. Oltre allo
sbarramento di cui fa parte l'Alagi,
un secondo sbarramento composto da altri cinque sommergibili
(Squalo, Tricheco, Topazio, Zaffiro e Fratelli
Bandiera) e ben tredici MAS
è stato schierato nel Canale di Sicilia.
In
realtà non c'è nessun convoglio: è in corso l'operazione
britannica "Mincemeat", consistente nell'invio del posamine
veloce Manxman (partito
da solo il 22 agosto per non dare nell'occhio, camuffato da
supercacciatorpediniere francese classe Léopard) al largo di
Livorno, per posare un campo di 70 mine in quelle acque, ed in
attacchi aerei lanciati dall'Ark
Royal contro obiettivi
in Sardegna (stabilimenti industriali e boschi di sughero nella parte
settentrionale dell'isola, nella zona di Tempio Pausania), allo scopo
di dissuadere la Spagna di Francisco Franco dall'entrare in guerra a
fianco dell'Asse, mostrando le capacità della Royal Navy di colpire
il nemico anche in casa propria. Sia per questo fine, sia per
distogliere l'attenzione degli italiani dal Manxman,
la Forza H incrocia davanti a Valencia per impressionare gli spagnoli
con questa “dimostrazione di forza”. Al contempo quest'uscita in
mare serve anche a “coprire” la navigazione da Malta a Gibilterra
dei grossi mercantili scarichi Durham
e Deucalion
(precedentemente giunti a Malta con rifornimenti insieme al convoglio
GM. 1), partiti da Malta rispettivamente il 21 ed il 24 agosto, il
primo senza scorta (facendo affidamento sulla sua buona velocità) ed
il secondo con la scorta del cacciatorpediniere Farndale.
Già
nel pomeriggio del 21 agosto “fonti fiduciarie” hanno comunicato
al Servizio Informazioni Segrete (SIS) della Marina che la Forza H
sarebbe partita nella notte diretta verso est, notizia trasmessa
verso le 19 dal SIS al Servizio Informazioni dell'Aeronautica (SIA);
al contempo è stato rilevato un intensificato traffico di mercantili
a Port Sudan con truppe, aerei e carri leggeri ed un'intensificazione
del traffico radio tra Gibilterra, Alessandria, Malta e la Forza H.
Alle 20.30 il Comando Supremo ha quindi ordinato a Supermarina e
Superaereo di prendere i provvedimenti atti a contrastare una
prevedibile “azione at
massa aero-navale”.
Tra
la mezzanotte del 21 agosto e l'1.30 del 22 agenti italiani attivi ad
Algeciras, davanti a Gibilterra, ed a Ceuta, sull'altra sponda dello
Stretto, hanno osservato l'uscita da Gibilterra della corazzata
Nelson,
della portaerei Ark Royal,
dell'incrociatore leggero Hermione
e di alcuni cacciatorpediniere; questa notizia arriva a Supermarina
alle nove del 22, e porta alla conclusione che la Forza H si sia
congiunta con un convoglio proveniente dall'Inghilterra e diretto in
Mediterraneo, che alle dieci si troverebbe all'altezza di Capo Falcon
con rotta verso est. Il Comando Supremo ha sollecitato la Delegazione
Nord Africa (con sede ad Algeri) della Commissione Italiana
d'Armistizio con la Francia affinché ottenga dalle autorità di
Vichy tutte le informazioni disponibili sul transito delle forze
britanniche nel Mediterraneo occidentale, ma queste non vengono
avvistate dalla ricognizione francese.
Al
contempo, l'intercettazione del traffico radio intercettato dalle
stazioni d'ascolto di Maristat fa ritenere che la Mediterranean Fleet
si trovi in mare a 200-300 miglia da Alessandria con una divisione di
corazzate ed una portaerei.
Alle
12.40 Maricosom ha ordinato al VII Gruppo Sommergibili di Cagliari di
far uscire immediatamente in mare Alagi,
Aradam
e Serpente
per inviarli in agguato a sudovest della Sardegna ed al largo della
costa tunisina, tra i meridiani 05°00' E e 06°00' E; con il
messaggio n. 36198 Maricosom indica che il compito primario dei
sommergibili è effettuare attività offensiva/esplorativa contro
forze navali britanniche provenienti da ovest, con la precisazione
"Caso segnalazione
scoperta manovrare per avvicinamento et attacco senza limitazione
zona". Onde evitare
incidenti con altri sommergibili italiani di passaggio od in agguato
nei pressi, viene altresì specificato "Durante
agguato non attaccare mai sommergibili".
Alagi
e Serpente
vengono inviati sul 6° meridiano, l'Aradam
ad ovest della Galite, lo Squalo
al largo di Capo Bon, il Bandiera davanti a Kelibia e Tricheco,
Topazio
e Zaffiro
tra Malta e Pantelleria.
Oltre
all'invio in agguato dei sommergibili, la squadra da battaglia viene
fatta uscire in mare per intercettare le forze britanniche, e le
squadriglie MAS di Augusta e Pantelleria sono tenute pronte
all'intervento; al contempo, l'Aeronautica mette in allerta le
squadriglie di aerosiluranti della Sardegna ed ordina ricognizioni a
sudest dell'isola.
23
agosto 1941
Alle
9.20 del 23 un Savoia Marchetti S.M. 79 della 228a
Squadriglia dell'89° Gruppo (32° Stormo), decollato dalla base
sarda di Decimomannu e pilotato dal sottotenente Mario Verna, avvista
la Forza H nel Mediterraneo occidentale, sensibilmente più a nord
del previsto, in posizione 38°30' N e 03°22' E (a 45 miglia per
145° dall'isola di Cabrera, nelle Baleari);
l'aereo stima la composizione della forza nemica in una corazzata,
una portaerei, un incrociatore pesante e quattro cacciatorpediniere,
in navigazione verso ovest (270°) con velocità compresa tra i 14 e
i 16 nodi. Maricosom informa Alagi
e Serpente
dell'avvistamento (avvenuto nel quadratino 8448, sottoquadratino 3).
Al contempo, Supermarina prende una serie di provvedimenti quali la
messa in allarme dei Comandi Marina di La Spezia, Napoli, Messina,
Taranto e La Maddalena, l'approntamento a Palermo dell'VIII Divisione
che deve tenersi pronta ad uscire entro un'ora, l'invio di tre
sommergibili in agguato difensivo nel Golfo di Genova, la sospensione
del traffico mercantile con la Sardegna e di quello alturiero nel
Tirreno con rientro in porto dei convogli già in mare, e
l'approntamento dei cacciatorpediniere della X e XV Squadriglia e
degli incrociatori pesanti della III Divisione.
La
flotta di superficie italiana (al comando dell'ammiraglio Angelo
Iachino), uscita da Taranto, Trapani, Messina e Palermo con le
corazzate Littorio e Vittorio
Veneto, gli incrociatori
pesanti Trento, Trieste, Bolzano e Gorizia,
gli incrociatori leggeri Luigi
di
Savoia
Duca
degli
Abruzzi, Raimondo Montecuccoli e Muzio Attendolo e
17 cacciatorpediniere (Lanciere, Ascari,
Corazziere,
Carabiniere, Aviere, Camicia
Nera, Granatiere, Bersagliere, Fuciliere,
Alpino, Maestrale,
Scirocco, Ugolino
Vivaldi, Nicoloso
Da Recco, Lanzerotto
Malocello, Antonio Pigafetta, Giovanni
Da
Verrazzano),
non riuscirà ad intercettare la formazione avversaria, subito
rientrata alle basi dopo aver adempiuto ai propri obiettivi senza
spingersi fino al Canale di Sicilia come invece supposto dal Comando
italiano nell'errata ipotesi della presenza di un convoglio diretto a
Malta.
26
agosto 1941
Alle
22.33 Maricosom informa l'Alagi
della posizione di tre navi mercantili, che il sommergibile manovra
per intercettare.
27
agosto 1941
Alle
00.11 l'Alagi
riceve ordine di rientrare alla base.
Alle
12.24 un nuovo messaggio di Maricosom, trasmesso alle 11.35, informa
l'Alagi
(che in quel momento si trova in posizione 38°25' N e 07°22' E)
della presenza nel quadrante 6580/6 di un grosso trasporto di
10.000-20.000 tsl, avente rotta 270° e velocità 15 nodi; il
comandante Contreas ritiene di avere una possibilità di
intercettarlo ed accosta verso la posizione indicata, mettendo i
motori alla massima velocità (solo 9 nodi, causa avarie ad uno dei
motori). Alle 19.35 l'idrofono inizia a captare i rumori prodotti
dalle macchine della nave segnalata da Maricosom, ma questa si rivela
essere più veloce del previsto, e dopo un'ora il contatto viene
perso.
Alle
22.45 l'Alagi
viene informato della presenza di un mercantile armato probabilmente
danneggiato in posizione 37°24' N e 06°54' E (si tratta della
motonave frigorifera britannica Deucalion,
che è stata attaccata senza successo dal sommergibile Fratelli
Bandiera) e riceve ordine
di attaccarlo.
28
agosto 1941
Alle
00.13 l'Alagi
riceve ordine di cercare i superstiti di un aereo italiano che è
stato abbattuto non lontano dalla sua posizione: si tratta di un
aerosilurante Savoia Marchetti S.M. 79 “Sparviero” della 283a
Squadriglia Aerosiluranti, pilotato dal tenente Pierdonato Donà
delle Rose, abbattuto il giorno precedente durante un attacco contro
la Deucalion
40 miglia a nord di Capo Bougaroni.
Alle
10.40 l'Alagi
avvista e poi recupera in posizione 37°24' N e 06°50' E un cadavere
tenuto a galla da un giubbotto salvagente: il corpo viene
identificato come quello del tenente di vascello Antonio Forni,
assegnato come osservatore all'aereo di Donà delle Rose. L'esame
autoptico mostrerà che non aveva ferite ed è morto per ipotermia
(secondo una fonte, il corpo sarebbe stato avvistato da un aereo
alcune ore prima del suo recupero da parte dell'Alagi).
Non verrà trovato alcun superstite dell'aereo abbattuto; alla
memoria di Forni e Donà delle Rose, per l'ardimento mostrato
nell'attacco (il loro aereo è stato abbattuto mentre attaccava
frontalmente la Deucalion
per costringerla a rallentare e deviare dalla rotta per agevolare
l'attacco di un altro aerosilurante, così attirando su di sé il
tiro delle armi contraeree della motonave), sarà conferita la
Medaglia d'Oro al Valor Militare.
29
agosto 1941
Alle
8.45, all'entrata del porto di Cagliari, l'Alagi
trasborda la salma del tenente di vascello Forni sul rimorchiatore
Vado,
dopo di che si ormeggia alle 9.10. Durante la missione ha percorso
951 miglia.
2
settembre 1941
Al
comando del tenente di vascello Giulio Contreas, l'Alagi
parte da Cagliari alle 22.41 insieme al Serpente
per un pattugliamento al largo di Bougie, in posizione 37°20' N e
06°00' E e tra i meridiani 05°00' E e 06°00' E, per intercettare
una formazione proveniente da Gibilterra.
3
settembre 1941
Alle
20.15, circa un'ora dopo aver raggiunto la posizione assegnata per il
pattugliamento, l'Alagi
riceve ordine da Maricosom di tornare alla base.
4
settembre 1941
Arriva
a Cagliari alle 18.44, dopo aver percorso 380 miglia.
.jpg) |
L'Alagi arriva a Cagliari al rientro di una missione di guerra (g.c. STORIA militare) |
15
settembre 1941
Al
comando del tenente di vascello Giulio Contreas, l'Alagi
lascia Cagliari alle 13.04 per un pattugliamento nella zona K. 1 (tra
il meridiano 11°00' E e Ras Iddà e tra il parallelo 37°14' N e la
costa), vicino alla zona K. 2 (occupata dal sommergibile Smeraldo),
al largo di Capo Bon. Successivamente riceve ordine di spostarsi
nella zona K. 3.
17
settembre 1941
Mandato
in agguato sul meridiano 07°00' E.
20
settembre 1941
Alle
10.15 viene avvistata in posizione 37°08' N e 11°02' E una motonave
italiana di 20.000 tsl con rotta verso nord, scortata da quattro
cacciatorpediniere; si tratta del trasporto truppe Vulcania,
in navigazione da Tripoli a Napoli con la scorta dei
cacciatorpediniere Nicoloso
Da
Recco,
Emanuele
Pessagno,
Antonio
Da
Noli
ed Antoniotto
Usodimare.
L'Alagi,
che è stato preavvisato del passaggio in zona del convoglio, rimane
immerso a venti metri; uno dei cacciatorpediniere passa sulla sua
verticale esattamente sette minuti dopo.
24
settembre 1941
Spostato
in agguato sul meridiano 06°00' E.
26
settembre 1941
Rientra
a Cagliari alle 11.55, dopo aver percorso 1049 miglia.
4
ottobre 1941
Uscita
da Cagliari per esercitazione, dalle 13.01 alle 16.48, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e con la scorta del Balear.
Percorse 21 miglia.
16
ottobre 1941
Al
comando del tenente di vascello Giulio Contreas, l'Alagi
salpa da Cagliari alle 23.58 insieme ai sommergibili Diaspro,
Serpente,
Turchese
e Aradam,
per un pattugliamento a nord di Capo Bougaroni in una zona delimitata
dai meridiani 06°40' E e 07°20' E e dai paralleli 37°10' N e
37°50' N.
I
cinque sommergibili devono formare uno sbarramento tra i meridiani
37°10' N e 37°50' N; ognuno occupa un settore di dieci miglia di
ampiezza.
L'invio
dei sommergibili è stato ordinato a seguito della notizia
dell'uscita in mare della Forza H britannica (corazzata Rodney,
portaerei Ark Royal,
incrociatore leggero Hermione,
cacciatorpediniere Cossack, Foresight, Forester, Fury, Legion, Sikh e Zulu),
salpata da Gibilterra per l'operazione «Callboy», consistente
nell'invio a Malta di tredici aerosiluranti, undici Albacore e due
Swordfish, decollati dall'Ark
Royal. Altri sommergibile
vengono schierati al largo di Capo Bougaroni (Fratelli
Bandiera), Capo Bon
(Squalo e Narvalo)
e Pantelleria (Delfino e Luigi
Settembrini).
(Nessuno
riuscirà ad intercettare la formazione britannica. Raggiunto il 18
ottobre il punto stabilito per il lancio, a 450 miglia da Malta,
l'Ark Royal lancerà
i tredici velivoli, appartenenti all'828th Squadron
della Fleet Air Arm al comando del capitano di corvetta D. E.
Langmore; uno andrà perduto durante il volo, gli altri giungeranno a
destinazione. La Forza H rientrerà a Gibilterra il 19 ottobre).
17
ottobre 1941
Alle
8.41 viene avvistato un aereo a 7000 metri di distanza, in posizione
38°25' N e 08°15' E; l'Alagi
s'immerge.
18
ottobre 1941
Alle
cinque del mattino viene avvistato un piroscafo a 10 km di distanza
in posizione 37°17' N e 06°32' E, ma l'Alagi
non ha modo di avvicinarsi per identificarlo.
Alle
14.05 viene ricevuto un segnale di scoperta ritrasmesso alle 12.45 da
Maricosom, relativo all'avvistamento alle 11.32 di una portaerei, una
corazzata e sei cacciatorpediniere nel quadrante 9319/5 (a circa 120
miglia di distanza), aventi rotta 090° e velocità 14 nodi.
Si
tratta della portaerei Ark
Royal, della corazzata
Rodney,
dell'incrociatore leggero Hermione
e di sette cacciatorpediniere, in mare per «Callboy». L'Alagi
assume rotta d'intercettazione, ma non riesce a trovare le navi
nemiche.
21
ottobre 1941
Rientra
a Cagliari alle 00.30, dopo aver percorso 530 miglia.
24
ottobre 1941
Alle
22.56 l'Alagi
(tenente di vascello Giulio Contreas) salpa da Cagliari insieme al
Diaspro,
per un pattugliamento a nord della baia di Bougie, tra i meridiani
05°20' E e 06°00' E ed i paralleli 37°00' N e 37°15' N, ed al
largo di Capo Cavallo, in posizione 36°56' N, 05°24' E.
3
novembre 1941
Rientra
a Cagliari alle 15.08, dopo una missione in cui ha percorso 1050
miglia avvistando soltanto navi francesi.
15
novembre 1941
Uscita
da Cagliari per prove in mare, dalle 13.34 alle 17.19, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas. Percorse 22 miglia.
19
novembre 1941
Lascia
Cagliari alle 6.10, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas, per trasferirsi a Napoli, per la sostituzione del
periscopio.
20
novembre 1941
Arriva
a Napoli alle 12.38, dopo aver percorso 278 miglia.
24
novembre 1941
Lascia
Napoli alle 7.10 per tornare a Cagliari, al comando del tenente di
vascello Giulio Contreas.
25
novembre 1941
Arriva
a Cagliari a mezzogiorno, dopo aver percorso 271 miglia.
26
novembre 1941
Al
comando del tenente di vascello Giulio Contreas, l'Alagi
lascia Cagliari alle 23 per un pattugliamento a nord di Cap de Fer,
tra i meridiani 07°10' E e 07°40' E, il parallelo 37°40' N e la
costa africana.
5
dicembre 1941
Alle
20.40 viene avvistato in posizione 37°38' N e 07°27' E un
sommergibile o cacciasommergibili. Trovandosi in una posizione
sfavorevole, il comandante Contreas decide di disimpegnarsi in
immersione.
8
dicembre 1941
Rientra
a Cagliari alle undici, dopo aver percorso 1116 miglia.
17
dicembre 1941
Uscita
da Cagliari per esercitazione insieme al Balear,
dalle 8.13 alle 13.05, al comando del tenente di vascello Giulio
Contreas. Percorse 24 miglia.
18
dicembre 1941
Alle
20.55 l'Alagi
lascia Cagliari, al comando del tenente di vascello Giulio Contreas,
per un pattugliamento al largo di Cap de Fer, tra i meridiani 07°20'
E e 07°30' E, il parallelo 37°30' N e la costa algerina.
L'Alagi
ed il Diaspro
sono stati inviati a nord dell'Algeria (altri due sommergibili,
Tricheco ed Axum,
sono stati schierati più ad ovest, al largo di Capo Bougaroni; per
altra fonte lo sbarramento sarebbe stato costituito da Alagi,
Aradam,
Turchese
ed Axum)
in previsione di un possibile ingresso in Mediterraneo della Forza H.
Durante
la missione l'Alagi
avvista diverse navi francesi, ma nessuna nave britannica.
19
dicembre 1941
Alle
dieci del mattino avvista in posizione 37°44' N e 07°38' E un
sommergibile simile all'Aradam,
avente rotta 070°; s'immerge per evitare incidenti.
25
dicembre 1941
Rientra
a Cagliari alle 12.10 dopo aver percorso 731 miglia.
1°
gennaio 1942
Alle
18.35 l'Alagi
(tenente di vascello Giulio Contreas) salpa da Cagliari per un
pattugliamento tra i meridiani 15°20' E e 16°00' E ed i paralleli
34°00' N e 34°20' N: insieme a Turchese,
Axum
ed Aradam,
deve formare uno sbarramento di sommergibili tra Malta e Pantelleria
(tra le 69 e le cento miglia ad est ed a sud di Malta), col compito
di avvistare ed attaccare eventuali forze navali britanniche che
dovessero prendere il mare per contrastare l'operazione «M. 43»,
consistente nell'invio di un grosso convoglio di rifornimenti in
Libia. In totale, ben undici sommergibili (Alagi, Axum, Aradam,
Platino, Onice, Galatea,
Beilul, Delfino, Turchese,
Zaffiro e
Dessiè)
vengono dislocati in agguato sulle probabili rotte che potrebbe
percorrere una formazione navale britannica; un gruppo (Alagi,
Aradam, Axum,
Turchese, Platino, Onice
e Delfino)
viene dislocato ad est di Malta, contro eventuali provenienze da
quest'isola, un altro (Beilul, Galatea e Dessiè)
più a levante, tra Creta e la Cirenaica, sulla rotta che seguirebbe
una formazione che prendesse il mare da Alessandria. I sommergibili
hanno compito offensivo-esplorativo nelle ore diurne ed offensivo
totale in quelle notturne; l'Alagi
forma una linea orientata da nordest a sudest con Platino,
Onice
e Delfino.
(Secondo
“I sommergibili in Mediterraneo”, Vol. II, dell'USMM, l'Alagi,
insieme a Platino,
Onice
e Delfino,
sarebbe stato schierato ad est di Malta lungo una linea orientata
approssimativamente per meridiano e distante da Malta un'ottantina di
miglia a copertura degli accessi da nordest e da sudest all'isola,
con i sommergibili distanziati tra loro di una trentina di
miglia).
Nessuna forza navale britannica sortirà per attaccare
il convoglio, essendo la Mediterranean Fleet ridotta ai minimi
termini in conseguenza delle perdite inflitte a fine 1941 dalle mine,
dai mezzi d'assalto italiani e dai sommergibili tedeschi (situazione
di cui però a Roma non si ha contezza, così da portare a misure
precauzionali estreme come questo dispiegamento di unità subacquee
per proteggere la navigazione di un convoglio importante come «M.
43»); il convoglio raggiungerà indenne la propria destinazione,
portando in Libia 15.379 tonnellate di carburante, 2417 tonnellate di
munizioni, 10.242 tonnellate di materiali vari, 144 carri armati, 520
automezzi e 901 tra ufficiali, sottufficiali e soldati.
3
gennaio 1942
Alle
22.05 l'Alagi
viene probabilmente avvistato da 2-3 km di distanza dall'Aradam,
assegnato al settore adiacente.
4
gennaio 1942
Inizia
l'agguato nell'area assegnata.
5
gennaio 1942
Maricosom
informa l'Alagi,
il Platino,
il Manara
ed il Delfino
della presenza di un sommergibile nemico (si tratta del polacco
Sokol)
segnalato alle 8.45 del giorno precedente nel quadrante 3998/5
(35°00' N e 15°30' E), con rotta 160° e velocità 10 nodi.
6
gennaio 1942
Alle
dieci del mattino avvista una mina vagante, a soli trecento metri di
distanza, in posizione 34°55' N e 13°17' E; a causa del mare
grosso, che ostacola la mira, non tenta nemmeno di distruggerla a
raffiche di mitragliera. Lo stesso giorno lascia la zona d'agguato
per fare ritorno alla base.
8
gennaio 1942
Rientra
a Cagliari alle 17.25, dopo aver percorso 1225 miglia.
18
gennaio 1942
Uscita
da Cagliari per prove in mare, dalle 8.30 alle 12.06, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e scortato dal rimorchiatore
Salvore.
Percorse 22 miglia.
19
gennaio 1942
Il
tenente di vascello Contreas cede il comando dell'Alagi
al tenente di vascello Marco Revedin, 30 anni, da Bologna.
20
gennaio 1942
Uscita
da Cagliari per esercitazione, dalle 7.50 alle 12.06, al comando del
tenente di vascello Marco Revedin e scortato dal Salvore.
Percorse 24 miglia.
23
gennaio 1942
Uscita
da Cagliari per esercitazione, dalle 13 alle 18.15, al comando del
tenente di vascello Giulio Contreas e scortato dal dragamine RD
41. Percorse 28 miglia.
28
gennaio 1942
Salpa
da Cagliari alle 14.15, al comando del tenente di vascello Marco
Revedin, per un pattugliamento insieme ai sommergibili Brin,
Turchese,
Aradam
ed Axum
nell'area compresa tra i meridiani 06°00' E e 06°10' E ed i
paralleli 37°30' N e 38°00' N.
Poche
ore dopo la partenza viene tuttavia richiamato alla base, dove giunge
alle 19.30, dopo aver percorso sole 46 miglia.
4
febbraio 1942
Uscita
da Cagliari per esercitazione, dalle 7.05 alle 13.51, al comando del
tenente di vascello Marco Revedin e scortato dal dragamine RD
34.
Percorse 46 miglia.
8
febbraio 1942
Al
comando del tenente di vascello Marco Revedin, l'Alagi
lascia Cagliari alle 20.44, insieme al Brin,
per un pattugliamento a nord di Cap de Fer e di Capo Bougaroni, tra i
meridiani 06°55' E e 07°05' E ed i paralleli 37°05' N e 37°30' N,
ad una ventina di miglia dalla costa. Forma con altri sommergibili
(il Brin,
inviato insieme all'Alagi
nella stessa zona; Turchese,
Aradam
ed Axum,
inviati il 10 febbraio al largo del Golfo di Philippeville, formando
uno sbarramento più esterno rispetto a quello composto da Alagi
e Brin;
Narvalo
e Santorre
Santarosa,
inviati l'11 al largo di Capo Blanc) uno sbarramento nelle acque tra
Algeria e Tunisia a contrasto di movimenti navali britannici
segnalati nel Mediterraneo occidentale (un incrociatore ed un
cacciatorpediniere sono in navigazione da Gibilterra verso il Canale
di Sicilia, o comunque verso il Mediterraneo centrale), ma si trova
ben presto alle prese con una violenta tempesta da nordovest.
9
febbraio 1942
Raggiunge
la zona d'agguato.
Alle
7.40, in posizione approssimata 38°00' N e 07°30' E, un'onda
improvvisa trascina in mare la vedetta di dritta, il sergente
nocchiere Cosimo Desogu, 20 anni, da Siurgus Donigala. L'Alagi
torna indietro e cerca il disperso fino alle nove del mattino, ma
senza successo.
10
febbraio 1942
Alle
14.05 riceve un segnale di scoperta relativo all'avvistamento da
parte di aerei, alle 12.15, di un incrociatore ed un
cacciatorpediniere nemici aventi rotta 090° e velocità 20 nodi nel
quadrante 6291/5, a 190 miglia di distanza. Accosta verso ovest per
intercettarli, ma successivamente riceve un nuovo segnale di
Maricosom delle 17.02 in cui si collocano le due navi avversarie,
alle 13.45, nel quadrante 1814/6, con rotta sempre 090° e velocità
22 nodi, il che significa che passerebbero venti miglia a nord della
posizione dell'Alagi;
questi cerca di avvicinarsi, ma riesce soltanto a captare rumore di
macchine in moto.
Le
due navi britanniche oggetto dei segnali di scoperta erano
l'incrociatore leggero Cleopatra
ed il cacciatorpediniere Fortune,
in navigazione da Gibilterra (da dove sono partiti il 9 febbraio) a
Malta (dove il Cleopatra
entrerà a far parte della Mediterranean Fleet, mentre il Fortune
trasporta pezzi di ricambio da recapitare a Malta prima di proseguire
per l'Estremo Oriente), dove arrivano a mezzogiorno dell'11 febbraio.
11
febbraio 1942
Alle
4.15 l'Alagi
avvista in posizione 37°20' N e 07°05' E un piroscafo in
navigazione verso ovest, e lo segue fino a quando non lo identifica
come il Saint
Alain,
della Francia di Vichy.
Alle
6.05 avvista un altro mercantile avente rotta 280° in posizione
37°11' N e 07°11' E, ma quando si avvicina scopre che anche questo
è francese.
Alle
14.15 riceve un segnale di scoperta relativo ad una nave nemica, che
tuttavia è troppo lontana per pensare ad un tentativo
d'intercettazione.
12
febbraio 1942
Alle
2.10 avvista due navi in posizione 37°17' N e 07°01' E, ma quando
si avvicina identifica una delle due come il mercantile francese
Château
Larose.
13
febbraio 1942
All'una
di notte avvista all'orizzonte due navi illuminate (dunque neutrali)
in navigazione lungo la costa, in posizione 37°27' N e 06°58' E.
16
febbraio 1942
Lascia
la zona d'agguato per rientrare alla base, al pari del Brin:
in mancanza di conferme dei movimenti navali britannici segnalati
qualche giorno prima, i tre sbarramenti al largo delle coste
algerino-tunisine vengono ritirati.
17
febbraio 1942
Rientra
a Cagliari alle 11.35, dopo aver percorso 929 miglia.
21
febbraio 1942
Lascia
Cagliari alle 6.05, al comando del tenente di vascello Marco Revedin,
diretto a Napoli per un periodo di lavori di raddobbo.
22
febbraio 1942
Arriva
a Napoli alle 11.55, dopo aver percorso 273 miglia.
25
febbraio 1942
Il
tenente di vascello Revedin lascia il comando dell'Alagi.
26
febbraio-22 aprile 1942
Ai
lavori a Napoli. Durante questo periodo si succedono provvisoriamente
al suo comando il sottotenente di vascello Luigi Reni (25 anni, da
Verona) dal 26 febbraio al 4 marzo, il guardiamarina Giovanni
Gardella (28 anni, da Genova) dal 5 marzo al 4 aprile ed il
guardiamarina Alberto Vaccani (27 anni, da Sala Comacina, ufficiale
di rotta dell'Alagi)
dal 4 al 22 aprile. Il 23 aprile assume il comando dell'Alagi
il tenente di vascello Sergio Puccini (28 anni, da Firenze), con il
quale il sommergibile attraverserà la fase più intensa della sua
vita operativa e che rimarrà al comando fino alla fine della guerra.
.jpg) |
Il tenente di vascello Sergio Puccini, che comandò l'Alagi dall'aprile 1942 all'agosto 1945, uno dei periodi di comando più lunghi tra gli ufficiali sommergibilisti italiani (g.c. Giovanni Pinna). Nato a Firenze il 30 gennaio 1914, in precedenza era stato comandante in seconda del Dandolo, sia in Atlantico che in Mediterraneo, dal dicembre 1940 all'aprile 1942. Nel corso del conflitto ottenne due Medaglie d'Argento, tre di Bronzo ed una Croce di Guerra al Valor Militare; al comando dell'Alagi silurò due incrociatori britannici (Kenya e Cleopatra) danneggiandoli gravemente, ma fu anche (incolpevole) protagonista del tragico episodio di “fuoco amico” in cui fu affondato il cacciatorpediniere Usodimare. Lasciata la Marina nel 1947 e promosso capitano di corvetta in congedo negli anni Cinquanta, si trasferì ad Ivrea, dove lavorò come ingegnere presso la Olivetti (dove lavorava anche un altro ex ufficiale sommergibilista: Ottorino Beltrami, già comandante in guerra dell'Acciaio). Nel maggio 1995 partecipò ad un raduno di reduci dell'Alagi a Riccione, insieme ad un altro ex comandante di quel sommergibile, Giulio Contreas. |
28
aprile 1942
Uscita
da Napoli per prove in mare, dalle 10.45 alle 15.20, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 20,5 miglia.
3
maggio 1942
Uscita
da Napoli per prove in mare, dalle 8.30 alle 16.58, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini e con la scorta della torpediniera
Enrico
Cosenz.
Percorse 51 miglia.
4
maggio 1942
Uscita
da Napoli per prove della girobussola, dalle 8.30 alle 14.30, al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 27 miglia.
6
maggio 1942
Uscita
da Napoli per prove in mare, dalle 12.50 alle 18.30, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 31 miglia.
9
maggio 1942
Uscita
da Napoli per esercitazione, dalle 15.18 alle 18.30, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 20 miglia.
11
maggio 1942
Uscita
da Napoli per esercitazione, dalle 11.04 alle 19.24, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 33 miglia.
12
maggio 1942
Uscita
da Napoli per esercitazione, dalle 15 alle 23.30, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini e con la scorta della torpediniera
Lince.
Percorse 40 miglia.
13
maggio 1942
Uscita
da Napoli per esercitazione, dalle 13 alle 19.16, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 31 miglia.
26
maggio 1942
Uscita
da Napoli per esercitazione, dalle 9.15 alle 14.05, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 21 miglia.
27
maggio 1942
Lascia
Napoli alle 5.10, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini,
per trasferirsi a Trapani; è scortato dalla torpediniera Castore.
28
maggio 1942
Dopo
essere passato nei punti 40°26' N e 14°15' E e 38°42'05' N e
12°51' E, arriva a Trapani alle 7.38, dopo aver percorso 218 miglia.
29
maggio 1942
Al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, l'Alagi
salpa da Trapani alle 19.30 per un pattugliamento a nord del Canale
di Sicilia ed a sud di Marettimo (per tenere sotto controllo gli
accessi settentrionali del Canale di Sicilia), tra i meridiani 12°03'
E e 12°10' E ed i paralleli 37°40' N e 37°55' N, in seguito ad una
segnalazione relativa all'avvistamento alle 13.30 di un incrociatore
e due cacciatorpediniere nel quadrante 3523/2, aventi rotta 090° e
velocità 16 nodi, in navigazione da Gibilterra verso est (si tratta
dell'incrociatore leggero Charybdis
e dei cacciatorpediniere Wrestler
e Westcott,
inviati ad intercettare il sommergibile Argo
dopo che questi è stato seriamente danneggiato da un attacco aereo).
Per intercettare tale formazione vengono fatti uscire anche i
sommergibili Acciaio
e Giada
da Augusta e gli incrociatori leggeri Eugenio
di Savoia
e Raimondo
Montecuccoli
con i cacciatorpediniere Oriani
ed Ascari;
tutti ricevono ordine di rientrare quando si scopre che la formazione
britannica ha invertito la rotta.
30
maggio 1942
Alle
22.30 avvista un veliero in posizione 37°45' N e 12°06' E; accosta
in fuori per non essere visto.
31
maggio 1942
Rientra
a Trapani alle tre di notte, dopo aver percorso 138,9 miglia.
8
giugno 1942
L'Alagi
salpa da Trapani alle 7.05, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini e con la scorta della torpediniera Giuseppe
Dezza,
per un agguato a levante di Malta ed al largo di Ras Enghela e La
Galite, in un'area compresa tra i meridiani 09°20' E e 10°00' E ed
i paralleli 37°20' N e 37°45' N (ad ovest del meridiano di Capo Bon
e 20 miglia a nord di Capo Blanc). In base agli ordini ricevuti, per
raggiungere la zona d'agguato deve passare nel punto 38°30' N e
12°00' E.
A
mezzogiorno l'Alagi
avvista un aereo italiano in volo verso sud, in posizione 38°21' N e
12°35' E; alle 12.32 affonda una mina vagante a colpi di mitragliera
in 38°24' N e 12°15' E, e tre minuti dopo avvista un altro aereo
italiano, in volo verso nord, in posizione 38°23' N e 12°16' E.
Altri
due aerei italiani vengono avvistati alle 15.07, in posizione 38°27'
N e 11°48' E, ed alle 16.20, in posizione 38°21' N e 11°32' E.
Alle 19.17 viene avvistato un ennesimo aereo in posizione 38°10' N e
11°03' E, a 8 km di distanza ed in avvicinamento; viene effettuato
il segnale di riconoscimento, ma siccome l'aereo non risponde al
segnale, l'Alagi
s'immerge.
Alle
19.42 – poche ore dopo l'arrivo nella zona d'agguato – gli
idrofoni dell'Alagi captano
una sorgente sonora in avvicinamento in direzione vera 350°, ed alle
20.07 l'Alagi,
portatosi a quota periscopica in posizione 38°09' N e 11° E,
avvista un grosso mercantile scortato da un cacciatorpediniere,
avente rotta 170° (verso Capo Bon); il sommergibile si avvicina per
riconoscerli, facendo intanto preparare i siluri al lancio.
Non
essendo stato informato del passaggio in zona di convogli italiani
(come Puccini specificherà nel rapporto: «Non
avendo ricevuto nessuna comunicazione di unità, né nazionali né
nemiche, in transito in questa zona»;
il giornalista Pietro Caporilli scriverà nel dopoguerra che secondo
quanto riferitogli dal tenente di vascello Fieschi, all'epoca
comandante in seconda dell'Alagi,
prima di partire per la missione era stato detto all'Alagi
che "Qualunque nave interferisce la vostra rotta è nave
nemica"), il comandante Puccini ritiene che si tratti di navi
nemiche e manovra per attaccare. Alle 20.20 la distanza è calata a
5000 metri e Puccini riesce ad intravedere la bandiera del piroscafo,
di cui però non distingue i colori a causa dell'oscurità; in quel
momento le due navi accostano per 350°, mettendogli la poppa sopra
(il convoglio dirige per scapolare Capo Bon), e durante l'accostata
il comandante dell'Alagi ha
finalmente modo di vedere di profilo il cacciatorpediniere, che fino
a quel momento gli ha presentato un beta molto stretto: ha due
fumaioli e quattro cannoni in impianti singoli centrali, una
disposizione tipica dei cacciatorpediniere britannici.
Puccini
decide di seguire il convoglio fin quando possibile, lanciando il
segnale di scoperta quando sarà possibile riemergere in sicurezza;
alle 20.30 il piroscafo inizia un'altra accostata a sinistra, ma un
errore di manovra nell'allagamento dei tubi lanciasiluri provoca la
perdita dell'assetto da parte dell'Alagi,
che scende più in profondità e perde così il contatto con il
convoglio “nemico”. Tornato a quota periscopica, il sommergibile
avvista nuovamente le navi alle 20.40, notando che adesso
all'originaria coppia si sono unite altre tre unità, una delle quali
è un cacciatorpediniere mentre le altre due sono troppo lontane per
distinguerne la tipologia, anche per via dell'oscurità che va
calando. Le navi hanno un beta molto largo, ma non è possibile
stabilirne il lato. Ad ogni modo, Puccini trae la conclusione di
trovarsi nel punto di riunione di unità britanniche che hanno
navigato isolate per eludere la ricognizione e che si stanno
radunando per navigare in convoglio nel Canale di Sicilia durante la
notte.
Messa la prua sulle navi avvistate, l'Alagi
stabilisce il lato del beta ed assume rotta di attacco; quando il
grosso mercantile è sull'angolo di mira, appare la sagoma di
un'altra nave subito a proravia, ma a maggiore distanza.
Alle
21.19, in posizione 38°25' N e 11°05' E (o 38°00' N e 11°05' E; a
72 miglia per 273° da Trapani e venti miglia a nord di Capo Blanc),
l'Alagi lancia
contro queste due navi tre siluri da 533 mm dai tubi prodieri, con
angolo d'impatto 115°, da distanza compresa tra i 2000 ed i 3000
metri. All'atto del lancio il malfunzionamento del sistema di lancio
“senza bolla” fa appoppare l'Alagi,
facendolo parzialmente affiorare in superficie per alcuni secondi,
dopo di che scende rapidamente.
Tre
minuti e mezzo dopo il lancio viene avvertita una violenta
esplosione, seguita poco dopo da tre scariche di bombe di profondità,
piuttosto vicine.
9
giugno 1942
Alle
00.07 l'Alagi
riferisce alla base la notizia dell'attacco effettuato poco prima. Il
comandante Puccini scoprirà con orrore che il convoglio da lui
attaccato era in realtà italiano: lo componevano le motonavi Vettor
Pisani e Sestriere,
scortate dai cacciatorpediniere Antoniotto
Usodimare e Premuda
e dalla torpediniera Circe
nell'ambito dell'operazione di traffico "Pisa" per l'invio
di rifornimenti da Napoli e Palermo a Tripoli.
Tale
operazione prevedeva due convogli, "U" (Pisani,
Usodimare
e Premuda,
partito da Napoli all'una di notte dell'8 giugno) e "S"
(Sestriere,
Circe
e Lince
– quest'ultima lasciata libera di rientrare in porto dopo la
riunione –, partito da Palermo alle 11.30 dell'8 giugno), riunitisi
in mare a 78 miglia per 360°, cioè a nord, di Capo Bon per poi
proseguire in convoglio unico verso il Canale di Sicilia (era la loro
riunione quella che l'Alagi
ha osservato alle 20.40).
La
tragedia è da ricondursi al mancato avvertimento dell'Alagi,
da parte di Marina Trapani, circa il passaggio del convoglio nella
sua zona d'agguato. Per colmo di sfortuna, se
sia l'Alagi che
il convoglio si fossero attenuti alle rispettive tabelle di marcia la
distanza tra l'uno e l'altro non sarebbe mai calata sotto le cento
miglia; tuttavia l'Alagi
ha perso tempo dapprima per effettuare un'immersione d'assetto e poi
a causa dell'avvistamento di alcuni aerei (italiani) per sfuggire ai
quali si è nuovamente immerso, così che ha attraversato la rotta
del convoglio molto più tardi rispetto al previsto. Q secondo "La
difesa del traffico con l'Africa Settentrionale dal 1° ottobre 1941
al 30 settembre 1942" dell'USMM; secondo "I sommergibili in
Mediterraneo", anch'esso dell'USMM, il convoglio aveva dovuto
eseguire una conversione di rotta che aveva fatto sì che si venisse
a trovare al di fuori dell'area prevista di transito ("La difesa
del traffico" non cita questa conversione di rotta come causa
della tragedia, ma scrive che la sera dell'8 il caposcorta del
convoglio "U", stimando di essere spostato verso ovest
rispetto alla rotta prevista, accostò verso est e poi, avvistato
verso nord il convoglio "S", si diresse verso nord per
agevolare la riunione dei due gruppi; questa fu completata entro le
20.50, dopo di che il convoglio unico assunse rotta 180° e velocità
13 nodi).
È
stata la presenza del Premuda,
nave di preda bellica jugoslava e di costruzione britannica (di
aspetto diverso da quello dei cacciatorpediniere italiani e simile
invece ai cacciatorpediniere britannici delle classi H e I), a trarre
in inganno Puccini circa l'identità delle navi avvistate: era
infatti questo il cacciatorpediniere dalla sagoma “tipicamente
inglese” osservato al periscopio. Commenta "La difesa del
traffico": «Forse il
comandante del sommergibile avrebbe anche potuto pensare che un
convoglio britannico che si fosse trovato in quella zona sarebbe
stato certamente avvistato e segnalato precedentemente dalla
ricognizione aerea; però non si può, anzi non si deve, chiedere al
comandante di unità decisamente aggressive come sono i sommergibili
di elaborare casistiche eccessivamente sottili ad ogni bersaglio
avvistato. Nel caso specifico, poi contribuirono a determinare il
tragico equivoco la sagoma del Premuda e le manovre fatt dal
convoglio "U" che, prima accostò per levante, poi per
settentrione, quindi mise nuovamente la prora a sud dopo essersi
riunito col convoglio "S"».
Dopo
aver attraversato tutta la linea di fronte del convoglio, alle 21.20
(o 21.23, o 21.25) i siluri dell'Alagi
hanno colpito l'Usodimare
(capitano di fregata Luigi Merini), che ha avvistato la scia di un
siluro all'ultimo momento e tentato di evitarlo mettendo tutta la
barra a dritta, ma senza successo: colpito a dritta al centro, nella
sala caldaie numero 3, da almeno un siluro (forse anche due), il
cacciatorpediniere si è spezzato in due ed è affondato in meno di
mezzo minuto nel punto 38°09' N e 11°00' E, 72 (o 78, o 90, o 100)
miglia a nord di Capo Bon, portando con sé 141 del 306 uomini
imbarcati. Si tratta, insieme all'affondamento del sommergibile Gemma
ad opera del Tricheco
nell'ottobre 1940, del più grave incidente di “fuoco amico” tra
navi italiane nella seconda guerra mondiale.
I
soccorsi ai naufraghi sono ancora in corso quando sia le navi in mare
che Supermarina ricevono un marconigramma dell'ignaro Alagi,
che informa di aver avvistato una formazione navale che ha attaccato
con una salva di siluri, con esito positivo. Subito tutti comprendono
la reale identità dell'attaccante.
L'affondamento
dell'Usodimare
provoca anche la temporanea sospensione di "Pisa", i cui
due convogli sono momentaneamente dirottati a Palermo. Ripartiranno
il 10 giugno, giungendo a Tripoli senza ulteriori inconvenienti.
Nonostante
la tragedia, la missione prosegue; il giorno stesso l'Alagi
raggiunge le acque della Tunisia, spingendosi poi in ricognizione
verso le Baleari.
(Il comandante Puccini verrà ritenuto privo di colpe per quanto
accaduto, tanto che manterrà il comando dell'Alagi
per il resto della guerra).
10
giugno 1942
Maricosom
informa i sommergibili in mare che navi britanniche sono in partenza
da Gibilterra, dirette verso est: si tratta con ogni evidenza di un
nuovo tentativo britannico di rifornire Malta.
Sta
infatti iniziando l'operazione britannica «Harpoon», consistente
nell'invio da Gibilterra a Malta di un convoglio fortemente scortato,
simultaneamente all'invio di un secondo convoglio da Alessandria
(operazione «Vigorous»): dal contrasto dell'Asse alla navigazione
di questi due convogli scaturirà la grande battaglia aeronavale di
Mezzo Giugno.
Dopo
che una precedente operazione di rifornimento di Malta svoltasi nel
marzo 1942 (e sfociata nell'inconclusivo scontro navale della seconda
battaglia della Sirte) si è conclusa con la perdita, causata dagli
attacchi aerei, di 24.000 delle 25.000 tonnellate di rifornimenti
inviati, la situazione di Malta è divenuta molto critica: in maggio
si è dovuto introdurre il razionamento dei viveri, e le calorie
fornite quotidianamente alla guarnigione sono state dimezzate (da
4000 a 2000) mentre per la popolazione civile la riduzione è stata
ancora più marcata (1500 calorie).
I
comandi britannici, pertanto, hanno programmato per metà giugno una
duplice operazione di rifornimento, articolata su due
sotto-operazioni: «Harpoon», il cui convoglio partirà da
Gibilterra, e «Vigorous», che partirà invece da Alessandria.
Quest'ultima consiste nell'invio di un convoglio di undici navi
mercantili, scortati da sette incrociatori leggeri, un incrociatore
antiaereo, 26 cacciatorpediniere, 4 corvette, due dragamine, quattro
motosiluranti e due navi soccorso, in aggiunta alla vecchia nave
bersaglio Centurion,
una ex corazzata camuffata di nuovo, per l'occasione, da corazzata
nel tentativo – fallito – di far credere ai ricognitori italiani
che la scorta includa appunto anche una nave da battaglia. Contro
«Vigorous» prenderà il mare il grosso della flotta da battaglia
italiana, al comando dell'ammiraglio di squadra Angelo Iachino.
Il
convoglio dell'operazione «Harpoon», partito da Gibilterra il 12
giugno, è invece composto da sei navi mercantili: i piroscafi
britannici Burdwan, Orari e Troilus,
la motonave olandese Tanimbar,
la motonave statunitense Chant e
la nuovissima nave cisterna statunitense Kentucky,
che trasportano in tutto 43.000 tonnellate di rifornimenti. La scorta
diretta del convoglio, denominata Forza X, consiste nell'incrociatore
antiaerei Cairo (capitano
di vascello Cecil Campbell Hardy, comandante della Forza X), nei
cacciatorpediniere di
squadra Bedouin, Marne, Matchless, Ithuriel e Partridge (appartenenti
alla 11th Destroyer
Flotilla), nei cacciatorpediniere di scorta (classe
“Hunt”) Blankney, Badsworth,
Middleton e Kujawiak
(appartenenti
alla 19th Destroyer
Flotilla), nei dragamine Hebe, Speedy, Hythe e Rye ed
in sei “motolance” impiegate per il dragaggio
(ML-121, ML-134, ML-135, ML-168, ML-459, ML-462).
Tutte le unità della scorta sono britanniche con l'eccezione
del Kujawiak,
che è polacco.
In
aggiunta alla scorta diretta, nel primo tratto della navigazione (da
Gibilterra fino a poco prima dell'imbocco del Canale di Sicilia) il
convoglio è accompagnato anche da una poderosa forza di copertura,
la Forza W del viceammiraglio Alban Curteis: la compongono la
corazzata Malaya,
le portaerei Eagle ed Renown,
gli incrociatori leggeri Kenya (nave
ammiraglia di Curteis), Charybdis e Liverpool ed
i cacciatorpediniere Onslow, Icarus,
Escapade, Wishart,
Antelope,
Westcott, Wrestler e Vidette.
Secondo
un articolo di Enrico Cernuschi, Supermarina è stata allertata dal
Reparto Informazioni della Marina già il mattino dell'11 giugno, in
seguito a decrittazioni di comunicazioni britanniche ed a rilevazioni
radiogoniometriche dalle quali emerge che un convoglio britannico
diretto a Malta si appresta ad entrare in Mediterraneo dallo stretto
di Gibilterra. A queste hanno fatto seguito segnalazioni da parte di
osservatori italiani appostati ad Algeciras (vicino a Gibilterra) e
da spie italiane operanti su pescherecci spagnoli che navigano in
quelle acque; infine, all'una del pomeriggio del 12 giugno, la
ricognizione aerea ha fugato ogni dubbio.
Secondo
la storia ufficiale dell'USMM, invece, Supermarina ha ricevuto le
prime notizie su «Harpoon» alle 7.55 del 12 giugno, quando
informatori di base nella zona di Gibilterra hanno comunicato la
partenza da Gibilterra di una poderosa squadra navale composta
da Malaya, Eagle, Renown,
almeno tre incrociatori e numerosi cacciatorpediniere (la Forza W),
diretta verso est, nonché il passaggio nello stretto, a fanali
spenti, di numerose navi provenienti dall'Atlantico. Il Comando della
Marina italiana ha correttamente ipotizzato che sia dunque in
navigazione da Gibilterra a Malta un grosso convoglio proveniente
dall'Atlantico, impressione confermata dai successivi avvistamenti
della ricognizione aerea (pur non essendo del tutto esclusa la
possibilità che si tratti invece di un'operazione diretta contro il
Nordafrica, la Corsica, la Sardegna od il Golfo di Genova,
eventualità però ritenute poco probabili). Per contrastare tale
convoglio, Supermarina ha messo a punto un piano che prevede: l'invio
di un ingente schieramento di sommergibili nel Mediterraneo
occidentale; la dislocazione di torpediniere e MAS in agguato nel
Canale di Sicilia; la cooperazione con la Regia Aeronautica affinché
il convoglio sia pesantemente attaccato da aerei a sud della
Sardegna, indebolendone la scorta; e l'invio di una formazione navale
leggera (la VII Divisione dell'ammiraglio Alberto Da Zara, con gli
incrociatori Eugenio di
Savoia e Raimondo
Montecuccoli e
due squadriglie di cacciatorpediniere), particolarmente adatta ad un
combattimento in acque circoscritte ed insidiate, per attaccare il
convoglio a sorpresa all'alba del 15.
In tutto sono 16 i sommergibili
schierati nel Mediterraneo centrale e centro-occidentale per
contrastare «Harpoon»; la dottrina d'impiego dei sommergibili è
mutata rispetto al passato: ora è previsto l'impiego a massa contro
navi o gruppi di navi avvistati e segnalati dagli aerei.
Più
precisamente, l'Alagi
è l'unico sommergibile inviato a nord di Capo Blanc, mentre altri
quattro (Acciaio,
Giada, Otaria e Uarsciek)
formano uno sbarramento tra Capo Bougaroni e Capo Ferrat, cinque
(Ascianghi, Aradam, Corallo, Onice e Dessiè)
vengono schierati tra Malta, Pantelleria e Lampedusa e quattro
(Bronzo, Zaffiro, Velella ed Emo)
tra Capo Ferrat e Capo Falcon (al largo del Golfo di Orano).
(Per
altra fonte Malachite,
Velella,
Bronzo,
Emo
ed Uarsciek
e Giada,
Acciaio,
Otaria
ed Alagi,
in due gruppi, sarebbero stati schierati a nord della costa algerina
tra Capo Ferrat e Capo Falcon; Corallo,
Dessiè,
Onice,
Ascianghi
ed Aradam
tra Malta e Lampedusa; Axum,
Platino,
Micca,
Sirena,
Galatea,
Atropo
e Zoea
nel Mar Ionio. Contestualmente, i sommergibili tedeschi U
77, U
81, U
205, U
431,
U 453
ed U
559
furono schierati nel Mediterraneo orientale).
14
giugno 1942
All'1.03
l'Alagi
viene informato che la forza navale britannica in navigazione da
Gibilterra verso est è composta da una corazzata, tre
cacciatorpediniere, diversi mercantili e dieci navi scorta. Alle 7.35
riceve un nuovo messaggio che corregge il precedente ed indica la
composizione della formazione nemica come due portaerei, una
corazzata, tre incrociatori ed un cacciatorpediniere, con rotta 090°
e velocità 16 nodi, avvistati alle 6.05 nel quadrante 5801/2.
Seguono altre comunicazioni sugli spostamenti del gruppo avversario.
Alle
17.45 l'Alagi
avvista il convoglio al periscopio, a distanza variabile tra i 10 ed
i 20 km, in posizione 37°38' N e 09°51' E; alle 18.10 la distanza è
calata a 4000 metri ed il sommergibile si avvicina in immersione a 15
metri. L'Alagi
cerca ripetutamente di avvicinarsi per attaccare, ma è ostacolato
dall'intensa vigilanza antisommergibili (verso le 20.30, i
cacciatorpediniere Middleton
ed Onslow
avvistano un periscopio vicino alla testa del convoglio e lo
attaccano con bombe di profondità; quasi contemporaneamente, anche
Hebe
e Kujawiak
attaccano contatti subacquei a sud del convoglio, poco dopo la Malaya
segnala un periscopio vicino alla coda del convoglio, ed alle 20.55
il dragamine di squadra Speedy
attacca il presunto sommergibile con bombe di profondità, ritenendo
persino di averlo visto affiorare in superficie, sbandato, e poi
riaffondare tra bolle d'aria e chiazze di nafta: in realtà sono
tutti falsi allarmi). Solo dopo il tramonto riuscirà a portarsi in
posizione idonea per un attacco; nel mentre, assiste agli attacchi
dell'Aeronautica della Sicilia contro le navi britanniche. (Secondo
"I sommergibili in Mediterraneo", Vol. II, dell'USMM,
"Poiché la formazione
in quel torno di tempo stava effettuando una serie di evoluzioni per
lasciar libero il convoglio di piroscafi di dirigere per Malta con la
sua scorta particolare, l'Alagi non riuscì in quella circostanza a
portarsi al lancio pur avendo più volte tentato l'attacco contro
diversi bersagli. Poche ore più tardi tuttavia il sommergibile
riprese contatto con le unità della forza di Gibilterra che,
lasciato il convoglio, avevano invertito la rotta e dirigevano per
ponente ed alle 21.05 riuscì a lanciare due siluri fortemente
angolati contro una unità portaerei, che però non colpirono").
Alle
19.25 viene osservato un piroscafo che viene colpito da una bomba, e
cinque minuti dopo viene avvistata una corazzata con rotta 333,5° a
15.000 metri di distanza; alle 20.45 viene avvistato un incrociatore
fortemente sbandato a sinistra, e simultaneamente vengono avvistate
una corazzata ed una portaerei verso est, e poco dopo un'altra
portaerei, distante 7-8 km, sulla quale stanno appontando degli
aerei. L'Alagi
è finito col trovarsi in mezzo alla forza di scorta del convoglio:
avvistata in lontananza la corazzata Malaya
(secondo Vince O'Hara nel libro “In Passage Perilous”, alle
20.30), mentre le si avvicina si viene a trovare in posizione
favorevole per attaccare una portaerei.
Alle
21.05, in posizione 37°36' N e 09°53' E (al largo di Biserta ed
all'imbocco del Canale di Sicilia), l'Alagi
lancia due siluri fortemente angolati (uno da 450 mm ed uno da 533
mm) dai tubi poppieri contro una delle portaerei, distante 1500
metri; tuttavia, un errore nella trasmissione fa sì che il siluro da
533 venga lanciato con un angolo di 060° a sinistra invece che a
dritta, come desiderato. Nessuna delle armi va a segno, e l'Alagi
si ritrova con un solo siluro, da 450 mm, in uno dei tubi di prua.
Bersaglio
dell'Alagi
era la portaerei Eagle,
mentre le altre navi erano la corazzata Malaya,
la portaerei Renown
e gli incrociatori leggeri Charybdis
e Kenya,
facenti parte insieme ai cacciatorpediniere Onslow,
Icarus,
Escapade,
Wrestler
e Vidette
della Forza W che di lì a mezz'ora, giunta all'imboccatura del
Canale di Sicilia, lascerà il convoglio (che proseguirà con la
scorta della sola Forza X) per rientrare a Gibilterra (per altra
versione la Forza W avrebbe iniziato l'accostata per invertire la
rotta e rientrare a Gibilterra già alle 20.14, in posizione 37°38'
N e 10°13' E, a nord di Biserta ed a 36 miglia per 010° dall'Isola
dei Cani).
I
britannici rilevano l'attacco (l'ora da essi indicata sono le 20.22)
ed il sommergibile viene sottoposto a caccia con bombe di profondità
dal cacciatorpediniere Marne
e poi dal dragamine di squadra Speedy,
che lancia cinque bombe di profondità. Nonostante i britannici
ritengano di averlo probabilmente affondato, l'Alagi
non subisce danni.
Il
convoglio di «Harpoon» non subirà danni per opera dei sommergibili
italiani, ma verrà decimato dagli attacchi aerei, dall'intervento
della VII Divisione e dalle mine, subendo la perdita di quattro
mercantili su sei (Tanimbar,
Burdwan,
Kentucky
e Chant;
un quinto, l'Orari,
è seriamente danneggiato) e di due cacciatorpediniere (Bedouin
e Kujawiak),
gravi danni all'incrociatore leggero Liverpool ed ai
cacciatorpediniere Badsworth,
Matchless
e Partridge
ed al dragamine di squadra Hebe
e danni meno gravi all'incrociatore antiaerei Cairo.
Quello di «Vigorous», dopo aver subito sensibili perdite a causa
degli attacchi aerei, delle motosiluranti e degli U-Boote
(l'incrociatore leggero Hermione,
i cacciatorpediniere Hasty,
Nestor
ed Airedale
ed i mercantili Aagtekirk
e Bhutan
affondati, oltre a danni di varia entità a diverse altre navi),
rinuncerà a raggiungere Malta e rientrerà ad Alessandria per
evitare lo scontro con la squadra dell'ammiraglio Iachino, nettamente
superiore.
(Secondo
U-Historia, il 14 giugno l'Aradam avrebbe
avvistato una formazione nemica diretta verso Malta e ne avrebbe
informato l'Alagi,
meglio posizionato per un attacco. Sembra però probabile un errore).
18
giugno 1942
Conclude
la missione rientrando a Napoli alle 8.06, dopo aver percorso 1332,8
miglia.
20
giugno 1942
Al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, l'Alagi
lascia Napoli alle 10.05 per trasferirsi ad Augusta.
21
giugno 1942
Alle
5.15 incontra il sommergibile Dessiè;
successivamente si unisce al sommergibile Acciaio
ed entra ad Augusta alle 17, scortato dalla torpediniera Giuseppe
Cesare
Abba.
25
giugno 1942
Lascia
Augusta alle 9.05, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini,
per trasferirsi a Trapani. Il cacciasommergibili AS
66 Mazzei,
armato da personale della Guardia di Finanza, lo scorta attraverso lo
stretto di Messina.
26
giugno 1942
Arriva
a Trapani alle 18.15, dopo aver percorso 316 miglia.
3
luglio 1942
Al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, l'Alagi
salpa da Trapani alle 22 per un pattugliamento nel Mediterraneo
orientale, tra i paralleli 33°40' N e 36°00' N, il meridiano 32°00'
E e la costa della Siria.
Deve
attaccare il traffico tra i porti britannici del Medio Oriente e
quelli in Egitto: i bersagli non mancano, ma sono anche fortemente
scortati.
6
luglio 1942
Alle
10.40 l'Alagi
avvista un aereo distante 10 km in posizione 34°48' N e 21° 32' E e
s'immerge.
7
luglio 1942
Avvista
due aerei in posizione 34°13' N e 24° 56' E, distanti 7000 metri,
alle 9.20 e di nuovo s'immerge.
8
luglio 1942
Avvista
una mina alla deriva alle 13.15, in posizione 34°05' N e 29° 19' E,
ed inverte la rotta per distruggerla, ma non riesce più a trovarla.
12
luglio 1942
Alle
19.35 l'Alagi
avvista una nave illuminata a 10 km di distanza; venti minuti più
tardi la identifica come una nave cisterna di 8000-10.000 tsl in
navigazione su rotta 200° a 12 nodi, che poco dopo identifica come
turca grazie ai contrassegni di nazionalità ben visibili sulle
murate. Benché appartenente ad una nazione neutrale, la petroliera è
in navigazione verso Haifa, porto in mano britannica, pertanto il
comandante Puccini decide di attaccarla: alle 20.04, in posizione
34°59' N e 35°32' E, circa 35 miglia a nordovest di Tripoli di
Siria (o 34°35' N e 35°39' E, una decina di miglia a nordovest di
Tripoli di Siria), l'Alagi
lancia due siluri da 533 mm dai tubi prodieri, da una distanza di
soli 400 metri: dopo circa venti secondi viene avvertita una duplice
esplosione.
La
nave colpita è la nave cisterna turca Antares,
di 3723 tsl, di proprietà della Tuva Sirketi Ld. di Istanbul ed in
navigazione da Alessandretta ad Haifa. Dalle fonti turche, che
collocano l'attacco alle 21.05 per via della differenza di fuso
orario, risulta che sia stata colpita da un singolo siluro, in sala
macchine, con conseguente allagamento della stessa sala macchine e
delle sale caldaie. Per evitarne l'affondamento, la petroliera viene
portata all'incaglio nel punto 34°48'50" N e 35°52' E, sulle
secche tra l'isola di Arwad e la costa, 3 km a sud di Tartus in
Siria; verrà rattoppata e disincagliata il 27 luglio, con l'aiuto
dei rimorchiatori militari britannici Tientsin
ed Henrietta
Moller,
della baleniera armata sudafricana Southern
Isles
e del peschereccio armato Reine
des Flots della
Francia Libera, e rimorchiata ad Iskanderum il 29 luglio
dall'Henrietta
Moller assistito
dalle summenzionate unità, ma non verrà mai riparata e sarà
demolita ad Istanbul nell'ultimo trimestre del 1943.
Secondo
alcune fonti, dopo il siluramento dell'Antares
l'Alagi
sarebbe stato sottoposto a pesante caccia antisommergibili, che
l'avrebbe costretto a disimpegnarsi ritirandosi verso il largo; il
volume USMM "I sommergibili in Mediterraneo", Vol. II,
afferma che "causa la intensa sorveglianza antisom esistente
nella zona, l'Alagi
fu quindi costretto a disimpegnarsi verso il largo lasciando la
petroliera in fase di affondamento".
Per
il siluramento dell'Antares
il comandante Puccini riceverà la Medaglia di Bronzo
al Valor Militare, con motivazione "Comandante
di sommergibile, nel corso di una lunga missione di guerra in
Mediterraneo effettuava con sereno ardimento ed elevato spirito
aggressivo i compiti affidatigli; avvistata una petroliera di 8000
tonnellate di stazza l'attaccava decisamente col siluro,
incendiandola e affondandola. Dimostrava durante l'azione superbe
doti di perizia e di coraggio e belle qualità militari";
il guardiamarina Alberto Vaccari e l'aspirante guardiamarina Armando
Sibille riceveranno la Croce di Guerra al Valor Militare, con
motivazione "Ufficiale
imbarcato su sommergibile, durante una lunga missione di guerra in
Mediterraneo, assolveva i suoi compiti con serenità, decisione e
noncuranza del pericolo, cooperando validamente all'attacco e
all'affondamento di una petroliera nemica di 8000 tonnellate di
stazza".
Tuttavia,
la natura del viaggio dell'Antares
e persino la sua effettiva nazionalità sono avvolte da un alone di
mistero. Pur battendo bandiera turca e dunque neutrale, la nave stava
navigando senza salvacondotto verso il porto britannico di Haifa, il
che di per sé legittimerebbe l'attacco da parte dell'Alagi;
a maggior ragione se fosse vero, come affermato da alcuni autori (tra
cui Giorgio Giorgerini), che in quel viaggio l'Antares
era stata noleggiata dai britannici. Secondo un articolo, non
verificabile, il Servizio Informazioni Militari (SIM) aveva segnalato
che la nave era diretta in un porto sotto controllo britannico
(Haifa). Il USMM "Navi mercantili perdute", tuttavia,
afferma che pur battendo bandiera turca l'Antares
“in realtà” sarebbe stata di proprietà della ditta italiana
Folcini, anche all'epoca del siluramento. È vero che in passato
l'Antares,
una vecchia pirocisterna (risalente al 1893) originariamente facente
parte della flotta Shell, era stata di proprietà di una compagnia
italiana (dapprima la Petrolifera Marittima di Venezia, poi la
Danubio Società Anonima di Navigazione di Genova e poi la Società
Anonima di Navigazione 'Antares')
dal 1926 al 1932, quando era stata venduta alla Tuva Ld. di Istanbul
ed era passata sotto bandiera turca; e che anche dopo l'acquisto da
parte della Tuva Ld. era stata data in gestione ad una società
italiana, l'Agenzia Marittima Italiana G. Folcini. Secondo i Lloyd's
Registers, l'Antares
sarebbe stata in gestione alla ditta Folcini ancora nel 1942, anche
se sembra lecito il dubbio su quanto potessero essere accurate le
informazioni dei Lloyd's su naviglio straniero o nemico in piena
guerra. In generale, sembra strano che una nave di proprietà
italiana potesse navigare, nel 1942, verso un porto sotto controllo
britannico.
Secondo
Francesco Mattesini l'Antares
era “di proprietà
italiana, però in servizio nella Azienda Autobus Istanbul”
e “appariva fosse stata
noleggiata dalle autorità britanniche”.
14
luglio 1942
All'1.45
l'Alagi
avvista un cacciatorpediniere in posizione 33°50' N e 34°59' E ed
all'1.57 tenta di attaccarlo con i tubi poppieri da un migliaio di
metri di distanza, ma non riesce a portarsi in una posizione
favorevole per l'attacco.
Alle
6.25 viene avvistato un altro cacciatorpediniere, avente rotta 040°,
in posizione 33°50' N e 34°59' E, e poco dopo ne viene avvistato un
altro avente rotta verso nord; entrambi sottopongono l'Alagi
a caccia fino alle 12.30, ma il sommergibile riesce a sfuggire in
assetto per la navigazione silenziosa.
16
luglio 1942
Alle
13.35 viene avvistato un aereo in posizione 34°05' N e 29°18' E, e
l'Alagi
s'immerge.
21
luglio 1942
Alle
14.58 l'Alagi
avvista una mina vagante al largo di Panarea e la distrugge a colpi
di mitragliera.
22
luglio 1942
Conclude
la missione entrando a Trapani alle 8.50, dopo aver percorso ben 2756
miglia passando 19 giorni in mare: la sua missione più lunga nel
corso del conflitto.
.jpg) |
L'Alagi dopo i lavori di riduzione della falsatorre, nel luglio 1942. La scritta ironica “Visitate il levante” è stata aggiunta dopo l’affondamento dell'Antares (da “Sommergibili in guerra” di Erminio Bagnasco ed Achille Rastelli, via www.betasom.it) |
2
agosto 1942
Uscita
da Trapani dalle otto alle 13.30, al comando del tenente di vascello
Sergio Puccini, per prove dei motori, con la scorta del dragamine
ausiliario B 259 Avvenire.
Agosto
1942
L'Alagi
(tenente di vascello Sergio Puccini) fa parte dell'VIII Gruppo
Sommergibili di Trapani.
11
agosto 1942
Alle
12.15 l'Alagi
(tenente di vascello Sergio Puccini) lascia Trapani insieme ai
sommergibili Ascianghi
e Dessiè,
per un pattugliamento nel Canale di Sicilia, al largo della costa
tunisina (zona orientale), in un'area compresa tra i meridiani 10°00'
E e 10°40' E ed i paralleli 37°20' N e 38°00' N, a contrasto della
navigazione da Gibilterra a Malta di un grosso convoglio britannico:
è iniziata la battaglia di Mezzo Agosto, la più grande battaglia
aeronavale combattuta in Mediterraneo durante la seconda guerra
mondiale.
Dopo
il sostanziale fallimento delle operazioni di rifornimento «Harpoon»
e «Vigorous» segnato dalla battaglia aeronavale di Mezzo Giugno,
due mesi prima, i comandi britannici hanno infatti pianificato un
nuovo tentativo per rifornire la stremata guarnigione e popolazione
di Malta: l'operazione «Pedestal», consistente nell'invio di un
convoglio di 14 mercantili (denominato WS. 21, il più grande
convoglio inviato a Malta nel corso del conflitto: lo compongono le
navi da carico Almeria
Lykes, Melbourne
Star, Brisbane
Star, Clan
Ferguson, Dorset, Deucalion, Wairangi, Waimarama, Glenorchy, Port
Chalmers, Empire
Hope, Rochester
Castle e Santa
Elisa e
la nave cisterna Ohio)
con forte scorta: quattro incrociatori leggeri
(Nigeria, Kenya, Cairo e Manchester)
e dodici cacciatorpediniere
(Ashanti, Intrepid, Icarus, Foresight, Derwent, Fury, Bramham, Bicester, Wilton, Ledbury, Penn e Pathfinder
della 6th Destroyer
Flotilla) per la scorta lungo tutto il tragitto (Forza X, al comando
del contrammiraglio Harold Burrough sul Nigeria),
e ben quattro portaerei (Eagle, Furious, Indomitable e Victorious),
due corazzate (Rodney e Nelson),
tre incrociatori leggeri (Sirius, Phoebe e Charybdis)
e dodici cacciatorpediniere
(Laforey, Lightning, Lookout, Tartar, Quentin, Somali, Eskimo, Wishart, Zetland, Ithuriel, Antelope e Vantsittart
della 19th Destroyer
Flotilla) come ulteriore scorta nella prima metà del viaggio (fino
all'imbocco del Canale di Sicilia: queste navi compongono la Forza Z
del viceammiraglio Neville Syfret). Il convoglio WS. 21, partito dal
Regno unito il 3 agosto, ha attraversato lo stretto di Gibilterra
nella notte tra il 9 ed il 10.
Da
parte loro, i comandi italiani hanno ricevuto le prime notizie
riguardo una grossa operazione in preparazione da parte dei
britannici, che avrebbe avuto luogo nel Mediterraneo Occidentale, nei
primi giorni di agosto. Alle 5 del 9 agosto Supermarina è stata
informata che un gruppo di almeno otto navi era passato a nord di
Ceuta, diretto ad est (era la Forza B britannica); nelle prime ore
del mattino dell'indomani è giunta notizia che tra le 00.30 e le due
di notte del 10 un totale di 39 navi hanno attraversato lo stretto di
Gibilterra dirette in Mediterraneo, e che qualche ora dopo sono
salpate da Gibilterra una decina di navi britanniche, compreso
l'incrociatore antiaerei Cairo.
Il mattino del 10 agosto, pertanto, sulla scorta delle informazioni
pervenute fino a quel momento, Supermarina ha apprezzato che almeno
57 navi britanniche, provenienti da Gibilterra, fossero dirette verso
est. Dato che queste navi comprendevano un numerosi grossi piroscafi
in convoglio, si è ritenuto, giustamente, che obiettivo
dell'operazione sia il rifornimento di Malta; che il convoglio sia
protetto da una poderosa forza navale pesante; che probabilmente il
convoglio cercherà di attraversare la zona di Pantelleria con il
favore del buio. Si è previsto che il convoglio giungerà presso
Capo Bon (Tunisia) nel pomeriggio del 12 agosto. Non sembrano esserci
segni che rivelino un secondo convoglio in navigazione nel
Mediterraneo Orientale, a differenza di giugno; il mattino del 12 un
U-Boot tedesco ha segnalato in quelle acque una formazione di quattro
incrociatori leggeri e 10 cacciatorpediniere apparentemente diretti
verso Malta a 20 nodi, ma i comandi hanno giustamente giudicato che
si tratti di un'azione diversiva (ed infatti è proprio così:
l'operazione "M.G.3", un'operazione secondaria di
"Pedestal", prevede infatti l'invio da Haifa e Port Said di
un piccolo convoglio che deve fingere di essere diretto verso Malta
nel tentativo, non riuscito, di distogliere delle forze italiane dal
vero convoglio).
I
comandi italiani e tedeschi hanno dunque concertato adeguate
contromisure: ricognizioni aeree in tutto il bacino occidentale del
Mediterraneo; allerta dei sommergibili già in agguato a sud delle
Baleari,
invio di un secondo gruppo di sommergibili a sud della Sardegna (dove
devono arrivare non più tardi dell'alba del 12), posa di nuovi campi
minati offensivi nel Canale di Sicilia, invio di MAS e motosiluranti
in agguato a sud di Marettimo, al largo di Capo Bon e se del caso
anche sotto Pantelleria. Durante la navigazione nel Mediterraneo
occidentale e centro-occidentale, il convoglio britannico verrà
sottoposto ad una serie di attacchi di sommergibili, dopo di che,
giunto nel Canale di Sicilia, verrà il turno di MAS e motosiluranti
italiane e tedesche (quindici unità in tutto, che attaccheranno col
favore del buio). Per tutta la traversata, inoltre, le navi nemiche
saranno continuamente bersagliate da incessanti attacchi di
bombardieri ed aerosiluranti (in tutto, ben 784 velivoli: 447
bombardieri, 90 aerosiluranti e 247 caccia), sia della Regia
Aeronautica che della Luftwaffe. È anche previsto l'intervento (poi
annullato) di due divisioni di incrociatori (la III e la VII) per
finire quanto dovesse rimanere del convoglio decimato dai precedenti
attacchi aerei, subacquei e di mezzi insidiosi.
Complessivamente,
ben sedici sommergibili italiani e due U-Boote tedeschi concorrono
alla formazione di un poderoso sbarramento di sommergibili nel
Mediterraneo occidentale e centrale. Questi battelli giocheranno un
ruolo di primo piano nella battaglia: il loro compito è duplice,
attaccare direttamente il convoglio e – dato che l'esperienza
ha mostrato che troppo spesso gli aerei da ricognizione vengono
intercettati ed abbattuti dai caccia imbarcati sulle portaerei prima
di poter svolgere il loro compito – consentire ai comandi di
disporre di informazioni attendibili in merito a composizione, rotta
e velocità della formazione nemica, dati indispensabili per
coordinare l'azione delle forze aeronavali destinate ad attaccare il
convoglio, specialmente quelle aeree.
L'Alagi dovrà
formare una linea a sbarramento dell'ingresso occidentale del Canale
di Sicilia, al largo della costa tunisina tra i meridiani dello
Scoglio Fratelli e del banco di Skerki (dalle acque ad est della
Galite fino agli approcci del Canale di Sicilia, a nord della
congiungente La Galite-Banco Skerki), insieme ad
Ascianghi, Avorio, Axum,
Bronzo, Cobalto, Dessiè,
Dandolo, Emo
e Otaria.
Altri sette sommergibili (gli italiani Giada,
Uarsciek,
Volframio,
Dagabur
e Brin
ed i tedeschi U 73
e U 205)
formano uno sbarramento tra l'Algeria e le Baleari,
mentre il Granito
viene inviato a nord di Capo Bon e l'Asteria
ad est di Linosa.
Il
mattino dell'11 agosto, divenuto chiaro che un convoglio britannico è
in navigazione dallo stretto di Gibilterra verso il Canale di
Sicilia, Maricosom ha ordinato l'uscita in mare di tutti i
sommergibili pronti a muovere dei Gruppi Sommergibili VII (Cagliari)
e VIII (Trapani), tenuti pronti già dal giorno precedente, che è
avvenuta tra le 5.10 e le 18.50. I battelli dei due Grupsom sono
stati inviati a nord della Tunisia, divisi in tre zone adiacenti
denominate "A", "B" e "C",
dell'ampiezza di 40 miglia: la zona "A" è occupata da
Alagi,
Ascianghi,
Axum,
Bronzo
e Dessiè,
mentre nella zona "B" sono schierati Avorio,
Cobalto
e Granito
e nella zona "C" Dandolo,
Otaria
ed Emo.
La maggior parte dei sommergibili raggiunge la zona assegnata il 12
agosto, poco prima dell'arrivo del convoglio: uniche eccezioni
Granito
(in agguato fin dal 6 agosto) e Cobalto
(che arriva in zona l'11).
Le
direttive di Maricosom stabiliscono che il compito dei sommergibili è
“offensivo esplorativo
totale di giorno e di notte”,
e prescrivono di mantenersi in agguato a quota periscopica nelle ore
diurne, onde non farsi avvistare dagli aerei, effettuare ascolto alla
radio per dieci minuti ogni ora dalle cinque del mattino alle dieci
di sera, non attaccare eventuali sommergibili incontrati durante la
missione, attaccare le forze avversarie “con
la massima decisione e senza limitazione di zona”,
e non lasciare l'area d'agguato se non dietro preciso ordine, con
rotta di ritorno passante per il punto convenzionale "C". I
comandanti dovranno operare “con
il più elevato spirito offensivo”,
lanciando il massimo numero possibile di siluri contro ogni nave,
mercantile o militare, più grande di un cacciatorpediniere. Siccome
Supermarina necessita di informazioni sulla composizione, rotta e
velocità della formazione avversaria, e dato che l'esperienza
ha mostrato che gli aerei da ricognizione, incaricati di fornire tali
informazioni, vengono troppo spesso abbattuti prima di poter
adempiere al loro compito, scopo preminente dei sommergibili dovrà
essere l'esplorazione, ancor più dell'attacco.
L'Alagi
fa parte del gruppo di sommergibili dislocato più ad est (nella
"Zona A", il settore d'agguato più orientale), nel canale
del Banco Skerki (a nord di Biserta e 250 miglia ad ovest di Malta),
insieme ad Axum, Bronzo, Dessiè e Granito (appartenente
ad uno sbarramento differente): tutti, ad eccezione dell'ultimo,
coglieranno successi ai danni del convoglio, infliggendo ai
britannici una batosta “i
cui effetti furono superiori ad ogni ragionevole previsione”.
12
agosto 1942
Alle
quattro del mattino l'Alagi
giunge nella zona assegnata per la missione, e dirige per portarsi
nella sua parte meridionale; alle nove inizia a sentire delle
esplosioni, che diventano via via più forti e frequenti nel corso
della giornata. C'è calma completa di mare e di vento, condizioni
poco propizie per un attacco diurno in immersione, nel quale l'Alagi
correrebbe un alto rischio di essere localizzato, a maggior ragione
in quanto due dei quattro siluri di prua sono del tipo «C», non
ancora modificati per il lancio con l'apparato “senza bolla”: di
conseguenza il comandante Puccini decide di spostarsi nella parte
sudorientale della zona d'agguato, dove in base agli avvistamenti di
cui ha notizia, il convoglio nemico dovrebbe passare al tramonto.
Alle
20 l'Alagi
osserva al periscopio un'altissima colonna di fumo a circa 20 km di
distanza, su rilevamento 300°, e poco dopo anche gli alberi di
alcune navi, con beta 0°; accosta verso di esse e manovra per
avvicinarsi. Alle 20.20 il comandante Puccini riesce a distinguere
quindici tra incrociatori, cacciatorpediniere e navi mercantili su
circa 30° d'orizzonte: sono le navi di «Pedestal». In quel
momento, il convoglio viene attaccato da aerei ed accosta ad un tempo
sulla dritta (con rotta verso sud) scatenando un furibondo fuoco di
sbarramento con le sue armi antiaeree, ma un cacciatorpediniere viene
colpito da una bomba. L'Alagi
assume rotta perpendicolare al rilevamento, mentre Puccini suppone
che una volta finito l'attacco aereo le navi nemiche torneranno sulla
rotta precedente.
Alle
20.40 le navi accostano nuovamente e si riuniscono; quasi in testa
alla formazione Puccini riconosce un incrociatore del tipo
Southampton
(in realtà è il Kenya,
della successiva ma somigliante classe Crown Colony), distante
8000-10.000 metri, e manovra quindi per attaccarlo.
Alle
21 circa, quando l'Alagi
è a 3000-4000 metri di distanza, si verifica un altro violento
attacco aereo (il terzo da quando il sommergibile ha avvistato il
convoglio), più pesante di quelli precedenti, e due mercantili
vengono colpiti ed incendiati da bombe. Un cacciatorpediniere si
ferma nei loro pressi, forse per prestare assistenza, mentre una
pioggia di bombe cade attorno alle altre navi sollevando alte colonne
d'acqua, alcune delle quali non distano più di 3000-4000 metri
dall'Alagi.
Un altro cacciatorpediniere, che si trova in testa alla formazione,
inverte la rotta sulla sinistra e si dirige verso la coda del
convoglio, con beta molto stretto sulla dritta. Siccome una sua anche
modesta accostata sulla dritta rischierebbe seriamente di vanificare
l'attacco, Puccini accosta a dritta per anticipare il lancio; intanto
l'incrociatore, che ha vicinissimo di prua un mercantile di medio
tonnellaggio, sembra ridurre aver ridotto la velocità per farsi
raggiungere dal resto del convoglio, sbandatosi sotto il pesante
attacco aereo.
Il
convoglio di «Pedestal» si trova nei guai: il giorno precedente il
sommergibile tedesco U 73
ha affondato la portaerei Eagle,
causando la perdita di 160 uomini e 16 caccia Hawker Hurricane,
mentre nel pomeriggio del 12 gli attacchi aerei italo-tedeschi hanno
affondato il cacciatorpediniere Foresight
e messo fuori uso la portaerei Indomitable,
oltre a danneggiare gravemente il mercantile Deucalion
e più lievemente la corazzata Rodney
e la portaerei Victorious.
Ma il peggio è appena iniziato, con l'attacco dei sommergibili
schierati nel canale del banco di Skerki: alle 19.55 l'Axum
ha effettuato un colpo magistrale, dimezzando con una sola salva di
siluri il numero degli incrociatori della forza di scorta diretta: ha
infatti affondato il Cairo
e gravemente danneggiato il Nigeria,
che sarà costretto a rientrare a Gibilterra (costringendo il
contrammiraglio Burrough a trasbordare sull'Ashanti,
che però non dispone di mezzi di comunicazione paragonabili a quelli
dell'incrociatore), oltre a colpire la Ohio.
La
messa fuori uso di Cairo
e Nigeria,
le uniche navi della Forza X attrezzate per la guida radar dei caccia
della scorta aerea (il che secondo Christopher Chant avrebbe
provocato il ritiro subito prima dell'inizio degli attacchi aerei dei
sei caccia Bristol Beaufighter del 248th
Squadron RAF inviati da Malta per la scorta aerea, i quali in effetti
se ne andarono a quell'ora, dopo essere anche stati accidentalmente
cannoneggiati dalle navi del convoglio), agevola i successivi
attacchi aerei, iniziati alle 20.30 e protrattisi per un'ora, da
parte di 30 bombardieri Junkers Ju 88 del KG.54 e KG.77 del II/LG.1 e
sette aerosiluranti Heinkel He 111 del 6./KG. 26, che danneggiano i
mercantili Empire Hope
(poi finito dal Bronzo),
Rochester
Castle,
Santa
Elisa
e Brisbane
Star
(il cui danneggiamento è da alcuni invece accreditato al Dessiè)
e finiscono il già danneggiato Deucalion
(rimasto indietro rispetto al resto del convoglio ed affondato da un
aerosilurante He 111 del 6./KG.26 a sei miglia dall'Isola dei Cani:
colpito da un siluro alle 21.03 e subito incendiato perché colpito
in una stiva ove si trovava un carico di benzina per aerei, viene
abbandonato dall'equipaggio e finito dal cacciatorpediniere Bramham,
rimasto ad assisterlo, alle 21.15). Questi attacchi e queste perdite
scompaginano la formazione britannica, la cui situazione è definita
dal comandante dell'incrociatore Kenya
come “caotica”, e di questo approfittano altri sommergibili in
agguato nelle vicinanze, tra cui quello del comandante Puccini, che
segue i movimenti delle navi sotto gli attacchi aerei ed attende il
momento propizio per lanciare.
Alle
21.05 (mentre ancora sono in corso gli attacchi aerei), in posizione
37°26' N e 10°36' E (secondo Jürgen Rohwer in posizione 37°28' N
e 10°38' E, secondo Francesco Mattesini in posizione 37°34' N e
10°35' E, a nord di Tunisi, per altra fonte in 37°52' N e 09°21'
E, 95 miglia a sud di Cagliari), stando a quota periscopica con rotta
214°, l'Alagi
lancia a ventaglio quattro siluri da 533 mm dai tubi prodieri (prima
i più veloci e poi i più lenti: «la
divergenza è stata tale che i siluri, tenuto debito conto delle loro
diverse velocità hanno coperto una zona di 355 m sulla rotta del
bersaglio per una velocità nemico di 10 miglia, e di 290 m per una
velocità nemico di 15 miglia»),
da 1500-2000 metri di distanza (per altra fonte, 1800 metri), contro
l'incrociatore “classe Southampton”,
avente rotta stimata 120° e velocità 10 nodi. La speranza è di
colpire sia l'incrociatore che il mercantile che si trova vicino ad
esso. Subito dopo il lancio effettua immersione rapida, e mentre si
disimpegna scendendo a 90 metri di profondità avverte tre
esplosioni, nettamente diverse da quelle sentite durante gli attacchi
aerei; considerata la divergenza (la minima consentita dai siluri
vecchio tipo, angolabili solo di 5° in 5°) il comandante Puccini
non crede che tre siluri possano aver colpito tutti l'incrociatore da
quella distanza, ed ipotizza che forse sia stato colpito anche il
mercantile che procedeva immediatamente a proravia dell'incrociatore,
oppure anche il cacciatorpediniere che navigava in senso contrario al
resto della formazione, che trovandosi al momento del lancio su alfa
355° avrebbe attraversato la scia dei siluri.
L'incrociatore
leggero Kenya
(che procede in testa alla colonna di dritta, e che dopo il
siluramento del Nigeria
ha assunto la guida del convoglio) ed il mercantile Port
Chalmers
hanno entrambi avvistato i siluri dell'Alagi
in avvicinamento da dritta, ed hanno manovrato per evitarli: il Kenya
è riuscito ad evitarne con l'immediata accostata due, che l'hanno
mancato di poco passandogli a poppa, ed un terzo è passato sotto lo
scafo dell'incrociatore senza esplodere (sempre a poppa), ma il
quarto l'ha colpito a prua estrema (alle 21.11 secondo le fonti
britanniche), sulla dritta, causando seri danni alle strutture
prodiere e tre morti ed un ferito tra l'equipaggio. Dei quattro
incrociatori della Forza X rimane ora indenne il solo Manchester,
che durante la notte cadrà vittima, insieme a diversi mercantili,
degli attacchi delle motosiluranti italiane.
Il
Kenya,
a dispetto dei danni (la carena all'estrema prua è stata
sostenzialmente asportata, con conseguente allagamento dei locali
prodieri nonché messa fuori uso dell'ecoscandaglio), è in grado di
proseguire la navigazione grazie alla sua ottima compartimentazione:
inizialmente riduce la velocità per verificare i danni, contrastare
gli allagamenti, puntellare la paratia prodiera e ridurre il leggero
sbandamento sviluppatosi dopo il siluramento, dopo di che è in grado
di risalire il convoglio a 25 nodi (la velocità massima che possa
raggiungere in quelle condizioni, più che sufficiente a tenere il
passo con i mercantili) e raggiungere il Manchester.
Secondo un racconto britannico, dopo il siluramento l'ammiraglio
Burrough avrebbe chiesto con i segnali al Kenya
“Tutto a posto?” ricevendo la risposta “Silurati a prua, ma
abbastanza contenti!” (“Torpedoed
forward but quite happy!”)
Il
Kenya
rimarrà con il convoglio fino all'arrivo a Malta delle navi
superstiti (subendo ulteriori danni, ad un'elica, per una bomba
esplosa in mare a poca distanza), dopo di che farà ritorno a
Gibilterra con la scorta del Charybdis
e dei cacciatorpediniere Ashanti,
Icarus,
Intrepid,
Fury
e Pathfinder.
(Dopo riparazioni temporanee effettuate a Gibilterra dal 17 al 20
agosto, il Kenya
ripartirà il 20 agosto diretto a Scapa Flow per lavori più
approfonditi di riparazione: strada facendo perderà le strutture
prodiere provvisorie realizzate a Gibilterra. Dopo aver ricevuto
un'accoglienza da eroe all'arrivo a Scapa Flow il 25 agosto, rimarrà
poi in riparazione presso i cantieri di South Shields da fine giugno
al dicembre 1942, ritornando pienamente operativo nel marzo 1943. Il
capo macchinista John Ford sarà decorato con la Distinguished
Service Medal per essere rimasto in un locale in corso di allagamento
per contribuire ad arginare i danni; in totale verranno conferite
all'equipaggio tre Distinguished Service Medals, sette “menzioni
nei dispacci” ed un Distinguished Service Order, quest'ultimo al
comandante, capitano di vascello Alfred Spalding Russell).
Dopo
l'attacco, i cacciatorpediniere Derwent,
Penn
ed Ashanti
danno infruttuosamente la caccia all'Alagi,
che intanto si è posato sul fondale a 90 metri di profondità, dove
riordina l'assetto; alle 21.26 l'equipaggio del sommergibile sente
un'esplosione particolarmente violenta. Gli idrofoni captano intanto
altre sorgenti che attraversano la zona, e talvolta si sentono anche
le eliche a scafo; il comandante Puccini ritiene che si tratti di un
secondo gruppo di navi in rotta verso Capo Bon.
Appena
possibile l'Alagi
si stacca dal fondo per allontanarsi dalla zona, dove varie navi
colpite sono in affondamento; alle 23.13 riemerge e lancia il segnale
di scoperta, nonché la notizia del suo attacco col siluro (in cui
erroneamente viene comunicato che il lancio è stato effettuato alle
21.12, orario che sarà corretto da Puccini nel rapporto nelle
21.05). La scena che si presenta agli occhi di Puccini è da questi
così descritta nel suo rapporto: «L'orizzonte,
da 180° a 240° circa, è una linea quasi continua di fuoco. Sono
le navi colpite in fase di affondamento, che stanno bruciando. Sono
ad una distanza di 5-6000 m dall'incendio; quattro focolai più
grandi segnano i relitti maggiori. Mi allontano verso nord. Alle
23.50 un piroscafo che stava bruciando salta in aria».
È
possibile che uno dei siluri dell'Alagi
che mancarono il Kenya
abbia colpito il piroscafo Clan
Ferguson:
Supermarina attribuirà infatti all'Alagi
l'affondamento di questa nave, apprezzamento condiviso anche da
storici quali Giorgio Giorgerini, Erminio Bagnasco, Riccardo Nassigh,
Jürgen Rohwer, Roger Jordan e James Sadkovich (quest'ultimo indica
erroneamente l'orario dell'attacco dell'Alagi
come le 21.18), mentre secondo altri (tra cui Francesco Mattesini e
Peter C. Smith) il Clan
Ferguson sarebbe stato
affondato da aerei tedeschi (bombardieri Junkers Ju 88 od
aerosiluranti Heinkel He 111) alle 21.10, o comunque da essi
gravemente danneggiato ed incendiato per poi essere finito da un
altro sommergibile italiano, il Bronzo,
che alle 23.48 colpì con un siluro un grosso mercantile con un
principio d'incendio a bordo, affondandolo
in posizione 37°34' N e 10°34' E, a nord della Galite ed a cinque
miglia per 270° dall'Isola dei Cani (la maggior parte delle fonti
sembra però identificare la nave affondata dal Bronzo
come l'Empire Hope).
Qualche fonte afferma persino che il Clan
Ferguson sarebbe stato
affondato da bombardieri tedeschi Junkers Ju 88 alle 8.10 del 13
agosto, ma questo contrasta nettamente con la testimonianza dei
superstiti del piroscafo e degli equipaggi delle altre navi, che
collocano unanimemente l'affondamento della nave poco dopo le 21 del
12, venti miglia a nord di Zembra (a meno che il piroscafo,
incendiato ed abbandonato dall'equipaggio e creduto da tutti
affondato, non sia rimasto a galla come relitto fino al mattino
seguente, per poi essere finito dagli aerei, ma ciò sembra poco
probabile).
Naufraghi
del Clan Ferguson
affermeranno che la loro nave è stata affondata da un aerosilurante
alle 21.05, orario che coincide anche con quello dell'attacco
dell'Alagi
(per altra fonte alle 21.03): dato che questi avvenne
contemporaneamente agli attacchi aerei tedeschi, esiste la
possibilità che il Clan
Ferguson sia stato colpito
dal siluro dell'Alagi,
erroneamente attribuito dall'equipaggio del mercantile ad un
aerosilurante per via dell'attacco aereo contemporaneamente in corso;
ma è altrettanto probabile che la nave sia stata effettivamente
colpita dagli aerosiluranti. La confusione che regnava in quel
momento, in cui sommergibili ed aerei attaccavano simultaneamente e
più navi venivano colpite a poca distanza l'una dall'altra tra il
caos e l'oscurità, rende difficile stabilire con certezza assoluta
chi abbia colpito chi.
Il Clan
Ferguson, moderno piroscafo
di 7347 tsl (costruito nel 1938) al comando del capitano Frank
Stewart Lofthouse (altre fonti indicano invece il nome del comandante
come Arthur Roberts Cossar: sembra esservi una certa confusione in
merito), era carico di 2000 tonnellate di carburante (compresa della
benzina per aerei), 1500 tonnellate di esplosivo ad alto potenziale
caricato a Glasgow
e 3500 tonnellate di altri rifornimenti militari (secondo un sito non
controllabile, anche un milione di sterline in banconote maltesi);
secondo una versione supportata da Francesco Mattesini e dalla
maggior parte degli autori britannici, sarebbe stato attaccato alle
nove di sera del 12 agosto da tre aerosiluranti tedeschi Heinkel He
111 del 6./KG. 26 (6a
Squadriglia del 3° Gruppo del 26° Stormo Bombardamento, facenti
parte di un gruppo di sette He 111 di quel reparto guidati dal
capitano Karl Barth), armati ciascuno con due siluri LF 5b, sette
miglia a nord di Zembra, venendo colpito da un siluro alle 21.02 o
21.03, a nordovest di Capo Bon. Al momento dell'attacco la nave stava
procedendo a 15 nodi ed una vedetta avvistò la scia del siluro in
avvicinamento da dritta, ma la conseguente accostata non venne
eseguita con sufficiente rapidità e l'arma, sganciata dal primo dei
tre aerosiluranti (che con l'altro siluro aveva già colpito la
motonave Brisbane Star),
colpì il Clan Ferguson
a prua, sul lato di dritta, in corrispondenza della stiva numero
4, piena di fusti di benzina: l'incendio subito scoppiato in quella
stiva si estese anche all'adiacente stiva numero 5, contenente 150
tonnellate di munizioni, che esplose alle 21.10, incendiando la nave
da prua a poppa.
L'esplosione
del Clan Ferguson
fu tanto violenta da indurre molti, sulle navi circostanti, a credere
che nessuno potesse essere sopravvissuto, ma in realtà la maggior
parte dell'equipaggio riuscì a salvarsi, anche se esistono dati
discordanti sul numero degli uomini imbarcati e su quello delle
vittime. Il totale degli imbarcati sul Clan
Ferguson viene
variamente indicato come 85 o 114 (81 marittimi dell'equipaggio
civile, otto cannonieri della Royal Navy, 12 cannonieri dell'Esercito
britannico e 13 militari di passaggio; tra i passeggeri vi sarebbe
stato anche un cineoperatore della Gaumont British Picture
Corporation), mentre quello dei morti in 10, 11, 12, 18 (undici
membri dell'equipaggio civile, un cannoniere e sei militari di
passaggio; il sito del Tower Hill Memorial di Londra registra invece
12 caduti tra l'equipaggio civile, in massima parte tra il personale
di macchina), 19 (11 membri dell'equipaggio civile, due cannonieri e
6 passeggeri) o 32 (quest'ultima cifra è fornita da Francesco
Mattesini, che specifica che le vittime sarebbero state 10 membri
dell'equipaggio civile, due cannonieri e 20 militari della Royal Navy
di passaggio diretti a Malta).
I
superstiti abbandonarono rapidamente la nave sulle zattere e
sull'unica lancia di salvataggio rimasta intatta, alcuni usano gli
elmetti a mo' di pagaia per allontanarsi dal carburante in fiamme che
galleggiava sulla superficie del mare. Vennero salvati il giorno
seguente dai MAS
548 e 560 e
da un idrovolante tedesco Dornier Do 24 della 6a Squadriglia
del 6° Gruppo Soccorso di Siracusa.
(Secondo
il libro "The Fourth Service" di John Slader, sul Clan
Ferguson morirono 18
uomini, mentre 32 superstiti furono recuperati da un idrovolante
tedesco Dornier, altri 16 – tra cui il comandante – da un
idrovolante di soccorso italiano, ed altri approdarono in Tunisia
dove furono internati dai francesi. Secondo un'altra fonte
britannica, erano i naufraghi del Clan
Ferguson i 50-70 uomini su
quattro zatteroni in legno avvicinati alle 11.56 del 13 agosto dal
Bronzo,
che dopo aver chiesto se tra di essi vi fossero dei feriti, ricevendo
risposta negativa, annunciò che avrebbe comunicato la loro posizione
al suo comando affinché venissero inviati al più presto mezzi aerei
e navali di soccorso. Due ore più tardi, un idrovolante tedesco
Dornier Do 24T sarebbe ammarato nei pressi delle zattere, recuperando
32 o 34 naufraghi, tra cui alcuni feriti – tutti gli occupanti di
una zattera, secondo una fonte –; altri sette superstiti sarebbero
stati salvati alle sette di quella sera – per altra fonte, invece,
la sera del giorno seguente, 14 agosto – da un idrovolante italiano
CANT Z. 506B, anch'esso ammarato vicino alle zattere, mentre tre
ufficiali sarebbero stati presi prigionieri da un MAS italiano.
Secondo fonte ancora differente, l'idrovolante di soccorso italiano
avrebbe recuperato non 7 ma 16 sopravvissuti, tra cui il comandante
Lofthouse. I restanti naufraghi – 96 secondo Christopher Chant, che
però probabilmente si confonde con il numero complessivo dei
superstiti – avrebbero raggiunto la costa tunisina, oppure l'isola
di Zembra, la sera del 13 oppure il 16 agosto, venendo internati
dalle autorità della Francia di Vichy nel campo di Le Kef, dove uno
di essi morì per dissenteria nel settembre 1942. Gli altri furono
liberati dagli Alleati con la conquista della Tunisia, nel maggio
1943.
Ancora
un'altra versione parla di un totale di sei zattere, ed afferma che
circa metà dei naufraghi sarebbero stati recuperati da un
idrovolante Dornier tedesco un paio d'ore dopo l'incontro con il
Bronzo;
un altro idrovolante di soccorso tedesco avrebbe recuperato altri
naufraghi da due zattere circa due ore più tardi; il comandante
Cossar ed altri naufraghi sarebbero stati recuperati da un MAS
italiano, mentre una zattera al comando del comandante in seconda
avrebbe raggiunto terra a Zembretta quattro giorni dopo
l'affondamento, ma i suoi occupanti furono internati a Sfax dalle
autorità di Vichy).
Secondo
la storia ufficiale dell'USMM, unità italiane avrebbero recuperato a
nord di Capo Bon un totale di 53 superstiti del Clan
Ferguson, tra cui il
comandante A. R. Cossar, i quali avrebbero concordemente dichiarato
che la loro nave era stata silurata alle 21.10 («Quanto
al Clan Ferguson, si deve precisare che noi ne ricuperammo 53
superstiti, compreso il comandante (Mr. A. R. Cossar): nelle loro
dichiarazioni furono tutti concordi nell'affermare che il bastimento
era stato silurato alle 21.10 (e quindi dall'Alagi) e non già
nell'attacco aereo iniziatosi alle 20.30»).
Parte di questi naufraghi, tra cui due ufficiali della Royal Naval
Reserve – il capitano di corvetta Ian Hamilton Hope Meiklejohn ed
il tenente di vascello H. Grimston – finirono poi nel campo di
prigionia n. 52 di Coreglia Ligure, da dove dopo l'armistizio furono
trasferiti nel Marlag und Milag Nord in Germania.
Secondo
Francesco Mattesini, nel suo saggio relativo alla battaglia di Mezzo
Agosto, e secondo Peter C. Smith, nei suoi libri "L'ultimo
convoglio per Malta (1942)" e "Pedestal. The convoy that
saved Malta", il Clan
Ferguson fu colpito dagli
aerosiluranti, esplose ma rimase a galla come un relitto in fiamme da
prua a poppa, che sarebbe stato poi finito dal Bronzo verso
mezzanotte, 20 miglia a nordest di Zembra ed a cinque miglia per 270°
dall'Isola dei Cani. Secondo la descrizione che Smith fa del
siluramento del Clan
Ferguson, questo piroscafo
fu scosso da una “colossale esplosione” dopo essere stato colpito
dagli aerosiluranti, e le fiamme avvolsero immediatamente tutta la
metà poppiera della nave, distruggendo la maggior parte delle
scialuppe; anche sulla superficie del mare si sparse del carburante
in fiamme, e l'equipaggio abbandonò la nave, in via di rapido
appoppamento, sulle zattere. Il piroscafo bruciò a lungo prima di
affondare.
Carlantonio
De Grossi Mazzorin, in un articolo pubblicato nel dopoguerra sulla
“Revista de las Fuerzas Armadas” spagnola, scrive che secondo i
britannici il Clan Ferguson
affondò il mattino del 13 agosto, tuttavia gli italiani avevano
recuperato 53 naufraghi di questa nave durante la notte; “Ciò
prova che l'ammiraglio inglese non ebbe notizie di quella nave dalla
prima notte”. Secondo un
membro dell'equipaggio del Waimarama,
dopo il siluramento del Clan
Ferguson si sarebbe
levata nel cielo una fiammata alta mezzo miglio, ed il piroscafo
avrebbe poi continuato a bruciare ancora per parecchio tempo. Anche
altre fonti parlano di una serie di esplosioni che avrebbe devastato
il Clan Ferguson subito
dopo l'aerosiluramento, che avrebbe fatto erompere la nave in una
colossale esplosione con una nube di fuoco che si alzò dal mare per
centinaia di metri.
John
Waine, allievo ufficiale sul Brisbane Star, ricorderà: “Lo
vidi accadere. Il Clan Ferguson venne colpito più o meno nello
stesso momento in cui stavamo andando alla deriva insieme ad esso, e
lo ricordo bruciare e che vidi uomini morire sui suoi ponti tra le
fiamme. L'Empire Hope era già andato ed era una carcassa
fiammeggiante a una certa distanza. Dovemmo fare marcia indietro a
tre nodi per evitare il Clan Ferguson”;
simili anche i ricordi di David Royale, cannoniere sull'incrociatore
antiaerei Charybdis:
“Il Clan Ferguson stava
avanzando – una bella nave di circa 12.000 tonnellate, a circa
quattordici nodi – seguendo la nostra scia. Vidi tre Junkers Ju88
tuffarsi da poppa ma non riuscii a portare il mio cannone in punteria
(…).
In ogni caso i nostri
cannoni avevano aperto il fuoco. Colpirono l'aereo di testa, ma non
prima che avesse sganciato andare le sue bombe, ottenendo dei centri.
Fu uno spettacolo che non dimenticherò mai ... un minuto c'era
questa bella nave, quello successivo un'enorme esplosione come quella
di una bomba atomica e la nave non c'era più, scomparsa con solo un
anello di fiamme bluastre sull'acqua e un fungo di fumo e fiamme alto
migliaia di piedi nel cielo. Gli altri due Ju 88 furono colpiti
dall'esplosione e non riapparvero più, ma fu un misero prezzo da
pagare. Enormi pezzi di nave distrutta schizzarono in mare vicino a
me, pensai che parte della poppa del Charybdis dovesse essere stata
colpita. In realtà solo uno del nostro equipaggio venne ferito da
questa pioggia di rottami”.
Va però notato che il Charybdis
raggiunse il convoglio soltanto dopo le cinque del mattino del 13
agosto, diverse ore dopo gli attacchi aerei serali del 12 agosto
causarono, secondo molti, l'esplosiva perdita del Clan
Ferguson: il che solleva il
dubbio se Royale non abbia assistito alla fine di un altro
mercantile, che ritenne erroneamente essere il Clan
Ferguson (o più
semplicemente non ricordasse bene).
Il
secondo ufficiale del Clan
Ferguson, Arthur Huntington
Black, racconterà in seguito: “Vedevo
le fiamme salire dal lucernario della sala macchine e dalla murata
della nave. I portelloni dei boccaporti della stiva n. 4 erano
saltati, e anche due mezzi da sbarco stivati sopra di essi erano
stati spazzati via. Delle quattro scialuppe di salvataggio della
nave, la lanciaa n. 3 era andata distrutta e tutte le altre tranne la
lancia n. 1 avevano preso fuoco. Fu possibile mettere a mare tre
zattere. Ci fu una violenta esplosione nella stiva n. 5 e la nave
sembrò affondare circa sette minuti dopo essere stata colpita. Il
carburante sparsosi sulla superficie del mare continuò a bruciare
per 48 ore e le taniche di benzina continuavano ad affiorare in
superficie e prendere fuoco, così come il carburante, provocando un
denso fumo nero. In tutto 64 uomini riuscirono ad abbandonare la nave
ed alla fine vennero equamente divisi sulle quattro zattere che si
allontanarono”. Altra
fonte afferma invece che 50 naufraghi si sarebbero imbarcati
sull'unica scialuppa rimasta integra, la numero 1, mentre i restanti
sarebbero saliti su quattro zattere.
(Secondo
il sito www.bandcstaffregister.com,
invece, il Clan
Ferguson sarebbe stato
colpito da tre bombardieri Junkers Ju 88, che l'avrebbero attaccato
provenendo da poppa ed avrebbero causato un'esplosione di munizioni
in una sttiva, che avrebbe lanciato fiamme e rottami nel cielo per
un'altezza di mezzo miglio, investendo e distruggendo due degli Ju 88
e lasciando “un cerchio di fuoco sull'acqua ed una nube a fungo
sopra la nave”. Immobilizzato ed in fiamme, il Clan
Ferguson sarebbe poi
stato silurato dal Bronzo,
che gli avrebbe asportato la prua; a questo punto la nave sarebbe
affondata in seguito all'esplosione delle munizioni contenute nella
stiva numero 5).
Vari
autori, articoli e siti Internet, nel descrivere gli eventi della
battaglia, attribuiscono variamente all'Alagi
il siluramento dei mercantili Empire
Hope, Deucalion
(Vittorio Patrelli Campagnano in una conferenza tenuta nel maggio
1990), Brisbane Star
(John Slader e Christopher Chant) od Ohio
(“Gibraltar Insight”), ma pur nella confusione generata da
attacchi aerei e subacquei spesso concomitanti al punto da generare
dubbi sulla “paternità” di alcuni siluramenti ed affondamenti,
gli orari e la posizione di questi siluramenti permettono di
escludere un coinvolgimento dell'Alagi.
Questa
serie di attacchi e perdite mette a dura prova i nervi di qualcuno
dei comandanti dei mercantili superstiti: per il comandante del Port
Chalmers, che ha a bordo il
capoconvoglio (capitano di fregata Arthur George Venables della
riserva), la goccia fa traboccare il vaso è il siluramento del
Kenya,
che lo precedeva nella formazione; convinto che il convoglio stia
andando incontro alla distruzione e che i mercantili siano stati
abbandonati dalle navi della scorta (in quanto metà dei
cacciatorpediniere non sono più in vista, essendo stati distaccati
per l'assistenza agli incrociatori colpiti ed alle altre navi
danneggiate), decide di invertire la rotta per tornare a Gibilterra,
seguito nella manovra da Dorset
e Melbourne
Star.
Il Ledbury,
accortosi dell'“ammutinamento”, torna indietro insieme ad altri
cacciatorpediniere tra cui il Pathfinder
e riconduce i mercantili all'ordine, convincendoli a rimettere la
prua su Malta. La conseguente dispersione del convoglio agevolerà di
molto i successivi attacchi delle motosiluranti italiane e tedesche,
che nel corso della notte affonderanno l'incrociatore Manchester
ed i mercantili Glenorchy,
Santa
Elisa,
Wairangi
ed Almeria
Lykes,
oltre a danneggiare gravemente il Rochester
Castle
che però riuscirà a proseguire.
Il
mattino seguente attacchi aerei affonderanno anche il Dorset
ed il Waimarama,
così che dei quattordici mercantili del convoglio soltanto cinque
riusciranno a raggiungere Malta: Port
Chalmers
e Melbourne
Star,
unici rimasti più o meno indenni, ed i danneggiatissimi Ohio
(che affonderà in porto dopo aver scaricato il suo prezioso carico
di carburante), Rochester
Castle
e Brisbane
Star.
Le 32.000 tonnellate di rifornimenti con esse giunte a destinazione
(su 85.000 partite) consentiranno alla guarnigione di Malta di
proseguire la resistenza.
13
agosto 1942
Alle
00.56 l'Alagi
avvista a circa 8 km di distanza un altro sommergibile che si staglia
contro le luci degli incendi. Continui bagliori sono visibili verso
Capo Bon.
Alle
3.55 Maricosom informa l'Alagi
di una portaerei in fiamme che si troverebbe al centro della sua
zona: tuttavia, durante la notte il sommergibile ha attraversato la
zona senza avvistare niente, mentre erano ancora visibili gli incendi
delle navi in fiamme avvistate all'emersione, il che induce il
comandante Puccini a ritenere, a ragione, che la segnalazione sia
viziata da un grossolano errore di posizione. Ad ogni modo, si dirige
a tutta forza verso il punto segnalato.
Alle
5.53 l'Alagi
s'immerge e si dirige verso la parte meridionale della zona
d'agguato, dove sono ancora visibili grosse colonne di fumo; riemerge
alle undici, ed inizia il rastrellamento ordinato da Maricosom sul
parallelo 37°40' N. Alle 11.20 viene avvistato verso est, al limite
della visibilità, un sommergibile che emerge, mette in moto e si
allontana veso nord, ed alle 12.20 viene recuperata la ruota di un
aereo britannico.
Alle
14.06, ricevuto un segnale di scoperta relativo a due incrociatori in
transito nella zona, l'Alagi
s'immerge per effettuare brevemente ascolto idrofonico, ma non rileva
niente. Riceve poi un altro segnale di scoperta relativo alla
fantomatica portaerei, che sarebbe ferma a sole tre miglia da dove si
trovo: anche stavolta Puccini intuisce che c'è un errore nella
posizione (frutto dell'apprezzamento errato di un ricognitore
tedesco, che ha riferito di una portaerei danneggiata a nordovest di
Biserta mentre in realtà non vi sono portaerei in zona), ma
ugualmente emerge e si dirige verso il centro della zona. Poco dopo
avvista quattro velivoli del Corpo Aereo Tedesco, con i quali scambia
il segnale di riconoscimento.
Alle
17.55, in posizione 37°35' N e 10°24' E, tre aerei recanti i
contrassegni della Luftwaffe sopraggiungono dalla direzione del sole
ed uno dopo l'altro si gettano sull'Alagi
per attaccarlo: si tratta di bombardieri Junkers Ju 88 del I./LG. 1,
che l'hanno scambiato per nemico. Ognuno di essi sgancia quattro
bombe, da quote comprese tra i 300 ed i 500 metri; le bombe sganciate
dal primo aereo cadono a soli 50 metri di distanza, sulla dritta, e
quelle sganciate dal secondo cadono di prora a dritta, alla medesima
distanza. L'Alagi
accende la fumata di riconoscimento, ma intanto anche il terzo aereo,
defilando di controbordo sopra il sommergibile, sgancia le sue bombe,
che cadono una cinquantina di metri a poppavia; a questo punto, con
gli altri due aerei in allontanamento e già distanti 4 km, Puccini
decide per l'immersione rapida. (Secondo Francesco Mattesini dopo il
primo sgancio di bombe, cadute ben lontane senza causare danni, gli
Ju 88 avrebbero riconosciuto la nazionalità dell'Alagi).
In
immersione l'Alagi
si dirige verso Ras Engheila, nelle cui vicinanze un altro segnale di
scoperta colloca la portaerei; riemerge alle 21.05 ed intercetta un
messaggio radio del Dessiè,
in agguato poco lontano (come Puccini intuisce dall'intensità del
segnale radio ricevuto), che comunica di essere stato a sua volta
attaccato da aerei tedeschi che hanno ferito gravemente alcuni membri
dell'equipaggio (tra cui anche il suo comandante). (Per evitare altri
incidenti del genere il feldmaresciallo Albert Kesselring, comandante
delle forze aeree tedesche in Mediterraneo, inviterà Supermarina a
tenere i sommergibili italiani in immersione nelle ore diurne, ma
così facendo si precluderanno loro le possibilità di nuovi attacchi
e successi).
Non
riuscendo a decifrare il gruppo cifrato che indica la posizione del
Dessiè,
Puccini chiede a Maricosom la sua posizione, per andare a prestargli
soccorso; ma Maricosom ordina al Dessiè
di rientrare alla base ed all'Alagi
di riprendere l'agguato. Alle 23.55 si accendono dei bengala in
dizione 70° veri, ad una distanza di 10 km.
Secondo
Francesco Mattesini un segnale di scoperta dell'Alagi relativo
ad unità da guerra avvistate in questa data a nord della Tunisia con
rotta verso est finisce con l'avere ripercussioni perniciose:
Supermarina, sulla base di questo e di un altro segnale di scoperta,
lanciato dal Bronzo,
nonché di una segnalazione da parte di un ricognitore CANT Z. 506
della 146a
Squadriglia della Ricognizione Marittima alle 22.50 (relativa
all'incrociatore Charybdis
ed ai cacciatorpdiniere Eskimo
e Somali,
distaccati dalla Forza Z per rinforzare la Forza X dopo le perdite
causate dagli attacchi dei sommergibili italiani e diretti verso il
convoglio, ma identificati dal ricognitore come “tre grandi navi”),
sospetterà che tra le navi avvistate possa esservi anche una
corazzata, incaricata di fornire supporto al convoglio durante
l'attraversamento del Canale di Sicilia; questo sospetto, insieme
all'intercettazione di messaggi britannici che annunciano forti
attacchi di aerosiluranti (trasmessi dal Comando della RAF di Malta
proprio nella speranza che siano intercettati dagli italiani: in
realtà non è in preparazione alcun attacco di aerosiluranti),
indurrà Supermarina a far rientrare alle basi la III e VII Divisione
incrociatori, uscite in mare per intercettare il già decimato
convoglio britannico ed annientarlo completamente.
14
agosto 1942
Alle
00.03 alcuni bengala si accendono sulla verticale dell'Alagi,
che effettua immersione rapida; gli idrofoni non rivelano sorgenti
sonore nelle vicinanze. Riemerso, prosegue verso Ras Enghela, per poi
immergersi alle 5.50, mentre gli idrofoni rilevano rumori di turbine
verso ovest. Al periscopio, non appena le condizioni di visibilità
lo consentono, avvista la falsatorre di un altro sommergibile che
lentamente scompare in lontananza.
Dirige
poi per tornare nella sua zona, ma all'emersione riceve ordine di
spostare la sua zona d'agguato 40 miglia più ad ovest: Supermarina,
infatti, spera di poter cogliere ancora l'occasione per attaccare le
unità superstiti del convoglio durante la loro navigazione di
ritorno verso Gibilterra, e la sera del 14 ordina di conseguenza ad
Alagi,
Ascianghi,
Axum
e Bronzo
(che formano il gruppo di sommergibili situato più ad est) di
emergere immediatamente, spostarsi 140 miglia più ad ovest e
riprendere l'agguato nelle nuove posizioni, con le stesse modalità
di prima. (Solo all'arrivo alla base Puccini scoprirà, parlando
con i comandanti degli altri sommergibili, che l'ordine era di
spostarsi di 140 miglia e non di 40: è stato commesso un errore
nella decifrazione del messaggio).
15
agosto 1942
Rimane
in agguato a sud della Galite.
16
agosto 1942
In
agguato a nord della Galite. Alle 12.45 riemerge per tornare alla
base.
17
agosto 1942
Approdato
alle 4.50 nel punto convenzionale "T 3" di Trapani,
conclude la missione ormeggiandosi alla banchina sommergibili di
Trapani alle 7.45, dopo aver percorso 672 miglia.
Supermarina
elogerà, nella sua relazione su Mezzo Agosto, l'operato dei
sommergibili, che insieme a MAS e motosiluranti «hanno
dimostrato, nei violenti scontri con il nemico, di possedere elevato
grado di preparazione morale e materiale ed il più encomiabile
ardimento».
Il
comandante Puccini riceverà per questa missione la Medaglia
d'Argento
al Valor Militare, con motivazione "Comandante
di sommergibile di elevate capacità professionali, partecipava con
sereno ardimento e indomito spirito aggressivo alla battaglia
mediterranea di mezz'agosto, attaccando decisamente un numeroso
convoglio nemico potentemente scortato da forze navali ed aeree. Col
tempestivo ed efficace lancio dei siluri, infliggeva sicure e gravi
perdite alla formazione avversaria, provocando l'affondamento e il
siluramento di unità da guerra e mercantili. Dimostrava nell'ardua e
brillante azione elette virtù militari e Tenace volontà di
vittoria". Saranno
insigniti tra gli altri di Medaglia di Bronzo
al Valor Militare, tra l'equipaggio dell'Alagi,
il direttore di macchina tenente di complemento del Genio Navale
Erasmo di Sarcina, da Latina ("Capo
Servizio Genio Navale di sommergibile, prendeva parte alla battaglia
navate di mezz'agosto contro un numeroso convoglio fortemente
scortato da forze navali ed aeree, cooperando con sereno coraggio e
perizia tecnica ad infliggere gravi perdite all'avversario.
Dimostrava nelle audaci azioni di possedere elevate qualità militari
e professionali"), ed
i guardiamarina Armando Sibille, da Esine, ed Alberto Vaccani, da
Sala Comacina (per entrambi la motivazione è "Ufficiale
imbarcato su sommergibile, prendeva parte alla battaglia navale di
mezz'agosto contro un numeroso convoglio nemico fortemente scortato
da forze navali ed aeree e, assolvendo i suoi compiti con sereno
coraggio e perizia, coadiuvava il comandante nell'infliggere gravi
perdite all'avversario. Durante le audaci azioni dava prova di sereno
coraggio e di belle qualità militari e professionali").
18
agosto 1942
Al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, l'Alagi
riparte da Trapani alle quattro del mattino, insieme ai sommergibili
Ascianghi
ed Asteria
e con la scorta di un dragamine tipo RD fino alle 2.45 (?), per un
pattugliamento tra i meridiani 09°20' E e 10°20' E ed i paralleli
37°20' N e 37°50' N, al largo della costa tunisina (per altra
fonte, di Malta).
La
battaglia di Mezzo Agosto si è ormai conclusa, ma alle 6.50 del 17 è
stato avvistato al largo di Algeri un gruppo di navi britanniche
identificate come la vecchia portaerei Furious,
un incrociatore e sette cacciatorpediniere, ed è inoltre giunta
notizia che il 16 agosto altre navi britanniche si apprestavano a
lasciare Gibilterra; l'insieme di queste informazioni ha determinato
uno stato di allarme e l'ordine di far prendere il mare a tutti i
sommergibili pronti, anche se appena rientrati da giorni di
battaglia. Supermarina sospetta che i britannici stiano tentando
l'invio di un nuovo convoglio verso Malta, ragion per cui molti
sommergibili appena rientrati dalla battaglia di Mezzo Agosto (Alagi,
Ascianghi,
Asteria,
Avorio,
Bronzo,
Granito,
Platino,
Porfido,
Brin
e Volframio)
vengono fatti nuovamente uscire in mare per formare un nuovo
sbarramento al largo della Tunisia
In
realtà, la Furious e
le altre navi del suo gruppo sono in mare per l'operazione
"Baritone", consistente nell'invio a Malta di 32 caccia
Supermarine Spitfire allo scopo di rimpinguare le decimate
squadriglie di base nell'isola. Gli Spitfire, portati a Gibilterra da
un mercantile proveniente dal Regno Unito, vengono lanciati
dalla Furious,
uscita allo scopo da Gibilterra il 16 agosto con la scorta degli
incrociatori leggeri Aurora e Charybdis,
e dei
cacciatorpediniere Antelope, Eskimo, Derwent, Bicester, Keppel, Lookout, Laforey, Lightning, Malcolm, Tartar, Venomous e Wishart (parte
della Forza H). La Furious lancia
gli Spitfire il 17 agosto, a sud delle Baleari;
29 dei 32 caccia riusciranno a raggiungere a Malta, mentre Furious e
scorta rientreranno a Gibilterra il 18.
Chiarita
la natura dei movimenti avvistati o segnalati delle navi britanniche
(appreso cioè che a Gibilterra, prima di partire, la Furious ha
imbarcato 35 caccia Hawker Hurricane – il che indica con certezza
che scopo dell'uscita in mare è rifornire Malta di aerei –, mentre
le navi in partenza da Gibilterra il 16 sono dirette in Atlantico ed
in Inghilterra, non in Mediterraneo), ed appurato che non c'è nessun
nuovo convoglio, gli alti comandi fanno cessare l'allarme e
richiamano in porto tutti i sommergibili il giorno stesso.
Alle
13.50 l'Alagi,
da poco giunto nella zona assegnata, riceve ordine di rientrare a
Trapani, dove arriva alle 22.18, dopo aver percorso 171 miglia.
24
agosto 1942
Uscita
da Trapani per esercitazione, dalle 8.30 alle 11.48, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 28 miglia.
4
settembre 1942
Uscita
da Trapani per esercitazione, dalle 8.05 alle 12.20, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini e con la scorta del dragamine RD
18.
Percorse 24 miglia.
25
settembre 1942
Uscita
da Trapani per esercitazione, dalle 7.57 alle 11.28, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 22 miglia.
28
settembre 1942
Uscita
da Trapani per prove della girobussola, dalle 13.51 alle 18.30, al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse due miglia.
Successivamente
viene mandato a Napoli per un periodo di lavori presso i cantieri
della Navalmeccanica: vengono sostituite le batterie e praticati fori
aggiuntivi nello scafo esterno per ridurre i tempi d'immersione.
7
novembre 1942
Salpa
da Trapani all'1.40, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per un pattugliamento a nord di Biserta.
Scopo
della missione dell'Alagi è
di contrastare gli sbarchi angloamericani nel Nordafrica francese
(operazione "Torch"): più di ottocento navi britanniche e
statunitensi di tutti i tipi sono in navigazione verso le coste del
Marocco e dell'Algeria, per sbarcarvi le truppe che dovranno aprire
un secondo fronte in Nordafrica, contemporaneamente allo sfondamento
operato dall'VIII Armata britannica in Egitto, ad El Alamein.
Supermarina,
informata dell'avvistamento di ingenti forze navali angloamericane in
navigazione da Gibilterra verso ovest, ha correttamente intuito che
probabilmente gli Alleati vogliano tentare uno sbarco in Nordafrica,
pur non escludendo del tutto la possibilità di un convoglio diretto
a Malta.
In
totale, Maricosom – in base ad ordine di Supermarina, trasmesso
alle 22.06 del 6 novembre – invia ben ventuno sommergibili nel
Mediterraneo occidentale e centro-occidentale, per contrastare
l'operazione nemica: dodici sommergibili del VII Grupsom
(Acciaio, Argento,
Asteria,
Aradam, Brin, Dandolo, Emo, Galatea, Mocenigo, Platino, Porfido, Velella)
vengono schierati ad ovest dell'isola di La Galite (zona "A"),
sei sommergibili dell'VIII Grupsom (Alagi,
Avorio, Corallo, Diaspro, Bronzo, Turchese)
vengono inviati a nord di Biserta (zona "B"), ed altri due
(Axum e Topazio)
in posizione avanzata tra l'Algeria e le Baleari,
in modo da “ampliare le
acque assegnate all'agguato dei sommergibili (…) per
dare loro maggiore liberà di azione nelle zone stesse”.
Queste posizioni si riveleranno troppo lontane dalle effettive zone
dello sbarco (Orano ed Algeri), ma non verranno modificate, perché i
comandi tedeschi ritengono, erroneamente, che gli Alleati potrebbero
tentare ulteriori sbarchi anche in Tunisia (nel qual caso i
sommergibili italiani si troverebbero in posizione ideale).
Alle
15.31 Maricosom (il Comando Squadra Sommergibili) comunica a tutti i
sommergibili in agguato nel Mediterraneo occidentale la posizione di
una squadra navale britannica e di un convoglio nemico, riferita alle
10.40. Alle 20.07 il Comando Squadra Sommergibili segnala la
posizione di due convogli avvistati in due distinte occasioni, aventi
entrambi rotta verso est e formati da mercantili scortati da
corazzate, portaerei, incrociatori e navi scorta.
8
novembre 1942
Gli
sbarchi hanno inizio: 500 navi da trasporto angloamericane, scortate
da 350 navi da guerra di ogni tipo, sbarcano in tutto 107.000 soldati
sulle coste dell'Algeria e del Marocco. Siccome tali operazioni
avvengono nelle zone di Algeri e di Orano, i sommergibili italiani si
trovano troppo ad est per intervenire; dato che i comandi tedeschi
ritengono che gli Alleati potrebbero effettuare ulteriori sbarchi più
ad est, verso la Tunisia, inizialmente si decide di lasciare i
sommergibili dove sono.
Alle
11.58, mentre l'Alagi
si trova a quota periscopica in posizione 37°24' N e 10°14' E per
eseguire ascolto alla radio, viene improvvisamente avvertito un forte
rumore ed il sommergibile viene spinto a 24 metri di profondità, per
poi immergersi precauzionalmente a 70 metri. Entrambi i periscopi
sono danneggiati, ed anche la falsatorre ha subito danni, specie sul
lato sinistro; sulle prime si pensa di essere stati bombardati da
aerei, ma successivamente il comandante Puccini comprenderà di
essere entrato in collisione con un altro sommergibile.
L'Alagi
è stato infatti urtato in immersione, a dodici metri di profondità,
dal Diaspro
(il quale indica la posizione della collisione come 35°25' N e
10°15' E, al largo di Biserta), in navigazione in immersione verso
la sua zona d'agguato: mentre quest'ultimo non riporta danni di
rilievo, i danni subiti dall'Alagi
lo costringono ad abbandonare la missione.
10
novembre 1942
Raggiunge
Napoli alle 15.40, dopo aver percorso 458 miglia.
16
novembre 1942
Uscita
da Trapani per esercitazione, dalle 8.03 alle 12.32, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 28 miglia.
21
novembre 1942
Uscita
da Trapani per esercitazione, dalle 7.42 alle 12.35, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 23 miglia.
27
novembre 1942
Uscita
da Napoli per prove in mare, dalle nove a mezzogiorno, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 31 miglia.
30
novembre 1942
Salpa
da Napoli a mezzogiorno, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per un pattugliamento tra i meridiani 07°40' E e 08°00' E
ed i paralleli 37°00' N e 37°20' N (tra Capo Bougaroni, La Galite e
Cap de Fer), con l'ordine di condurre una ricognizione nella rada di
Bougie. Deve formare uno sbarramento nel Mediterraneo occidentale
insieme a Bronzo,
Porfido,
Corallo,
Platino,
Argento,
Volframio,
Diaspro,
Galatea,
Mocenigo
e Malachite,
a protezione dei convogli che trasportano truppe e rifornimenti in
Tunisia; in particolare Alagi,
Porfido,
Bronzo,
Volframio
e Galatea
sono schierati tra Capo Bougaroni e La Galite.
2
dicembre 1942
Riceve
ordine di portarsi nel quadrante 0643 (37°12' N e 08°15' E, a
trenta miglia per 054° da Bona) per intercettare un
cacciatorpediniere che è stato colpito da aerei: si tratta del
britannico Quentin,
colpito da bombardieri Junkers Ju 88 alle 6.36 di quel mattino mentre
rientrava a Bona dopo una scorreria conclusasi, la notte precedente,
nell'annientamento del convoglio italiano "H" nello scontro
del banco di Skerki. La fatica dell'Alagi
sarà inutile, perché il Quentin
è affondato pochi minuti dopo essere stato colpito.
In
agguato in settori poco distanti sono i sommergibili Bronzo,
Galatea,
Porfido
e Volframio.
8
dicembre 1942
Alle
3.35 l'Alagi
avvista una motosilurante in posizione 36°45' N e 05°08' E ed
accosta in fuori per evitarla. Lo stesso giorno lascia la zona
d'agguato per rientrare alla base.
10
dicembre 1942
Alle
6.29 l'Alagi,
di ritorno a Cagliari, incontra il sommergibile Turchese,
anch'esso diretto a Cagliari ma con un solo motore funzionante a
causa di un'avaria. Dopo aver scambiato il segnale di riconoscimento,
l'Alagi
lo supera ed entra a Cagliari alle 10.03, dopo aver percorso 1269,6
miglia.
Lo
stesso giorno, il sottocapo silurista dell'Alagi
Giuseppe Tommasi, di 21 anni, da Calimera, muore in territorio
metropolitano.
22
dicembre 1942
Uscita
da Cagliari per esercitazione e prove in mare, dalle 8.50 alle 12.30,
al comando del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 10,5
miglia.
Alle
16.10 l'Alagi
riparte da Cagliari, sempre al comando del tenente di vascello
Puccini ed insieme al sommergibile Giada,
per un pattugliamento difensivo al largo di Capo Spartivento, tra i
meridiani 08°20' E e 08°40' E ed i paralleli 37°40' N e 38°00' N.
Durante la missione deve passare nei punti convenzionali "A"
(38°00' N e 08°00' E), "B" (38°00' N e 10°00' E), "C"
(38°30' N e 08°30' E) e "D" (37°40' N e 08°30' E).
Alagi
e Giada
devono andare a rinforzare uno sbarramento costituito alcuni giorni
prima tra La Galite e Cap de Fer, formato dai sommergibili Diaspro,
Argento,
Mocenigo
e Malachite,
essendo stati segnalati in zona importanti movimenti navali nemici.
23
dicembre 1942
Alle
20.55, in posizione 37° 17' N e 08°27' E (tra Tunisi e La Galite,
una quarantina di miglia a nordest di Bona), il sommergibile
britannico P 219
(tenente di vascello Norman Limbury Auchinleck Jewell) avvista un
sommergibile di 25° a proravia dritta, diretto verso di lui; il
battello britannico accosta verso il nuovo arrivato che nel frattempo
sembra avvistarlo a sua volta, ed entrambi s'immergono, il che porta
ad una collisione “frontale” tra i due battelli a 18 metri di
profondità (sceso inizialmente a 36 metri, il P
219 stava risalendo quando
si è verificata la collisione: a bordo vengono percepiti tre
violenti colpi), con danni abbastanza seri per il P
219, che si ritrova con
tutti i tubi lanciasiluri prodieri di dritta fuori uso. Riemerso, il
sommergibile britannico avvista due periscopi dell'altro sommergibile
ad una novantina di metri di distanza, al traverso a dritta, e
s'immerge nuovamente, puntando verso la sorgente dei rumori captati
all'idrofono nel tentativo di condurre un attacco in immersione, ma
alle 21.05 perde anche il contatto idrofonico. (Per altra fonte, il P
219 avrebbe tentato di
“speronare” l'altro sommergibile).
A
quanto risulta vi sono due sommergibili italiani nei pressi della
posizione del P 219:
l'Alagi
ed il Mocenigo;
nessuno dei due, tuttavia, riferirà di una collisione con un'altra
unità subacquea.
L'indomani
il P 219
incontrerà un sommergibile che stavolta attaccherà infruttuosamente
con il lancio di tre siluri; la storia ufficiale delle operazioni
subacquee britanniche nel secondo conflitto mondiale, redatta
dall'ammiraglio ed ex sommergibilista Arthur Hezlet, afferma che
sulla base di successive ricerche il sommergibile incontrato dal P
219, che sarebbe stato lo
stesso in entrambe le occasioni, sarebbe stato l'Alagi,
ma in realtà quest'ultimo non menziona nel suo rapporto alcun
incontro con sommergibili nemici il 23 o 24 dicembre, mentre
l'incontro del 24 dicembre corrisponde agli eventi descritti nel
rapporto del Mocenigo,
il che permette di affermare con certezza che fosse quest'ultimo, e
non l'Alagi,
il sommergibile attaccato dal P
219 la vigilia di Natale
(meno sicuro è che fosse sempre il Mocenigo
il protagonista dell'episodio del giorno precedente).
24
dicembre 1942
Alle
2.45 avvista un aereo dell'Asse, col quale scambia il segnale di
riconoscimento.
Alle
20.06 avverte due esplosioni in posizione 37°26' N e 08°02' E: si
tratta dei siluri lanciati dal sommergibile britannico P
219 contro il Mocenigo
(vedi sopra), giunti a fine corsa.
Alle
22.30 viene avvistato un altro aereo dell'Asse, col quale viene
scambiato il segnale di riconoscimento.
25
dicembre 1942
Alle
7.25 incontra il Giada
al largo di Capo Spartivento, in prossimità del punto "C",
e scambia con esso il segnale di riconoscimento.
L'Alagi
rientra a Cagliari alle undici dello stesso giorno, dopo aver
percorso 512,4 miglia.
28
dicembre 1942
Al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, l'Alagi
salpa da Cagliari alle 17.15 per un pattugliamento al largo di Bona e
Bougie (per altra fonte, probabilmente erronea, di Capo Bon), tra i
meridiani 07°40' E e 08°40' E ed i paralleli 37°20' N e 38°00' N.
4
gennaio 1943
Alle
00.30 riceve ordine di spostarsi nel quadrante 2984, in posizione
37°50' N e 08°40' E (per altra fonte sarebbe stato inviato a
nordest di Bona, tra i meridiani 04°00' E e 05°00' E).
6
gennaio 1943
Alle
18.10 viene avvistato un sommergibile a 6000-8000 metri di distanza.
7
gennaio 1943
Alle
19, in posizione 37°28' N e 05°18' E, l'Alagi
viene illuminato dal proiettore di un bombardiere nemico che viene
avvistato quando è a soli 500 metri di distanza: l'aereo sorvola il
sommergibile a cento metri di quota e sgancia due bombe, che lo
mancano cadendo in mare tra i 30 ed i 50 metri a poppavia. Subito
l'Alagi
effettua immersione rapida.
L'aereo
avversario è il bombardiere Vickers Wellington "Z" del
179th
Squadron della Royal Air Force, che ha avvistato l'Alagi
alle 18.56, a sei miglia di distanza, ed ha acceso la sua “Leight
light” (un proiettore installato sugli aerei per agevolare gli
attacchi notturni contro i sommergibili emersi) quando la distanza è
calata a mezzo miglio; ha quindi lanciato quattro bombe di profondità
Mark XI Torpex da 21 metri di quota, osservandone una esplodere ad
una decina di metri dalla poppa del sommergibile. L'aereo rimane poi
in zona, continuando a volare in cerchio; quando l'Alagi
riemerge alle 20, è ancora presente ed il sommergibile torna così
ad immergersi.
10
gennaio 1943
Rientra
a Cagliari alle sei del mattino, dopo aver percorso 951,8 miglia.
12
gennaio 1943
Al
comando del tenente di vascello Sergio Puccini, l'Alagi
lascia Cagliari all'1.20 per trasferirsi a Napoli.
13
gennaio 1943
Arriva
a Napoli alle 7.54, dopo aver percorso 276,2 miglia.
16
gennaio 1943
Lascia
Napoli alle 17.10, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini,
per trasferirsi a La Spezia.
18
gennaio 1943
Arriva
a La Spezia alle 8.35, dopo aver percorso 337,3 miglia.
.jpg) |
(da “I sommergibili in Mediterraneo” dell’Ufficio Storico della Marina Militare, Roma 1968, via Marcello Risolo) |
20
gennaio 1943
Riparte
da La Spezia alle 9.07, sempre al comando del tenente di vascello
Puccini, diretto a Genova, dove giunge alle 14.41 dopo aver percorso
50 miglia. Qui entra in cantiere per un periodo di lavori di raddobbo
che dureranno fino a metà aprile; durante questo periodo, dal 21
febbraio al 31 marzo, il sommergibile passa temporaneamente al
comando del guardiamarina Marino La Nasa.
17
aprile 1943
Uscita
da Genova per prove in mare, dalle 9.01 alle 19.30, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 65 miglia.
19
aprile 1943
Uscita
da Genova per prove in mare, dalle 13.30 alle 18.30, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 27,5 miglia.
22
aprile 1943
Lascia
Genova alle 13.14, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini,
per trasferirsi a La Spezia, dove arriva alle 20.20, dopo aver
percorso 50 miglia.
27
aprile 1943
Uscita
da La Spezia per esercitazione, dalle 8.17 alle 19.25, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 60,5 miglia.
28
aprile 1943
Uscita
da La Spezia per esercitazione, dalle 9.15 alle 12.15, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 16,5 miglia.
29-30
aprile 1943
Uscita
da La Spezia per esercitazione, dalle 14.20 del 29 alle 2.30 del 30,
al comando del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 66
miglia.
18
maggio 1943
Lascia
La Spezia alle 20.12, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per trasferirsi a Portoferraio.
19
maggio 1943
Arriva
a Portoferraio alle 6.10, dopo aver percorso 82,7 miglia.
31
maggio 1943
Salpa
da Portoferraio alle tre di notte, al comando del tenente di vascello
Sergio Puccini, per un pattugliamento tra i meridiani 07°00' E e
07°40' E ed i paralleli 38°30' N e 38°40' N (a sudovest della
Sardegna). In zona poco distante opera il sommergibile Brin.
1°
giugno 1943
Raggiunge
la zona assegnata.
10
giugno 1943
Riceve
ordine di compiere una puntata offensiva nella rada di Philippeville,
che esegue la notte successiva.
11
giugno 1943
Alle
2.45 l'Alagi
avvista in posizione 37°10' N e 07°05' E due cacciatorpediniere
distanti 2000 metri; avvicinatosi a 500 metri, s'immerge rapidamente
ritenendo di essere stato avvistati, ed in effetti viene sottoposto a
caccia con bombe di profondità che arreca alcuni lievi danni. Per
sottrarsi alla caccia scende a 150 metri di profondità. Riemerso e
data notizia dell'accaduto, viene richiamato alla base.
12
giugno 1943
Lascia
in serata la zona d'agguato per tornare alla base.
13
giugno 1943
Entra
a La Maddalena alle 14.50, dopo aver percorso 1212 miglia.
14
giugno 1943
Lascia
La Maddalena alle 21.53, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, diretto a La Spezia.
16
giugno 1943
Arriva
alla Spezia alle 7.15, dopo aver percorso 248 miglia.
4
luglio 1943
Uscita
da La Spezia per prove in mare, al comando del tenente di vascello
Sergio Puccini, dalle 14.30 alle 18.50. Percorse 20,3 miglia.
7
luglio 1943
Salpa
da La Spezia alle 2.12, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per un pattugliamento nella zona 171, tra i meridiani 07°50'
E e 08°20' E ed i paralleli 38°40' N e 38°50' N.
Insieme
a Diaspro, Platino, Giada, Turchese,
Nichelio, Nereide ed Argento
(Giada
e Turchese
sono sul posto già da inizio luglio), deve andare a rinforzare lo
sbarramento preventivo a sud della Sardegna a contrasto delle forze
navali angloamericane destinate all'invasione della Sicilia, che avrà
inizio con gli sbarchi nella notte tra il 9 ed il 10 luglio. (Questo
secondo Francesco Mattesini, mentre secondo "I sommergibili in
Mediterraneo" dell'USMM lo sbarramento a sudovest della Sardegna
sarebbe stato disposto a contrasto di possibili sbarchi in
quell'isola).
8
luglio 1943
Alle
8.32 l'Alagi
viene avvistato nel quadrante tedesco CJ 4357 (in posizione 41°27' N
e 08°10' E) dal sommergibile tedesco U
407 (tenente di vascello
Ernst-Ulrich Brüller).
Alle
9.45 avvista due aerei in posizione 41°14' N e 08°13' E, ed alle
15.45 avvista un ricognitore italiano in posizione 40°28' N e 08°00'
E.
10
luglio 1943
Una
flotta angloamericana che conta 2590 unità navali (1614 britanniche,
945 statunitensi, dieci olandesi, nove polacche, sette greche,
quattro norvegesi ed una belga) di tutti i tipi (237 navi trasporto,
1742 tra mezzi e navi da sbarco, 6 corazzate, due portaerei, 15
incrociatori, quattro navi antiaeree, tre monitori, 128
cacciatorpediniere, 36 fregate, 5 cannoniere, 4 posamine, 42
dragamine, 26 sommergibili, 243 tra motosiluranti e motocannoniere ed
altre unità minori ed ausiliarie), appoggiata da più di 4000 aerei
appartenenti a 259 gruppi di volo (146 statunitensi e 113
britannici), sbarca 160.000 soldati statunitensi, britannici e
canadesi (numero destinato a triplicarsi nelle settimane successive)
sulle coste della Sicilia. Inizia così l'operazione "Husky",
e con essa la sequenza di eventi che nel giro di due mesi porterà
alla caduta del regime fascista ed alla resa dell'Italia con
l'armistizio di Cassibile.
Nel
giro di 38 giorni, la Sicilia verrà interamente conquistata dagli
Alleati; tra le fila italiane si conteranno 4678 morti accertati,
migliaia di dispersi, 32.500 feriti e 116.000 prigionieri.
La
malridotta flotta di superficie italiana, stante la netta disparità
di forze ed il dominio del cielo da parte angloamericana, che
renderebbero il suo intervento un suicidio, rimane in porto; l'onere
di difendere la Sicilia ricade sull'arma subacquea e sui mezzi
insidiosi.
Il
mattino dell'8 luglio, nell'ambito di una riunione svoltasi a Roma,
Supermarina ha suggerito di concentrare tutti i sommergibili
disponibili nel Canale di Sicilia per contrastare il previsto sbarco,
ma sia il sottocapo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Luigi
Sansonetti, che il comandante dei sommergibili tedeschi nel
Mediterraneo, contrammiraglio Leo Karl Kreisch, hanno respinto la
proposta perché non si conosce la posizione dei campi minati nemici.
Si è invece convenuto di utilizzare tutti i sommergibili italiani e
tedeschi a sud della Sicilia dopo gli sbarchi, per bloccare i flussi
di rifornimenti nemici.
Secondo
i piani, il massimo sforzo dei sommergibili dovrà essere concentrato
nei primi cinque giorni dell'invasione, ritenuti il momento più
propizio per un attacco in massa contro un elevato concentramento di
bersagli navali; alle 12.15 del 10 luglio l'ammiraglio Antonio
Legnani, comandante di Maricosom, ha diramato a tutte le unità
dipendenti il messaggio "Il
nemico vuole la nostra terra – Sommergibili, a tutti i costi
inchiodatelo, distruggetelo, annientatelo".
13
luglio 1943
Alle
17.57 l'Alagi
riceve ordine di spostarsi nella zona 82, al largo della costa
orientale della Sicilia (passando per il punto "M 3" e per
le coordinate 39°00' N e 15°00' E), per attaccare le forze navali
impegnate nella copertura degli sbarchi angloamericani.
In
tutto sono quindici i sommergibili della Regia Marina mobilitati per
contrastare gli sbarchi angloamericani: per primi sono stati inviati
nelle zone degli sbarchi Argo, Acciaio, Bronzo,
Brin, Flutto e Velella,
mentre vengono spostati dallo sbarramento a sud della Sardegna alle
acque della Sicilia Alagi, Giada,
Nichelio e Nereide,
presto seguiti da Diaspro e Turchese
(Alagi
e Nichelio,
in particolare, vengono trasferiti il 12 luglio a nordovest della
Sicilia, da dove successivamente vengono nuovamente spostati,
stavolta ad est della Sicilia, zona che dovranno raggiungere passando
per lo stretto di Messina). Successivamente, dalle acque a sud della
Sardegna vengono trasferiti altri tre sommergibili, mentre un quarto,
il Beilul,
viene spostato nelle acque della Sicilia dopo essere stato
inizialmente inviato al largo della Cirenaica. Insieme alle
motosiluranti ed ai MAS, queste sono le uniche unità che la Marina
italiana può inviare incontro alla flotta d'invasione; quella
tedesca contribuisce con nove U-Boote.
L'intensa
vigilanza antisommergibili esercitata giorno e notte da navi ed aerei
angloamericani impedisce tuttavia ai sommergibili dell'Asse di
infliggere perdite significative (il 18 luglio lo stesso
contrammiraglio Kreisch esprimerà la sua sorpresa dinanzi alla
mancanza di successi dei suoi U-Boote, che non hanno affondato niente
nonostante l'abbondanza di bersagli), mentre per contro causa gravi
perdite tra i loro ranghi: nei primi giorni dell'invasione vanno
perduti l'Acciaio,
il Bronzo,
il Flutto
ed il Nereide
ed altri sommergibili vengono danneggiati, il che impedisce la
formazione di sbarramenti efficaci (non ci sono mai più di tre
sommergibili contemporaneamente in zona) e fa sì che entro il 14
luglio lo sbarramento nelle acque orientali della Sicilia sia ridotto
al solo Beilul,
il quale sarà poco dopo sostituito da Alagi,
Dandolo
(arrivato il 15 luglio) e Nichelio.
Preso
atto di questa situazione, i comandi italo-tedeschi decideranno di
spostare i sommergibili più a nord, negli approcci immediati dei
porti di Augusta e Siracusa, conquistati dai britannici nei primi
giorni dell'invasione: qui i sommergibili italiani, tra cui l'Alagi
che forma uno sbarramento insieme a Dandolo
e Nichelio,
riusciranno infine a cogliere qualche successo.
14
luglio 1943
Alle
20 l'Alagi
riceve ordine di attraversare lo stretto di Messina e passare nel
punto 37°50' N e 15°45' E.
15
luglio 1943
All'una
di notte l'Alagi
avvista in posizione 38°05' N e 15°39' E tre motosiluranti nemiche,
sulle quali stanno sparando le batterie costiere, a circa duemila
metri di distanza; si tratta probabilmente delle motocannoniere
britanniche MGB
641,
MGB
643
e MGB
646
della 19th
Motor Gunboat Flotilla. All'1.15 l'Alagi
s'immerge e prosegue verso la sua zona d'agguato.
Alle
15 avvista a 2000 metri di distanza, in posizione 37°33' N e 15°44'
E, un sommergibile “classe Bronzo”
che procede in superficie con rotta 180°; si tratta con ogni
probabilità del Nichelio,
che è appena emerso e si sta dirigendo verso la zona 83.
Alle
22.30 l'Alagi
viene a sua volta avvistato dal Dandolo,
che accosta in fuori.
16
luglio 1943
All'una
di notte viene avvistato un sommergibile a 4000 metri di distanza, in
posizione 37°06' N e 15°51' E; si tratta probabilmente del Dandolo,
che a sua volta avvista all'1.16 una sagoma scura ritenuta essere un
sommergibile, e s'immerge. L'Alagi
prosegue verso la zona assegnata per la missione, ed alle 3.30
avvista tre cacciatorpediniere in posizione 37°09' N e 15°50' E, a
duemila metri di distanza. Non riuscendo ad avvicinarsi, il
comandante Puccini rinuncia ad attaccare.
Alle
sei del mattino vengono avvistati al periscopio tre
cacciatorpediniere con rotta sud ed apparentemente intenti in un
rastrello antisom, ritenuti essere gli stessi di due ore e mezza
prima, ed alle 6.13, in posizione 37°02' N e 15°55' E (al lago di
Augusta), l'Alagi
lancia tre siluri G7e da 533 mm dai tubi prodieri (nelle intenzioni
di Puccini avrebbero dovuto essere quattro, ma il quarto non parte
per un'avaria) da una distanza compresa tra i 700 ed i 1300 metri.
105 secondi dopo i lanci, tempo compatibile con una corsa di 1500
metri, viene avvertita una forte esplosione; l'Alagi
si disimpegna scendendo a 70-90 metri di profondità ed alle 6.35
sente due navi scorta che lanciando due pacchetti di bombe di
profondità, ma non subisce danni. Il comandante Puccini riterrà, a
ragione, di aver colpito una nave.
Bersaglio
di quest'attacco è l'incrociatore leggero britannico Cleopatra
(capitano di vascello John Felgate Stevens), che navigava in
formazione con il gemello Euryalus
(capitano di vascello Eric Wheeler Bush, comandante della Forza Q) e
la scorta dei cacciatorpediniere Quilliam
e Quail.
In origine il Cleopatra
è salpato da Algeri il 6 luglio insieme al resto della 1a
Divisione della Forza H, incaricata di fornire copertura agli sbarchi
e composta dalle corazzate Rodney
e Nelson
(nave ammiraglia del viceammiraglio Algernon Usborne Willis), dalla
portaerei Indomitable,
dagli incrociatori leggeri Cleopatra
ed Euryalus
e dai cacciatorpediniere Queenborough,
Quilliam,
Quail,
Troubridge,
Tyrian,
Tumult,
Offa,
Piorun
(polacco) e Petard:
tale formazione
si è dislocata a sud di Malta, nel Golfo della Sirte, tenendosi
pronta ad intervenire in caso di tentativo da parte della flotta da
battaglia italiana di interferire con gli sbarchi. L'8 luglio si sono
uniti ad essa anche gli incrociatori leggeri Aurora
e Penelope,
mentre Cleopatra
ed Euryalus
si sono riforniti a Tripoli per poi ricongiungersi alla 1a
Divisione il 9; spostatasi la squadra nel Mar Ionio il 10 luglio,
l'11 luglio Cleopatra
ed Euryalus
sono stati distaccati insieme ai cacciatorpediniere Ilex
ed Echo
per formare la Forza Q, incaricata di pattugliare le acque orientali
della Sicilia. Terminato il pattugliamento (durante il quale hanno
appoggiato con le loro artiglierie l'avanzata delle truppe sul fianco
settentrionale della zona dello sbarco e sono stati al centro di un
incidente di “fuoco amico” con alcune motosiluranti) si sono
recati a Malta per rifornirsi, per poi condurre un altro
pattugliamento ad est della Sicilia nella notte tra il 12 ed il 13
luglio; nel corso di questo pattugliamento si sono imbattuti nel
sommergibile italiano Nereide,
che è stato affondato da Ilex
ed Echo
al largo di Augusta. Riunitisi al resto della 1a
Divisione, Cleopatra
ed Euryalus
sono stati distaccati per un altro pattugliamento notturno la sera
stessa del 13, stavolta insieme a Quilliam
e Quail;
il mattino del 14, dopo essere scampati ad un attacco di
aerosiluranti, si sono uniti alla 2a
Divisione della Forza H (corazzate Valiant
e Warspite,
portaerei Formidable,
cacciatorpediniere Eclipse,
Fury,
Faulknor,
Intrepid,
Inglefield,
Raider
e Vasilissa
Olga,
il tutto al comando del contrammiraglio Arthur William La Touche
Bisset: per le operazioni contro la Sicilia la Forza H, che conta in
tutto le corazzate Valiant,
Warspite,
Rodney,
Nelson,
King
George V e
Howe,
le portaerei Indomitable
e Formidable,
gli incrociatori leggeri Aurora,
Penelope,
Euryalus,
Cleopatra,
Dido
e Sirius
e 21 cacciatorpediniere, è stata divisa in tre divisioni aventi base
rispettivamente a Mers-el-Kébir, Alessandria ed Algeri) con la quale
sono rimasti fino alle cinque del pomeriggio del 15, quando sono
stati distaccati dal comandante della Forza H per un altro
pattugliamento notturno ad est della Sicilia (svolto in linea di fila
a 24 nodi, aumentata a 26 nodi alle cinque del mattino del 16,
spingendosi fino alle acque a sud dello stretto di Messina), sempre
come Forza Q. Alle sei del mattino sulle navi britanniche, avendo
ricevuto ordine di rientrare a Malta all'alba per rifornirsi, è
stata ordinata la cessazione del posto di combattimento, e gli
equipaggi hanno iniziato a riposarsi e lavarsi in attesa della
colazione: è in questo momento, quando avevano la guardia abbassata,
che si è verificato l'attacco dell'Alagi.
Al momento dell'attacco la formazione britannica procedeva su rotta
205° con l'Euryalus
in testa, seguito dal Cleopatra,
e con i due cacciatorpediniere di prua: il Quilliam
sul fianco sinistro, a circa 1400 metri dall'Euryalus,
ed il Quail
un po' distanziato sul lato dritto. I sonar delle navi britanniche
non hanno rilevato la presenza del sommergibile italiano, tanto che
sulle prime si penserà ad una mina.
Il
siluro dell'Alagi
ha colpito il Cleopatra
(alle 6.15 o 6.17 secondo le fonti britanniche, che risultano così
perfettamente coincidenti con quelle italiane, ed in posizione 37°06'
N e 16°04' E o 37°13' N e 16°00' E) a centro nave, sul lato di
dritta, tra la sala macchine prodiera e la sala caldaie, aprendo un
grosso squarcio nello scafo, uccidendo 22 uomini (compreso un
ufficiale) e ferendone 24 (quasi tutti per ustioni), dilaniando le
paratie dei compartimenti vicini (e squarciando i serbatoi di nafta
situati sotto la sala caldaie, dai quali la nafta incendiata
fuoriesce ed invade i compartimenti soprastanti), facendo
immediatamente mancare la corrente elettrica con spegnimento di tutte
le luci e provocando vari gravi danni (danni strutturali allo scafo,
allagamento di parte dei locali macchine e caldaie, messa fuori uso
degli apparati di direzione del tiro che costringe a passare al
controllo locale dell'armamento). Le altre navi della formazione
vedono una forte esplosione seguita da un lampo arancione levarsi dal
Cleopatra;
alle 6.35 quest'ultimo si ferma, mentre i cacciatorpediniere iniziano
a cercare il sommergibile e lanciare bombe di profondità (per altra
versione avrebbero lanciato le bombe di profondità soltanto a scopo
precauzionale, credendo inizialmente che l'incrociatore abbia urtato
una mina).
Subito
entrano in azione le squadre d'emergenza; alle 6.43 il Cleopatra
riesce a rimettere in moto alla modesta velocità di appena 4,5 nodi,
aumentata a 10 nodi entro le otto di mattina.
Secondo
i ricordi del marinaio del Cleopatra
Aubrey Thomas Walter Dudley, dopo il siluramento alcuni membri
dell'equipaggio avrebbero abbandonato la nave a causa degli incendi,
per poi tornare a bordo a domarli; due navi avrebbero affiancato il
Cleopatra
per aiutarlo a restare a galla. Un altro membro dell'equipaggio, il
sottufficiale A. A. Shaw, ricorderà a 17 anni di distanza: “…stavamo
rientrando a Malta a tutta forza quando un siluro ci colpì, la nave
sbandò fortemente e pensammo che fosse finita, ma si raddrizzò e
riuscimmo a raggiungere Malta e quando entrammo in bacino avevamo
perso un'intera sala macchine ed una sala caldaie e lo squarcio nel
fianco della nave era lungo 30 piedi e scendeva fino alla chiglia.
Per la legge delle probabilità si sarebbe dovuta spezzare in due, ma
si giunse alla conclusione che la cintura corazzata di 6 pollici si
era richiusa su sé stessa per la forza dell'esplosione ed aveva
mantenuto insieme la nave”.
Thomas William Armstrong, anch'egli imbarcato sul Cleopatra,
descrive così il siluramento dell'incrociatore: “Alle
6.16, mentre gli equipaggi stanchi si stavano dirigendo verso i bagni
per lavarsi prima di colazione, la nave oscillò e sussultò a causa
di una forte esplosione sul lato di dritta. Agli spettatori sul ponte
superiore giunse la vista di un'enorme nube di fumo nero, intrecciata
con lampi rossi di fiamme che si gonfiavano sopra di loro, seguiti
dallo squarcio e dalla deformazione delle lamiere d'Acciaio e delle
paratie. Il gasolio sgorgava alto, sopra la sovrastruttura della
plancia. Tutte le luci vennero a mancare e la nave sbandò fortemente
sotto l'irruzione dell'acqua. Il Cleopatra era stato silurato. Per un
secondo tutti rimasero storditi dall'esplosione, gli occhi che
bruciavano per il fumo e le esalazioni. Quindi, senza alcun panico,
le squadre di riparazione si precipitarono ad accertare l'entità dei
danni, gli uomini accorsero per aiutare a salvare chiunque fosse
intrappolato di sotto, mentre il resto dell'equipaggio si radunò sul
ponte superiore in attesa di ordini. Nel frattempo i nostri
cacciatorpediniere di scorta erano tornati per proteggerci da
ulteriori attacchi, e l'Euryalus si allontanava a tutta forza dalla
zona di pericolo. I rapporti delle squadre di riparazione affermarono
che le paratie stavano tenendo, era possibile procedere a bassa
velocità usando la sala macchine B – e così procedemmo lentamente
verso Malta, protetti da cacciatorpediniere su entrambi i lati, e
dall'Euryalus a poppa. Il siluro aveva colpito tra la sala macchine
di prua e il locale caldaie con effetti devastanti, il personale in
questi compartimenti non aveva speranze, essendo entrambi [i
compartimenti] una massa
contorta di Acciaio e rottami. I marinai sul ponte soprastante erano
stati feriti, alcuni gravemente dall'esplosione e dal carburante
incendiato. Alcuni uomini addetti ai cannoni secondari erano stati
lanciati sul ponte sottostante mentre altri erano rimasti feriti dal
carburante in fiamme, uscito attraverso le prese d'aria del ponte
superiore. Gli incendi sottocoperta vennero rapidamente messi sotto
controllo dal personale di macchina. Gli uomini di guardia nella sala
macchine adiacente, già gravemente scossi dalla terribile
esplosione, rimasero ai loro posti, cosicché nel giro di poco tempo
la nave fu in moto, anche se fortemente sbandata. Lo stesso ponte
superiore era gravemente deformato e contorto. Il motoscafo era stato
fatto a pezzi. Quando i feriti vennero portati su dai ponti
inferiori, vennero efficientemente medicati dalle squadre di pronto
soccorso, il carburante venne rimosso e le loro ustioni fuono coperte
con gelatina anti-ustione. La squadra addetta ai siluri rimise in
funzione le luci in breve tempo, mentre il dipartimento nocchieri
rimosse tutte le attrezzature pesanti del ponte superiore per
stabilizzare la nave, ed i cuochi svolsero un lavoro encomiabile
nella preparazione di tè e panini. Alle 10:30 avemmo l'inquietante
compito di seppellire in mare il primo dei nostri compagni di bordo.
Il comandante lesse il servizio. Facendo l'appello dell'equipaggio
superstite, 22 uomini risultarono essere morti e 24 gravemente
ustionati. (…) Non
appena gettammo l'ancora, la prima persona a bordo fu il
viceammiraglio Powers, che tornò alla sua nave ammiraglia per
informarsi sui suoi morti e feriti e per organizzare l'assistenza ai
suoi ufficiali e marinai”.
L'incrociatore
danneggiato viene raggiunto dapprima dall'Euryalus,
che era in vista (e che inizialmente si era allontanato ad alta
velocità per non rischiare di essere silurato a sua volta) e che ne
assume la protezione contro eventuali attacchi aerei posizionandosi a
poppa del Cleopatra
e procedendo a zig zag, e da Quilliam
e Quail
che si dispongono sui fianchi per la scorta antisommergibili. Alle
9.20 sopraggiunge anche il rimorchiatore di salvataggio Oriana
(inviato da Siracusa a scopo precauzionale) ed alle 9.38 il
cacciatorpediniere di scorta Eggesford
ed i dragamine di squadra Seaham
e Poole,
che rinforzano la scorta contro nuovi attacchi di sommergibili
(insieme ad un aereo Martin Baltimore, cui più tardi si uniranno
aerei da caccia decollati da Malta per fornire scorta aerea);
lentamente il malconcio Cleopatra
fa rotta per Malta. Alle 10.30 si unisce al gruppo anche
l'incrociatore leggeo Newfoundland,
avente a bordo il comandante del 15th
Cruiser Squadron, ammiraglio Cecil Halliday Jepson Harcourt.
Alle
15.30 Euryalus,
Quilliam
e Quail
si separano dal Cleopatra
per entrare a Malta, e poco dopo anche l'Oriana
lascia il gruppo per rientrare a Siracusa; il Cleopatra
entra con i suoi mezzi nel Grand Harbour della Valletta verso le sei
di sera (per altra fonte, alle 16.30), ed il mattino successivo entra
in bacino di carenaggio per ricevere le prime riparazioni, atte a
metterlo in grado di sostenere un viaggio verso gli Stati Uniti, dove
potrà ricevere riparazioni più approfondite. Le riparazioni
effettuate a Malta saranno completate soltanto nell'ottobre 1943;
trasferitosi da Malta a Gibilterra (con scalo intermedio ad Algeri),
il Cleopatra
ne ripartirà il 7 novembre diretto a Filadelfia, dove i lavori di
riparazione nel locale Arsenale statunitense si protrarranno dal
dicembre 1943 al settembre 1944: il siluro del Cleopatra
l'ha così messo fuori combattimento per oltre un anno (dopo le prove
in mare e le verifiche sulla robustezza dello scafo, rientrerà
finalmente in servizio a fine novembre 1944, ma sarà fermato per
nuovi lavori di modifica dell'armamento fino al marzo successivo e
ritornerà ad un ruolo operativo, con la Eastern Fleet, soltanto nel
luglio 1945, a guerra quasi conclusa: di fatto, quindi, il Cleopatra
non parteciperà più ad azioni belliche dopo il siluramento del
luglio 1943).
Per
lungo tempo il siluramento del Cleopatra
è stato erroneamente attribuito al sommergibile Dandolo
(tenente di vascello Aldo Turcio, per questo decorato di Medaglia
d'Argento
al Valor Militare), che in realtà ha lanciato senza successo i suoi
siluri in posizione 37°04' N e 16°02' E, contro una nave
identificata come un incrociatore, alle 2.57 del 16 luglio: oltre tre
ore prima del siluramento del Cleopatra.
Il comandante Puccini dell'Alagi
sarà proposto dal suo superiore al comando del II Gruppo
Sommergibili, capitano di fregata Emilio Francardi, per una Medaglia
d'Argento
al Valor Militare per aver probabilmente affondato un
cacciatorpediniere; la proposta sarà approvata ma solo per una
Medaglia di Bronzo,
con motivazione "Comandante
di sommergibile, operante in acque insidiate dal nemico, attaccava un
gruppo di tre cacciatorpediniere in ricerca antisommergibile colpendo
con siluro una delle unità e sfuggendo successivamente alla violenta
caccia. Dimostrava capacità, sereno coraggio, senso del dovere,
abnegazione e spirito di sacrificio".
Solo negli anni Settanta una più attenta analisi dei documenti
dell'una e dell'altra parte permetterà di attribuire all'Alagi
il siluramento del Cleopatra.
Alle
13.40 l'Alagi
riceve ordine di spostarsi ad ovest della zona 86.
I
danni arrecati al Cleopatra
dal siluramento (issuu)
%20LEGGI%20DIDASCALIA.JPG) |
Schema illustrativo dei danni causati al Cleopatra dal siluro dell'Alagi. In rosso la zona interessata dall’incendio, in giallo i compartimenti allagati subito, in verde il deposito di nafta sotto la sala caldaie, anch'esso allagato (da un saggio di Francesco Mattesini su www.academia.edu) |
17
luglio 1943
Secondo
Francesco Mattesini, in questa data l'Alagi
avrebbe infruttuosamente attaccato un cacciatorpediniere, ma sembra
probabile un errore.
18
luglio 1943
Riattraversa,
in immersione, lo stretto di Messina tra le 7.05 e le 14.05.
20
luglio 1943
Arriva
a Napoli alle 8.15, dopo aver percorso 1689,2 miglia. Ne riparte alle
9.09 per trasferirsi a Pozzuoli, dove arriva alle 10.55, dopo aver
percorso 8,1 miglia.
29
luglio 1943
Lascia
Pozzuoli alle 23.55 diretto alla Maddalena, al comando del tenente di
vascello Sergio Puccini.
31
luglio 1943
Arriva
alla Maddalena alle 8.49, dopo aver percorso 201,3 miglia.
15
agosto 1943
Lascia
La Maddalena alle 00.03 diretto ad Ajaccio, al comando del tenente di
vascello Sergio Puccini; giunge a destinazione alle 7.35, dopo aver
percorso 67,7 miglia.
29
agosto 1943
Lascia
Ajaccio alle 19.14, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per trasferirsi a Pozzuoli.
31
agosto 1943
Arriva
a Pozzuoli alle 7.47, dopo aver percorso 292 miglia.
3
settembre 1943
Salpa
da Pozzuoli all'1.54, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per un agguato a sudovest di Salerno, in seguito
all'attivazione da parte di Maricosom del Piano "Zeta"
(l'utilizzo in massa dei superstiti sommergibili della Regia Marina
per contrastare l'invasione angloamericana dell'Italia continentale)
in risposta allo sbarco britannico in Calabria verificatosi lo stesso
3 settembre (operazione "Baytown"). In totale, tredici
sommergibili prendono il mare da Napoli, Brindisi, Taranto e La
Maddalena: oltre all'Alagi,
anche il Brin
viene inviato in agguato nel Golfo di Salerno; contestualmente
vengono inviati nel Golfo di Policastro Diaspro
e Marea,
lungo la costa ionica della Sicilia Vortice e Luciano
Manara, in Mar Ionio tra il
Golfo di Squillace e lo stretto di Messina Onice, Luigi
Settembrini, Zoea e Ciro
Menotti,
e tra Capo Colonne e Punta Alice i piccoli sommergibili tascabili CB
8, CB
9 e CB
10.
Gli
ordini relativi al Piano "Zeta", per la difesa di Italia
meridionale, Corsica e Sardegna, sono stati emanati da Maricosom fin
dal 2 luglio; i sommergibili hanno ricevuto i grafici con le rotte da
seguire, i punti di agguato e l'ordine di priorità per gli attacchi
(navi mercantili, seguite dalle portaerei, seguite dalle corazzate,
seguite dagli incrociatori, mentre le navi scorta non vanno
attaccate).
Maricosom,
il Comando della Squadra Sommergibili, ha preparato il piano "Zeta"
fin dal 23 marzo 1943 («scopo:
attaccare e distruggere le forze navali ed i piroscafi nemici.
(...) Ordine di preferenza
negli attacchi contro le unità nemiche sia il seguente: Piroscafi,
Navi P.A., corazzate ed incrociatori. Sommergibili, CC.TT., MAS ed
altre unità minori non dovranno essere attaccati»),
aggiornandolo poi a più riprese nel corso dei mesi successivi (e
corredandolo
con un altro piano, il "Gamma" presentato l'11 luglio, che
contempla anche l'impiego dei sommergibili tascabili tipo CB):
finalità del piano è appunto di schierare in massa i sommergibili
superstiti a difesa delle coste del Sud Italia più esposte a sbarchi
nemici. Il piano, contenuto in plichi che per maggior segretezza sono
consegnati a mano ai Comandi Gruppi Sommergibili ed ai singoli
sommergibili, è suddiviso in una parte generale, uguale per tutti i
sommergibili, ed in una parte specifica per ogni battello, racchiusa
in busta sigillata, consistente in lucidi da sovrapporre alle carte
nautiche, sui quali sono indicate le posizioni d'agguato da assumere
e gli sbarramenti minati esistenti.
4
settembre 1943
In
serata Maricosom ordina ai sommergibili schierati nel Tirreno, tra
cui l'Alagi,
di rientrare alla base: avendo correttamente intuito che lo sbarco in
Calabria costituisce soltanto un diversivo in preparazione di un
imminente sbarco principale più a nord (che sarà quello di Salerno,
il 9 settembre), si vogliono conservare le forze per impiegarle in
massa quando tale sbarco avrà luogo.
5
settembre 1943
Rientra
a Pozzuoli alle dieci del mattino, dopo aver percorso 375,8 miglia.
7
settembre 1943
Salpa
nuovamente da Pozzuoli alle 14.45, al comando del tenente di vascello
Sergio Puccini, per un nuovo pattugliamento difensivo a sudovest di
Salerno, a contrasto dell'imminente sbarco Alleato (operazione
"Avalanche"). Nel quadro del Piano "Zeta", un
totale di dodici sommergibili (Alagi,
Diaspro,
Topazio, Turchese, Marea,
Brin, Giada, Galatea, Platino,
Nichelio,
Axum e Velella)
vengono schierati in funzione antisbarco nel Basso Tirreno, nel Golfo
di Salerno e lungo le coste tirreniche di Campania e Calabria tra
Paola e Gaeta
(Alagi, Diaspro, Brin, Velella, Platino, Topazio, Galatea,
Nichelio e Marea
sono schierati tra il Golfo di Paola ed il Golfo di Gaeta, Giada
e Turchese
ad ovest della Sardegna), mentre dieci
(Onice, Settembrini, Vortice, Zoea, Bragadin, Squalo, Menotti, Bandiera, Jalea e Manara)
vengono schierati in Mar Ionio lungo le coste orientali di Sicilia e
Calabria.
Supermarina
ha ordinato a Maricosom di attivare nuovamente il Piano "Zeta"
in seguito all'avvistamento nel Basso Tirreno da parte della
ricognizione aerea tedesca, la sera del 7 settembre, di forze navali
angloamericane dirette verso le coste dell'Italia meridionale: si
tratta della flotta da sbarco Alleata diretta verso Salerno.
In
realtà il generale Giuseppe Castellano, rappresentante del governo
Badoglio, ha già firmato da quattro giorni, a Cassibile,
l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati: ma l'accordo è stato
mantenuto temporaneamente segreto, in attesa del momento “propizio”
per annunciarlo, ed intanto le ostilità proseguono. Lo stesso
schieramento dei sommergibili italiani lungo le coste del Sud Italia
è stato deciso in accordo con gli Alleati, per non destare sospetti
nei comandi tedeschi.
Alle
23 l'Alagi
avvista un sommergibile in navigazione verso nordovest, in posizione
39°58' N e 14°45' E.
8
settembre 1943
Alle
13.45, mentre procede verso nord, l'Alagi
viene avvistato al largo di Punta Licosa dal sommergibile britannico
Shakespeare
(tenente di vascello Michael Frederic Roberts Ainslie), che poche ore
prima ha affondato poco lontano il Velella
– ultimo sommergibile italiano perduto prima dell'armistizio – e
che adesso, pur trovandosi in posizione favorevole per un attacco, si
astiene dall'attaccare per non rivelare la propria posizione, avendo
il compito di fungere da “faro” per l'imminente sbarco a Salerno.
Successivamente
l'Alagi
viene colto un'avaria alla valvola d'immersione e dirige per Napoli,
dove giunge verso le quattro del pomeriggio; all'imboccatura del
porto gli si reca incontro una motobarca militare che gli ordina di
non entrare in porto, data la presenza di truppe tedesche, e di
proseguire verso nord. Riceve ordine di andare a Genova, con scali
intermedi a Civitavecchia e Livorno.
Alle
19.42 la radio italiana dà la notizia dell'armistizio tra l'Italia e
gli Alleati (gli Alleati ne hanno dato notizia già alle 18.30,
tramite Radio Algeri), ed otto minuti dopo Maricosom dirama a tutti i
sommergibili in mare il messaggio «Alla
ricezione del presente ordine assumere un compito esclusivamente
ripeto esclusivamente esplorativo»,
seguito alle 21.10 da «Alla
ricezione del presente messaggio cessare ogni ostilità alt Accusate
ricevuta». Alle 21.50
Maricosom ordina a tutti i sommergibili: «Immergetevi
subito a quota 80 metri alt Alle 8 del giorno 9 emergete rimanendo in
superficie con Bandiera nazionale a riva e pennello nero al
periscopio di prora alt Riceverete ulteriori ordini alt Accusate
ricevuta».
9
settembre 1943
Sempre
impossibilitato ad immergersi, l'Alagi
giunge davanti a Civitavecchia in mattinata e viene “accolto” da
alcune motosiluranti tedesche, che sotto la minaccia delle armi lo
obbligano ad entrare in porto alle 13. Qui si ormeggia in banchina,
impossibilitato a muovere perché la via di fuga è bloccata dalle
motosiluranti; il comandante Puccini fa intanto riparare la valvola
d'immersione, e quando due ufficiali tedeschi salgono a bordo ed
ordinano di proseguire verso La Spezia con un convoglio scortato
accetta, confidando di eludere la sorveglianza una volta in mare
aperto.
Riparte
dunque da Civitavecchia diretto verso nord alle 17.55, scortato da
unità tedesche, ma alla prima occasione accosta improvvisamente di
90° a sinistra e s'immerge, sottraendosi alla sorveglianza delle
unità tedesche e dirigendo su Bona.
11
settembre 1943
Entra
a Bona alle 15.45.
14
settembre 1943
Sempre
al comando del tenente di vascello Puccini, riparte da Bona per Malta
alle 13.50, insieme ai sommergibili Brin,
Giada,
Galatea,
Platino,
Marea
e Turchese
(quest'ultimo, danneggiato da un attacco aereo, è a rimorchio del
Marea,
successivamente sostituito da un'unità britannica in seguito alla
rottura del cavo di rimorchio) e con la scorta del cacciatorpediniere
britannico Isis,
che ha il compito di evitare che i sommergibili possano essere
scambiati per nemici ed attaccati da navi ed aerei Alleati dal
“grilletto facile”.
16
settembre 1943
Arriva
a Malta alle 11.04. Dal 7 settembre ha percorso in tutto 1164,3
miglia.
Giunti
a Malta, un paio di sommergibili del gruppo partito da Bona si vanno
ad affiancare alla portaidrovolanti Giuseppe Miraglia nella
baia di San Paolo, gli altri si mettono alla fonda a Marsa Scirocco.
21
settembre 1943
I
sommergibili italiani a Malta, precedentemente sparpagliati nei vari
ormeggi dell'isola, vengono raggruppati in due gruppi, concentrati
l'uno a Marsa Scirocco e l'altro a San Paolo (Sliema).
L'Alagi viene
temporaneamente dislocato nell'ormeggio di San Paolo, insieme ad
altri dieci sommergibili (Brin, Zoea, Galatea,
H 1, H
2, H
4, Jalea, Menotti, Onice e Squalo),
alle “dipendenze” della nave appoggio idrovolanti Giuseppe
Miraglia.
%20a%20Malta%20settembre%201943%20(SM).jpg) |
Sommergibili italiani a Malta nel settembre 1943: l'Alagi è l'undicesimo da sinistra (g.c. STORIA militare) |
22
ottobre 1943
Lascia
Malta alle 13 diretto ad Haifa, in Palestina, insieme ai sommergibili
Galatea
e Bragadin
ed al comando del tenente di vascello Sergio Puccini. I tre battelli
dovranno passare per il punto 34°19' N e 21°41' E; in Palestina
entreranno a far parte del neocostuito Gruppo Sommergibili del
Levante (Grupsom Levante), venendo impiegati nell'addestramento delle
unità antisommergibili britanniche ed in missioni di rifornimento
della guarnigione di Lero. Il Grupsom Levante, istituito nell'ultima
decade di ottobre 1943 e posto al comando del capitano di fregata
Carlo Liannazza (che è anche comandante del Comando Superiore Navale
Italiano del Levante, Maricosulev Haifa), è alle dipendenze della
1st Submarine
Flotilla della Royal Navy ed è composto in tutto da sette battelli,
trasferiti da Malta ad Haifa in seguito ad accordi con gli Alleati:
oltre ad Alagi,
Bragadin
e Galatea,
anche Atropo, Ciro
Menotti, Zoea
e Filippo Corridoni.
Le sue unità sono adibite all'addestramento delle corvette
britanniche nella zona di Alessandria (quattro dei sommergibili sono
anche impiegati nel trasporto di rifornimenti per le guarnigioni del
Dodecaneso, attaccate dai tedeschi: a novembre, dopo la caduta delle
ultime isole in mano italo-britannica, queste quattro unità faranno
ritorno in Italia). Dai britannici l'Alagi
riceve il “pennant number” temporaneo di N
58.
(Qualche
fonte afferma che l'Alagi
avrebbe lasciato Malta il 13 ottobre, insieme ai sommergibili Atropo,
Bandiera,
Brin,
Bragadin,
Corridoni,
Galatea,
H 1,
H
2, H
4, Jalea,
Menotti,
Settembrini,
Squalo
e Zoea,
ma si tratta di un errore).
24
ottobre 1943
Alle
15 avvista tre aerei in volo verso nord in posizione 34°10' N e
23°10' E, e s'immerge.
27
ottobre 1943
Arriva
ad Haifa alle 12.15, dopo aver percorso 1412 miglia.
9
novembre 1943
Riparte
da Haifa alle 6.05, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per trasferirsi ad Alessandria, con la scorta dello sloop
indiano Sutlej.
10
novembre 1943
Arriva
ad Alessandria alle 20.45, dopo aver percorso 353 miglia.
12
novembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.40 alle 11, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 15 miglia.
13
novembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.20 alle 17.20, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 35 miglia.
16
novembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7 alle 17, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 40 miglia.
17
novembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.25 alle 16.30, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
19
novembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7 alle 15.50, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 27 miglia.
21
novembre 1943
Lascia
Alessandria alle 6.05, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per trasferirsi ad Haifa.
22
novembre 1943
Arriva
ad Haifa alle 21.10, dopo aver percorso 296 miglia.
23
novembre 1943
Uscita
da Haifa per esercitazione dalle otto alle 12.34, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 15 miglia.
20
dicembre 1943
Lascia
Haifa alle 8.20, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini,
per tornare ad Alessandria.
22
dicembre 1943
Arriva
ad Alessandria alle 10.30, dopo aver percorso 329 miglia.
23
dicembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.20 alle 17.35, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
24
dicembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.57 alle 15.35, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
27
dicembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.30 alle 15.45, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 35 miglia.
29
dicembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.20 alle 15.10, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 32 miglia.
30
dicembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.18 alle 14.55, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
31
dicembre 1943
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.30 alle 14.50, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
8
gennaio 1944
Lascia
Alessandria alle 10.10 per trasferirsi ad Haifa, al comando del
tenente di vascello Puccini.
9
gennaio 1944
Arriva
ad Haifa alle 22.30, dopo aver percorso 310 miglia.
8
febbraio 1944
Uscita
da Haifa per prove in mare dalle 8.40 alle 10.20, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse 14 miglia.
11
febbraio 1944
Uscita
da Haifa per prove in mare dalle 8.40 alle 13.21, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse 17 miglia.
12
febbraio 1944
Uscita
da Haifa per prove in mare dalle 14.54 alle 18.14, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse 21 miglia.
13
febbraio 1944
Lascia
Haifa alle 15.56 per trasferirsi ad Alessandria, al comando del
tenente di vascello Puccini.
15
febbraio 1944
Arriva
ad Alessandria alle 15.48, dopo aver percorso 330 miglia.
16
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 9.56 alle 17.17, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 35 miglia.
17
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.30 alle 17.54, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 39 miglia.
19
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a due navi da guerra
britanniche dalle 7.28 alle 16.10, al comando del tenente di vascello
Puccini. Percorse 28 miglia.
23
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a due navi da guerra
britanniche dalle 7.30 alle 19.40, al comando del tenente di vascello
Puccini. Percorse 55 miglia.
24
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a tre navi da guerra
britanniche (tra cui una corvetta) dalle 8.47 alle 18.10, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 37 miglia.
25
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a quattro navi da guerra
britanniche (tra cui due corvette) dalle 7.14 alle 17.19, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 39 miglia.
28
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.10 alle 18.18, al comando
del tenente di vascello Puccini. Dapprima effettua esercitazioni di
lancio siluri con l'incrociatore leggero britannico Ajax,
poi esercitazioni insieme a due corvette ed alcuni cacciatorpediniere
britannici. Percorse in tutto 40 miglia.
29
febbraio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.35 alle 17.48, al comando
del tenente di vascello Puccini. Dapprima effettua esercitazioni di
lancio siluri contro l'incrociatore leggero britannico Caledon,
poi esercitazioni insieme a due corvette (alle esercitazioni
antisommergibili partecipa anche il Caledon).
Percorse in tutto 35 miglia.
2
marzo 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a due corvette britanniche
dalle otto alle 16.06, al comando del tenente di vascello Puccini.
Percorse 28 miglia.
3
marzo 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.15 alle 9.30, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse sei miglia.
4
marzo 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione di lancio siluri insieme al Caledon
dalle 8.20 alle 17.45, al comando del tenente di vascello Puccini.
Percorse 35 miglia.
5
marzo 1944
Lascia
Alessandria alle 15.40 per trasferirsi ad Haifa, al comando del
tenente di vascello Puccini.
7
marzo 1944
Arriva
ad Haifa alle 7.52, dopo aver percorso 310 miglia.
31
marzo 1944
Il
sottocapo elettricista Renzo Lucchini dell'Alagi,
19 anni, da Ampezzo, muore in Palestina.
1°
aprile 1944
Riparte
da Haifa alle 16.19 per tornare ad Alessandria, al comando del
tenente di vascello Puccini.
3
aprile 1944
Arriva
ad Alessandria alle 10.22, dopo aver percorso 310 miglia.
4
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a navi da guerra britanniche
dalle 6.45 alle 18.30, al comando del tenente di vascello Puccini.
Percorse 43 miglia.
5
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.12 alle 17.35, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 38 miglia.
6
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.29 alle 18.55, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 24 miglia.
11
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.30 alle 16, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse 34 miglia.
12
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.47 alle 18, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse 38 miglia.
15
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.47 alle 16.40, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 32 miglia.
17
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.43 alle 18.45, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 40 miglia.
19
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.51 alle 17.40, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 35 miglia.
20
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.20 alle 16.05, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 27 miglia.
21
aprile 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione insieme a navi da guerra britanniche
dalle 6.50 alle 17.42, al comando del tenente di vascello Puccini.
Percorse 37 miglia.
22
aprile 1944
Lascia
Alessandria alle 16.19 per trasferirsi ad Haifa.
23
aprile 1944
Alle
15.06 viene avvistato dal sommergibile Zoea
(tenente di vascello Rodolfo Bombig), in navigazione in direzione
opposta.
24
aprile 1944
Arriva
ad Haifa alle 7.04, dopo aver percorso 310 miglia.
18
maggio 1944
Riparte
da Haifa alle 19.52 per tornare ad Alessandria, al comando del
tenente di vascello Puccini.
20
maggio 1944
Arriva
ad Alessandria alle 17.01, dopo aver percorso 311 miglia.
22
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.51 alle 15.24, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 28 miglia.
23
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle sette alle 16.30, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 32 miglia.
26
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.30 alle 18.12, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 36 miglia.
27
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.30 alle 15.25, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 31 miglia.
29
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 9.40 alle 17, al comando del
tenente di vascello Puccini. Percorse 29 miglia.
30
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 9.50 alle 19.10, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 33 miglia.
31
maggio 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 12.30 alle 19.30, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 28 miglia.
1°
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.35 alle 17.39, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 34,5 miglia.
2
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.35 alle 13.59, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 30 miglia.
3
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.30 alle 13.30, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 28,5 miglia.
5
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 11.28 alle 21.30, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 34 miglia.
6
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle sette alle 15.10, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 34 miglia.
7
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.45 alle 14.26, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 28 miglia.
10
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.40 alle 15.03, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 31 miglia.
12
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.50 alle 16.15, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 26 miglia.
13
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.33 alle 13.50, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 36 miglia.
16
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.20 alle 17.30, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 35 miglia.
17
giugno 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.20 alle 17.05, al comando
del tenente di vascello Puccini. Percorse 34 miglia.
18
giugno 1944
Lascia
Alessandria alle 17.40 per trasferirsi ad Haifa, al comando del
tenente di vascello Puccini.
20
giugno 1944
Arriva
ad Haifa dopo aver percorso 311 miglia.
6
agosto 1944
Sempre
al comando del tenente di vascello Sergio Puccini, riparte da Haifa
alle 17.55 per tornare ad Alessandria.
8
agosto 1944
Arriva
ad Alessandria alle 9.55, dopo aver percorso 330,5 miglia.
11
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7 alle 17.30, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 32 miglia.
12
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.10 alle 14.30, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
14
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.20 alle 16.30, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 30 miglia.
15
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.38 alle 16.30, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 32 miglia.
17
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.34 alle 16.33, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 33 miglia.
21
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 6.50 alle 16, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 33 miglia.
22
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.15 alle 22.15, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 35 miglia.
24
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 7.55 alle 15.15, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 36 miglia.
26
agosto 1944
Uscita
da Alessandria per esercitazione dalle 8.50 alle 15.52, al comando
del tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 36 miglia.
27
agosto 1944
Lascia
Alessandria alle 17.42, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, diretto ad Haifa.
29
agosto 1944
Arriva
ad Haifa alle 8.15, dopo aver percorso 314 miglia.
26
ottobre 1944
Lascia
Haifa alle 6.35, al comando del tenente di vascello Sergio Puccini,
diretto ad Alessandria a rimorchio del cacciatorpediniere Velite.
Alessandria sarà solo la prima tappa del viaggio di ritorno in
Italia, dove dovrà sottoporsi ad un lungo periodo di lavori.
27
ottobre 1944
Arriva
ad Alessandria alle 11.30, dopo aver percorso 284 miglia.
29
ottobre 1944
Riparte
da Alessandria alle 11.30, sempre al comando del tenente di vascello
Puccini ed a rimorchio del Velite,
diretto a Taranto.
2
novembre 1944
Alle
3.50 avvista una mina alla deriva a 31 miglia per 81,5° da Capo
Colonne e cerca di affondarla a colpi di mitragliera, ma l'equipaggio
non riesce a sincerarsi di esserci riuscito.
L'Alagi
arriva a Taranto alle 13.35 (o 14), dopo aver percorso 910 miglia.
13
novembre 1944
Lascia
Taranto alle 14.30, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, a rimorchio della torpediniera Sagittario
ed insieme al Diaspro.
14
novembre 1944
Arriva
a Brindisi alle 15.10, dopo aver percorso 141 miglia. Segue un lungo
periodo di lavori, protrattisi fino alla fine delle ostilità in
Europa.
14
maggio 1945
Uscita
da Brindisi per prove in mare dalle 9.17 alle 17.02, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 28,8 miglia.
29
maggio 1945
Uscita
da Brindisi per prove in mare dalle 9.05 alle 12.48, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 14,5 miglia.
4
giugno 1945
Uscita
da Brindisi per prove in mare dalle 9.10 alle 14.20, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 19 miglia.
6
giugno 1945
Uscita
da Brindisi per prove in mare dalle 9.28 alle 19.15, al comando del
tenente di vascello Sergio Puccini. Percorse 46,5 miglia.
27
giugno 1945
Lascia
Brindisi alle 15.05, al comando del tenente di vascello Sergio
Puccini, per trasferirsi a Taranto.
28
giugno 1945
Arriva
a Taranto alle 11.30, dopo aver percorso 141,9 miglia. Da qui non si
muoverà più fino alla definitiva conclusione della seconda guerra
mondiale.
Agosto
1945
Il
comandante Puccini lascia il comando dell'Alagi.
1947
Il
trattato di pace assegna l'Alagi
al Regno Unito in conto riparazione danni di guerra, ma i britannici
rinunciano alla consegna, richiedendone invece la demolizione.
23
maggio 1937 (o 1° febbraio 1948)
Radiato
dai quadri del naviglio militare. È nel primo gruppo di unità ad
essere demolite in attuazione delle disposizioni del trattato di
pace.
La
bandiera di combattimento ed il cofanetto portabandiera dell'Alagi,
inizialmente consegnati al Museo Storico Navale di Venezia, verranno
trasferiti il 16 febbraio 1951 al Sacrario delle Bandiere del
Vittoriano, a Roma, ma verranno successivamente sottratti nei primi
anni Novanta: soltanto nel 2010 il cofanetto verrà finalmente
recuperato dai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di
Roma, mentre la bandiera dell'Alagi
risulta tutt'ora dispersa.
Sommergibili
italiani in disarmo a Taranto in attesa di demolizione, febbraio
1947: spicca ben riconoscibile l'Alagi, con le sue lettere
identificative “AL” (sopra: g.c. STORIA militare; sotto: da
“Uomini sul fondo”, di Giorgio Giorgerini)
L'Alagi
sul sito del Museo della Cantieristica di Monfalcone
L'Alagi
su Uboat.net
Regio sommergibile Alagi,
su Grupsom
I sommergibili classe Adua
su Betasom
Il siluramento del Kenya
WS21S – Operation Pedestal
L'operazione Pedestal
La battaglia di Mezzo Agosto
Fortress Islands Malta: Defence & Re-Supply During the Siege
La storia dell'Antares
L'Antares
su Wrecksite
Discussione sull'Antares
su Warsailors
La guerra dei sommergibili dell'Asse nel Mediterraneo nell'estate
del 1943
La doppietta del 16 luglio 1943
The Royal Italian Navy's Last Victory
Il siluramento del Cleopatra
I sommergibili italiani dal settembre 1943 al dicembre 1945
L'impegno navale italiano durante la guerra civile spagnola
Il cofanetto portabandiera dell'Alagi
The survivor and the little mouse