.jpg) |
La
Città di Marsala
nel dopoguerra, con il nuovo nome di Città
di Trapani
(da www.naviearmatori.net,
utente HORO2006) |
Motonave
passeggeri (o mista) di 2480,14 tsl, 1432,96 tsn e 1494 (o 1700) tpl,
lunga 87,98-93,03 metri, larga 12,20-12,25 e pescante 5,75-6,50, con
velocità normale di 10 nodi e massima di 12,5 nodi. Di proprietà
della Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a Napoli, ed
iscritta con matricola 146 al Compartimento Marittimo di Palermo;
nominativo di chiamata radio IBFF.
Aveva
due ponti e quattro stive della capacità complessiva di 2555 metri
cubi.
Breve
e parziale cronologia.
1928
Impostata
nei Cantieri Navali Riuniti di Palermo.
20
ottobre 1929
Varata
nei Cantieri Navali Riuniti di Palermo.
31
dicembre 1929
Completata
per la Florio Società Italiana di Navigazione, avente sede a Roma.
Nominativo di chiamata NIZW (per altra fonte SIWZ).
Fa
parte di una serie di nove motonavi gemelle (le altre sono Città
di Agrigento, Città di
Alessandria,
Città di Bestia, Città
di Livorno, Città
di Messina, Città
di Savona, Città di
La
Spezia e Città
di Trapani:
la serie è detta “Città
di Trapani”) costruite
per le linee secondarie della compagnia, concepite per trasportare
111 (o 113) passeggeri in prima, seconda e terza classe (25 in dodici
cabine di prima classe, 32 in otto cabine di seconda classe, 18 in
quattro cabine di terza classe “distinta” e 38 in dormitori di
terza classe di cui uno per uomini da 22 posti letto e due per donne
da otto posti letto ciascuno) ed altri 450 in sistemazioni
provvisorie. Per i passeggeri di prima classe vi sono una sala da
pranzo ed una sala soggiorno, per quelli di seconda classe una sala
unica che svolge entrambe le funzioni; per le merci vi sono quattro
stive di capacità totale 2824 metri cubi, ognuna delle quali è
servita da due bighi. Lo scafo è diviso in dieci compartimenti
stagni e la propulsione è data da un motore diesel Franco Tosi da
1700 CV, che aziona un'elica quadripala.
La
costruzione di queste motonavi è stata decisa dalla società Florio
in seguito alla stipula di una convenzione con lo Stato italiano il
25 giugno 1925, con la quale la Florio ha ottenuto l'assegnazione
dell'esercizio dei collegamenti sovvenzionati del Gruppo II, ossia le
linee del Basso Tirreno, Napoli, Palermo e la Libia: per gestire
queste linee è stata appositamente costituita una controllata, la
Florio Società Anonima di Navigazione (avente sede a Roma), ed
approfittando delle sovvenzioni statali per la cantieristica concesse
nel 1923 è stato deciso di costruire un totale di 13 nuove motonavi
miste, quattro di dimensioni medio-grandi (Città
di Napoli, Città
di Genova, Città
di Palermo, Città
di Tunisi, di 5400 tsl) per
le linee principali (Napoli-Palermo-Tunisi e Napoli-Palermo-Tripoli)
e nove più piccole (la classe “Città
di Trapani”)
per le linee minori, che comprendono quelle verso la Libia e
l'Egitto. La Città di
Marsala è stata ordinata
il 1° luglio 1927.
25
aprile 1931
La
Città di Marsala
sperona ed affonda accidentalmente il brigantino goletta Maria
al largo di Trapani.
1932
Con
la fusione della Florio con la Compagnia Italiana Transatlantica
(CITRA) nella Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA (avente sede a
Napoli), la Città di
Marsala passa alla
nuova compagnia.
In
questo periodo è comandante della Città
di Marsala il capitano S.
Senise.
1935
Il
nominativo di chiamata diviene IBFF.
Settembre
1936
La
Città di Marsala
trasporta da Tripoli ad Alessandria d'Egitto un gruppo di una
quarantina di libici della Tripolitania diretti alla Mecca per
l'hajj, il tradizionale pellegrinaggio alla città santa dell'Islam
che ogni musulmano deve compiere almeno una volta nella vita.
L'iniziativa è stata promossa da Benito Mussolini in persona e dal
governatore della Libia Italo Balbo: rientra nel quadro delle trovate
propagandistiche intraprese dal regime fascista, in seguito ai
contrasti sorti con il Regno Unito a causa della guerra d'Etiopia,
per presentare l'Italia di Mussolini come protettrice dei popoli
arabi contro l'oppressore coloniale britannico, ed attirare al campo
italiano i popoli musulmani nel futuro scontro tra Italia e Regno
Unito (pochi mesi dopo, Mussolini si farà proclamare a Tripoli
“protettore dell'Islam”, mentre il regime promuoverà in Libia la
costruzione di moschee e scuole craniche).
Seguendo
l'esempio francese, Mussolini ha dunque deciso di far organizzare dei
pellegrinaggi alla Mecca sotto l'egida dello Stato italiano,
selezionando pellegrini “fedeli” e mandandoli in Arabia a
compiere l'hajj sotto la supervisione di un fidato capo spedizione,
Mohamed Ben Jacubi, che durante il viaggio svolgerà attiva opera di
propaganda in favore dell'Italia.
A
Suez i pellegrini s'imbarcano su un piroscafo egiziano, per il
viaggio in Mar Rosso fino all'Arabia.
1937
La
compagnia armatrice assume il nome di Tirrenia Società Anonima di
Navigazione. Le motonavi della serie “Città
di Trapani”
vengono messe in servizio sulle linee 6 (quattordicinale, Genova-La
Spezia-Livorno-Portoferraio-La Maddalena-porti della costa orientale
della Sardegna-Cagliari-Palermo), 7 (quattordicinale, Genova-La
Spezia-Livorno-Portoferraio-La Maddalena- porti della costa
occidentale della Sardegna-Cagliari-Palermo), 8 (settimanale,
Genova-Livorno-Bastia-Porto Torres), 16 (quattordicinale,
Palermo-Trapani-Pantelleria-Tunisi), 27 (quattordicinale,
Tunisi-Sfax-Tripoli) e 28 (quattordicinale,
Tripoli-Bengasi-Tobruk-Alessandria d'Egitto).
1940
In
seguito all'ingresso dell'Italia nella seconda guerra mondiale, la
Città di Marsala
viene noleggiata al Ministero della Guerra per essere impiegata come
trasporto truppe. Qualche sito Internet afferma che sarebbe stata
requisita dal governo italiano, senza essere iscritta nel ruolo del
naviglio ausiliario dello Stato, ma dal volume "Navi mercantili
perdute" dell'Ufficio Storico della Marina Militare non risulta
alcuna requisizione.
Impiegata
nel trasporto di truppe e materiali tra Taranto, Valona e Durazzo.
23
ottobre 1940
La
Città di Marsala
ed il piroscafo Campidoglio,
con 20,2 tonnellate di materiali, compiono un viaggio da Bari a
Durazzo, con la scorta della torpediniera Calatafimi
e dell'incrociatore ausiliario Capitano
A. Cecchi.
25
ottobre 1940
Città
di Marsala, Campidoglio
ed il piroscafo Casaregis,
tutti scarichi, lasciano Durazzo alle sette del mattino per fare
ritorno a Bari, sempre scortati da Capitano
Cecchi e Calatafimi.
Alle 18 quest'ultima deve lasciare il convoglio e rifugiarsi a
Lagosta (dove arriva alle 13 del 26), a causa del mare grosso.
26
ottobre 1940
Il
convoglio arriva a Bari alle 3.30.
31
ottobre 1940
Città
di Marsala, Campidoglio ed
il piroscafo Principessa
Giovanna,
con a bordo in tutto 2873 militari, partono Brindisi alle 23.30 con
la scorta del Capitano
Cecchi, dell'incrociatore
ausiliario RAMB III
e della torpediniera Solferino.
1°
novembre 1940
Il
convoglio arriva a Durazzo alle sei del mattino.
2
novembre 1940
Città
di Marsala e Principessa
Giovanna lasciano
vuoti Durazzo alle 23.15 scortati dal Capitano
Cecchi e dalla torpediniera
Confienza,
per fare ritorno in Italia.
3
novembre 1940
Il
convoglio giunge a Bari alle 18.30.
8
novembre 1940
La
Città di Marsala
ed i piroscafi Italia,
Firenze
ed Argentina
salpano da Bari alle 23.30 alla volta di Durazzo, trasportando in
tutto 3219 militari e 287 tonnellate di rifornimenti. Li scortano il
Capitano Cecchi
e le torpediniere Curtatone, Giacomo
Medici e Generale
Antonio Cantore.
9
novembre 1940
Il
convoglio raggiunge Durazzo alle 16.
10
novembre 1940
Città
di Marsala, Italia,
Firenze
ed Argentina
lasciano Durazzo alle 16 per fare ritorno in Italia, sempre scortati
da Curtatone,
Medici,
Cantore
e Capitano Cecchi.
11
novembre 1940
Il
convoglio arriva a Bari alle 8.10.
13
novembre 1940
Alle
due di notte Città di
Marsala, Italia, Firenze ed
il piroscafo Galilea salpano
da Bari per trasportare a Valona 1662 soldati e 48 quadrupedi, con la
scorta delle torpediniere Antares e
Calatafimi
e dell'incrociatore ausiliario Egeo.
Il
convoglio raggiunge Valona alle 16.20.
20
novembre 1940
La Città
di Marsala, la gemella
Città di Savona,
il Galilea e
la motonave Donizetti
lasciano scariche Valona alle 11, scortate dalle
torpediniere Antares ed Andromeda.
Il convoglio arriva a Brindisi alle 19.
24
novembre 1940
La Città
di Marsala ed i
piroscafi Aventino e Milano salpano
da Brindisi alle 7.45 per trasportare a Durazzo, dove giungono alle
17.15, il primo scaglione della 48a Divisione
Fanteria "Taro" (2325 uomini e 145 tonnellate di
materiali). Li scortano la torpediniera Aretusa ed
il piccolo incrociatore ausiliario Lago
Zuai.
26
novembre 1940
Città
di Marsala, Aventino
e Milano lasciano
scarichi Durazzo alle 6.40 per fare ritorno a Brindisi, dove arrivano
alle 16.45, scortati dall'Aretusa.
27
novembre 1940
Città
di Marsala ed Aventino
lasciano vuoti Brindisi alle 7.35 per trasferirsi a Bari, dove
arrivano alle 16.35, con la scorta del Lago
Zuai.
29
novembre 1940
Città
di Marsala, Milano
e Firenze
partono da Bari alle 00:30, con a bordo complessivamente 2683
militari, 107 quadrupedi e 120 tonnellate di materiali, scortate
dalla torpediniera Andromeda e
dall'incrociatore ausiliario Francesco
Morosini. Il convoglio
arriva a Durazzo alle 15:40.
1°
dicembre 1940
Città
di Marsala, Milano
e Firenze
lasciano vuoti Durazzo alle 20:30, scortati dall'Andromeda.
2
dicembre 1940
Il
convoglio giunge a Bari alle 14:45.
5
dicembre 1940
Città
di Marsala,
Milano e Firenze,
scortati dalla torpediniera Angelo
Bassini e
dal Morosini,
trasportano 2674 uomini e 301,5 tonnellate di materiali da Bari a
Durazzo.
9
dicembre 1940
Città
di Marsala,
Milano e Firenze,
scarichi e scortati dalla Bassini,
ripartono da Durazzo all'1.10 ed arrivano a Bari alle 17.30.
15
dicembre 1940
La Città
di Marsala, il
piroscafo Zena e la
motonave Tergestea
lasciano Bari alle 20 per trasportare a Durazzo 861 soldati, 198
quadrupedi e 504 automezzi, scortati dalla torpediniera Bassini e
dall'incrociatore ausiliario Morosini.
16
dicembre 1940
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 13.35.
18
dicembre 1940
La
Città di Marsala
ed i piroscafi Acilia
e Laura C.
lasciano scarichi Durazzo alle 15 per tornare a Bari, con la scorta
del Morosini.
19
dicembre 1940
Il
convoglio arriva a Bari alle quattro del mattino.
20
dicembre 1940
Città
di Marsala, Acilia
e Laura C.
lasciano scarichi Durazzo alle 14.25 diretti a Bari, con la scorta
del Morosini.
21
dicembre 1940
Il
convoglio giunge a Bari alle 8.40.
2
gennaio 1941
La
Città di Marsala
rientra scarica da Bari a Brindisi, con la scorta del Capitano
Cecchi.
3
gennaio 1941
La
Città di Marsala
e la gemella Città di
Agrigento salpano da
Brindisi alle 6.20 dirette a Valona, ma devono tornare in porto a
causa del mare tempestoso.
5
gennaio 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento e la motonave
Verdi
ripartono da Brindisi alle 00.10 per trasportare a Valona 2024 uomini
e 328 tonnellate di rifornimenti; li scortano il Capitano
Cecchi, i
cacciatorpediniere Fulmine e
Giosuè
Carducci
e la torpediniera Cantore.
Il convoglio giunge a Valona alle otto.
7
gennaio 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento e la motonave
Narenta
lasciano scariche Valona alle otto, scortate dalla torpediniera
Andromeda,
per raggiungere Bari, dove arrivano alle 21.30.
11
gennaio 1941
Città
di Marsala, Aventino, Milano e Italia
partono da Bari alle 15 con a bordo il primo scaglione della 24a
Divisione Fanteria «Pinerolo» (3978 uomini, 69 quadrupedi e 183
tonnellate di materiali). Li scortano gli incrociatori ausiliari
Città di Genova
e Brioni e
la torpediniera Canopo.
12
gennaio 1941
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 3.50.
13
gennaio 1941
Città
di Marsala, Italia
e Milano
viaggiano vuote da Bari a Brindisi con la scorta del Brioni.
14
gennaio 1941
La
Città di Marsala,
le gemelle Città di
Agrigento e Città
di Trapani ed il
piroscafo Milano
partono da Brindisi alle 2.30 con a bordo il primo scaglione della
22a Divisione
Fanteria "Cacciatori delle Alpi" (2570 militari e 99
tonnellate di materiali). Li scortano la torpediniera Altair e
l'incrociatore ausiliario Brioni.
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 11.45.
16
gennaio 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia e Milano salpano
scarichi da Durazzo alle 7.45 diretti a Brindisi, con la scorta della
torpediniera Calatafimi.
17
gennaio 1941
Il
convoglio giunge a Bari all'1.15.
20
gennaio 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia, Aventino
e Milano
salpano da Bari all'una di notte con a bordo 2682 uomini, 130
quadrupedi e 517 tonnellate di materiali, da portare a Durazzo. La
scorta è costituita dal Città
di Genova e dalla
torpediniera Partenope.
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 14.50.
24
gennaio 1941
La
Città di Marsala,
la gemella Città di Bestia
ed il Campidoglio
lasciano scariche Durazzo a mezzanotte con la scorta della
torpediniera Nicola Fabrizi,
per tornare in Italia. Alle 7.30 il convoglio giunge a Brindisi;
Città di Marsala
e Città di Bestia
proseguono per Bari scortate dall'incrociatore ausiliario Arborea.
25
gennaio 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia ed i
piroscafi Diana ed Aventino salpano
da Bari alle 20 con a bordo 1720 militari, 384 quadrupedi e 133
tonnellate di materiali; li scortano la torpediniera Aretusa
e l'incrociatore ausiliario Egeo.
26
gennaio 1941
Il
convoglio arriva a Valona alle nove del mattino.
27
gennaio 1941
La
Città di Marsala
e la piccola nave frigorifera Genepesca
2° lasciano scariche
Valona alle 10.30 per rientrare in Italia, scortate dalla
torpediniera Partenope;
il convoglio giunge a Brindisi alle 18.
30
gennaio 1941
Città
di Marsala ed Argentina
salpano da Brindisi alle due di notte diretti a Valona, con a bordo
1230 uomini, dodici automezzi e 234 tonnellate di provviste,
vestiario, pezzi d'artiglieria, munizioni ed altri rifornimenti; li
scortano l'incrociatore ausiliario Brindisi e
le vecchie torpediniere Angelo
Bassini e Nicola Fabrizi.
Il
convoglio arriva a Valona alle 9.30.
2
febbraio 1941
Città
di Marsala (vuota) e
Città di Agrigento (con
feriti) lasciano Valona alle 14 scortati da Brindisi ed Altair,
con cui arrivano a Brindisi alle 21.40.
6
febbraio 1941
Città
di Marsala, Città
di Trapani ed i piroscafi
Diana
e Francesco Crispi
partono da Brindisi per Valona all'1.50; in tutto il convoglio
trasporta 2580 tra ufficiali e soldati, 362 quadrupedi e 243
tonnellate di artiglieria, munizioni, provviste, vestiario, foraggio
e materiali vari. Lo scortano l'incrociatore ausiliario Brindisi e
la torpediniera Pallade.
Le
navi arrivano a Valona alle dieci.
9
febbraio 1941
La
Città di Marsala ed
i piroscafi Absirtea e Diana
lasciano scarichi Valona alle 7, scortati dall'Altair.
Il convoglio giunge a Bari alle 16.
11
febbraio 1941
Città
di Marsala e Città
di Trapani partono da
Brindisi alle 6.20 con a bordo 1167 militari e 205 tonnellate di
materiali. Il convoglio, scortato da Brindisi ed Altair,
arriva a Valona alle 14.30.
16
febbraio 1941
La
Città di Marsala,
la motonave Piero Foscari
ed il piroscafo Polcevera
salpano da Valona a mezzogiorno, scarichi, per fare ritorno a
Brindisi con la scorta della torpediniera Generale
Marcello Prestinari.
17
febbraio 1941
Il
convoglio arriva a Brindisi alle 00.45.
20
febbraio 1941
Città
di Marsala e Città
di Trapani, con a bordo
1197 tra ufficiali e soldati e 130 tonnellate di materiali, partono
da Brindisi alle 15.15 dirette a Valona, dove arrivano alle 14.30,
con la scorta di Altair ed Egeo.
23
febbraio 1941
La Città
di Marsala (vuota) ed
il piroscafo Piemonte (con
a bordo feriti) lasciano Valona alle 8.30 con la scorta dell'Altair e
dell'incrociatore ausiliario Francesco
Morosini, arrivando a
Brindisi dopo otto ore di navigazione.
Durante
la traversata, il sommergibile greco Nereus (capitano
di corvetta Brasidas Rotas) attacca infruttuosamente il Piemonte
con il lancio di quattro siluri da soli 730 metri di distanza: il
primo viene lanciato in superficie, gli altri tre durante
l'immersione rapida. Nessuna delle armi va a segno, ed il Nereus
viene poi sottoposto per due ore a caccia con bombe di profondità.
1°
marzo 1941
La
Città di Marsala,
la motonave Rossini
ed i piroscafi Diana, Zena e Titania
salpano da Bari alle 22:30 trasportando in tutto 1285 uomini, 1676
quadrupedi e 443 tonnellate di munizioni e altri rifornimenti, con la
scorta della torpediniera Angelo
Bassini
e dell'incrociatore ausiliario Francesco
Morosini.
2
marzo 1941
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 14:45.
3
marzo 1941
La
Città di Marsala
(vuota) e la motonave Verdi
(con a bordo 178 feriti leggeri) salpano da Durazzo alle 13.40
dirette in Italia, scortate dall'incrociatore ausiliario Brioni.
4
marzo 1941
Il
convoglio giunge a Bari alle 2.15.
6
marzo 1941
La
Città di Marsala
ed il piroscafo Monstella,
aventi a bordo in tutto 660 militari, 572 quadrupedi e 138 tonnellate
di materiali, salpano da Brindisi all'una di notte e raggiungono
Valona alle 9.45, scortati dall'incrociatore ausiliario Francesco
Morosini e dalla
torpediniera Generale Marcello Prestinari.
10
marzo 1941
La Città
di Marsala salpa da
Valona alle 7 insieme al Monstella ed
al piroscafo Sant'Agata.
I tre mercantili, tutti scarichi, raggiungono Brindisi alle 17, con
la scorta della torpediniera Castelfidardo.
13
marzo 1941
La Città
di Marsala, il
piroscafo Monrosa e
la piccola motonave frigorifera Genepesca
II
partono da Brindisi alle 4.25 con la scorta di Altair e
Morosini,
trasportando complessivamente 747 militari, 913 quadrupedi, 265
tonnellate di carne congelata e 114 tonnellate di materiali. Il
convoglio raggiunge Valona alle 12.30.
15
marzo 1941
La
Città di Marsala (vuota)
ed i trasporti truppe Crispi, Galilea (tra
tutt'e due, i due piroscafi trasportano 552 feriti) e Viminale (con
23 naufraghi e 85 prigionieri) lasciano Valona a mezzogiorno e
giungono a Brindisi alle 23.30, scortati dal Morosini
e dalla torpediniera Giuseppe
Cesare Abba.
16
marzo 1941
Città
di Marsala, Monrosa e
due altri piroscafi scarichi, Silvano e Polcevera,
lasciano Valona a mezzogiorno con la scorta dell'Altair,
arrivando a Brindisi alle 21.15.
19
marzo 1941
Città
di Marsala e Città
di Agrigento salpano da
Brindisi alle 3.25 dirette a Valona, con a bordo 1337 soldati e 19
tonnellate di materiali vari e con la scorta del Morosini
e della torpediniera Giacomo
Medici.
Il
convoglio giunge a Valona alle 13.
19
marzo 1941
Città
di Marsala e Città
di Agrigento lasciano
scariche Valona alle 19.30, dirette a Brindisi con la scorta della
Medici.
20
marzo 1941
Il
convoglio giunge a Brindisi alle 4.20.
23
marzo 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento, Città
di Trapani e la nave
cisterna Lucania
(quest'ultima in zavorra) salpano da Brindisi alle 3.30, dirette a
Valona con la scorta dell'incrociatore ausiliario Barletta
e del cacciatorpediniere Carlo
Mirabello. Le tre motonavi
hanno a bordo 1717 militari e 64 tonnellate di materiali vari;
arrivano a Valona alle 11.45.
24
marzo 1941
Città
di Marsala, Piero
Foscari ed il
piroscafo Tripolino
lasciano scariche Valona alle 14.30, scortate dall'incrociatore
ausiliario Barletta,
e raggiungono a Brindisi dopo otto ore di navigazione.
26
marzo 1941
Città
di Marsala, Città
di Alessandria e Città
di Bestia, aventi a
bordo 2089 uomini di truppa e 119 tonnellate di rifornimenti, salpano
da Bari alle otto di sera con la scorta di Abba
e Capitano Cecchi.
27
marzo 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 11.55.
28
marzo 1941
Città
di Marsala e Città
di Alessandria, con a bordo
250 feriti, ripartono da Durazzo dirette a Bari, con la scorta della
Bassini.
Il convoglio giunge in porto alle 20.
1°
aprile 1941
Città
di Marsala, Città
di Trapani ed Italia
salpano da Bari alle 00.05 per trasportare a Durazzo 2448 militari
(il primo scaglione della 18a Divisione
fanteria "Messina") e 231 tonnellate di materiali, con
la scorta della torpediniera Curtatone.
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 14.45.
2
aprile 1941
Città
di Marsala, Città
di Trapani ed Italia
ripartono da Durazzo a mezzogiorno, con la scorta della torpediniera
Monzambano;
Città di Marsala
ed Italia
hanno a bordo tra tutt'e due 431 feriti leggeri, mentre la Città
di Trapani è vuota.
3
aprile 1941
Il
convoglio giunge a Bari alle 00.30.
5
aprile 1941
Città
di Marsala, Rossini,
Puccini ed Italia
trasportano da Bari a Durazzo 3645 militari e 224 tonnellate di
materiali, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Brindisi e
delle torpediniere Calatafimi e Monzambano.
6
aprile 1941
Città
di Marsala, Rossini,
Puccini
ed Italia
lasciano scariche Durazzo alle 16, scortate da Medici
e Barletta.
7
aprile 1941
Il
convoglio arriva a Bari alle 7.
9
aprile 1941
Città
di Marsala, Rossini,
Puccini
ed Italia
salpano da Bari alle 00.00 con a bordo 3672 militari e 182 tonnellate
di materiali vari da portare a Durazzo, con la scorta della
torpediniera Solferino.
Il convoglio giunge a destinazione alle 15.
10
aprile 1941
La
Città di Marsala,
i piroscafi Monstella
e Laura C. e
la motonave Tergestea,
tutte scariche, lasciano Durazzo alle 11 per tornare in Italia, con
la scorta della torpediniera Giuseppe
Cesare Abba.
11
aprile 1941
Il
convoglio raggiunge Bari alle 4.25.
13
aprile 1941
Città
di Marsala, Rossini
e Puccini lasciano
Bari a mezzanotte con a bordo 2332 militari e 538 tonnellate di
rifornimenti. Scortate dal Capitano
Cecchi e dal
cacciatorpediniere Carlo
Mirabello, arrivano a
Durazzo alle 15.10.
15
aprile 1941
La
Città di Marsala riparte
scarica da Durazzo alle 5.30, insieme ai piroscafi Zena,
Maddalena e Contarini (anch'essi
vuoti) e con la scorta della torpediniera Prestinari,
arrivando a Bari alle 13.
23
aprile 1941
Città
di Marsala e Puccini,
cariche di 1462 militari e 389 tonnellate di rifornimenti, partono da
Bari per Durazzo alle 21, scortate da Capitano
Cecchi e Monzambano.
24
aprile 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 9.15.
25
aprile 1941
La
Città di Marsala
lascia vuota Durazzo alle 3.15, insieme alla Puccini
e con la scorta della Calatafimi,
arrivando a Bari alle 15.40.
30
aprile 1941
Città
di Marsala e Milano
salpano vuoti da Bari alle 19.30 con la scorta della Calatafimi,
diretti a Durazzo.
1°
maggio 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 8.20.
2
maggio 1941
La
Città di Marsala
ed il piroscafo Milano,
aventi a bordo 2000 soldati ed un carico di materiali vari, lasciano
Durazzo alle 11 ed arrivano a Bari a mezzanotte, con la scorta del
Brindisi e della
torpediniera Giacomo Medici.
5
maggio 1941
Alle
20 la Città di
Marsala, le
motonavi Maria e Donizetti
ed il piroscafo Città
di Tripoli salpano da Bari
con a bordo 400 militari ed un carico di materiali, scortate dalla
torpediniera Solferino.
6
maggio 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 9.15.
7
maggio 1941
Città
di Marsala, Città
di Tripoli, Donizetti ed
il piroscafo Monrosa,
aventi a bordo 1910 militari rimpatrianti e dei materiali, ripartono
da Durazzo alle tre di notte scortati dalla Solferino e
dall'incrociatore ausiliario Zara,
arrivando a Bari alle 17.
11
maggio 1941
La
Città di Marsala
ed il piroscafo Quirinale,
carichi di truppe e materiali vari, lasciano Bari alle due di notte
con la scorta della torpediniera Solferino,
raggiungendo Durazzo alle 14.
12
maggio 1941
Città
di Marsala e Quirinale
ripartono da Durazzo alle sei del mattino, con a bordo 1820 militari
rimpatrianti e materiali vari, scortati dalla Solferino
e dalla torpediniera Fabrizi.
Arrivano a Bari alle 18.30.
15
maggio 1941
Città
di Marsala, Donizetti
e Quirinale
salpano da Bari alle 22 alla volta di Durazzo, scortati
dall'incrociatore ausiliario Barletta,
trasportando materiali vari.
16
maggio 1941
Il
convoglio raggiunge Durazzo alle 11.45.
17
maggio 1941
Città
di Marsala, Donizetti
e Quirinale
lasciano Durazzo a mezzogiorno e raggiungono Brindisi alle 23.10,
scortati dal Barletta e
dalla torpediniera Nicola
Fabrizi, trasportando 867
militari nonché materiali vari.
24
maggio 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia, Donizetti
e Quirinale partono
da Bari alle 19 scortati dalla Fabrizi,
trasportando 780 soldati e materiali vari.
25
maggio 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 6; già alle 19.30 Città
di Marsala, Città
di Bestia e Quirinale
ne ripartono con personale e materiali vari, scortati dalla Fabrizi
e dall'incrociatore ausiliario Brioni.
26
maggio 1941
Il
convoglio giunge a Bari alle otto.
27
maggio 1941
Città
di Marsala, Città
di Alessandria ed il
piroscafo Milano
partono da Bari per Durazzo alle 19, con a bordo 600 soldati e
materiali vari, scortati dalla Fabrizi.
28
maggio 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 10.29.
29
maggio 1941
Città
di Marsala, Città
di Alessandria, Milano
e la motonave Marin
Sanudo salpano da Durazzo
alle 20 con a bordo complessivamente 830 prigionieri ed un carico di
materiali vari. Li scortano il Brindisi e la
torpediniera Generale
Marcello Prestinari.
30
maggio 1941
Il
convoglio raggiunge Bari con l'eccezione della Marin
Sanudo, che si ferma a
Brindisi.
4
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia e la motonave
Maria
trasportano 3000 militari, altro personale della Regia Aeronautica,
automezzi e materiali vari da Bari a Durazzo, con la scorta del
Brioni.
5
giugno 1941
Città
di Marsala e Città
di Bestia rientrano da
Durazzo a Bari, scortati da Brioni
e Medici.
7
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia,
Milano e Quirinale
trasportano 1700 uomini ed un carico di rifornimenti da Bari a
Durazzo, via Brindisi, con la scorta della torpediniera Solferino.
9
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Bestia,
Milano e Quirinale
rientrano da Durazzo a Bari con 3913 militari e materiali vari,
scortati dalla Solferino
e dal Brindisi.
10
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Alessandria ed
Italia
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, con la scorta del
Brindisi.
13
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Alessandria ed
Italia
rientrano da Durazzo a Bari con a bordo 2800 militari nonché
materiali vari, scortati dal Brindisi.
15
giugno 1941
Città
di Marsala ed Italia
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, con la scorta di
Brindisi e Medici.
16
giugno 1941
Città
di Marsala ed Italia
ritornano da Durazzo a Bari con truppe e materiali, sempre scortati
da Brindisi e Medici.
19
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Tripoli e Marin
Sanudo trasportano
materiale militare da Bari a Durazzo, scortate dal Brioni.
20
giugno 1941
Città
di Marsala, Città
di Tripoli ed il
piroscafo Rosandra
trasportano da Durazzo a Brindisi personale del Regio Esercito, 1409
operai rimpatrianti e materiali. La scorta è fornita
dalla Solferino e
dall'incrociatore ausiliario Brioni.
21
giugno 1941
La
Città di Marsala
trasporta personale militare da Bari a Durazzo, viaggiando da sola e
senza scorta.
27
giugno 1941
La
Città di Marsala
trasporta personale e materiale militare da Brindisi a Durazzo, con
la scorta dell'incrociatore ausiliario Barletta
e della torpediniera Francesco
Stocco.
28
giugno 1941
Città
di Marsala, Galilea
e Milano
trasportano personale e materiale militare da Durazzo a Bari, con la
scorta di Barletta
e Stocco.
1°
luglio 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento, Puccini
e Milano
trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la
scorta dell'incrociatore ausiliario Zara.
.jpg) |
Un’altra immagine della Città di Marsala nel dopoguerra, proprio a Marsala, ma sotto il nome di Città di Trapani (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net) |
2
luglio 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento, Puccini,
Rosandra e Milano
trasportano da Durazzo a Bari 3250 militari rimpatrianti ed i
relativi materiali, con la scorta della Solferino,
dello Zara e
del vecchio cacciatorpediniere Augusto
Riboty.
5
luglio 1941
Città
di Marsala, Puccini
e Milano
trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la
scorta del Barletta.
6
luglio 1941
Città
di Marsala, Rosandra,
Milano
e Puccini
lasciano Durazzo diretti a Bari con 3400 militari rimpatrianti, 1406
operai militarizzati e 70 quadrupedi, scortati dalla torpediniera
Francesco Stocco e
dall'incrociatore ausiliario Barletta.
8
luglio 1941
La
Città di Marsala
compie un viaggio da Bari a Durazzo, navigando da sola e senza
scorta.
10
luglio 1941
Trasporta,
insieme ai piroscafi Rosandra,
Aventino e Milano (la
scorta è costituita dalla Medici e
dall'incrociatore ausiliario Zara),
3580 militari e 1400 operai militarizzati che rimpatriano da Durazzo
a Bari.
12
luglio 1941
La
Città di Marsala
ed il piroscafo Iseo
trasportano materiale del Regio Esercito da Bari a Valona.
14
luglio 1941
Città
di Marsala e
Galilea trasportano
truppe rimpatrianti da Valona a Brindisi, con la scorta
di Stocco e Zara.
16
luglio 1941
Città
di Marsala, Aventino
e Milano
trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la
scorta del Barletta.
19
luglio 1941
Città
di Marsala, Milano,
Aventino
ed Italia
trasportano truppe e materiali da Durazzo a Cattaro, con la scorta di
Zara,
Medici
e Stocco.
21
luglio 1941
Città
di Marsala, Puccini,
Italia
e Quirinale
fanno ritorno da Cattaro a Durazzo, scortati da Medici
e Barletta.
22
luglio 1941
Città
di Marsala,
Aventino e Milano trasportano
truppe e materiali da Durazzo a Cattaro, con la scorta di
Brindisi e Medici.
30
luglio 1941
Trasporta
da Durazzo a Bari personale rimpatriante del Regio Esercito, con la
scorta dell'incrociatore ausiliario Brindisi.
7
agosto 1941
Città
di Marsala e Quirinale
trasportano da Bari a Durazzo personale militare diretto a varie
destinazioni, scortati dal Brindisi.
9
agosto 1941
Città
di Marsala e Quirinale
trasportano 1500 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Brindisi
e Medici.
13
agosto 1941
Città
di Marsala e Quirinale
trasportano truppe e materiale militare da Bari a Durazzo, con la
scorta di Brindisi e
Riboty.
25
agosto 1941
Città
di Marsala, Città
di Alessandria, Rosandra
e Milano
trasportano personale militare da Bari a Durazzo, scortate
da Stocco e Barletta.
30
agosto 1941
Città
di Marsala e Città
di Savona trasportano
truppe e materiali da Brindisi a Prevesa, via Corfù, con la scorta
del Barletta
e della torpediniera Aretusa.
5
settembre 1941
La
Città di Marsala,
scortata dall'Aretusa,
trasporta truppe da Argostoli a Zante.
16
settembre 1941
Città
di Marsala, Città
di Savona, Monrosa
ed il piroscafo tedesco Yalova
trasportano truppe e materiali italiani e tedeschi dal Pireo a Suda,
con la scorta del Barletta
e dei cacciatorpediniere Francesco
Crispi e Quintino
Sella.
19
settembre 1941
Alle
14.30 il sommergibile britannico Torbay
(capitano di corvetta Anthony Cecil Capel Miers) avvista a 9,3 miglia
per 020° a San Giorgio (nel Golfo di Atene) un convoglio di tre navi
mercantili, una delle quali ritenuta essere un incrociatore
ausiliario, scortate da due cacciatorpediniere ed alcuni aerei; si
avvicina a tutta forza per intercettarlo.
Le
navi avvistate dal Torbay
sono Città di Marsala
e Città di Savona,
di ritorno da Suda al Pireo con la scorta di Barletta,
Crispi
e Sella.
Alle
15.10, a 9,6 miglia per 003° da San Giorgio, il Torbay
lancia quattro siluri da 3600 metri di distanza; sebbene Miers
ritenga di aver “forse” colpito con un siluro, nessuna delle armi
va a segno. Alle 15.15 il Crispi
avvista tre scie di siluri in posizione 37°45' N e 23°50' E, e
contemporaneamente un velivolo tedesco della scorta aerea
(appartenente al 126° Gruppo della Luftwaffe) lancia l'allarme nel
quadrante LQ 3846 (posizione 37°37.5' N e 23°55' E). La scorta
passa al contrattacco con il lancio di 14 bombe di profondità, ma il
Torbay
riesce ad allontanarsi indenne.
Il
convoglio arriva al Pireo alle 17.50.
20
settembre 1941
Città
di Marsala e Città
di Savona compiono un
viaggio da Suda a Corinto, con la scorta del Sella.
26
settembre 1941
La
Città di Marsala parte
dal Pireo insieme alla gemella Città
di Bestia ed ai
piroscafi Trapani (tedesco)
e Sant'Agata (italiano),
con la scorta dell'incrociatore ausiliario Brioni (caposcorta,
capitano di fregata Mario Menini), dell'anziano cacciatorpediniere
Quintino Sella e
della torpediniera Libra.
I due piroscafi trasportano rifornimenti italiani e tedeschi,
mentre Città di
Marsala e Città
di Bestia hanno a
bordo truppe della 51a
Divisione Fanteria «Siena», destinate a rinforzare la guarnigione
di Creta.
Il
convoglio, diretto a Candia, è diviso in due gruppi che procedono a
poca distanza l'uno dall'altro: davanti le due le due motonavi
scortate da Libra e Brioni,
più indietro i due piroscafi scortati dal Sella.
27
settembre 1941
Secondo
“La difesa del traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo”
dell'USMM, la sera del 26 il sommergibile britannico Tetrarch
(capitano di corvetta George Henry Greenway), in agguato nella zona,
riceve il segnale di scoperta del convoglio, ma si viene a trovare in
posizione sfavorevole per attaccare. Il battello britannico
approfitta allora della notte per superare il convoglio italiano e
raggiungere una posizione adeguata all'attacco.
Dal
giornale di bordo del Tetrarch stesso,
riportato in estratti su Uboat.net, sembrerebbe però che in realtà
il primo ed unico avvistamento da parte del Tetrarch sia
avvenuto alle 5.53 del 27 settembre, appena mezz'ora prima
dell'attacco. A quell'ora il sommergibile britannico avvista il primo
gruppo del convoglio, composto da due mercantili la cui stazza
Greenway stima in 5000 tsl (in realtà è la metà, trattandosi di
Città di Marsala
e Città di Bestia)
scortati da un “grosso” incrociatore ausiliario (il Brioni,
in realtà tutt'altro che grosso) e dalla Libra,
che il comandante britannico identifica invece per nome; Greenway
nota anche il secondo gruppo, formato da due mercantili (Trapani
e Sant'Agata)
scortati da un cacciatorpediniere (il Sella),
che segue il primo a cinque miglia di distanza.
Alle
6.20 il Tetrarch
lancia due siluri da 1370 metri contro la Città
di Bestia, seconda nave del
convoglio, immergendosi subito dopo in profondità e dando inizio
alle manovre evasive per sfuggire alla prevedibile reazione della
scorta.
Alle
6.21 del 27 settembre le due motonavi, in navigazione a dieci nodi su
rotta 147°, stanno passando dalla linea di fila alla linea di
fronte, mentre le unità di scorta zigzagano ad elevata velocità sui
fianchi del convoglio (non è ancora arrivato, invece, l'aereo
assegnato per la scorta aerea), quando la Città
di Bestia viene
colpita da un siluro a poppa sinistra, tra le stive 3 e 4.
Un
altro siluro, quasi contemporaneamente, passa 60 metri a poppa
del Brioni.
La Città di
Marsala prosegue per
la sua rotta, mentre il Brioni,
dopo aver eseguito le segnalazioni previste per simili casi, subito
si avvicina alla Città
di Bestia per
recuperarne i naufraghi. La Libra ed
il Sella (avvicinatosi
dopo l'attacco), frattanto, bombardano il sommergibile attaccante con
cariche di profondità, anche per evitare che questi possa attaccare
il Brioni impegnato
nei soccorsi (il Tetrarch
avverte la prima esplosione di bomba di profondità alle 6.30, la
diciassettesima ed ultima alle 7.14; nessuna esplode vicina, e
durante la caccia, alle 6.42, Greenway riconosce i rumori della Città
di Bestia che affonda).
Dopo
solo un quarto d'ora, alle 6.36, la Città
di Bestia affonda in
posizione 36°21' N e 24°33' E, una dozzina di miglia a sud di Milo
(secondo i rapporti italiani, mentre il Tetrarch indicò
la posizione dell'attacco come 36°21' N e 24°23' N, circa 18 miglia
a sud di Milo), portando con sé 150 dei 582 uomini imbarcati.
Alle
8.13 il Tetrarch
torna a quota periscopica ed osserva il Brioni
vicino al punto in cui è stata affondata la Città
di Bestia, e Libra
e Sella
intenti alla caccia 2700 metri a poppavia; due idrovolanti sono in
pattugliamento ed i due piroscafi di coda del convoglio (Trapani
e Sant'Agata),
di cui Greenway stima la stazza rispettivamente in 7000 e 4000 tsl,
sono in navigazione verso nord. Siccome formano una linea
ininterrotta nel periscopio, il Tetrarch
si porta nuovamente all'attaco ed alle 8.26 (nel Canale di Zea)
lancia altri due siluri da 4570 metri di distanza; stavolta nessuna
delle armi va a segno. Alle 8.34 viene lanciata una bomba di
profondità, seguita da altre quattro nei minuti successivi, tutte
molto lontane dal sommergibile.
Concluso
alle undici del mattino il recupero dei superstiti, al caposcorta non
rimane che ordinare a Libra e Sella di
scortare a Candia il Trapani ed
il Sant'Agata ed
alla torpediniera Cassiopea frattanto
sopraggiunta di fare lo stesso con la Città
di Marsala, dopo di che,
come ordinato da Marisudest (il Comando Gruppo Navale dell'Egeo
Settentrionale), il Brioni
fa rotta a tutta forza per il Pireo ed Istmia. Alle 12.30 l'ultima
unità della scorta lascia il luogo dell'attacco.
La
Città di Marsala
arriva a Candia il giorno stesso.
28
settembre 1941
La Città
di Marsala ed il
piroscafo tedesco Yalova,
carichi di truppe e materiali vari italiani e tedeschi, salpano da
Iraklion diretti al Pireo, con la scorta di Quintino
Sella e Libra.
Alle
23.15, a 24 miglia per 170° (cioè a sud) dall'isola di San Giorgio
(in posizione 37°10' N e 24°00' E; per altra fonte a venti miglia
da tale isola ed al largo di Termia), l'ufficiale di guardia sul
sommergibile britannico Tetrarch avvista
delle navi in avvicinamento, che vengono poi identificate come due
grossi mercantili (più forse un terzo che li segue, ma quest'ultimo
non esiste) scortati da due torpediniere o cacciatorpediniere, sui
lati verso prua, con rotta 350° e velocità otto nodi. Si tratta del
convoglio di cui fa parte la Città
di Marsala.
Alle
23.29 il sommergibile s'immerge per attaccare in immersione, ed alle
23.37 lancia due siluri (dovrebbero essere tre, ma il terzo non parte
per un guasto) contro lo Yalova,
di cui ha stimato la stazza in 4000 tsl, da 2300 metri di distanza.
Dopo un minuto e 45 secondi, le armi vanno a segno: con nove vittime
a bordo, lo Yalova dev'essere
portato all'incaglio a Termia per evitarne l'affondamento (ma sarà
nuovamente silurato pochi giorni dopo da un altro sommergibile
britannico, il Talisman,
andando definitivamente perduto). Dalle 23.47 alle 00.45 del 29
il Tetrarch viene
sottoposto a caccia con il lancio in tutto di dieci bombe di
profondità; solo uno degli ordigni esplode vicino al sommergibile,
per puro caso.
Alle
3.10 il Tetrarch
non rileva più rumori di macchine dopo che gli ultimi si sono
allontanati verso nord fino a scomparire, ed alle 3.49 riemerge e non
trova più navi in vista.
(Per
altra fonte questo attacco sarebbe avvenuto alle 6.45 del 29, ma
sembra probabile un errore).
29
settembre 1941
Il
convoglio arriva al Pireo.
19
ottobre 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento ed i piroscafi
Tagliamento
(italiano) e Salzburg
(tedesco) salpano da Patrasso diretti al Pireo, da dove dovranno
proseguire per Creta, con e materiali sia italiani che tedeschi.
Giunti
al Pireo, i quattro mercantili ne ripartono nel pomeriggio diretti a
Candia (per altra fonte, a Suda) con la scorta dell'incrociatore
ausiliario Barletta e
delle torpediniere Lupo, Altair e Monzambano.
Alle
19.28 dello stesso giorno, nel punto 35°45' N e 23°52' E (ad ovest
dell'isola di San Giorgio, nel Golfo di Atene, a tre miglia per 320°,
cioè a sudovest, di Gaidaro), l'Altair (capitano
di fregata Paolo Cardinali), che si trova sul lato sinistro
(occidentale) del convoglio, urta una mina – appartenente ad uno
sbarramento di 50 ordigni posato undici giorni prima dal sommergibile
britannico Rorqual –
che le asporta la prua. Mentre la Lupo si
ferma a dare assistenza alla nave danneggiata, il resto del convoglio
riceve dalla Lupo stessa
(caposcorta, capitano di fregata Francesco Mimbelli) l'ordine di
proseguire per Candia, con la scorta di Monzambano e Barletta.
Successivamente
la scorta viene rinforzata dal cacciatorpediniere Quintino
Sella, inviato da
Marisudest per rimpiazzare Lupo ed Altair;
il convoglio raggiungerà Candia senza ulteriori danni, mentre
l'Altair,
nonostante l'assistenza prestata dalla Lupo e
da un'altra torpediniera, l'Aldebaran (più
tardi saltata a sua volta su una mina), affonderà alle 2.47 del 20
ottobre durante il tentativo di rimorchiarla in salvo.
22
ottobre 1941
Città
di Marsala, Città
di Agrigento ed il
piroscafo Triton Maris
rientrano da Candia al Pireo, con la scorta di Monzambano,
Barletta e
Quintino Sella.
31
ottobre 1941
La
Città di Marsala ed
il piroscafo Volodda
trasportano militari rimpatrianti da Patrasso a Brindisi, con la
scorta della torpediniera Bassini.
4
novembre 1941
La
Città di Marsala
compie un viaggio in navigazione isolata da Brindisi a Durazzo.
13
novembre 1941
Città
di Marsala e Campidoglio
trasportano truppe da Brindisi a Durazzo, con la scorta del Riboty.
20
dicembre 1941
Trasporta
personale del Regio Esercito e materiali vari da Taranto ad
Argostoli, con la scorta dell'incrociatore ausiliario Egitto.
22
dicembre 1941
Compie
un viaggio da Taranto a Navarino, scortata dall'Egitto.
.jpg) |
Cartolina
del dopoguerra ritraente la Città
di Marsala,
ora
Città di Trapani,
alla Maddalena in un suggestivo scatto notturno (Coll. Eustachio
Patalano) |
Siluramento
Alle
otto del mattino del 30 dicembre 1941 la Città
di Marsala, al comando del
capitano di lungo corso palermitano Giovanni Lo Giudice, salpò da
Argostoli, dove aveva scaricato materiali destinati a quella base,
diretta a Navarino, con la scorta del cacciatorpediniere Turbine.
A bordo aveva automezzi, trattori, munizioni, olio in fusti ed altri
materiali da portare a Navarino e Patrasso, nonché alcuni ufficiali
e 54 militari di truppa.
Alle
8.45 le due navi vennero avvistate dal sommergibile britannico
Proteus
(capitano di corvetta Philip Stewart Francis) mentre uscivano da
Argostoli, a due miglia e mezzo per 195° dall'isolotto di Vardiani:
il comandante britannico, in mare da otto giorni (era partito da
Alessandria d'Egitto il 22 dicembre per la sua decima missione di
guerra, un pattugliamento lungo la costa occidentale della Grecia),
ne stimò la rotta come 180° e la distanza come tre miglia, e
manovrò per portarsi all'attacco. C'era calma piatta di mare, ed il
sommergibile si avvicinò con cautela per via della presenza del
Turbine
e di una scorta aerea.
Alle
8.53 le navi italiane accostarono di 90° a dritta; stimata la stazza
della Città di Marsala
come 4000 tsl, alle 9.01 il Proteus
lanciò tre siluri da 1830 metri di distanza, in posizione 38°02' N
e 20°22' E o 38°07' N e 20°25' E (una decina di miglia a sudovest
di Argostoli, al largo della costa occidentale di Cefalonia, ed a
quattro miglia per 250° dall'isolotto Vardiani; talvolta è indicata
la posizione 38°35' N e 20°27' E, che tuttavia è errata).
Dopo
una breve corsa (fonti italiane parlano delle 9.30, ma sembra
probabile un errore) uno dei siluri colpì la Città
di Marsala a centro nave,
nella sala macchine: cinque uomini rimasero uccisi e quattro furono
feriti.
Le vittime:
Natale Criserà, primo ufficiale di
macchina, 52 anni, da Messina
Giuseppe Gianlombardo, operaio, 33
anni, da Palermo
Salvatore Massa, elettricista, 47
anni, da Palermo
Antonino Meli, operaio, 43 anni, da
Palermo
Nicolò Pisani, carbonaio, 41 anni, da
Molfetta
Tutti
e cinque erano in servizio di guardia in sala macchine al momento del
siluramento, e furono dichiarati dispersi.
Verbale
di scomparizione in mare dei marittimi dispersi nel siluramento (g.c.
Michele Strazzeri)
Subito
dopo il lancio, il Proteus
era sceso in profondità; alle 9.05 ebbe inizio il contrattacco della
scorta, nel corso del quale vennero lanciate trenta bombe di
profondità, di cui soltanto le prime tre o quattro esplosero vicine
al sommergibile, che comunque non subì danni. Tornato a quota
periscopica alle 10.15, il Proteus
osservò la sua vittima ancora a galla, con un cacciatorpediniere (il
Turbine)
che incrociava sul lato rivolto verso il mare aperto ed un
idrovolante in pattugliamento, il che fu sufficiente a dissuadere
Francis dal tentare di serrare le distanze per finire la nave
danneggiata. Tornò nuovamente a quota periscopica alle 11.05 e vide
che la motonave silurata era molto bassa sull'acqua, mentre
cacciatorpediniere ed idrovolante erano sempre in pattugliamento.
Fortemente
sbandata, la Città di
Marsala venne abbandonata
da gran parte del personale imbarcato ma rimase nella sua pur
precaria posizione senza affondare; due rimorchiatori subito inviati
da Argostoli (tra cui il Bagnoli;
altra fonte parla di dragamine ausiliari, probabilmente si trattava
del Bagnoli
e di un dragamine ausiliario) poterono così prenderla a rimorchio e
ricondurla verso quel porto, dove fu portata all'incaglio alle 15.10
dello stesso giorno, quasi completamente sommersa e con uno
sbandamento di 35 gradi.
Il
Proteus
tornò nel luogo dell'attacco poco prima del tramonto e non trovò
più la Città di Marsala:
il suo comandante ne trasse la conclusione, errata, che fosse
affondata.
Il
siluramento della Città di
Marsala nel giornale di
bordo del Proteus
(da Uboat.net):
"0845
hours - In position 195°, Vardiani Island, 2.5 nautical miles,
sighted one merchant vessel escorted by one destroyer leaving
Argostoli. Enemy course was 180°, range was 3 nautical miles.
Started attack.
0853
hours - The enemy had turned 90° to starboard.
0901
hours - Fired three torpedoes from 2000 yards. One hit was heard.
Proteus
had gone deep on firing.
0905
hours - The counter attack started. A total of 30 depth charges were
dropped. Only the first 3 or 4 were close but caused no damage to
Proteus.
1015
hours - Returned to periscope depth. The merchant vessel was still
afloat. The destroyer was patrolling to her seaward. Also a flying
boat was patrolling the area.
1105
hours - Had another look through the periscope, the target was very
low in the water. The aircraft and the destroyer were still
patrolling. When Proteus
returned to the area shortly before dark the target was not seen and
is thought to have sunk".
Secondo
notizie intercettate dai decrittatori britannici di “ULTRA”,
durante la notte tra il 30 ed il 31 dicembre la Città
di Marsala si rovesciò nel
porto di Argostoli ed affondò sui bassifondali, bloccando le
operazioni di recupero del carico; tuttavia, dopo circa 70 ore
dall'incaglio fu possibile ridurre lo sbandamento a 17 gradi, ed il
carico poté essere recuperato e trasferito sul piroscafo Motia.
Nel
luglio 1942 la Città di
Marsala venne rimessa in
condizione di galleggiare con l'ausilio della nave per recuperi
Artiglio,
che il 28 luglio la rimorchiò a Teodo; secondo il volume USMM “La
difesa del traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo”,
la motonave fu riparata a Cattaro e poté riprendere a navigare
nell'ottobre dello stesso anno.
Versione
diversa è tuttavia presentata nel libro “Le navi della Tirrenia”
di Bruno Balsamo, secondo il quale dopo il recupero ad Argostoli la
Città di Marsala
sarebbe stata rimorchiata a Trieste nell'ottobre 1942 e mandata nel
cantiere San Rocco di Muggia per le riparazioni, che però non
vennero ultimate prima dell'armistizio di Cassibile. In effetti è
vero che all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 la Città
di Marsala si trovava ai
lavori a Trieste senza il motore, smontato ed inviato alla ditta
costruttrice (la Franco Tosi di Legnano) per revisione e manutenzione
secondo il volume USMM “Navi mercantili perdute” ed alcuni siti
Internet, per le riparazioni dei danni causati dal siluramento e
parziale affondamento ad Argostoli secondo il libro di Balsamo: di
conseguenza cadde in mano tedesca in seguito all'occupazione del
capoluogo giuliano. Non è del tutto chiaro se la Città
di Marsala fosse rimasta
ininterrottamente ai lavori dal recupero nel 1942 fino all'armistizio
del settembre 1943, o se – come affermato nel volume USMM – fosse
tornata in servizio nell'ottobre 1942, per poi presumibilmente
trovarsi nuovamente ai lavori nel settembre 1943 per ragioni diverse
(manutenzione, riparazione dopo un'avaria, etc.); il fatto che però
non compaia più nella cronologia di “La difesa del traffico”
dopo il dicembre 1941, come se non avesse più navigato dopo il
siluramento, sembrerebbe avvalorare l'ipotesi secondo cui la nave non
sarebbe stata riparata prima dell'armistizio. Va anche considerato
che meno di tre mesi (fine luglio-ottobre 1942) sembrano un tempo
improbabilmente ridotto per le riparazioni dei danni causati da un
siluramento con parziale affondamento.
A
fine 1944 la Città di
Marsala risultava essere
ancora a Trieste senza motore (non è chiaro se i lavori di
riparazione siano proseguiti dopo l'armistizio, o se dopo l'arrivo
dei tedeschi la nave sia stata semplicemente abbandonata a se
stessa); rimase in questo stato fino al 17 febbraio 1945, quando
venne colpita e parzialmente affondata durante un bombardamento
aereo.
Maggio
1945
All'atto
dell'occupazione jugoslava di Trieste, la Città
di Marsala viene trovata
semiaffondata presso l'Arsenale del Lloyd. Il governo jugoslavo la
dichiara preda bellica (per altra fonte questo sarebbe avvenuto nel
maggio 1946), ma l'amministrazione militare Alleata si oppone e la
nave rimane così a Trieste in disponibilità: a differenza che per
altre navi catturate a Trieste alla fine della guerra, gli jugoslavi
non hanno modo di trasferire subito la Città
di Marsala in un porto
dell'Istria o della Dalmazia sotto il loro completo controllo,
essendo appunto la nave semiaffondata e per giunta priva di motore,
trattenuto in Italia dov'era stato mandato per la revisione.
Successivamente, ritiratesi le truppe jugoslave da Trieste, la Città
di Marsala viene rimessa a
galla e portata nel cantiere San Rocco di Muggia per le riparazioni,
mentre si discute della sua sorte futura.
.png)
Il
relitto della Città di
Marsala semiaffondato
presso l’Arsenale del Lloyd a Trieste, nel maggio 1945 (g.c. STORIA
militare ed Agenzia Bozzo)
.png) |
Un’altra immagine della Città di Marsala semiaffondata a Trieste nel 1945 (da “Navi mercantili perdute” dell’USMM) |
Dicembre
1946
Conclusa
la diatriba con il governo jugoslavo, la Città
di Marsala viene finalmente
restituita alla Tirrenia, che la fa rimorchiare a Venezia per
completare i lavori di riparazione nel Cantiere Navale Breda della
città lagunare.
27
dicembre 1947
Completate
le riparazioni, i cantieri Breda di Venezia riconsegnano alla
Tirrenia la nave, frattanto ribattezzata Città
di Trapani, assumendo così
il nome di una delle gemelle perse in guerra. (Altra fonte data il
cambio di nome al 1948, altra afferma che sarebbe tornata in servizio
già nel 1946).
Dopo
i lavori di ripristino seguiti al recupero la capienza della Città
di Trapani risulterà
essere di 590 passeggeri (255 secondo il sito del Gruppo di Cultura
Navale, ma un'interrogazione parlamentare del settembre 1948 conferma
che la nave poteva trasportare 600 passeggeri; secondo un altro sito
anche la stazza lorda sarebbe aumentata, diventando di 2632 tsl, ma
ciò non risulta dai registri del Lloyd's). Il sottosegretario di
Stato alla Marina Mercantile del primo governo De Gasperi, Nicola
Salerno, affermerà nel 1948 che la Città
di Trapani “È
stata rimessa su con una comodità ed un decoro che fanno onore alla
marineria italiana”.
La
“nuova” Città di
Trapani entra quindi in
servizio sulla linea postale Civitavecchia-Olbia (cinque corse
alternate a settimana, successivamente portata a frequenza
giornaliera) insieme alla Città
di Alessandria, unica
gemella sopravvissuta al conflitto. Le due navi hanno una capienza di
600 passeggeri ciascuna; le affianca occasionalmente la più piccola
motonave Lorenzo
Marcello,
la cui capienza è di 300 passeggeri, e successivamente si
aggiungeranno anche le motonavi Celio
(ex Verdi)
e Città di Messina
(ex Rossini),
anch'esse recuperate e ricostruite dopo essere state affondate in
porto durante la guerra.
.jpg) |
La Città di Trapani a Civitavecchia nel dopoguerra; sulla sinistra la nuova motonave Sicilia, anch'essa della Tirrenia (g.c. Stefano Cioglia, via www.naviearmatori.net) |
Settembre
1948
Un
periodo di lavori di carenamento della Città
di Trapani, svolti a Napoli
e Palermo, causa notevoli disagi sulla linea Civitavecchia-Olbia, in
quanto a sostituirla è la Lorenzo
Marcello,
la cui capienza massima è la metà: ne consegue che spesso numerosi
viaggiatori vengono lasciati a terra, sia ad Olbia che a
Civitavecchia. Ne scaturirà anche un'interrogazione parlamentare
alla Presidenza del Consiglio ed al Ministero dei Trasporti da parte
dei senatori sardi Luigi Oggiano, Pietro Mastino, Antonio Azara
e Giovanni Lamberti.
Proprio
dalle lagnanze di questi senatori si ricava un quadro di quale fosse,
a tre anni dalla fine della guerra, la situazione dei collegamenti
marittimi con la Sardegna, ancora difficile per via della distruzione
della flotta mercantile causata dalla guerra, non ancora pienamente
rimediata da recuperi e nuove costruzioni. Oggiano asserisce che
“Riconosco che
effettivamente il servizio è migliore di quello che fosse nel
periodo bellico e immediatamente postbellico; allora non esisteva
affatto! È superfluo che io ricordi che per tre o quattro anni la
Sardegna è stata completamente isolata. Quel che importa considerare
è se sia vero che dopo quel periodo i piroscafi Città di
Alessandrict e Città di Trapani, adibiti al servizio tra la Sardegna
e il continente, hanno soddisfatto, e soddisfatto almeno
sufficientemente le necessità isolane. Devo dire che non hanno
soddisfatto (…) quanto
alla linea Olbia-Civitavecchia è da rilevare che la irregolarità
del servizio non è solo di un momento, di un giorno, o di un
determinato periodo, ma è proprio continua, è una regolare
irregolarità! (…) il
numero dei passeggeri tra il continente e la Sardegna è molto
aumentato; è superiore a quello del periodo prebellico ed è
certamente superiore a quello di 600. E bene a ragione il numero dei
passeggeri è più forte oggi, perchè sono intensificate le
comunicazioni, perchè c'è gente in maggior numero che vuole
imbarcarsi, perchè i traffici sono stati ripresi o si vuole
riprenderli su più vasta scala. Orbene, con i due piroscafi Città
di Alessandria e Città di Trapani qualche cosa si è fatto, ma la
dimostrazione che esiste ancora una notevole insufficienza sta nel
fatto che il Governo ha annunziato dei provvedimenti straordinari
(…) La Sardegna nota il
fatto che praticamente non si fa nulla e non crede più a nulla di
questi tentativi e progetti, che di quando in quando, con larga
pubblicità, si manifestano per abbonirla. (…)
le condizioni attuali del
servizio tra la Sardegna e il Continente fanno vergogna! L'altro ieri
sera ad OIbia è intervenuta la polizia con gli sfollagente e i
passeggeri hanno fatto quello che una volta si faceva in una famosa
caserma di bersaglieri del continente per volontà di un famoso
Sottosegretario alla guerra: salivano attraverso le finestre con le
funi! Anche ad OIbia i passeggeri sono saliti con le funi per
assicurarsi i posti. Vedano tutti di rendersi finalmente conto della
situazione, perchè si tratta di una dolorosa e veramente vergognosa
situazione che deve essere meditata ed alla quale occorre sia di
urgenza rimediato. E non è tutto! Quei passeggeri dormendo in
coperta erano separati soltanto con una tavola da un branco di
maiali! (…) Orbene,
la Sardegna lamenta mancanza o insufficienza di telefoni, di
telegrafi e di mezzi e servizi di comunicazione nel suo interno, e
deve anche lamentare questo fatto terribile. Come Isola tende ad
avvicinarsi sempre all'Italia, vi manda i suoi figli per traffici o
per turismo o per altre ragioni, e l'Italia sembra che, indifferente
o seccata, voglia rispondere: non muovetevi, state a casa!”.
Azara
denuncia che “Sarei tanto
contento se il Sottosegretario di Stato
(…) facesse un viaggio sia
pure col Trapani, che è un'ottima nave, ma che non ha la capacità
di 600 posti come lei, onorevole Sottosegretario, afferma. Quanto al
numero dei posti bisogna infatti intendersi, perchè non si possono
caricare le persone come si caricavano i maiali nel viaggio fatto
recentemente dal senatore Oggiano e come si caricavano i cavalli nel
viaggio che ho fatto io. Subito dopo la cessazione delle ostilità io
viaggiai sopra un piroscafo capace di 400 capi – persone e bestie
in commistione inevitabile per quanto non gradita – ma i
viaggiatori non possono e non debbono – oggi – esser più
considerati come capi di bestiame! Poche sere fa, nella nave sulla
quale viaggiavo, ho visto i corridoi della prima classe ingombri di
donne e bambini che dormivano in terra. Non crediate che viaggiare
per mare sia come viaggiare in ferrovia: sul treno ci si può sedere
sulle valigie, si può stare appoggiati ai corridoi; ma in mare,
quando v'è moto ondoso e, peggio, quando v'è proprio burrasca, il
che capita frequentemente in questa stagione e più frequentemente
capiterà durante l'inverno che si approssima, il disagio del viaggio
è notevolissimo e può diventare una grave sofferenza. A questo si
aggiunga che centinaia di persone – e non soltanto
(…) nei periodi
eccezionali come il Ferragosto ed altri, ma normalmente – sono
lasciate a terra per mancanza di posti, lontane dalla loro residenza;
e ciò non può ulteriormente essere consentito, nè tollerato”.
1950
La
Città di Trapani
è sempre in servizio sulla linea Civitavecchia-Olbia insieme a Città
di Alessandria, Celio
e Città di Messina.
6
ottobre 1952
Inaugura
la ripristinata linea Napoli-Catania-Siracusa-Malta-Bengasi.
1955
Stazza
lorda e netta diventano 2361 tsl e 1313 tsn.
1957
Dopo
qualche tempo in servizio settimanale sulla linea Genova-Porto
Torres, inaugura la nuova linea celere
Genova-Cagliari-Palermo-Trapani-Tunisi.
Altre
due immagini della Città di Trapani a Civitavecchia negli
anni Cinquanta (da www.naviearmatori.net;
sopra, Coll. Giuseppe Bellu, sotto, g.c. Nedo B. Gonzales)
Naufragio
Ad
oltre un decennio dal suo primo affondamento e dalla sua rinascita,
l'ex Città di Marsala
doveva incontrare una tragica fine nelle acque della città che le
aveva dato il suo secondo nome: Trapani.
Alle
undici del mattino del 4 dicembre 1957 la Città
di Trapani, al comando del
capitano triestino (per altra versione, fiumano) Pietro Justin,
prossimo alla pensione, partì da Trapani (dov'era giunta da
Cagliari; per altra fonte l'incidente sarebbe avvenuto mentre la nave
era in arrivo a Trapani da Cagliari, ma sembra probabile un errore)
alla volta di Palermo per effettuare il normale percorso della linea
quattordicinale che aveva inaugurato pochi mesi prima. A bordo aveva
13 o 14 passeggeri (tra cui un bambino di cinque anni), 33 uomini di
equipaggio ed un carico di mandorle e merci varie per un totale di
360 tonnellate.
Poco
dopo la partenza, tuttavia, un'improvvisa mareggiata (e, secondo i
discendenti del secondo ufficiale Alfredo Sconzo, una manovra errata
ordinata dal comandante Justin contro il parere dei suoi ufficiali)
portò la motonave ad incagliarsi sulla secca della Balata (un miglio
a sud di Trapani, un miglio ad ovest di Torre Ligny), in 4,5 metri di
fondo.
Subito
venne lanciata via radio una richiesta di soccorso: numerosi
pescherecci (tra cui il Seponto,
il Maria
Maggiore,
l'Anna
Vincenzina,
il Perseveranza,
il Nuovo
Glauco,
l'Elettorina
ed il
S.
Maria di Seponto),
tre rimorchiatori e varie motobarche, lance e bettoline si diressero
prontamente in soccorso della motonave. Primo a giungere sul posto fu
il motopeschereccio Nuovo
Glauco,
attrezzato specificamente per operazioni di soccorso, seguito dai
rimorchiatori Pirano
(da 500 CV, della S.A.I.R.O.N.) e Trieste;
entro mezzogiorno i due rimorchiatori ed un terzo, il Maltempo,
erano accanto alla Città di
Trapani (il caso aveva
voluto che i tre rimorchiatori si trovassero a Trapani in quel
momento, essendovi giunti poche ore prima della Città
di Trapani). Il palombaro
Giovanni Rodittis notò due grossi squarci nello scafo. Vennero
inviati sul posto anche un elicottero ed una squadra di palombari. Le
operazioni di soccorso furono dirette dal comandante del porto.
Per
prima cosa si pensò al salvataggio dei passeggeri; nonostante il
mare grosso furono tutti tratti in salvo senza inconvenienti entro le
16.30, dopo di che si tentò di disincagliare la nave (per altra
fonte, dopo aver tratto in salvo i passeggeri venne evacuata anche
metà dell'equipaggio, e si procedette al recupero di buona parte del
carico; secondo un giornale straniero dell'epoca i passeggeri della
Città di Trapani
tratti in salvo sarebbero stati 42 anziché 13, ed oltre ad essi
sarebbero stati salvati anche 40 uomini dell'equipaggio, ma sembra
probabile un errore). Alle 17 il motopeschereccio Anna
Vincenzina,
al comando dell'ex sommergibilista Nino Aiello, recuperò quindici
membri dell'equipaggio della motonave.
La
Città di Trapani
era incagliata a centro nave, con allagamento della sala macchine e
della stiva numero 2, ma si pensava ancora di poterla salvare: verso
le 17, mentre calava il buio e lo stato del mare era in rapido
peggioramento – ormai il mare di maestrale era in tempesta –, la
furia stessa del mare la liberò dalla morsa della secca, ma i
tentativi di governare da parte degli uomini rimasti a bordo
risultarono infruttuosi. Fortemente sbandata, con la carena
squarciata ed in via di allagamento, la motonave fu presa a rimorchio
da poppa dal Pirano,
che tentò di passarle a prua per portarla verso il largo, ma invece
finì – forse a causa di un cavo impigliatosi nei comandi del
timone – con l'incagliarsi a sua volta sugli scogli alle 19,
spezzandosi in due e venendo poi progressivamente distrutto dalla
violenza delle onde.
Anche
la Città di Trapani,
pochi minuti dopo essersi liberata dall'incaglio, s'incagliò
nuovamente su un altro banco roccioso (articoli dell'epoca parlano
della “scogliera Nasi”) ad appena un miglio dal porto eponimo,
circa 500 metri ad ovest dell'isolotto Nasi ed a soli duecento metri
dalla costa. A questo punto anche il resto dell'equipaggio decise di
abbandonare la nave, adesso sbandata di 15 gradi; tonnellate di
mandorle, fuoriuscite dallo scafo squarciato, formarono un tappeto
verde-bruno che coprì la superficie del mare.
Il
brusco peggioramento delle condizioni meteomarine mise in seria
difficoltà i mezzi di soccorso, che rollavano fortemente ed erano
violentemente sballottati dalle onde con il rischio di fare la stessa
fine del Pirano,
ed un tentativo di calare soccorritori da un elicottero non riuscì,
ma fu comunque possibile salvare la maggior parte degli uomini che
ancora si trovavano sulla Città
di Trapani.
Il
comandante Justin, tre ufficiali di macchina e due marinai furono gli
ultimi ad abbandonare la Città
di Trapani, calandosi in
tarda serata mediante una carrucola a bordo del motopeschereccio
Maria Maggiore,
avvicinatosi alla motonave incagliata dal mare aperto. Dopo aver
brevemente parlato con il comandante del porto, Justin salì su un
altro peschereccio per tornare sulla sua nave e vedere se fosse
ancora possibile fare qualcosa.
.jpg) |
La
Città di Trapani incagliata sulla secca della Balata (Coll.
Alessandro Asta) |
.jpg)
2.jpg)
Alle
tre di notte, un gruppo di volontari guidati da Nino Aiello riuscì
ad accostarsi al relitto del Pirano
mediante un battello calato dal motopeschereccio Elettorina;
due palombari (uno dei quali, il trapanese Gaeta, nel pomeriggio si
era immerso per esaminare i danni allo scafo della Città
di Trapani) ed un marinaio
del rimorchiatore si gettarono in mare e vennero issati a bordo. Dopo
un secondo tentativo risultato infruttuoso alle cinque del mattino,
all'alba l'Elettorina,
al comando di Pietro Abate, riuscì a trarre in salvo anche il figlio
del comandante del Pirano,
che fu ricoverato nell'ospedale di Sant'Antonio in stato di shock.
Venne altresì recuperato un vigile del fuoco del Comando di Trapani
salito sulla Città di
Trapani per tentare un
collegamento, mentre rimase intrappolato, ferito, nella timoniera del
Pirano,
dove si era aggrappato dopo aver abbandonato la sua nave, l'allievo
ufficiale della Città di
Trapani Domenico Appritola:
il peggioramento dello stato del mare frustrò ogni tentativo di
soccorrerlo.
Il
5 dicembre, su richiesta del comando del porto di Trapani, vennero
inviati anche due elicotteri della Guardia di Finanza di Palermo,
pilotati dal capitano Girolamo Del Giudice dell'Aeronautica (uno dei
primi piloti di elicottero in Italia) e dal tenente Aldo Morelli
della Sezione Aerea della Guardia di Finanza di Palermo (per altra
versione Morelli sarebbe stato imbarcato come osservatore, mentre
l'elicottero era pilotato dal maresciallo Negri dell'Aeronautica),
con l'incarico di mandare un uomo a bordo del relitto del Pirano
per un ultimo tentativo di salvare Domenico Appritola. Il giovane
pescatore trapanese Leonardo Pecorella, offertosi volontario per
l'ispezione (già il giorno prima si era calato per tre volte per
tentare di soccorrere Appritola, ma al terzo tentativo la cima si era
spezzata ed era caduto in mare, venendo poi recuperato), venne calato
con una fune dall'elicottero del capitano Del Giudice e riuscì ad
avvistare il cadavere di Appritola che galleggiava nella timoniera
del Pirano,
con indosso un giubbotto salvagente. Vi fu un momento di tensione
quando Pecorella, calato sul Pirano,
legò la cima con cui era stato calato ad una bitta per poterla poi
recuperare: ma così facendo immobilizzò l'elicottero; per fortuna
la cima si spezzò, liberando il velivolo.
 |
L’elicottero
pilotato dal capitano Del Giudice cala un marinaio... |
 |
...sul
relitto del Pirano,
per cercare superstiti. In secondo piano è incagliata la Città
di Trapani
ormai abbandonata. |
.JPG) |
Il
relitto del Pirano. Le tre foto sopra sono state scattate dal
tenente Morelli sul secondo elicottero, pilotato dal maresciallo
Negri (Coll. Aldo Morelli, via www.anfipraticadimare.it) |
Morirono
nella tragedia sei uomini: quattro membri dell'equipaggio della Città
di Trapani (il
cinquantacinquenne primo ufficiale Antonio Gianni, da Fiume, il
cinquantatreenne secondo ufficiale Alfredo Sconzo, da Palermo, il
cinquantaquattrenne secondo ufficiale di macchina Giobatta Sallù, da
Cagliari, e l'allievo ufficiale Domenico Appritola, da Napoli) e due
del Pirano,
il cinquantacinquenne comandante Francesco Paolo Bottone ed il
sessantacinquenne capo macchinista Girolamo Brancato, entrambi
palermitani. I corpi di Gianni, Sconzo, Bottone ed Appritola vennero
recuperati (quello di Bottone venne trovato verso le 21.30 del 4
dicembre sulla spiaggia antistante il Villino Nasi e l'omonima
scogliera, quello di Appritola fu recuperato il giorno dopo il
disastro dalla timoniera del Pirano,
quello di Gianni fu portato dal mare fino a Torre Nubia), mentre
Sallù e Brancato vennero dichiarati dispersi.
Altri
dodici uomini rimasero feriti e vennero ricoverati all'Ospedale
Civico di Trapani (tra di essi i marinai della Città
di Trapani Giacomo Lipari,
Tommaso Castro, Giovanni Dabbene, Sebastiano Vaccaro, Salvatore
Ricupero, Rosario Calamita e Sebastiano Gaeta).
Giobatta
Sallù aveva preso imbarco sulla Città
di Trapani appena due
giorni prima del disastro, a Cagliari. Particolarmente tragica la
storia del secondo ufficiale Alfredo Sconzo: capitano di lungo corso,
era già sopravvissuto in guerra a due affondamenti e non avrebbe
nemmeno dovuto essere a bordo, essendo malato da due mesi di ulcera
gastrica; quando la Tirrenia gli aveva chiesto di imbarcarsi in via
eccezionale per un solo viaggio (la Città
di Trapani sarebbe stata di
ritorno da Palermo entro quarantott'ore, dopo aver fatto scalo a
Napoli, Livorno, Genova, Cagliari e Trapani), sospendendo
momentaneamente la malattia, il fratello medico Giulio, che lo aveva
in cura, gliene aveva fatto categorico divieto, ma lui si era
imbarcato lo stesso. Mortalmente ustionato da un'esplosione avvenuta
a bordo dopo l'incaglio (il nipote Gaetano parla di scoppio di una
caldaia ma doveva essere qualcos'altro, essendo la Città
di Trapani una motonave e
dunque priva di caldaie), il suo corpo venne ritrovato su una
spiaggia 30 km a sud del luogo della tragedia dai fratelli Giulio e
Giovanni, messisi a battere le spiagge a piedi. Lasciò moglie e due
figli.
La
Tirrenia diramò un comunicato: "Alla
memoria di sei vittime del dovere, accumulate dal sacrificio,
rivolgiamo il nostro commosso e riverente pensiero. Come è doveroso
esprimere la nostra gratitudine per il primo ed efficace
interessamento delle Autorità marittime e civili di Trapani, nonché
lo slancio di abnegazione di tutti coloro che si prodigarono in
condizioni estremamente difficili per la salvezza delle persone".
.jpg) |
La
notizia del naufragio della Città
di Trapani sulla “Stampa”
del 4 dicembre 1957… |
...del
6 dicembre…
.jpg) |
...e
del 7 dicembre (Archivio La Stampa) |
La
perdita della Città di
Trapani causò la
temporanea sospensione del servizio sulle linee 6 e 16
(Genova-Sardegna-Sicilia-Tunisi) della Tirrenia.
Qualche
sito afferma che la Città
di Trapani sarebbe andata
perduta nei pressi dell'Isola dei Cani (acque della Tunisia) ma si
tratta di un errore, originato da confusione con la perdita della
precedente Città di
Trapani, affondata su una
mina nel 1942 proprio al largo dell'Isola dei Cani.
Su
incarico della Tirrenia, tra la fine del 1957 e gli inizi del 1958 la
società di recuperi Tripcovich di Trieste tentò per ben 78 giorni
di disincagliare la Città
di Trapani, ma le
operazioni di recupero vennero compromesse da una successione di
tempeste (il tempo tornò a peggiorare già pochi giorni dopo il
disastro), l'ultima delle quali ridusse la nave in condizioni tali –
lo scafo era ormai spezzato in due – da indurre a decidere di
rinunciare al recupero. Il 21 febbraio (o 1° marzo) 1958 la Città
di Trapani viene
ufficialmente dichiarata perduta: rimane ad oggi l'unica nave persa
dalla Tirrenia per naufragio dopo la fine della seconda guerra
mondiale. Per sostituirla venne trasferita dall'Adriatica la motonave
Filippo
Grimani,
ribattezzata Città di
Tripoli.
Il
relitto rimase visibile per decenni, venendo progressivamente
demolito dall'azione distruttrice del mare; alcuni resti arrugginiti
della poppa sarebbero visibili ancor oggi dal Villino Nasi di
Trapani, verso nord-nord-ovest.
.jpg) |
I
resti affioranti della Città di Trapani nell’aprile 1998
(Wikimedia Commons, utente Civa61) |
La Città di Marsala
sul sito dell'Agenzia Bozzo
La Città di Marsala
su Wrecksite
La Città di Trapani
su Wrecksite
Libro registro del RINA, 1932
La Città di Marsala
sui Lloyd's Registers del 1941
L'HMS Proteus
su Uboat.net
Diving Stations: The Story of Captain George Hunt and the Ultor
Villino Nasi, sospeso tra cielo e mare
La Città di Trapani
sul sito dell'Associazione Navimodellisti Bolognesi
La società Tirrenia su Naviearmatori
Storia della società Tirrenia
La storia della Tirrenia di Navigazione
“Sei marinai morti nel naufragio di due navi sugli scogli di Trapani”
“Il naufragio di Trapani (sei morti) nel racconto dei marinai superstiti”
“Una motonave incagliata sulle scogliere di Trapani”
“Due uomini annegati e altri quattro dispersi”
Pasquale Sconzo
60 anni fa il naufragio del Città
di Trapani
Tre navi di nome Trapani
Foto tratte dall'Album del Gen.D. pil. o.a. Aldo Morelli
Villino Nasi e lo scoglio dai tramonti più belli
Marineria trapanese
Notizia sul “Florence Herald” del 2 gennaio 1958
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