giovedì 20 febbraio 2025

MZ 707

Profilo di una motozattera tipo MZ-A, cui apparteneva la MZ 707 (Marco Gurk, via Historisches Marinearchiv)


Motozattera della prima serie della classe MZ, tipo "MZ-A", unità derivate dalle Marinefährprahme tedesche e costruite in vista del mai attuato sbarco a Malta. Lunga 47 metri e larga 6,5, con un pescaggio di 1,40 metri, dislocava 140 tonnellate a vuoto, che salivano a 174 in carico normale ed a 239 a pieno carico (poteva caricare 65 tonnellate di materiali, compreso un carro armato da tredici tonnellate).
Era propulsa da tre motori diesel prodotti dalle Officine Meccaniche di Varese, della potenza complessiva di 450 HP; raggiungeva una velocità di undici nodi (11,52 alle prove, con 230 tonnellate di dislocamento), con un’autonomia di 1450 miglia a 8-9 nodi e 800 miglia a 11 nodi. L'armamento consisteva in un cannone da 76/40 mm e due mitragliere da 20/70 mm, l'equipaggio era normalmente composto da tredici uomini.

Breve e parziale cronologia.

Marzo 1942
Impostazione presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1359).
Risulterebbe che le parti non assemblate siano state costruite a Kiel, in Germania, e poi mandate a Monfalcone.
30 maggio 1942
Varo presso i Cantieri Riuniti dell'Adriatico di Monfalcone.
10 giugno 1942
Entrata in servizio.
7 luglio 1942
La MZ 707 e le gemelle MZ 706, MZ 709 e MZ 710 partono da Brindisi alle nove del mattino dirette a Marsa Matruh, con a bordo un totale di 16 carri armati (peso complessivo 212 tonnellate) ed un trattore del peso di 12 tonnellate, 6 tonnellate di munizioni e 6 tonnellate di materiali vari, oltre ad un militare dell'Esercito di passaggio. Si tratta del primo gruppo di motozattere trasferito in Nordafrica in seguito all'annullamento del pianificato sbarco a Malta, per il quale erano state espressamente concepite e costruite; il loro nuovo impiego sarà adesso nel traffico di cabotaggio lungo la costa cirenaico-egiziana, trasportando rifornimenti da Tobruk (ultimo porto vero e proprio prima del confine egiziano) ai sorgitori egiziani più vicini alla linea del fronte, dove navi di maggiori dimensioni non possono attraccare per i fondali troppo bassi e la mancanza di attrezzature adeguate (mentre le motozattere, per la loro natura di mezzi da sbarco, possono sbarcare il loro carico direttamente sulla spiaggia).
27 luglio 1942
Dopo varie soste intermedie in Grecia, a Creta ed a Tobruk, la MZ 707 e le altre motozattere arrivano a Marsa Matruh alle 12.30.

L'affondamento

La
MZ 707 fu una delle primissime motozattere ad andare perdute. Salpata da Marsa Matruh per Tobruk alle 19 del 30 luglio 1942, s’incagliò presso Ras Azzaz alle 00.30 del 31; il 2 agosto, durante i tentativi di disincaglio, si capovolse ed affondò presso Marsa el Aora, sulla costa cirenaica.

Questa la versione riportata dal volume
"Navi militari perdute" dell'Ufficio Storico della Marina Militare; tuttavia, il libro "I muli del mare" di Tullio Marcon accredita in una nota nel testo l'affondamento della MZ 707 ad un attacco aereo britannico, mentre nell'elenco delle motozattere perdute in appendice al libro la MZ 707 viene data come perduta per incaglio senza menzione di attacchi aerei, come nel volume dell'USMM.

Il libro "Le motozattere italiane nella seconda guerra mondiale" di Erminio Bagnasco attribuisce anch'esso la perdita della MZ 707 ad attacco aereo, e l'Almanacco Storico Navale online sul sito della Marina Militare combina le due notizie parlando di incaglio in seguito ad attacco aereo: "Perduta il 2 agosto 1942 durante un attacco aereo per incaglio e successivo capovolgimento e affondamento durante il recupero a Ras Azzaz o Marsa el-Aora (in rotta da Marsa Matruk a Tobruk)". Si lamentarono due feriti tra l'equipaggio.

Secondo i documenti originali del Comando Flottiglia Motozattere, consultati da Marco Ghiglino, il 31 luglio la MZ 707 s'incagliò e la MZ 754 rimase in assistenza; il giorno seguente venne mitragliata da aerei britannici riportando due feriti, per poi capovolgersi ed affondare il 2 agosto.

sabato 1 febbraio 2025

Ninuccia

Il Ninuccia (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net)

Piroscafo da carico di 4582,57 tsl, 2802,84 tsn e 7400 tpl, lungo 115,83-120,53 metri, largo 15,26 e pescante 7,43-8,81, con velocità di 9,5 nodi. Di proprietà dell’armatore Giuseppe Gavarone di Genova ed iscritto con matricola 1166 al Compartimento Marittimo di Genova; nominativo di chiamata ICMO.

Aveva sei stive della capacità complessiva di 11.005 metri cubi. Vari siti stranieri, parlando del suo affondamento, lo descrivono erroneamente come una nave cisterna.


Breve e parziale cronologia.


23 giugno 1910

Varato come Bampton (numero di costruzione 610) nei cantieri Richardson, Duck & Company Ltd. di Thornaby (Stockton-on-Tees).

Luglio 1910

Completato come Bampton per la Tatem Steam Navigation Company Ltd. (in gestione a W. J. Tatem & Co.) di Cardiff. Stazza lorda 4496 tsl, netta 2799 tsn; porto di registrazione Cardiff.

1915

Durante la prima guerra mondiale, il Bampton viene armato ed impiegato come carboniera per il rifornimento delle unità della Royal Navy (tra le altre, l’incrociatore protetto Vindictive, l'incrociatore leggero australiano Sydney e gli incrociatori ausiliari Celtic e Macedonia, tra il gennaio e l'aprile 1915) alle Abrolhos. Partecipa anche ad alcune esercitazioni e crociere nelle acque delle Abrolhos con le navi da guerra britanniche ivi stanziate, tra cui il Vindictive, e compiendo viaggi tra le Abrolhos e Rio de Janeiro.

7 gennaio 1917

Attaccato ed inseguito da un U-Boot tedesco al largo del Portogallo, riesce a seminarlo.

1917

Trasferito alla Atlantic Shipping & Trading Co. Ltd. di Cardiff; sempre in gestione a W. J. Tatem & Co.

1919

Acquistato dalla Mediterranean Cargo Steamers Ltd. di Londra (in gestione a W. J. Foster Ltd.) senza cambiare nome.

1922

Acquistato dal Lloyd Mediterraneo di Genova e ribattezzato Valrossa (il Lloyd Mediterraneo è noto internazionalmente anche come “Val Line”, perché tutte le sue navi portano nomi che iniziano per “Val”). Stazza lorda 4811 tsl, netta 2788 tsn, porto di registrazione Genova, nominativo di chiamata PKVR.

(Per altra fonte, nel 1922 sarebbe stato acquistato dalla Società Anonima Ilva e dato in gestione al Lloyd Mediterraneo, che l'avrebbe poi acquistato nel 1923. Il cambio di nome in Valrossa, a seconda della versione, sarebbe avvenuto subito oppure solo dopo l’acquisto da parte del Lloyd Mediterraneo nel 1923).

13 aprile 1925

Mentre il Valrossa si trova in navigazione sul fiume Delaware, scoppia nelle stive 2 e 3 un violento incendio, che si estende ai carbonili e distrugge la plancia. Da Filadelfia vengono inviati battelli antincendio, ma le fiamme raggiungono un’estensione tale da costringere l'equipaggio ad abbandonare la nave, trasbordando su un rimorchiatore; il Valrossa viene poi portato ad incagliare a Liston Point (Delaware), 45 miglia a valle di Filadelfia.

Nonostante i gravi danni causati dalle fiamme, la nave verrà successivamente riparata.

Il Valrossa dopo l’incendio del 1925 (Fox News outtake A6435, copyright University of South Carolina)


1934

Il nominativo di chiamata diventa ICMO.

Gennaio 1935

In navigazione nell'Atlantico settentrionale, tra Bermuda e le Azzorre, il Valrossa incontra una tempesta di eccezionale violenza, che raggiunge nel primo pomeriggio del 22 gennaio (verso l’una, in posizione 34° N e 44° O) il suo apice a forza 12.

1935

Acquistato da Giuseppe Gavarone di Genova e ribattezzato Ninuccia.

10 giugno 1940

L'Italia entra nella seconda guerra mondiale. Il Ninuccia non verrà mai requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

30 novembre 1940

Il Ninuccia compie un viaggio a Brindisi, in convoglio con i piroscafi Albano e Veloce e la scorta dell’incrociatore ausiliario Città di Tunisi. Le condizioni meteomarine sono pessime; alle 6.13 il Veloce, ultima nave del convoglio, viene investito da un’esplosione subacquea e lancia un SOS, venendo poi abbandonato dall’equipaggio a poche miglia da Capo Otranto. Non è chiaro se l’esplosione sia stata causata da una mina (vi sono talvolta mine alla deriva nel Canale d’Otranto) oppure da un siluro (nessuna unità britannica riferirà di attacchi in posizione e data compatibili col danneggiamento del Veloce, ma proprio in quei giorni scompare senza lasciare tracce, proprio in questa zona, il sommergibile britannico Regulus: potrebbe essere stata tale unità a silurare il Veloce).

Mentre Ninuccia ed Albano proseguono verso Brindisi, il Città di Tunisi prende il Veloce a rimorchio; spezzatosi il cavo, il piroscafo andrà ad incagliarsi in costa, ma potrà in seguito essere disincagliato e riparato.

2 giugno 1941

Il Ninuccia lascia Palermo per Tripoli alle 19.30, in convoglio con i piroscafi Liv e Pertusola e con la scorta delle torpediniere Circe (caposcorta) e Perseo.

5 giugno 1941

Il convoglio arriva a Tripoli alle 16.15.

16 agosto 1941

Il Ninuccia lascia Tripoli alle 20.20 per fare ritorno in Italia, in convoglio con i piroscafi ErnestoAquitaniaNirvo e Castelverde e con la nave cisterna Poza Rica; costituiscono la scorta i cacciatorpediniere Folgore (caposcorta), FulmineStrale e Lanzerotto Malocello e la torpediniera Orsa.

Durante il viaggio vengono avvistati aerei nemici ed anche sommergibili, cui viene data limitata caccia (per non allontanare per troppo tempo le navi della scorta), ma non si verificano eventi di rilievo.

20 agosto 1941

Il convoglio giunge a Napoli alle 3.30.


L'affondamento


Il 28 gennaio 1942 il Ninuccia, al comando del capitano di lungo corso Giovanni Olivari (47 anni, da Recco), era in navigazione da Spalato (da dove era precedentemente giunto da Trapani) a Fiume con un carico di sale, quando venne attaccato dal sommergibile britannico Thorn tra scoglio Mulo e l'isola di Smocvizza Grande, tra Sebenico e Spalato.

Il Thorn, al comando del capitano di corvetta Robert Galliano Norfolk, era partito da Alessandria d'Egitto per una missione in Adriatico undici giorni prima; attraversato il Canale d'Otranto il 22 gennaio, tre giorni dopo aveva tentato di sbarcare alcuni agenti jugoslavi a Petrovac, sulla costa dalmata, ma aveva dovuto rinunciare a causa del maltempo, mentre il 27 era riuscito a sbarcarne due a Meleda.

Alle 10.30 del 28 gennaio il Thorn avvistò il Ninuccia su rilevamento 120°, da circa 11 km di distanza; stimata la sua stazza in 4000 tsl ed avvicinatosi in immersione, alle 11.21 lanciò tre siluri contro il piroscafo italiano da soli 730 metri, ma nonostante la ridotta distanza nessuna delle armi andò a segno (da bordo del Ninuccia vennero viste le scie di due siluri, che il Thorn sentì poi esplodere contro la costa). Norfolk decise quindi di passare al cannone, ed alle 11.29 il sommergibile emerse ed aprì il fuoco con il cannone da 101 mm, da circa 550 metri di distanza.

Il primo colpo mise fuori uso il timone del piroscafo, che tentò di fuggire verso la costa mentre il sommergibile continuava impietosamente a martellarlo; le cannonate scatenarono un incendio nelle sovrastrutture ed uccisero sette uomini dell’equipaggio: due ufficiali, il radiotelegrafista, tre fuochisti ed un garzone di cucina. Alle 11.37 il Thorn – che fino a quel momento aveva sparato trenta colpi di cannone, ritenendo di averli messi tutti a segno – lanciò un altro siluro contro il Ninuccia, che stava ancora arrancando verso la costa a bassa velocità, ma l’arma si rivelò difettosa, deviando dalla rotta e mancando così il bersaglio (per una fonte avrebbe avuto corsa circolare). Nel frattempo il sommergibile aveva continuato a sparare contro il piroscafo; interruppe il tiro soltanto alle 11.46, quando una batteria costiera, accortasi di quanto stava accadendo, aprì il fuoco e lo inquadrò con il suo tiro. Immersosi rapidamente (in totale aveva sparato 71 colpi di cannone, mettendone a segno la maggior parte: il Ninuccia era immobilizzato ed appariva “in fiamme e crivellato di buchi a centro nave”, ma non accennava ad affondare), il Thorn si portò in posizione favorevole per un nuovo attacco con il siluro ed alle 11.55 ne lanciò uno da 460 metri di distanza. Questa volta l'arma andò a segno, colpendo il Ninuccia in prossimità del fumaiolo; il piroscafo sbandò sulla dritta ed alle 12.02 affondò di poppa in posizione 43°30' N e 15°55' E, ad un miglio da Punta Planka (al largo di Rogosnizza, a sud di Sebenico e ad ovest di Spalato) ed a 915 metri per 090° dal faro dell’isolotto di Mulo.


Dei 27 uomini che componevano l'equipaggio del Ninuccia, venti, tra cui il comandante Olivari, vennero soccorsi da unità accorse sul posto o raggiunsero la costa con le lance; tuttavia uno di essi, il marinaio Ignazio Mazzeo, morì durante il tragitto Rogosnizza-Sebenico. Non avendo ferite né segni di annegamento, la morte venne attribuita all'assideramento; il suo corpo, portato all'ospedale civile di Sebenico, venne sepolto nel cimitero di quella città.

I corpi delle altre sette vittime, uccise dal tiro del Thorn ed affondate con la nave, non vennero mai ritrovati.


Morirono sul Ninuccia:


Angelo Capodanno, fuochista, 31 anni, da Napoli

Ferrante Conti, radiotelegrafista, 25 anni, da Pieve di Cento

Sesto Leoni, secondo ufficiale, 32 anni, da Rio Marina

Orazio Lizzio, primo ufficiale, 28 anni, da Catania

Silvio Lorica, fuochista, 33 anni, da Napoli

Ignazio Mazzeo, marinaio, 35 anni, da Trapani

Giovanni Battista Piro, garzone di cucina, 26 anni, da Casamicciola

Vincenzo Vitiello, fuochista, 51 anni, da Torre del Greco



Verbale di scomparizione in mare dei marittimi del Ninuccia (g.c. Michele Strazzeri)


Pochi minuti dopo l'affondamento del piroscafo, alle 12.05, il Thorn andò a sbattere contro il fondale ad est dell'isolotto di Mulo, a circa 24 metri di profondità; l'urto mise fuori uso i tre tubi lanciasiluri prodieri di dritta, ma ciò non gli impedì di proseguire la sua missione affondando, due giorni dopo, il sommergibile Medusa al largo di Pola. Sarebbe rientrato ad Alessandria l'11 febbraio.


Il relitto del Ninuccia, meta di immersioni, giace adagiato sul fianco di dritta ad una profondità compresa tra gli 84 e i 96 metri. Intatto ed in buone condizioni, è orientato in direzione sudest-nordovest; la corrente è modesta od assente, ma data la profondità l’immersione è riservata a subacquei esperti.




Alcune immagini del relitto del Ninuccia (g.c. Borko Pusic/www.pongo.hr)



L'affondamento del Ninuccia nel giornale di bordo del Thorn (da Uboat.net):


"1030 hours - Sighted a merchant vessel bearing 120°, range 12000 yards. Started attack.

1121 hours - Fired three torpedoes from 800 yards. All missed. Two torpedoes were heard to explode on the shore.

1129 hours - Surfaced and engaged the target with the 4" gun from 600 yards. The first round appeared to have disabled the ships steering gear.

1137 hours - 30 Rounds had now been fired. All were hits. The enemy was slowly proceeding towards the shore. Another torpedo was fired but was seen to run off track and it missed. Meanwhile the gun action had continued.

1146 hours - Thorn was now taken under fire from a shore battery and dived after firing 71 rounds at the target. Most of these had hit. The target was riddled with holes amidships and on fire. She showed no signs of sinking.

1155 hours - Fired one torpedo from 500 yards. It hit near the funnel.

1202 hours - The enemy was seen to sink by the stern with a list to Starboard in position 090°, Mulo Island lighthouse, 1000 yards.

1205 hrs - Thorn grounded accidentally east of Mulo island but managed to free herself."


Il Ninuccia su Wrecksite

Il Bampton su Tees Built Ships

Il Ninuccia sul Lloyd’s Register of Shipping del 1941

L'HMS Thorn su Uboat.net

British and Allied Submarine Operations in World War II – CHAPTER XIV – The Axis Counter Attack: The Bombing of Malta and the Loss of Medway

La Tatem Shipping su Shipsnostalgia

Filmato del relitto del Ninuccia

Il relitto del Ninuccia

Notizia sul “Casper Daily Tribune” del 13 aprile 1925

Massive fire on Delaware River

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