L'Angelo Emo in navigazione da Desenzano a Riva del Garda (da “La navigazione sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari) |
Motonave ad elica (battello lacuale), già piroscafo a
ruote, in servizio sul Lago di Garda, lunga 42,5 metri, larga 5,10 e pescante
1,594, con dislocamento a pieno carico di 167 tonnellate e velocità di 24 km/h.
Breve
e parziale cronologia.
1894-1895
Costruito nel cantiere di Peschiera del Garda dal personale della società Nicolò Odero di Sestri Ponente come piroscafo mezzo salone a ruote per la ditta Innocente Mangilli (dal 1° gennaio 1896 Società Anonima per azioni Impresa di Navigazione sul Lago di Garda), con sede a Milano. Ha un gemello, il Lazzaro Mocenigo; è propulso da una macchina a vapore a duplice espansione da 250-280 CV alimentata da caldaie tubolari a ritorno di fiamma, può trasportare 300 passeggeri e, primo tra i battelli gardesani, è dotato di illuminazione elettrica.
Emo e Mocenigo sono i primi battelli fatti costruire dalla ditta Mangilli, che solo due anni prima (16 aprile 1893) ha rilevato l'esercizio della navigazione sul Lago di Garda dalla Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, con una concessione della durata di venticinque anni.
Costruito nel cantiere di Peschiera del Garda dal personale della società Nicolò Odero di Sestri Ponente come piroscafo mezzo salone a ruote per la ditta Innocente Mangilli (dal 1° gennaio 1896 Società Anonima per azioni Impresa di Navigazione sul Lago di Garda), con sede a Milano. Ha un gemello, il Lazzaro Mocenigo; è propulso da una macchina a vapore a duplice espansione da 250-280 CV alimentata da caldaie tubolari a ritorno di fiamma, può trasportare 300 passeggeri e, primo tra i battelli gardesani, è dotato di illuminazione elettrica.
Emo e Mocenigo sono i primi battelli fatti costruire dalla ditta Mangilli, che solo due anni prima (16 aprile 1893) ha rilevato l'esercizio della navigazione sul Lago di Garda dalla Società Italiana per le Strade Ferrate Meridionali, con una concessione della durata di venticinque anni.
Angelo Emo (a destra) e Mocenigo a Desenzano del Garda in una fotografia di inizio Novecento (da “La navigazione sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari) |
Rimane vittima di un incaglio, ma non riporta danni gravi.
15 novembre 1913
Va a sbattere contro lo scoglio dell'Altare, di nuovo senza subire danni gravi.
24 maggio 1915
L'Italia entra nella prima guerra mondiale. La sera precedente l'Angelo Emo e tutti gli altri piroscafi, a seguito di ordini giunti per telegrafo, sono stati fatti furtivamente tornare a luci spente nel cantiere di Peschiera, dove vengono requisiti, verniciati di grigio ed armati; gli equipaggi sono militarizzati ed il comando di ogni nave è affidato ad un ufficiale della Regia Marina.
Nei primi giorni di guerra la navigazione su tutto il lago è sospeso per ordine del comandante di settore. Successivamente, viene riattivato un limitato servizio pubblico passeggeri sulla tratta Gargnano-Torri; a questo scopo vengono restituiti alla società Mangilli l'Angelo Emo ed altri due piroscafi a ruote, il Benaco e l'Agostino Depretis, mentre il resto della flotta rimane requisito ed armato (piroscafi a ruote Italia, Baldo, Giuseppe Zanardelli e Lazzaro Mocenigo, piroscafo ad elica Garda, rimorchiatore Mincio). Oltre Gargnano, fino a Limone e Malcesine, provvede ai collegamenti la Regia Marina, mediante lance a vapore e piccole torpediniere.
Durante una traversata con passeggeri a bordo, l'Angelo Emo viene bersagliato dalle artiglierie austroungariche del Monte Brione, ma non viene colpito.
Nel corso del 1915, l'Emo è in servizio di linea per 122 giorni, durante i quali percorre complessivamente 13.772 km.
L'Angelo Emo (a destra) ed il piroscafo Benaco (da “La navigazione sui laghi italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari) |
Scaduta la concessione dell'Impresa di Navigazione sul Lago di Garda e fallita la ditta Mangilli, l'Angelo Emo, insieme al resto della flotta benacense, passa sotto il diretto controllo del governo italiano, che lo affida in regime di requisizione e gestione provvisoria alla Direzione Generale delle Ferrovie dello Stato (per conto del Ministero della Guerra).
3 novembre 1918
Mentre le truppe asburgiche si ritirano verso Trento ed i rappresentanti del Comando austroungarico si recano a Villa Giusti per trattare l'armistizio, i piroscafi del Benaco approdano a Riva del Garda, dove la popolazione locale li accoglie festosamente.
Cartolina ritraente l'arrivo dell'Angelo Emo a Sirmione (g.c. Giuseppe Boato, via www.naviearmatori.net) |
La gestione del servizio di navigazione passa all'Ispettorato Generale delle Ferrovie, Tranvie, Automobili del Ministero dei Lavori Pubblici.
31 dicembre 1923
A seguito delle perdite causate dalla cattiva gestione governativa (che ha soppresso gran parte delle corse e degli approdi e ridotto al minimo indispensabile la manutenzione delle navi, tra deficit di esercizio in continuo aumento), la concessione dei servizi di navigazione sul Benaco vengono nuovamente appaltati, questa volta alla neonata Società Anonima per la Navigazione sul Lago di Garda (presieduta dall'ingegner Ernesto Canobbio, già direttore generale della società "Lariana" che gestisce la navigazione sul lago di Como), avente sede a Como (dove risiede l'ingegner Canobbio).
1° marzo 1924
In base alla nuova convenzione stipulata il 31 dicembre precedente, l'ingegner Cesare Betteloni del Ministero dei Lavori Pubblici consegna all’ingegner Canobbio tutta la flotta sociale (tra cui l'Angelo Emo), le installazioni di terra ed il relativo materiale. La nuova società inizia ad operare.
1925
Nel quadro del piano di rinnovamento ed ampliamento della flotta lanciato dalla nuova società, l'Angelo Emo viene trasformato in motonave ad elica, al pari del gemello Lazzaro Mocenigo, del similare piroscafo Baldo e del più piccolo Garda. Secondo un articolo del 1930 della rivista “Velocità”, la conversione dell'Angelo Emo in motonave è stata «il primo esempio in Italia della trasformazione di un battello a vapore, a ruote, in motonave ad elica con motori Diesel. Naturalmente la trasformazione, studiata in tutti i particolari, ha richiesto rinforzi allo scafo e modifiche sostanziali alla poppa». Dopo la trasformazione, la lunghezza dello scafo dell'Emo risulta essere di 40 metri tra le perpendicolari e 42,5 metri fuori tutto, con larghezza massima fuori ossatura di 5,10 metri (non contando però i tamburi) e pescaggio medio di 1,594 metri. Al posto della macchina a vapore viene installato un motore diesel FIAT a due tempi e quattro cilindri di tipo marino, reversibile, che consente una velocità media di 24 km/h; nei tamburi che prima alloggiavano le ruote a pale vengono ricavate due salette laterali. Cambia sensibilmente la sagoma della nave, a causa dello spostamento del fumaiolo, in precedenza ubicato poco a poppavia della timoniera, a poppavia dei tamburi delle ruote.
L'Angelo Emo dopo la trasformazione in motonave, vistose le modifiche al profilo (da www.tiles.arcover.it) |
Dal completamento dei lavori di conversione al 28 febbraio 1930, l'Angelo Emo percorre 157.069 km, con consumo medio di nafta di 1,846 kg per km e di lubrificante di 0,053 kg per km.
L'Angelo Emo a Sirmione nel 1935 (g.c. Giuseppe Boato, via www.naviearmatori.net) |
I battelli continuarono a navigare soltanto per scopi
militari, sotto sorveglianza tedesca: sul sito “Televignole” si afferma che l'Angelo Emo venne usato dalla
Kriegsmarine “per esercitazioni e
sperimentazioni segrete”; secondo lo storico Marco Ghiglino, nel 1944-1945 il battello venne impiegato come nave scuola per la scuola antisommergibili della Marina Nazionale Repubblicana, la piccola Marina della Repubblica Sociale Italiana.
L’Angelo Emo a Riva del Garda in una cartolina del tempo di pace (g.c. Giorgio Parodi, via www.naviearmatori.net) |
Il relitto dell'Angelo Emo come appariva alla fine della guerra (da www.televignole.it) |
Sopra,
fasi del recupero dell'Angelo Emo nella primavera del 1948; sotto, il commissario governativo Pietro
Giuliani in visita ai lavori (immagini tratte da “La navigazione sui laghi
italiani – Lago di Garda” di Francesco Ogliari, tranne la terza dall’alto, che
proviene da www.labusa.info)
Il primo servizio pubblico di navigazione sul Garda
Il lago di Garda. Percorsi sull’acqua
Edizione dell’aprile 1929 della rivista mensile “Il Garda”
Tesi di laurea – Il meandro, museo diffuso sul lago di Garda
Nessun commento:
Posta un commento