martedì 1 gennaio 2019

Lello

Il Lello negli anni Trenta, sotto il precedente nome di Luigi Boer (g.c. Mauro Millefiorini)

Piroscafo da carico di 1384 tsl e 804 tsn, lungo 75,4-78 metri, largo 9,75 e pescante 6,2. Appartenente all’armatore Riccardo Telesio, di Genova, ed iscritto con matricola 2085 al Compartimento Marittimo di Genova.

Breve e parziale cronologia.

1889
Varato nel cantiere J. De Decker Gz. di Anversa come belga Emma Henriette.
Marzo 1889
Completato come Emma Henriette per l’armatore D. A. Nottebohm (Madame la Douairière) di Anversa. La stazza lorda originaria è di 1462 tsl.
25 febbraio 1890
In arrivo nel Tyne, durante un viaggio da Bilbao a Newcastle con un carico di minerale, l’Emma Henriette rimane danneggiato in seguito alla collisione con un relitto galleggiante.
Marzo 1890
Dopo essere stato riparato e sottoposto a controlli, l’Emma Henriette viene venduto alla Compagnie des Bateaux à Vapeur du Nord, con sede a Dunkerque. Ribattezzato Ville de Dunkerque ed impiegato principalmente nei collegamenti tra la Francia (con partenza da Dunkerque) e le sue colonie algerina e tunisina.
28 marzo 1915
Il marinaio francese M. Celestin Buttez muore per cause belliche sul Ville de Dunkerque. Verrà sepolto nel cimitero di Cathays.
1918
Alla fine della prima guerra mondiale, il Ville de Dunkerque è uno dei soli quattro piroscafi superstiti della flotta della Compagnie des Bateaux à Vapeur du Nord, che all’inizio del conflitto contava 19 bastimenti: gli altri sono stati tutti affondati dagli U-Boote tedeschi, tranne due che sono stati venduti nel 1916.
1928
Acquistato dagli armatori Ferrer, Peset & Viguier, di Cette (successivamente divenuto Sète, Francia), e ribattezzato Huguette.
Novembre 1934
Acquistato dall’armatore Giuseppe Interdonato di Messina e ribattezzato Luigi Boer. Stazza lorda e netta risultano 1396 tsl e 850 tsn.
1936
Acquistato dall’armatore Raffaele Sangiovanni di Genova e ribattezzato Lello.
1938
Acquistato dall’armatore genovese Riccardo Telesio fu Agostino.
10 giugno 1940
L’Italia entra nella seconda guerra mondiale. Il Lello non verrà mai requisito dalla Regia Marina, né iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
1940
Secondo alcune fonti, tra cui anche i Lloyd’s Registers, a fine 1940 il Lello sarebbe stato venduto all’armatore F. Italo Croce, anch’esso di Genova, e ribattezzato Carlo Croce. In realtà, non sembra che il cambiamento di nome abbia mai avuto luogo, dal momento che i documenti delle autorità della Marina relativi alla sua perdita lo chiamano sempre Lello.
5 gennaio 1941
Il Lello ed il piroscafo Mauro Croce compiono un viaggio da Genova a Barcellona, dove arrivano il 5 gennaio.
Successivamente il Lello lascia Barcellona e ritorna a Genova.

Una cartolina ritraente il Ville de Dunkerque, futuro Lello, intento a scaricare merci a Dunkerque (g.c. Mauro Millefiorini)

Scomparso

Alle 12.10 del 18 febbraio 1941 il Lello lasciò Genova alla volta di Civitavecchia, dove sarebbe dovuto arrivare alle dieci del giorno seguente. Un viaggio come tanti, praticamente di cabotaggio, in acque dove fino a quel momento la presenza nemica era quasi nulla; doveva essere un viaggio senza storia, una traversata tranquilla, per quanto si possa essere tranquilli in tempo di guerra.
Alle 18 di quello stesso giorno il Lello transitò al largo dell’isola di Palmaria, con rotta verso sudest: fu l’ultima volta che qualcuno lo vide. A Civitavecchia non arrivò mai.
Quando ci si accorse che doveva essere successo qualcosa, Marina La Spezia ordinò di ispezionare con cura le acque costiere che rientravano sotto la propria giurisdizione. Le approfondite ricerche ordinate da Marina La Spezia portarono soltanto al rinvenimento, vicino alla spiaggia presso cui sfociava il torrente Mignone, di una cintura di salvataggio e di una biscaglina; questi due oggetti non presentavano, però, alcun elemento che permettesse di attribuirli con certezza al Lello. Il 24 gennaio l’ammiraglio di squadra Antonio Pasetti, titolare del Comando Difesa Traffico (Maricotraf), riferiva a Supermarina ed alla Direzione Generale della Marina Mercantile (Ministero delle Comunicazioni) che «tenuto contro del periodo di tempo trascorso dalla data di partenza del piroscafo da Genova ad oggi, si ha motivo di nutrire preoccupazioni sulla sorte del piroscafo stesso, per quanto appaia strano che, percorrendo l’unità rotte costiere di traffico, nessun relitto sia stato finora rinvenuto sulle spiaggie».
Ulteriori ricerche furono condotte nei giorni seguenti lungo tutta la costa tra La Spezia e Civitavecchia, ed il 31 gennaio l’ammiraglio Pasettti diede notizia del ritrovamento di due relitti nelle acque tra Punta Mesco e l’isola del Tino: uno era un pezzo di plancia di un piroscafo, l’altro erano i resti di una scialuppa.
L’esame dei rottami rinvenuti, compiuto da Marina La Spezia, rivelò che il pezzo di plancia faceva parte del ponte lance di una nave mercantile di circa 1400-1500 tsl (cioè di dimensioni simili a quelle del Lello), e che la scialuppa fracassata era di un tipo usato soltanto sui vecchi piroscafi. Considerato anche che non c’erano altre navi affondate o scomparse in quella zona, non ci voleva molto per capire che doveva trattarsi di relitti appartenenti al Lello. Si concluse che la nave, transitata nelle acque del Golfo di La Spezia alle 17.30 del 18 gennaio, dovesse aver urtato una mina alla deriva, o forse fosse entrata accidentalmente in uno campi minati difensivi di La Spezia.
Dopo il ritrovamento dei rottami vennero inviati degli aerei a perlustrare una fascia ampia dieci miglia dalla costa tra Marina di Massa e Genova, ma non fu trovato nient’altro.
Il 27 gennaio il motoveliero requisito Cora, impiegato nella vigilanza foranea in Alto Tirreno, trovò in mare una salma che venne recuperata e portata a La Spezia; il corpo, irriconoscibile, venne stimato appartenere ad un uomo di circa 25 anni. L’autopsia concluse che dovesse essere morto da non più di due o tre giorni, il che indusse a ritenere che non si trattasse di un marinaio del Lello, che era affondato, con ogni probabilità, nella notte tra il 18 ed il 19.
Dell’equipaggio del Lello non venne mai trovato alcun superstite, né poterono essere ritrovati i corpi.
In mancanza di altra spiegazione, l’Ufficio Storico della Marina Militare, nel suo volume "Navi mercantili perdute", considera il Lello come "affondato, probabilmente per urto contro mina, il 18-19 gennaio 1941 sulla rotta Palmaria (La Spezia)-Civitavecchia".


L'equipaggio del Lello, scomparso al completo:
(si ringraziano Carlo Di Nitto e Giancarlo Covolo)

Paolo Bonetto, carbonaio, da Sassari
Orazio Bruzzone, ufficiale radiotelegrafista, da Cogoleto (Genova)
Filiberto Buonaccorsi, fuochista, da Viareggio (Lucca)
Andrea Cicione, marinaio, da Formia (Latina)
Umberto Del Ponte, direttore di macchina, da Gradisca (Gorizia)
Armando Ghio, cuoco, da Sestri Levante (Genova)
Francesco Giannichini, marittimo, da Seravezza (Lucca)
Gio Batta Giglio, fuochista, da Palermo
Eustachio Gormarino, marinaio, da Palizzi (Reggio Calabria)
Ugo Iazeolla, capitano di lungo corso, da Bari
Mario Moraldo, mozzo, da San Remo (Imperia)
Agostino Petrone, marinaio, da Formia (Latina)
Francesco Raffadale, marinaio, da Acicatena (Catania)
Angelo Tessara, capo fuochista, da Palermo
Gino Torello, mozzo, da Imperia
Angelo Vadalà, fuochista, da Messina


Due telegrammi di Maricotraf relativi alla scomparsa del Lello (per g.c. dell’Ufficio Storico della Marina Militare, via Lamberto Canepa):





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