Profilo delle motozattere tipo MZ-A, cui apparteneva la MZ 732 (da Historisches Marinearchiv) |
Motozattera
della prima serie della classe MZ, tipo "MZ-A", unità
derivate dalle Marinefährprahme tedesche e costruite in vista del
mai attuato sbarco a Malta. Lunga 47 metri e larga 6,5, con un
pescaggio di un metro se scarica, dislocava 140 tonnellate, che
potevano salire a 239 a pieno carico (poteva caricare 65 tonnellate
di materiali).
Era propulsa da tre motori diesel prodotti dalle Officine Meccaniche di Milano, della potenza complessiva di 450 HP; raggiungeva una velocità di undici nodi, con un’autonomia di 1450 miglia a 8 nodi. L’armamento consisteva in un cannone da 76/40 mm ed una o due mitragliere da 20/70 mm, l’equipaggio era normalmente composto da tredici uomini.
La MZ 732 era la prima delle dieci motozattere (da MZ 732 a 741) costruite presso i Cantieri Navali Riuniti di Ancona.
Era propulsa da tre motori diesel prodotti dalle Officine Meccaniche di Milano, della potenza complessiva di 450 HP; raggiungeva una velocità di undici nodi, con un’autonomia di 1450 miglia a 8 nodi. L’armamento consisteva in un cannone da 76/40 mm ed una o due mitragliere da 20/70 mm, l’equipaggio era normalmente composto da tredici uomini.
La MZ 732 era la prima delle dieci motozattere (da MZ 732 a 741) costruite presso i Cantieri Navali Riuniti di Ancona.
Breve e parziale cronologia.
13 giugno 1942
Varata nei Cantieri Navali Riuniti di Ancona.
29 giugno 1942
Entrata in servizio.
31 agosto 1942
La MZ 732 salpa da Brindisi alle 18.15 per trasferirsi in Africa, con soste intermedie in Grecia ed a Creta, navigando in gruppo insieme alle gemelle MZ 733, 735, 736, 737, 738, 740 e 741. Le piccole unità trasportano complessivamente 367 tonnellate di rifornimenti: 30 tonnellate di munizioni, 25 di materiali vari, 16 carri armati (peso totale 240 tonnellate), due autoblindo (peso totale 14 tonnellate) e nove automezzi (peso totale 58 tonnellate), oltre a 30 uomini del Regio Esercito diretti in Africa.
1° agosto 1942
Le otto motozattere fanno scalo al Pireo, da dove poi proseguono con la scorta della torpediniera Castore, del cacciatorpediniere Lubiana e di due rimorchiatori, l'Audax e l'Instancabile.
4 agosto 1942
Dopo una sosta a Suda, le motozattere ripartono alle 20 dirette a Tobruk, insieme al piroscafo Scillin e con la scorta della sola Castore, che dovrà accompagnarle nel tratto più lungo e insidioso della navigazione.
6 agosto 1942
La MZ 732 e le gemelle arrivano a Tobruk alle 9: ha per loro inizio l’incessante spola lungo le coste cirenaiche ed egiziane, trasportando preziosi rifornimenti dai porti in cui vengono sbarcati dalle grandi navi (Tobruk, appunto, e Bengasi) a porticcioli più piccoli e più vicini alla linea del fronte, dove le navi di maggior pescaggio non possono arrivare.
Sicilia ’43
Una delle pagine più importanti nella storia del loro infaticabile quanto oscuro servizio le motozattere la scrissero nel luglio-agosto del 1943, durante l’invasione della Sicilia. Furono infatti queste piccole unità, insieme ad un pugno di piroscafetti costieri ed ai pochi traghetti ferroviari lasciati a galla dai continui bombardamenti che da mesi martellavano Messina, a sobbarcarsi l’incombenza di traghettare tra le due sponde dello stretto di Messina decine di migliaia di soldati italiani e tedeschi, con i loro mezzi ed il loro armamento, prima in un senso e poi nell’altro: prima portarono rinforzi dalla Calabria alla Sicilia, quando ancora in alto loco ci si illudeva di riuscire a ributtare in mare gli attaccanti; poi, una volta che fu divenuto evidente che la Sicilia era persa, riportarono sul continente le truppe italiane e tedesche in ritirata.
Attorno a Messina venne preparata una mezza dozzina di punti d’imbarco, solitamente in fondo alle valli, dove le motozattere sia italiane che tedesche imbarcavano truppe e mezzi che provvedevano poi a traghettare attraverso lo stretto, sbarcandoli in altrettante località prestabilite della costa calabra. Siccome vi erano più motozattere tedesche che italiane, venne deciso che queste ultime avrebbero trasportato soltanto truppe, mentre i veicoli, indipendentemente dall’esercito cui appartenevano, sarebbero stati imbarcati sulle unità tedesche; il risultato fu però che i tedeschi tennero per sé quasi tutti gli automezzi italiani evacuati sulle loro motozattere.
L’attività delle motozattere in quell’infuocata estate fu come sempre instancabile, e svolta in condizioni infernali. Non appena avevano sbarcato le truppe in Calabria, i “muli del mare” ripartivano subito per un nuovo viaggio verso la costa siciliana; strada facendo, come anche sulle spiagge di imbarco e di sbarco, erano oggetto di continui attacchi aerei, che tuttavia il più delle volte fallivano grazie alla loro rabbiosa reazione contraerea, oltre che all’opera delle poderose artiglierie antiaeree appostate su entrambe le sponde dello Stretto, che impedirono agli Alleati di sfruttare appieno la loro superiorità aerea.
In un’evacuazione paragonata talvolta a quella che tre anni prima si era svolta a Dunkerque, il naviglio dell’Asse riuscì a portare in salvo attraverso lo Stretto oltre 100.000 uomini (62.182 italiani e 39.659 tedeschi), 47 carri armati (tutti tedeschi), 14.332 veicoli (di cui solo 227 italiani), 135 cannoni (41 italiani e 94 tedeschi), 1100 tonnellate di munizioni e 20.700 di altri materiali.
Questa notevole impresa non poté naturalmente essere portata a termine senza perdite tra il naviglio impiegato nell’evacuazione, anche se la fortuna fece sì che non una sola motozattera italiana venisse centrata e affondata mentre era in navigazione nello stretto carica di truppe: le perdite avvennero sempre sulle spiagge od in prossimità di esse e coinvolsero sempre motozattere scariche, i cui equipaggi riuscirono in massima parte a mettersi in salvo.
Prima ad andare perduta fu la MZ 734, distrutta da un attacco aereo a Taormina il 31 luglio 1943; la MZ 756 e la MZ 765 subirono la stessa sorte il 6 agosto, rispettivamente a Gioia Tauro ed a Ganzirri, e la MZ 787 fece la medesima fine a Bagnara Calabra il giorno seguente. La MZ 701 II (già MZ 759) venne affondata sulla spiaggia di Vibo Valentia l'11 agosto.
Per
rimpiazzare queste perdite, altre motozattere vennero inviate nello
Stretto da Taranto e da Castellammare di Stabia: tra i rimpiazzi
mandati da Taranto vi era anche la MZ
732,
insieme alle MZ
781 e
784.
La cronistoria degli ultimi due giorni di vita della MZ 732 dà un quadro piuttosto esauriente dell’attività svolta dalle instancabili motozattere in quegli infernali giorni d’agosto.
Alle sei del mattino del 12 agosto 1943 la MZ 732, al comando del sottotenente CREM Luigi Giorgi, salpò da Bagnara Calabra diretta a Mortelle, frazione di Messina scelta per essere uno dei punti d’imbarco per le truppe in ritirata, dove avrebbe dovuto imbarcare truppe italiane e tedesche da evacuare dalla Sicilia. Giunta in quella località alle 7.10, la motozattera prese a bordo circa duecento soldati con cavalli e motociclette, dopo di che ripartì alle 8.15, raggiungendo Bagnara Calabra alle 9.25. Sbarcate le truppe, ripartì alle 10.10 per un nuovo viaggio attraverso lo stretto; mezz’ora più tardi la MZ 732 venne attaccata da aerei, che indusse alla ritirata con il tiro delle proprie artiglierie contraeree.
Alle
11.20 la motozattera diede nuovamente fondo davanti a Mortelle, dove
rimase in attesa dell’arrivo di altre truppe da imbarcare; alle
14.30 ripartì con a bordo circa 250 militari, raggiungendo Bagnara
alle 15.40.
Ripartita per la terza volta alle 16.15, la MZ 732 venne attaccata da quattro cacciabombardieri dopo un quarto d’ora: di nuovo aprì il fuoco con cannone e mitragliere, inducendo uno degli aerei ad una precipitosa fuga ma non gli altri tre, che si avvicinarono per tentare di mitragliarla. Il preciso tiro contraereo della piccola unità centrò l’aereo di coda della formazione, che andò a schiantarsi sulle montagne della Calabria, e dissuase gli altri due dall’avvicinarsi per mitragliare; i due velivoli rimasti effettuarono allora un giro al largo e tentarono di tornare all’attacco provenendo dal mare, ma il fuoco di sbarramento della motozattera li indusse a rinunciare definitivamente ed andarsene.
Ripartita per la terza volta alle 16.15, la MZ 732 venne attaccata da quattro cacciabombardieri dopo un quarto d’ora: di nuovo aprì il fuoco con cannone e mitragliere, inducendo uno degli aerei ad una precipitosa fuga ma non gli altri tre, che si avvicinarono per tentare di mitragliarla. Il preciso tiro contraereo della piccola unità centrò l’aereo di coda della formazione, che andò a schiantarsi sulle montagne della Calabria, e dissuase gli altri due dall’avvicinarsi per mitragliare; i due velivoli rimasti effettuarono allora un giro al largo e tentarono di tornare all’attacco provenendo dal mare, ma il fuoco di sbarramento della motozattera li indusse a rinunciare definitivamente ed andarsene.
Dato
fondo a Mortelle alle 17.30, la MZ 732 imbarcò altri trecento
soldati e due automezzi, per poi ripartire alla volta di Bagnara alle
18.50. Subito dopo la partenza venne respinto col tiro contraereo un
nuovo attacco da parte di cinque caccia, ed alle 19.30 la motozattera
raggiunse Bagnara per la terza ed ultima volta nell’arco di quella
giornata.
Alle sei del mattino del 13 agosto la piccola nave salpò da Bagnara per una nuova giornata da “traghetto” attraverso lo stretto, ma alle 6.50 il motore di dritta fu colto da un’avaria; riparato il guasto, alle 7.10 la motozattera rimise in moto e diresse a tutta forza verso Mortelle, dove arrivò alle 7.25 ed iniziò subito ad imbarcare truppe. Ad ogni viaggio il numero dei soldati da evacuare andava aumentando: adesso ne furono presi a bordo più di 500; mentre le operazioni d’imbarco erano in corso, alle 7.50, sei caccia attaccarono in picchiata la MZ 732 con lancio di bombe, che non colpirono il bersaglio grazie all’accurato tiro delle mitragliere della motozattera, che li dissuase dall’avvicinarsi troppo.
Lasciata Mortelle alle 8.10, la motozattera arrivò a Bagnara alle 9.20; in dieci minuti sbarcò tutte le truppe, ed aveva appena finito quando alle 9.30 un aereo apparve da una montagna poco distante e scese in picchiata sganciando tre bombe, ben dirette ma fortunatamente troppo lunghe o troppo corte: una esplose a terra e due in mare, senza fare danni.
Finito
l'attacco, alle 9.50 la MZ 732 ripartì per Mortelle, ed
alle 10.20 fu oggetto dell’ennesimo attacco aereo: stavolta da
parte di ben dodici caccia, che sganciarono altrettante bombe.
Nessuno degli ordigni, pur cadendo piuttosto vicini, arrecò alcun
danno alla motozattera, grazie anche al suo continuo zigzagamento; il
tiro delle sue mitragliere colpì invece uno degli attaccanti, che fu
visto perdere quota ed allontanarsi verso il mare aperto, per poi
precipitare in acqua a circa tre miglia dalla costa. Gli altri aerei
se ne andarono.
Giunta a Mortelle alle 11.05, la motozattera non vi trovò più truppe da imbarcare; ricevette allora l’ordine di caricare sei automezzi e due moto da portare sul continente, ed alle 13.15 ripartì con a bordo questo carico più una trentina di soldati. Mezz’ora dopo la partenza fu attaccata e mitragliata da quattro caccia, senza subire danni, reagendo col tiro del proprio armamento contraereo che indusse ancora una volta gli assalitori ad allontanarsi.
Giunta a Mortelle alle 11.05, la motozattera non vi trovò più truppe da imbarcare; ricevette allora l’ordine di caricare sei automezzi e due moto da portare sul continente, ed alle 13.15 ripartì con a bordo questo carico più una trentina di soldati. Mezz’ora dopo la partenza fu attaccata e mitragliata da quattro caccia, senza subire danni, reagendo col tiro del proprio armamento contraereo che indusse ancora una volta gli assalitori ad allontanarsi.
Tornata
a Bagnara alle 15.45, impiegò un'ora e venti minuti per sbarcare i
veicoli, dovendo continuamente interrompere le operazioni a causa dei
continui attacchi aerei; alle 17.10, cessato l’allarme, riprese il
mare ancora una volta diretta a Mortelle.
Alle 17.50 la MZ 732 si trovava in navigazione nel Golfo di Scilla quando fu attaccata da dieci cacciabombardieri. I primi due ad attaccare sganciarono le loro bombe e poi si gettarono in picchiata per mitragliare la motozattera, ma furono entrambi colpiti dal tiro delle sue mitragliere: incendiati, precipitarono l’uno in mare e l’altro su una montagna sulla costa. Poco dopo, tuttavia, la mitragliera poppiera della MZ 732 s’inceppò, e questo facilitò gli attacchi degli altri aerei, che continuarono a sganciare bombe: la piccola unità cercò di evitarle zigzagando, ma la sua fortuna era finita.
Una prima bomba esplose in mare a poppa, a soli 3-4 metri di distanza, con violenza tale da sollevare la motozattera dal mare e farvela poi ricadere; un’altra esplose anch’essa in mare sulla dritta, a sei metri di distanza, all’altezza della plancia. Due dei tre motori della MZ 732 si arrestarono di colpo, costringendo a proseguire a ridotta velocità con il solo motore ancora funzionante; venne continuato il tiro con la mitragliera di prua, finché gli aerei non si allontanarono. Alle 18 venne cessato il fuoco e la motozattera si diresse verso terra per verificare i danni, ma prima di arrivarci anche il terzo motore si fermò. Non riuscendo a mettere la prua a terra, il comandante Giorgi fece dare fondo all’ancora di poppa e poi assicurare la nave ad un relitto, al largo di Scilla.
L'esame dei danni diede un quadro poco incoraggiante: i due motori che si erano fermati per primi avevano l’alimentazione tranciata; l’impianto elettrico non funzionava più; il deposito munizioni era allagato; i locali del comandante e dell’equipaggio erano danneggiati; lo scudo che proteggeva le riservette del cannone era caduto sull’affusto, rendendo impossibile il suo brandeggio; lo scafo era sforacchiato in più punti dai colpi di mitragliera e presentava sulla dritta una rientranza di circa trenta centimetri, in corrispondenza della quale il fasciame si era schiodato.
L'equipaggio
scese a terra per passare la notte, durante la quale si verificarono
ripetuti attacchi aerei sia sulla motozattera che sulla zona
circostante, fortunatamente senza causare altri danni o perdite.
Tornato a bordo alle sei del mattino del 14 agosto, l'equipaggio della MZ 732 dovette arrendersi all’evidenza: la motozattera non si sarebbe mai più mossa di lì. I danni erano troppo gravi per essere riparati con i mezzi disponibili, e non era possibile rimettere in funzione i motori. L’acqua aveva ormai riempito le sentine del locale macchina, e la motozattera era sbandata sulla dritta ed era affondata di una ventina di centimetri rispetto alla sera precedente, il che lasciava presagire che vi fossero altre falle, non rilevate, sulla dritta; anche nella cabina del comandante c’erano 5-6 centimetri d’acqua.
Tornato a bordo alle sei del mattino del 14 agosto, l'equipaggio della MZ 732 dovette arrendersi all’evidenza: la motozattera non si sarebbe mai più mossa di lì. I danni erano troppo gravi per essere riparati con i mezzi disponibili, e non era possibile rimettere in funzione i motori. L’acqua aveva ormai riempito le sentine del locale macchina, e la motozattera era sbandata sulla dritta ed era affondata di una ventina di centimetri rispetto alla sera precedente, il che lasciava presagire che vi fossero altre falle, non rilevate, sulla dritta; anche nella cabina del comandante c’erano 5-6 centimetri d’acqua.
Al
sottotenente Giorgi non rimase che ordinare all’equipaggio di
sbarcare i propri effetti personali. Alle undici di quel mattino
militari del Regio Esercito provvidero a smontare le due mitragliere,
che erano ancora utilizzabili; non fu possibile recuperare altro
materiale per via dell’isolamento della località e della mancanza
di mezzi di trasporto. Per evitare che la motozattera si
capovolgesse, in considerazione anche del basso fondale, verso le
11.30 vennero sparati alcuni colpi di mitragliera sul lato sinistro
dello scafo.
Alle 12.30 la MZ 732 era poggiata sul fondale, lasciando emergere soltanto la tuga e la plancia. La sua breve vita era giunta al termine: per lo meno, non si erano lamentate perdite tra l'equipaggio.
Alle 12.30 la MZ 732 era poggiata sul fondale, lasciando emergere soltanto la tuga e la plancia. La sua breve vita era giunta al termine: per lo meno, non si erano lamentate perdite tra l'equipaggio.
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