mercoledì 1 novembre 2023

Eridano

L'Eridano in una foto del 1935 (Agenzia Bozzo)
 
Piroscafo da carico di 3585,85 tsl, 2124,4 tsn e 6553 tpl, lungo 110,75 metri, largo 15,52 e pescante 6,60, con velocità di 9,5-10 nodi. Aveva quattro stive della capacità complessiva di 7258 metri cubi, e disponeva anche di impianto frigorifero.
Di proprietà della Società Anonima di Navigazione a Vapore "A.V.E.", con sede a Genova, ed iscritto con matricola 1701 al Compartimento Marittimo di Genova.
 
Breve e parziale cronologia.
 
16 aprile 1912
Varato come Zvir (talvolta erroneamente menzionato come Svir) nel Southwick Yard della società Robert Thompson & Sons Ltd. di Sunderland (numero di costruzione 273).
Maggio 1912
Completato per la Società in Azioni Ungaro-Croata per la Navigazione Libera, avente sede a Fiume, all’epoca parte dell’Impero austroungarico. Stazza lorda e netta 4286 tsl e 2766 tsn, portata lorda 6400 tpl, nominativo di chiamata JWRL.
Ha un gemello, il Recina (che finirà anch’esso i suoi giorni sotto bandiera italiana, come Valdirosa).
1912
S’incaglia presso l’isola di Porquerolles, al largo di Tolone, ma viene disincagliato grazie all’intervento di subacquei e della nave salvataggio Valkyren.

Lo Zvir incagliato a Porquerolles (da www.emagcloud.org, via www.hajoregiszter.hu)

Agosto 1914
Sorpreso a Siracusa dallo scoppio della prima guerra mondiale, lo Zvir vi viene internato in adempienza con le leggi internazionali, essendo l’Italia neutrale; viene posto in disarmo.
23 maggio 1915
In seguito all’ingresso dell’Italia nella prima guerra mondiale, lo Zvir viene catturato a Siracusa e posto sotto il controllo del governo italiano, che lo affida all’Esercizio Navigazione delle Ferrovie dello Stato (con sede a Roma) registrandolo a Genova. Ne assume il comando il capitano di lungo corso Longobardo.
Il provvedimento di sequestro dello Zvir e delle altre navi austroungariche sorprese dallo scoppio della guerra nei porti italiani viene poi formalizzato con decreto luogotenenziale del 30 maggio 1915, n. 814.
30 marzo 1916
Sbarca a Norfolk dallo Zvir, per malattia, il capo fuochista Benvenuto Rossini. Rientrerà poi in Italia in maggio, con un’altra nave.

Un'altra immagine della nave come Zvir (Coll. Nereo Castelli, via www.hajoregiszter.hu)

1916
Ribattezzato Monviso.
15 aprile 1919
La regia commissione delle prede, composta dai grand’ufficiali Giuseppe Di Martino (presidente), Francesco Mazzinghi (membro ordinario) e Raffaele de Notaristefani (commissario del governo), dai commendatori Gerolamo Biscaro (membro ordinario), Edoardo Barbavara (membro ordinario), Giovanni Formica (membro supplente), Giuseppe Bertetti (membro supplente) e Riccardo Marcelli (segretario) e dal cavaliere ufficiale Alfredo Curcio (vice segretario), dichiara legittima la cattura (formalmente convalidata con decreto del Ministero della Marina soltanto il 15 marzo 1919, a guerra finita da tempo) dello Zvir e ne dispone ufficialmente la confisca ai sensi dell’articolo 2 del decreto Luogotenenziale 24 giugno 1915, che stabiliva la confisca delle navi nemiche sorprese dal conflitto nei porti italiani al fine di destinare le somme ricavate dalla vendita delle navi e delle merci ad incremento del fondo per le indennità di assicurazione e requisizione dovute per le navi italiane affondate in guerra.
1922
Restituito alla Società Ungaro-Croata per la Navigazione Libera, ora divenuta italiana come Ungaro-Croata Libera Società Anonima, riassume il suo vecchio nome di Zvir.
Giugno 1923
Acquistato dalla Prekomorska Plodidba D. D. di Susak (Jugoslavia), senza cambiare nome.
18 giugno 1925
Acquistato dalla Società Anonima Navigazione Libera Triestina, con sede a Trieste, e ribattezzato Risano. Stazza lorda 4068 tsl (poi divenute 4421 tsl), netta 2519 tsn (poi 2697 tsn), portata lorda 6553 tpl; nominativo di chiamata PEMO.
Nello stesso anno, il Risano è la prima nave ad effettuare il periplo dell’Africa per la NLT, con partenza da Suez, così inaugurando una nuova linea regolare della compagnia triestina.
10 luglio 1931
Acquistato dalla Società Anonima di Navigazione a Vapore "A.V.E.", con sede a Genova, e ribattezzato Eridano. Nominativo di chiamata NOBK, successivamente ICEN.
1932
È comandante dell'Eridano il capitano F. Craglietto.
23 novembre 1940
L'Eridano salpa da Palermo per Tripoli alle 8.40, insieme alle navi cisterna Berbera ed Ennio e con la scorta della torpediniera Calipso.
26 novembre 1940
Il convoglio giunge a Tripoli alle 9.
5 gennaio 1941
L'Eridano lascia Tripoli alle 15.30 per fare ritorno a Palermo, in convoglio con il piroscafo Iris e con la scorta della torpediniera Alcione.
7 gennaio 1941
L'Alcione deve rifugiarsi a Trapani alle undici a causa del maltempo.
9 gennaio 1941
Il piccolo convoglio arriva a Palermo alle dieci.
15 giugno 1941
Alle dieci l'Eridano salpa da Tripoli per Palermo in convoglio con i piroscafi Sibilla e Priaruggia, e la scorta dell’incrociatore ausiliario Città di Tunisi.
16 giugno 1941
Alle 8.19 il sommergibile britannico Unbeaten (tenente di vascello Edward Arthur Woodward) avvista in posizione 37°51' N e 15°26' E, all’imbocco meridionale dello Stretto di Messina, un convoglio di cui identifica la composizione in tre mercantili di 2000 tsl ed una grossa nave passeggeri, che attacca senza successo alle 9.09 con il lancio di quattro siluri da 6800 metri (anche se Woodward crede erroneamente di averne messi due a segno) per poi subire alle 9.26 il contrattacco, parimenti infruttuoso, della scorta, che lancia nove bombe di profondità.
L'Historisches Marinearchiv identifica il convoglio attaccato dall'Unbeaten come quello composto da Eridano, Sibilla, Priaruggia e Città di Tunisi (quest’ultimo sarebbe stato la “grossa nave passeggeri” oggetto dell’attacco), mentre Uboat.net propende per un altro convoglio, formato dai piroscafi tedeschi Spezia, Trapani e Livorno e dall’incrociatore ausiliario italiano Città di Genova, gemello del Città di Tunisi (ad avvalorare la seconda ipotesi c’è il fatto che un idrovolante di scorta a quest’ultimo convoglio avvistò effettivamente le scie di tre siluri ed attaccò il sommergibile con il lancio di due bombe).
17 giugno 1941
Il convoglio arriva a Palermo alle 6.30.
29 giugno 1941
L'Eridano parte da Palermo alle 18, diretto a Tripoli. Varie unità si alterneranno nella sua scorta lungo la navigazione.
2 luglio 1941
Arriva a Tripoli alle 20.
25 settembre 1941
Alle 20.30 un convoglio formato dall'Eridano, dai piroscafi Audace e Delfino e dal piccolo incrociatore ausiliario Lago Zuai (quest’ultimo di scorta) viene attaccato da aerei britannici al largo di Capo Colonna; il Lago Zuai, danneggiato e con numerose vittime a bordo (undici morti e 24 feriti), deve entrare a Crotone alle 23.10.

 
L'affondamento
 
Il 3 dicembre 1941 l'Eridano lasciò Corfù alla volta di Patrasso, in navigazione isolata e senza scorta, al comando del capitano genovese Giuseppe Schiaffino. Doveva essere un viaggio senza storia, come tanti che avvenivano ogni giorno nel teatro, all'epoca ancora relativamente tranquillo, del Mar Ionio tra la Grecia e l'Italia meridionale; ma alle 8.30 del mattino seguente, 4 dicembre 1941, il piroscafo venne silurato da un sommergibile ed affondò a sei miglia per 280° (altra fonte, probabilmente erronea, parla di 6 miglia per 289°) da Capo Dukato (cioè a sud del Capo ed a nord di Cefalonia, nel canale che divide Santa Maura da Cefalonia), nell'isola di Santa Maura.
Il sommergibile affondatore viene indicato ancor oggi da molte fonti (tra cui i volumi "Navi mercantili perdute" e "La difesa del traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo" dell'Ufficio Storico della Marina Militare, ed il volume "British and Allied Submarine Operations in World War II" pubblicato dal Royal Navy Submarine Museum) come il britannico Trusty (capitano di corvetta William Donald Aelian King), che il mattino del 4 dicembre attaccò una nave ad ovest di Zante, in posizione 37°46' N e 20°25' E.
In realtà, tuttavia, l'attacco del Trusty ebbe luogo alle 12.17, diverse ore dopo il siluramento dell'Eridano, ed ebbe per oggetto non un bastimento mercantile ma una nave da guerra, che King identificò come un cacciatorpediniere classe Grecale (si trattava invece della torpediniera Procione, più piccola ma dal profilo vagamente simile a quello del Grecale, impegnata in una missione di trasporto di carburante da Argostoli a Bengasi). Lo stesso comandante britannico non rivendicò nessun siluro a segno, scrivendo nel giornale di bordo che “non venne ottenuto nessun centro”; la Procione, infatti, fu mancata dai siluri e passò al contrattacco, tempestando il Trusty con il lancio di ben 63 bombe di profondità, pur senza riuscire a danneggiarlo. (Qualche sito inglese, ed anche il già citato "British and Allied Submarine Operations in World War II", affermano che il Trusty avrebbe attaccato un “piccolo convoglio” mancando un “cacciatorpediniere” ma affondando l'Eridano, ma questa versione è inequivocabilmente smentita dal giornale di bordo del sommergibile, che non parla della presenza di altre navi).
 
Chi fu, allora, ad affondare l'Eridano? Nessun altro sommergibile britannico, all'epoca, rivendicò successi nelle acque delle Isole Ionie nella data dell’affondamento dell'Eridano. Ma c'era un sommergibile che operava proprio in quella zona, e che non poté dare notizia di successi perché non fece mai ritorno dalla sua missione: il Perseus, comandato dal capitano di corvetta Edward Christian Frederic Nicolay. Questo battello era partito da Malta il 26 novembre 1941, per la sua tredicesima missione di guerra (l'ottava in Mediterraneo); inizialmente i suoi ordini erano di pattugliare le acque al largo di Bengasi per poi raggiungere Alessandria d'Egitto, ma il giorno dopo la partenza aveva ricevuto via radio l'ordine invece di dirigersi verso un nuovo settore di missione, situato lungo la costa occidentale della Grecia. Nella notte del 6 dicembre urtò una mina italiana sette miglia a nord di Zante, nel punto 37°54' N e 20°54' E, affondando immediatamente a cinquantadue metri di profondità.
Dei 61 uomini imbarcati sul Perseus, solo quattro riuscirono a fuoriuscire dalla garitta di salvataggio, utilizzando i respiratori d’emergenza "Davis"; e di questi solo uno, il fuochista John Capes, riuscì a raggiungere la superficie e la costa di Cefalonia, distante cinque miglia. Cefalonia era occupata dalle truppe italiane, e per i successivi diciotto mesi Capes visse in clandestinità, travestito da isolano ed assistito dalle famiglie del posto; solo nel maggio 1943 riuscì a lasciare l’isola a bordo di un caicco, che lo portò a Smirne, nella neutrale Turchia, dopo un avventuroso viaggio di 640 km attraverso il Mar Egeo. Presentatosi al locale consolato britannico, Capes raccontò la sua incredibile storia prima di essere trasferito in Egitto, dove riprese servizio fino alla fine della guerra.
Nel suo racconto, l'unico superstite del Perseus (che non faceva parte dell'equipaggio del sommergibile ma era imbarcato come passeggero, diretto ad Alessandria per imbarcarsi sul sommergibile Thrasher) fece menzione anche del siluramento di un piroscafo, avvenuto a suo dire all'alba del 3 dicembre 1941. Era passato un anno e mezzo da quei fatti, e Capes poteva ben essere scusato se non ricordava correttamente la data: certamente, infatti, il siluramento da lui descritto era avvenuto il giorno successivo, 4 dicembre, e la vittima era proprio l'Eridano; la zona coincideva, e nessun altro sommergibile britannico aveva rivendicato quell'affondamento. La versione oggi comunemente accettata è pertanto quella che accredita al Perseus l'affondamento dell'Eridano.
 
Sui 37 uomini che componevano l'equipaggio dell'Eridano (29 civili, tra cui sette ufficiali, ed otto militari della Regia Marina, questi ultimi al comando del secondo capo cannoniere Ermenegildo Tosoni) si ebbero a lamentare due feriti e quattro dispersi, tre militari ed un civile:
 
Italo Bolzoni, fuochista, da Camogli (Marina Mercantile)
Carmine D'Aniello, marinaio cannoniere, 34 anni, da Salerno (Regia Marina)
Francesco Drago, marinaio cannoniere, 26 anni, da Sori (Regia Marina)
Pietro Pirolo, marinaio, 23 anni, da Santa Marina (Regia Marina)
 


L'elenco dell'equipaggio dell'Eridano al momento dell'affondamento (Ufficio Storico della Marina Militare)




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