Piroscafo da carico
di 3585,85 tsl, 2124,4 tsn e 6553 tpl, lungo 110,75 metri, largo 15,52 e
pescante 6,60, con velocità di 9,5-10 nodi. Aveva quattro stive della capacità
complessiva di 7258 metri cubi, e disponeva anche di impianto frigorifero.
Di proprietà della
Società Anonima di Navigazione a Vapore "A.V.E.", con sede a Genova,
ed iscritto con matricola 1701 al Compartimento Marittimo di Genova.
Breve e parziale cronologia.
16 aprile 1912
Varato come Zvir (talvolta erroneamente menzionato
come Svir) nel Southwick Yard della
società Robert Thompson & Sons Ltd. di Sunderland (numero di costruzione
273).
Maggio 1912
Completato per la
Società in Azioni Ungaro-Croata per la Navigazione Libera, avente sede a Fiume,
all’epoca parte dell’Impero austroungarico. Stazza lorda e netta 4286 tsl e
2766 tsn, portata lorda 6400 tpl, nominativo di chiamata JWRL.
Ha un gemello, il Recina (che finirà anch’esso i suoi
giorni sotto bandiera italiana, come Valdirosa).
1912
S’incaglia presso l’isola
di Porquerolles, al largo di Tolone, ma viene disincagliato grazie
all’intervento di subacquei e della nave salvataggio Valkyren.
Lo Zvir incagliato a Porquerolles (da www.emagcloud.org, via www.hajoregiszter.hu) |
Agosto 1914
Sorpreso a Siracusa
dallo scoppio della prima guerra mondiale, lo Zvir vi viene internato in adempienza con le leggi internazionali,
essendo l’Italia neutrale; viene posto in disarmo.
23 maggio 1915
In seguito all’ingresso
dell’Italia nella prima guerra mondiale, lo Zvir
viene catturato a Siracusa e posto sotto il controllo del governo italiano, che
lo affida all’Esercizio Navigazione delle Ferrovie dello Stato (con sede a Roma)
registrandolo a Genova. Ne assume il comando il capitano di lungo corso
Longobardo.
Il provvedimento di
sequestro dello Zvir e delle altre
navi austroungariche sorprese dallo scoppio della guerra nei porti italiani
viene poi formalizzato con decreto luogotenenziale del 30 maggio 1915, n. 814.
30 marzo 1916
Sbarca a Norfolk
dallo Zvir, per malattia, il capo
fuochista Benvenuto Rossini. Rientrerà poi in Italia in maggio, con un’altra
nave.
Un'altra immagine della nave come Zvir (Coll. Nereo Castelli, via www.hajoregiszter.hu) |
1916
Ribattezzato Monviso.
15 aprile 1919
La regia commissione
delle prede, composta dai grand’ufficiali Giuseppe Di Martino (presidente),
Francesco Mazzinghi (membro ordinario) e Raffaele de Notaristefani (commissario
del governo), dai commendatori Gerolamo Biscaro (membro ordinario), Edoardo
Barbavara (membro ordinario), Giovanni Formica (membro supplente), Giuseppe
Bertetti (membro supplente) e Riccardo Marcelli (segretario) e dal cavaliere
ufficiale Alfredo Curcio (vice segretario), dichiara legittima la cattura
(formalmente convalidata con decreto del Ministero della Marina soltanto il 15
marzo 1919, a guerra finita da tempo) dello Zvir
e ne dispone ufficialmente la confisca ai sensi dell’articolo 2 del decreto
Luogotenenziale 24 giugno 1915, che stabiliva la confisca delle navi nemiche
sorprese dal conflitto nei porti italiani al fine di destinare le somme
ricavate dalla vendita delle navi e delle merci ad incremento del fondo per le
indennità di assicurazione e requisizione dovute per le navi italiane affondate
in guerra.
1922
Restituito alla
Società Ungaro-Croata per la Navigazione Libera, ora divenuta italiana come
Ungaro-Croata Libera Società Anonima, riassume il suo vecchio nome di Zvir.
Giugno 1923
Acquistato dalla
Prekomorska Plodidba D. D. di Susak (Jugoslavia), senza cambiare nome.
18 giugno 1925
Acquistato dalla
Società Anonima Navigazione Libera Triestina, con sede a Trieste, e
ribattezzato Risano. Stazza lorda 4068
tsl (poi divenute 4421 tsl), netta 2519 tsn (poi 2697 tsn), portata lorda 6553
tpl; nominativo di chiamata PEMO.
Nello stesso anno, il
Risano è la prima nave ad effettuare
il periplo dell’Africa per la NLT, con partenza da Suez, così inaugurando una
nuova linea regolare della compagnia triestina.
10 luglio 1931
Acquistato dalla
Società Anonima di Navigazione a Vapore "A.V.E.", con sede a Genova,
e ribattezzato Eridano. Nominativo di
chiamata NOBK, successivamente ICEN.
1932
È comandante dell'Eridano il capitano F. Craglietto.
23 novembre 1940
L'Eridano salpa da Palermo per Tripoli
alle 8.40, insieme alle navi cisterna Berbera
ed Ennio e con la scorta della
torpediniera Calipso.
26 novembre 1940
Il convoglio giunge a
Tripoli alle 9.
5 gennaio 1941
L'Eridano lascia Tripoli alle 15.30 per
fare ritorno a Palermo, in convoglio con il piroscafo Iris e con la scorta della torpediniera Alcione.
7 gennaio 1941
L'Alcione deve rifugiarsi a Trapani alle
undici a causa del maltempo.
9 gennaio 1941
Il piccolo convoglio
arriva a Palermo alle dieci.
15 giugno 1941
Alle dieci l'Eridano salpa da Tripoli per Palermo in
convoglio con i piroscafi Sibilla e Priaruggia, e la scorta
dell’incrociatore ausiliario Città di
Tunisi.
16 giugno 1941
Alle 8.19 il
sommergibile britannico Unbeaten
(tenente di vascello Edward Arthur Woodward) avvista in posizione 37°51' N e
15°26' E, all’imbocco meridionale dello Stretto di Messina, un convoglio di cui
identifica la composizione in tre mercantili di 2000 tsl ed una grossa nave
passeggeri, che attacca senza successo alle 9.09 con il lancio di quattro
siluri da 6800 metri (anche se Woodward crede erroneamente di averne messi due
a segno) per poi subire alle 9.26 il contrattacco, parimenti infruttuoso, della
scorta, che lancia nove bombe di profondità.
L'Historisches
Marinearchiv identifica il convoglio attaccato dall'Unbeaten come quello composto da Eridano, Sibilla, Priaruggia e Città di Tunisi (quest’ultimo sarebbe stato la “grossa nave
passeggeri” oggetto dell’attacco), mentre Uboat.net propende per un altro
convoglio, formato dai piroscafi tedeschi Spezia,
Trapani e Livorno e dall’incrociatore ausiliario italiano Città di Genova, gemello del Città di Tunisi (ad avvalorare la
seconda ipotesi c’è il fatto che un idrovolante di scorta a quest’ultimo
convoglio avvistò effettivamente le scie di tre siluri ed attaccò il
sommergibile con il lancio di due bombe).
17 giugno 1941
Il convoglio arriva a
Palermo alle 6.30.
29 giugno 1941
L'Eridano parte da Palermo alle 18,
diretto a Tripoli. Varie unità si alterneranno nella sua scorta lungo la
navigazione.
2 luglio 1941
Arriva a Tripoli alle
20.
25 settembre 1941
Alle 20.30 un
convoglio formato dall'Eridano, dai
piroscafi Audace e Delfino e dal piccolo incrociatore
ausiliario Lago Zuai (quest’ultimo di
scorta) viene attaccato da aerei britannici al largo di Capo Colonna; il Lago Zuai, danneggiato e con numerose
vittime a bordo (undici morti e 24 feriti), deve entrare a Crotone alle 23.10.
L'affondamento
Il 3 dicembre 1941 l'Eridano lasciò Corfù alla volta di
Patrasso, in navigazione isolata e senza scorta, al comando del capitano
genovese Giuseppe Schiaffino. Doveva essere un viaggio senza storia, come tanti
che avvenivano ogni giorno nel teatro, all'epoca ancora relativamente
tranquillo, del Mar Ionio tra la Grecia e l'Italia meridionale; ma alle 8.30
del mattino seguente, 4 dicembre 1941, il piroscafo venne silurato da un
sommergibile ed affondò a sei miglia per 280° (altra fonte, probabilmente
erronea, parla di 6 miglia per 289°) da Capo Dukato (cioè a sud del Capo ed a
nord di Cefalonia, nel canale che divide Santa Maura da Cefalonia), nell'isola
di Santa Maura.
Il sommergibile
affondatore viene indicato ancor oggi da molte fonti (tra cui i volumi "Navi
mercantili perdute" e "La difesa del traffico con l'Albania, la
Grecia e l'Egeo" dell'Ufficio Storico della Marina Militare, ed il volume "British
and Allied Submarine Operations in World War II" pubblicato dal Royal Navy
Submarine Museum) come il britannico Trusty
(capitano di corvetta William Donald Aelian King), che il mattino del 4
dicembre attaccò una nave ad ovest di Zante, in posizione 37°46' N e 20°25' E.
In realtà, tuttavia,
l'attacco del Trusty ebbe luogo alle
12.17, diverse ore dopo il siluramento dell'Eridano,
ed ebbe per oggetto non un bastimento mercantile ma una nave da guerra, che
King identificò come un cacciatorpediniere classe Grecale (si trattava invece
della torpediniera Procione, più
piccola ma dal profilo vagamente simile a quello del Grecale, impegnata in una missione di trasporto di carburante da
Argostoli a Bengasi). Lo stesso comandante britannico non rivendicò nessun
siluro a segno, scrivendo nel giornale di bordo che “non venne ottenuto nessun centro”; la Procione, infatti, fu mancata dai siluri e passò al contrattacco,
tempestando il Trusty con il lancio
di ben 63 bombe di profondità, pur senza riuscire a danneggiarlo. (Qualche sito
inglese, ed anche il già citato "British and Allied Submarine Operations
in World War II", affermano che il Trusty
avrebbe attaccato un “piccolo convoglio” mancando un “cacciatorpediniere” ma
affondando l'Eridano, ma questa
versione è inequivocabilmente smentita dal giornale di bordo del sommergibile,
che non parla della presenza di altre navi).
Chi fu, allora, ad
affondare l'Eridano? Nessun altro
sommergibile britannico, all'epoca, rivendicò successi nelle acque delle Isole
Ionie nella data dell’affondamento dell'Eridano.
Ma c'era un sommergibile che operava proprio in quella zona, e che non poté
dare notizia di successi perché non fece mai ritorno dalla sua missione: il Perseus, comandato dal capitano di
corvetta Edward Christian Frederic Nicolay. Questo battello era partito da
Malta il 26 novembre 1941, per la sua tredicesima missione di guerra (l'ottava
in Mediterraneo); inizialmente i suoi ordini erano di pattugliare le acque al
largo di Bengasi per poi raggiungere Alessandria d'Egitto, ma il giorno dopo la
partenza aveva ricevuto via radio l'ordine invece di dirigersi verso un nuovo
settore di missione, situato lungo la costa occidentale della Grecia. Nella
notte del 6 dicembre urtò una mina italiana sette miglia a nord di Zante, nel
punto 37°54' N e 20°54' E, affondando immediatamente a cinquantadue metri di
profondità.
Dei 61 uomini
imbarcati sul Perseus, solo quattro
riuscirono a fuoriuscire dalla garitta di salvataggio, utilizzando i
respiratori d’emergenza "Davis"; e di questi solo uno, il fuochista
John Capes, riuscì a raggiungere la superficie e la costa di Cefalonia,
distante cinque miglia. Cefalonia era occupata dalle truppe italiane, e per i
successivi diciotto mesi Capes visse in clandestinità, travestito da isolano ed
assistito dalle famiglie del posto; solo nel maggio 1943 riuscì a lasciare
l’isola a bordo di un caicco, che lo portò a Smirne, nella neutrale Turchia,
dopo un avventuroso viaggio di 640 km attraverso il Mar Egeo. Presentatosi al
locale consolato britannico, Capes raccontò la sua incredibile storia prima di
essere trasferito in Egitto, dove riprese servizio fino alla fine della guerra.
Nel suo racconto, l'unico
superstite del Perseus (che non
faceva parte dell'equipaggio del sommergibile ma era imbarcato come passeggero,
diretto ad Alessandria per imbarcarsi sul sommergibile Thrasher) fece menzione anche del siluramento di un piroscafo,
avvenuto a suo dire all'alba del 3 dicembre 1941. Era passato un anno e mezzo
da quei fatti, e Capes poteva ben essere scusato se non ricordava correttamente
la data: certamente, infatti, il siluramento da lui descritto era avvenuto il
giorno successivo, 4 dicembre, e la vittima era proprio l'Eridano; la zona coincideva, e nessun altro sommergibile britannico
aveva rivendicato quell'affondamento. La versione oggi comunemente accettata è
pertanto quella che accredita al Perseus
l'affondamento dell'Eridano.
Sui 37 uomini che
componevano l'equipaggio dell'Eridano
(29 civili, tra cui sette ufficiali, ed otto militari della Regia Marina, questi
ultimi al comando del secondo capo cannoniere Ermenegildo Tosoni) si ebbero a
lamentare due feriti e quattro dispersi, tre militari ed un civile:
Italo Bolzoni, fuochista, da Camogli (Marina
Mercantile)
Carmine D'Aniello, marinaio cannoniere, 34
anni, da Salerno (Regia Marina)
Francesco Drago, marinaio cannoniere, 26 anni,
da Sori (Regia Marina)
Pietro Pirolo, marinaio, 23 anni, da Santa
Marina (Regia Marina)
L'elenco
dell'equipaggio dell'Eridano al
momento dell'affondamento (Ufficio Storico della Marina Militare)
Nessun commento:
Posta un commento