Piroscafo da carico
di 4819,64 tsl, 2845,46 tsn e 6985 o 7080 tpl, lungo 110,71 metri (120,1 per
altra fonte), largo 16,03 e pescante 8,14, con velocità teorica di 11,5 nodi ma
effettiva di 9 nodi (altre fonti indicano velocità differenti, dai 9,5 ai 12,5
nodi); autonomia massima 2700 miglia, dislocamento 10.377 tonnellate.
Appartenente alla Società Anonima Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore,
con sede a Genova, ed iscritto con matricola 2073 al Compartimento Marittimo di
Genova; nominativo di chiamata radio IBVB.
In tempo di pace era impiegato sulla linea del Canada.
Breve e parziale cronologia.
16 luglio 1920
Varato come Saint René (numero di costruzione 937) nei cantieri William Gray & Co. Ltd. di West Hartlepool.
Gennaio o aprile 1921
Completato come piroscafo da carico Saint René per la Société Navale de l'Ouest (SNO) di Le Havre. Stazza lorda 4508 tsl, stazza netta 2691 tsn, portata lorda 6876 tpl; le quattro stive hanno una capacità complessiva di 54.326 piedi cubici (1538 metri cubi). Porto di registrazione Le Havre, nominativo di chiamata KNCT.
Posto in servizio sulla linea tra la Francia e l’Algeria.
Il Saint René è il primo ad essere completato di una serie di quattro piroscafi (Saint René, Saint Roger, Saint Stanislas e Saint Thimothée) ordinati dalla SNO nel marzo 1918 per rimpiazzare le perdite provocate dal primo conflitto mondiale. A tale scopo la compagnia ha ordinato ben 22 piroscafi di varie dimensioni, per sfruttare il previsto periodo di ripresa dei commerci internazionali al termine delle ostilità; tuttavia, tale ripresa è di breve durata ed è seguita da un periodo di recessione, così che la Société Navale de l'Ouest si ritrova con un numero di navi eccessivo rispetto alle reali esigenze, e dopo un solo anno decide di vendere i quattro piroscafi della serie "Saint René" (di cui solo il Saint René è stato completato: gli altri tre sono ancora in costruzione) alla società britannica Frank Clarke Strick.
In tempo di pace era impiegato sulla linea del Canada.
Varato come Saint René (numero di costruzione 937) nei cantieri William Gray & Co. Ltd. di West Hartlepool.
Gennaio o aprile 1921
Completato come piroscafo da carico Saint René per la Société Navale de l'Ouest (SNO) di Le Havre. Stazza lorda 4508 tsl, stazza netta 2691 tsn, portata lorda 6876 tpl; le quattro stive hanno una capacità complessiva di 54.326 piedi cubici (1538 metri cubi). Porto di registrazione Le Havre, nominativo di chiamata KNCT.
Posto in servizio sulla linea tra la Francia e l’Algeria.
Il Saint René è il primo ad essere completato di una serie di quattro piroscafi (Saint René, Saint Roger, Saint Stanislas e Saint Thimothée) ordinati dalla SNO nel marzo 1918 per rimpiazzare le perdite provocate dal primo conflitto mondiale. A tale scopo la compagnia ha ordinato ben 22 piroscafi di varie dimensioni, per sfruttare il previsto periodo di ripresa dei commerci internazionali al termine delle ostilità; tuttavia, tale ripresa è di breve durata ed è seguita da un periodo di recessione, così che la Société Navale de l'Ouest si ritrova con un numero di navi eccessivo rispetto alle reali esigenze, e dopo un solo anno decide di vendere i quattro piroscafi della serie "Saint René" (di cui solo il Saint René è stato completato: gli altri tre sono ancora in costruzione) alla società britannica Frank Clarke Strick.
La nave sotto l’originario nome di Saint René (da www.enterprises-coloniales.fr) |
Il Saint René viene acquistato dalla Strick Line Ltd. di Londra (in gestione a Frank Clarke Strick & Co.) e ribattezzato Avristan. Porto di registrazione Londra; stazza lorda e netta sono 4453 tsl e 2622 tsn.
Saint Roger, Saint Stanislas e Saint Thimothée, venduti anch’essi alla Strick Line, cambiano nome rispettivamente in Registan, Bardistan e Kohistan.
Al pari dei gemelli (che assumeranno i nuovi nomi di Saint Eloi, Saint Roch e Saint Luc), l’Avristan viene venduto alla Compagnie Navale et Commerciale de l'Océanie (CNCO), che lo ribattezza Saint Augustin e lo pone in servizio sulla linea della Nuova Caledonia.
Particolare della sovrastruttura prodiera dell’Avristan (J. Hillier via www.hhtandn.org) |
La Compagnie Navale et Commerciale de l'Océanie viene posta in liquidazione, ed il Saint Augustin, insieme ai gemelli (che diverranno Boussole, Recherche ed Esperance), viene acquistato dalla Société des Services Contractuels des Messageries Maritimes, la compagnia di navigazione di Stato francese, avente sede a Dunkerque.
Ribattezzato Astrolabe e registrato a Dunkerque, con nominativo di chiamata OSZG (FNJX dal 1934), viene destinato alla linea dell’Oceano Pacifico, via Canale di Panama.
Sottoposto a lavori di trasformazione in piroscafo misto presso i Chantiers de la Gironde: vengono estese verso poppa le sovrastrutture, estendendo il ponte principale fino al castello di poppa, e ricavate cabine per 22 passeggeri di prima classe e 28 di seconda classe, e sistemazioni per 600 emigranti (altra fonte parla invece di soli dieci posti in terza classe), portando la stazza lorda a 5117 tsl (5072 tsl per altra fonte) e quella netta a 3076 tsn; portata lorda 6920 tpl. Viene anche modificata l’alimentazione delle caldaie, convertite da nafta a carbone, per facilitare il rifornimento nei poco attrezzati sorgitori delle isole del Pacifico. Anche i tre gemelli sono sottoposti ad analoga trasformazione presso tali cantieri.
L’Astrolabe in rada a Marsiglia (Coll. Philippe Ramona, via www.messageries-maritimes.org) |
Parte per il primo viaggio dopo il completamento dei lavori di conversione.
1933 o 1934
Risultato troppo lento e di portata insufficiente per le linee gestite dalle Messageries Maritimes, l’Astrolabe viene posto in disarmo a Marsiglia.
Risultato troppo lento e di portata insufficiente per le linee gestite dalle Messageries Maritimes, l’Astrolabe viene posto in disarmo a Marsiglia.
L’Astrolabe in disarmo a La Ciotat, insieme a due dei gemelli (Coll. Philippe Ramona, via www.messageries-maritimes.org) |
Acquistato dalla Società Anonima Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore, avente sede a Genova, e ribattezzato Capo Lena. Stazza lorda e netta risultano essere 4820 tsl e 2845 tsn.
Per la prima volta dalla loro costruzione, le sorti dei quattro gemelli della classe Saint René si dividono: insieme all’Astrolabe, infatti, viene acquistato dalla Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore anche il Recherche (ex Saint Roch, ex Bardistan, ex Saint Stanislas), che diventa Capo Olmo, mentre il Boussole (ex Saint Eloi, ex Registan, ex Saint Roger) verrà venduto ad una compagnia cilena, e l’Esperance (ex Saint Luc, ex Kohistan, ex Saint Timothée) continuerà a navigare per le Messageries Maritimes.
La Compagnia Genovese di Navigazione a Vapore mette il Capo Lena in servizio sulla linea regolare Mediterraneo-Montreal, insieme al gemello Capo Olmo ed ai più piccoli Capo Orso e Capo Noli.
Ottobre 1937
Durante un viaggio da Montreal a Genova, con scali intermedi in Spagna, Marocco, Algeria ed a Marsiglia, il Capo Lena ha tra i suoi passeggeri lo scrittore e poeta canadese Roger Brien, diretto in Italia per un breve soggiorno prima di raggiungere Parigi.
Il Capo Lena nel 1937 (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net) |
Il siparietto si ripeté l’indomani, quando Birchall decollò di nuovo, rintracciò il Capo Lena in mattinata nel Golfo di San Lorenzo, vicino al mare aperto, e lo pedinò tutto il giorno, mentre attraversava lo stretto di Caboto: di nuovo l’attesa dichiarazione di guerra non ci fu, ed al calar del sole Birchall dovette rientrare alla base con le pive nel sacco, mentre il Capo Lena raggiungeva indisturbato il mare aperto. (Birchall si sarebbe poi rifatto, il 10 giugno 1940, intercettando nel San Lorenzo il piroscafo Capo Noli – appartenente alla stessa compagnia del Capo Lena – e costringendolo ad incagliarsi presso l’isola di Bic, così permettendone la cattura).
L’attività del 5th Squadron della Royal Canadian Air Force per il 2 giugno 1940: il Capo Lena era evidentemente al centro dei loro pensieri, ma la guerra non era ancora scoppiata (da www.clarencesimons745590793.wordpress.com) |
…così al centro dei loro pensieri, che in questo documento del 10 giugno la notizia dell’incendio del Capo Noli, catturato nel Golfo di San Lorenzo alla dichiarazione di guerra, la nave è erroneamente identificata come il Capo Lena (da www.clarencesimons745590793.wordpress.com) |
Notizia sul giornale “El Bien Publico” del 20 giugno 1940 (da www.bibliotecadigital.bibna.gub.uy) |
Nell’ambito della pianificazione del trasferimento dei mercantili italiani dai porti neutrali di mezzo mondo a quelli della Francia occupata, la scelta ricadde, per prima cosa, proprio sulle navi rifugiatesi in Spagna e nelle Canarie: decisione logica, essendo i porti spagnoli e canari i più vicini alla Francia, così che le navi da essi provenienti avrebbero compiuto un tragitto più breve, e risultavano dunque più facilmente “recuperabili”. All’inizio del 1941, i mercantili italiani internati in Spagna ed alle Canarie erano ancora in soddisfacenti condizioni di efficienza, per quanto la forzata inerzia in porto, protrattasi per diversi mesi, avesse influito negativamente sia sugli scafi che sugli equipaggi.
Le modalità ed i tempi del trasferimento delle navi italiane dai porti neutrali a quelli francesi vennero definite nell’autunno del 1940, in una serie di riunioni svoltesi a Roma tra rappresentanti dei Ministeri della Marina, delle Comunicazioni (che aveva competenza sulla Marina Mercantile), degli Esteri e degli Scambi e Valute, ed il 14 dicembre 1940 le relative disposizioni vennero trasmesse agli addetti navali italiani in Spagna ed in Brasile (altro Paese dal quale sarebbero partiti molti “violatori di blocco” diretti in Francia).
Ancor prima che di dare attuazione a queste decisioni, tuttavia, nel febbraio 1941 venne deciso un primo trasferimento dalla Spagna alla Francia: due navi mercantili che si trovavano nei porti di Vigo e San Juan de Nieva (Avilés), nell’estremità nordoccidentale della costa atlantica spagnola. Questi due porti erano molto vicini a Bordeaux, ed i due mercantili avrebbero potuto compiere un viaggio particolarmente breve e relativamente sicuro, navigando sottocosta (costeggiando la regione spagnola della Biscaglia fino al confine con la Francia) e venendo raggiunti al confine franco-spagnolo da mezzi della Kriegsmarine e della Luftwaffe, che ne avrebbero assunto la scorta fino all’arrivo a destinazione.
Le due navi in questione, destinate a diventare i primi “violatori di blocco” italiani, erano proprio il Capo Lena, a Vigo, e la nave cisterna Clizia, a San Juan de Nieva.
Venne deciso che la prima nave a partire fosse la Clizia; il Capo Lena fu pertanto la seconda delle due navi a ricevere la visita del capitano di fregata Storich, la sera dell’8 febbraio. Storich parlò con il comandante Giribaldi, che gli fece presente un problema non di poco conto: sul Capo Lena non c’erano carte nautiche delle coste spagnole, e neanche di quelle francesi. Il viceconsole non si scoraggiò; aveva già provveduto a chiedere all’Istituto Idrografico Italiano del materiale nautico relativo all’idrografia della Spagna, che consegnò al comandante Giribaldi, mentre per ottenere le carte nautiche relative al tratto di costa francese da Saint-Jean-de-Luz a Bordeaux si recò personalmente ad Oporto, dove le richiese ed ottenne dall’addetto navale italiano in Portogallo.
Superate queste difficoltà, la partenza del Capo Lena venne organizzata per la sera del 12 febbraio, mentre quella della Clizia era stata fissata per la sera stessa dell’8, anche se a causa della marea troppo bassa finì con lo slittare al mattino seguente. La petroliera raggiunse Bilbao il 10 febbraio; qui, com’era stata preavvisata, trovò il piroscafo tedesco Plus, anch’esso diretto in Francia. Allo scoppio della guerra il Plus era stato internato a Vigo, proprio come il Capo Lena, e da lì si era trasferito a Bilbao l’8 febbraio. Il comandante della Clizia, capitano di lungo corso Alessandro Lavagna, aveva ricevuto disposizione dal viceconsole Storich di presentarsi al console di Germania a Bilbao, Friedhelm Burbach (che era in comunicazione diretta con Bordeaux), per ricevere istruzioni sul prosieguo della traversata da Bilbao a Bordeaux; così fece, venendo edotto delle modalità per la prosecuzione della traversata, la scorta e le norme di sicurezza, concordate con i Comandi tedeschi dell’Atlantico.
Le tre navi rimasero a Bilbao per dieci giorni, in attesa dell’ordine di proseguire; durante questa sosta – secondo l’autore Dobrillo Dupuis, mentre i comandanti Giribaldi e Lavagna si trovavano a terra per prendere accordi con il console Burbach – si abbatté sulle coste settentrionali della Spagna un violento fortunale, e poco mancò che per sua conseguenza il viaggio del Capo Lena terminasse per sempre a Bilbao. La violenza del fortunale provocò la rottura di entrambe le catene delle ancore del piroscafo (di cui erano state filate otto lunghezze, cioè circa 200 metri, per parte), che rischiò di andare a fracassarsi contro le banchine; per fortuna, invece, il vento girò improvvisamente da terra e lo spinse fuori dal porto, così che l’unico danno fu costituito dalla perdita delle ancore e relative catene (prima di partire per Bordeaux ne ricevette delle nuove, fornite dal rappresentante della Compagnia di Navigazione Tedesca di Bilbao). Trascinato in mare aperto, il Capo Lena dovette accendere le caldaie per tornare in porto. Meno fortuna ebbe il Plus, che andò ad urtare una banchina e rimase danneggiato, ma non tanto da non poter proseguire il viaggio come previsto.
Nonostante le già citate precauzioni volte a mantenere la segretezza sul trasferimento delle due navi italiane, gli informatori britannici riuscirono egualmente a carpire i principali particolari dell’operazione: il "Weekly Intelligence Report" n. 50 del 21 febbraio 1941, compilato dalla Naval Intelligence Division dell’Ammiragliato britannico, riferiva infatti che «La nave cisterna Clizia, di 3,968 tsl, ha lasciato Gijon il 9 febbraio ed è arrivata a Bilbao il giorno seguente con 3000 tonnellate di petrolio. Il Capo Lena, di 4,820 tsl, ha lasciato Vigo il 12 febbraio ed è arrivato a Bilbao il 14 febbraio». Ciononostante, la successiva navigazione non fu in alcun modo molestata dalle forze britanniche.
All’alba del 24 febbraio 1941 Capo Lena, Clizia e Plus lasciarono Bilbao per completare il loro viaggio verso Bordeaux: una volta giunti al largo di Saint-Jean-de-Luz, porto francese situato subito oltre il confine con la Spagna, furono raggiunti dai dragamine tedeschi, che li scortarono verso la foce della Gironda. Il piccolo convoglio risalì la Gironda fino a Bordeaux, dove Capo Lena e Clizia si ormeggiarono il 27 febbraio: erano i primi di una lunga serie di violatori di blocco italiani a raggiungere quella base nel corso del 1941. Sia Betasom che Supermarina (il comando in capo della Marina italiana) inviarono ai comandanti e agli equipaggi delle due navi le loro congratulazioni.
Trasferito a Saint Nazaire, il 18 agosto 1944 (altre fonti parlano del 16 luglio o del 1° settembre di quell’anno) l’ex Capo Lena venne autoaffondato dai tedeschi presso la scogliera Le Grand Charpentier (o nel canale dei Charpentiers), all’imboccatura del porto di Saint Nazaire, per ostruirne l’accesso. Sulla sorte del relitto esistono informazioni contrastanti: secondo alcune fonti sarebbe stato recuperato e demolito dai francesi nel 1946 o 1951, mentre per altre non sarebbe mai stato recuperato, e giacerebbe tutt’oggi a profondità compresa tra i 7,7 ed i 9 metri, nel punto 47° 14,2866' N e 002° 15,8311' O (o 47° 14,1660' N e 002° 15,7200' O).
Un’altra immagine della nave risalente a quando si chiamava Avristan (da www.transportsofdelight.smugmug.com) |
Il Capo Lena su Wrecksite
Il Capo Lena sul Libro Registro del RINA del 1938
Navi in ostaggio
Il Saint René su Tees Built Ships
L’Astrolabe su Messageries Maritimes
L’Astrolabe su French Lines
L’Astrolabe su Marine Marchande
Il Saint René su Hartlepool History Then and Now
1930-1935 Astrolabe
Capo Lena (Sperrbrecher 37)
Weekly Intelligence Report Number 50 – February 21, 1941
Taming the Skies: A Celebration of Canadian Flight
Intrepid Warriors: Perspectives on Canadian Military Leaders
Flying Canucks II: Pioneers of Canadian Aviation
Frank Clarke Strick
Department of State Publication, Edizione 8354
International Law Reports, Volume 12
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