sabato 10 aprile 2021

Cuma

Il Cuma sotto il precedente nome di Nictheroy (da www.wrecksite.eu)

Piroscafo (o motonave) da carico di 8260,15 tsl e 5167,51 tsn, lungo 140,95 metri, largo 17,76 e pescante 8,93-11,3, con velocità di 11,5-14 nodi. Di proprietà dell’armatore napoletano Achille Lauro, iscritta con matricola 469 al Compartimento Marittimo di Napoli, nominativo di chiamata IBLM.
I libri dell’Ufficio Storico della Marina Militare menzionano il Cuma come “motonave”, ma la nave fu costruita come piroscafo, ed ancora nel libro registro del RINA del 1938 e nei Lloyd’s Registers del 1940 risultava essere propulsa da una macchina a vapore (più precisamente, da due turbine con altrettante caldaie) e non da un motore diesel. Non è chiaro se la nave sia stata rimotorizzata poco prima della seconda guerra mondiale, o se siano in errore i testi dell’USMM.
Con le sue 8260 tsl era tra le più grosse navi da carico della flotta mercantile italiana d’anteguerra.
 
Qualche sito internet di lingua inglese afferma erroneamente che nel 1940 il Cuma sarebbe stato venduto al Lloyd Brasileiro di Rio de Janeiro e ribattezzato Ipanemaloide, affermando che sarebbe stato con questo nome che la nave affondò nell’ottobre 1940. Si tratta, naturalmente, di un errore; la causa è con ogni probabilità da ricondursi al fatto che nel 1941 il Lloyd Brasileiro acquisì effettivamente (confiscandolo, come tutte le navi italiane sorprese dallo scoppio del conflitto nei porti del Brasile) un piroscafo ex italiano, che si era chiamato in passato Cuma e che successivamente si sarebbe chiamato Ipanemaloide: si tratta del Pampano, di proprietà della Società di Navigazione Polena e che prima di questo nome, dal 1929 al 1935, aveva appunto portato quello di Cuma (ribattezzato Rioloide dopo la confisca da parte dei brasiliani, venne ribattezzato Ipanemaloide nel 1948 per poi essere restituito ai vecchi proprietari nel 1950).
 
Breve e parziale cronologia.
 
Dicembre 1920
Completato come piroscafo frigorifero Nictheroy nei cantieri Workman, Clark & Co. Ltd. di Belfast (numero di cantiere 450) per la Royal Mail Steam Packet Company Ltd. di Londra.
Si tratta di una nave da carico standard tipo G1, uno dei numerosi progetti di navi standardizzate realizzati dai cantieri del Regno Unito per la produzione in serie durante la prima guerra mondiale (complessivamente, ben 821 navi mercantili di vari tipi standardizzati sono state ordinate in innumerevoli cantieri britannici ed esteri, più altre 162 in cantieri statunitensi; 416 di queste sono state completate per il governo britannico, 279 – essendo intanto finito alla guerra – sono state vendute a privati durante la costruzione, e gli ordini relativi alle rimanenti sono stati cancellati essendo ormai venute meno le necessità belliche che ne avevano richiesto la costruzione). Le navi tipo "G1", di cui solo ventidue sono state completate, sono navi da carico secco caratterizzate da una stazza lorda di 8000 tsl (che lo rendeva il più grande tra i tipi di navi mercantili standardizzate costruiti dal Regno Unito durante la Grande Guerra), una lunghezza di 135-142 metri per 17-18 di larghezza, ed un apparato propulsivo costituito da una macchina a vapore a triplice espansione da 2400 HP su un’elica (due per il tipo G2, per il resto identico al G1), atta a garantire la buona (per l’epoca, per una nave da carico) velocità di crociera di 13 o 15 nodi.
Il Nictheroy dispone di 25 celle frigorifere ad anidride carbonica con due compressori, realizzate dalla ditta J. & E. Hall ed isolate con sughero e sistema ad aria e brina, della capacità di 426,770 metri cubi.
Stazza lorda 8265 o 8803 tsl, netta 5159 tsn; porto di registrazione Londra, nominativo di chiamata GBRF.
1° dicembre 1921
A Londra, viene riscontrata una perdita in un serbatoio del Nictheroy, che richiederà delle riparazioni.
1922
Noleggiato dalla Holland-Amerika Line, impiegato sulle linee che collegano il Nordamerica ed il Regno Unito. Trasporta soprattutto frutta.

Il Nictheroy (a destra) a Vancouver in una foto del 15 novembre 1926 (Coll. fam. Price – City of Vancouver Archives)

27-29 gennaio 1928
In navigazione da San Pedro verso Panama, la sera del 27 gennaio il Nictheroy (capitano Arthur Cocks) incontra una burrasca invernale, con mare molto mosso e vento forza 9 da est-nord-est (e più tardi da nord-nord-est), ad ovest del golfo di Tehuantepec (Oceano Pacifico, al largo del Messico). Si mette alla cappa fino al mattino del 29, quando il tempo migliora e può riprendere la navigazione.
1932
La compagnia proprietaria cambia nome in Royal Mail Lines Ltd., sempre di Londra.
Tra i suoi fuochisti in questo periodo c’è William Nutbean, superstite del Titanic.
19 febbraio 1935
Durante un viaggio da Rotterdam (da dove è partito il 7 febbraio) all’America a noleggio per conto della Holland-America Line, il Nictheroy subisce un’avaria di macchina ed è costretto a dirigere su Bermuda per le riparazioni.

Il Nictheroy a Capetown nel 1935 circa (John H. Marsh Maritime Research Centre – Capetown, via Mauro Millefiorini e www.naviearmatori.net)

Luglio 1936
Il Nictheroy compie un viaggio da Londra a Portland con un carico di merci varie, attraversando il canale di Panama tra il 21 ed il 23 luglio. Passando per Cristobal, vi scarica 79 tonnellate di merci.
Settembre 1936
Viaggio di ritorno, da Victoria (Columbia britannica) a Rotterdam, con frutta e merci varie. Attraversa il Canale di Panama l’11 settembre, scaricando 126 tonnellate di merci a Cristobal.
Novembre 1936
Compie un viaggio da Rotterdam a Vancouver con un carico di merci varie, attraversando il Canale di Panama il 10 novembre e scaricando 130 tonnellate di merci a Cristobal.
Gennaio 1937
Viaggio di ritorno da Vancouver a Rotterdam, con merci varie. Passando per Cristobal, scarica 506 tonnellate di merci.
1937
Acquistato dall’armatore Achille Lauro di Napoli e ribattezzato Cuma. Porto di registrazione Napoli.
4 giugno 1940
Requisito dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
23 giugno 1940
Derequisito dalla Regia Marina.
 
Il Cuma a Capetown nel 1937 (John H. Marsh Maritime Research Centre – Capetown, via Mauro Millefiorini e www.naviearmatori.net)

L’affondamento
 
Il 18 ottobre 1940 il Cuma lasciò Porto Empedocle diretta a Catania, da dove sarebbe dovuto successivamente proseguire per la Libia. Non fece molta strada: alle 9.30 di quel giorno, dodici miglia ad sudest (od est) di Licata, venne scosso da un’esplosione che ne danneggiò gravemente l’opera viva, ed affondò in circa mezz’ora nel punto 37°01’50” N e 14°06’12” E (secondo il volume USMM "La difesa del traffico con l’Africa Settentrionale dal 10.6.1940 al 30.9.1941"; 37°02’ N e 14°08’ E secondo "Navi mercantili perdute", anch’esso dell’USMM), al largo della Contrada Manfria di Gela.
 
Tre membri dell’equipaggio rimasero uccisi, un quarto venne dichiarato disperso.
 
L’affondamento venne attribuito all’epoca a probabile siluramento di sommergibile, ma non risulta da parte britannica nessun attacco compatibile per orario e posizione; appare oggi quasi certo che il Cuma urtò accidentalmente una mina italiana.
 
Così l’affondamento del Cuma è ricordato nell’autobiografia del licatese Giuseppe Peritore, all’epoca diciassettenne: “Nei primi di novembre, durante l’ora di filosofia, una tremenda esplosione fa tremare tutta Licata. E’ il Cuma, un piroscafo di diecimila tonnellate, carico di zolfo, che, preso un siluro da un sommergibile nemico, salta e va a fondo, a non più di cinque miglia dalla costa di Licata. Vengono immediatamente recuperate otto [sic] salme. E’ un giorno di lutto per la città. Solenni i funerali”.
 
Un’altra immagine del Nictheroy a Vancouver (foto Walter E. Frost, City of Vancouver Archives, via Paul Wille e www.shipspotting.com)

 
Il Cuma su Wrecksite
Il Nictheroy su Shipspotting
World War I Standard Built Ships – L-W
La Royal Mail Lines su Theshipslist
Autobiografia di Giuseppe Peritore
Diario storico del Comando Supremo, Vol. II, Tomo I
Libro registro del RINA, 1938
“Apple Shipments – Nictheroy and Trojanstar – Report on Loading Methods”

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