venerdì 7 novembre 2014

RD 7

L’RD 7 a Venezia il 5 ottobre 1940 (da www.grafasdiving.gr)


Rimorchiatore-dragamine della classe RD 7 (215,67 tonnellate di dislocamento a pieno carico, 35,25 metri di lunghezza, 5,88 di larghezza e 2,11 di pescaggio, velocità 14,4 nodi, autonomia 750 miglia a 14 nodi, armamento 1 cannone da 76/40 mm e due mitragliere da 6,5 mm). Appartenente alla Regia Marina ma passato alla Regia Guardia di Finanza.

Breve e parziale cronologia.

15 maggio 1916
Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
28 settembre 1916
Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
2 marzo 1917
Entrata in servizio per la Regia Marina.
Non si registra attività di rilievo durante la prima guerra mondiale, mentre nel periodo interbellico l’RD 7 verrà assegnato al Gruppo Dragamine dell’Alto Adriatico.
Anni ’30
Il cannone antinave ed antiaereo da 76/40 mm dell’RD 7 (avente elevazione di 75°) viene sostituito con un cannone antinave da 76/50 (con elevazione di 20°), prelevato dalle corazzate delle classi Cavour e Doria in corso di rimodernamento. Per ovviare ai problemi di stabilità causati dal maggior peso del nuovo cannone rispetto a quello precedente, la nave deve essere appesantita in carena.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia l’RD 7 fa parte della XXI Flottiglia Dragamine, avente base al Lido di Venezia. La sua velocità massima è scesa da 14 a 9 nodi per la sua anzianità.
Per nove mesi sarà impiegato sulle rotte di sicurezza dell’Alto Adriatico.
26 marzo 1941
L’RD 7 (TV Salvatore Galàtola) viene inviato nelle acque della zona di confine tra Albania e Grecia, dove infuriano i combattimenti.
Maggio 1941
A seguito della resa della Grecia, viene dislocato al Pireo (facendo tappa a Patrasso durante il viaggio di trasferimento), venendo assegnato (insieme all’RD 27 ed ai posamine Albona e Rovigno) alla II Squadriglia della neonata XXXIX Flottiglia Dragamine ed operando sulle rotte di atterraggio al Pireo, principalmente tra le isole del Golfo Saronico, agli ordini di Marisudest (il Comando Gruppo Navale dell’Egeo Settentrionale). Si tratta di uno dei primi dragamine italiani inviati nella Grecia appena occupata.
 
Il dragamine fotografato in Alto Adriatico nell’ottobre 1940 (da www.grafasdiving.gr)

L’affondamento

La perdita dell’RD 7, un dragamine, finì coll’essere cagionata proprio da una mina. La sera del 14 giugno 1942 la piccola nave prese il mare per una missione di vigilanza a sud di Egina, al comando del sottotenente del CREM (Corpo Reali Equipaggi Marittimi) Vito Guglielmi.
La navigazione proseguì senza incidenti sino alle 7.15 del mattino del 15 giugno, quando l’RD 7, in navigazione nel Golfo Saronico tra la penisola di Methana e l’isolotto di Moni, urtò una mina e saltò in aria, affondando in pochi secondi. Le barche di pescatori partite da Perdika (un villaggio sull’isola di Egina) poterono salvare solo sei uomini; morirono il comandante Guglielmi ed altri diciassette membri dell’equipaggio (secondo mentre i diari di guerra del comando navale tedesco dell’Attica, mentre per Aldo Fraccaroli i morti furono oltre venti, oltre al comandante Guglielmi, ed i superstiti solo cinque).
La mina su cui il dragamine era saltato faceva parte di un vecchio sbarramento greco di 115 ordigni, posato al largo di Methana tra le isole di Moni, Egina e San Giorgio, nella notte tra il 29 ed il 30 ottobre 1940, dai posamine ellenici Strymon ed Aliakmon, assistiti dal cacciatorpediniere Vassilissa Olga. Le mine, del tipo Vickers, formavano una fila (che iniziava al largo del faro dell’isola di Moni e si estendeva per 5700 metri sino all’isola di Agios Georgios) di ordigni distanziati tra loro di 50 metri, ad una profondità di tre metri. La posa di queste mine era stata pianificata sin dal 23 agosto 1940, otto giorni dopo che il sommergibile italiano Delfino, pur non essendovi ancora guerra tra Grecia ed Italia, aveva affondato il vecchio incrociatore greco Helli presso l’isola di Tinos. La posizione dello sbarramento era nota alle autorità tedesche, che si erano fatte consegnare i piani dei campi minati greci alla resa della Grecia e li avevano incorporati nel proprio sistema difensivo.
 
La fine dell’RD 7 registrata sul diario del comando navale tedesco dell’Attica in data 15 giugno 1942 (g.c. Dimitris Galon)

Il relitto dell’RD 7 è stato localizzato da un gruppo di subacquei e ricercatori greci nell’agosto 2010 a sud dell’isolotto disabitato di Moni (a sudovest dell’isola di Egina), nel Golfo Saronico. Il relitto del dragamine, rintracciato grazie a ricerche d’archivio ed alle informazioni fornite dai vecchi pescatori di Perdika ed esplorati e fotografati per la prima volta dal gruppo di subacquei ellenici (Anthony Grafas, subacqueo e capo del gruppo, Kostas Mylonakis, fotografo subacqueo,  ed i subacquei Giannis Liardakis, Giannis Moustakas, Tasos Tsalavoutas ed Anna Barbopoulos; hanno partecipato al ritrovamento anche il ricercatore Dimitris Galon ed il proprietario della barca Dimitris Damigos), nell’aprile 2014, giace in assetto di navigazione su un fondale sabbioso/fangoso in pendenza, ad una profondità compresa tra i 96 ed i 102 metri, con “rotta” 275°. La prua, compreso il cannone da 76 mm, è scomparsa, asportata di netto fino a proravia della plancia dalla violenza dell’esplosione, mentre la parte poppiera versa in buone condizioni, con timone ed elica ancora visibili. Il fumaiolo è scomparso, mentre i resti dell’albero e delle sovrastrutture giacciono sul fondale. Parte delle maniche a vento, le attrezzature per il dragaggio e le gru dell’unica scialuppa del dragamine sono ancora in posizione. Attorno al relitto sono sparsi vari rottami irriconoscibili e coperti di benthos, che ricopre anche gran parte del relitto.
 
Ancora una foto dell’unità al Lido di Venezia il 5 ottobre 1940 (da www.grafasdiving.gr)

Si ringrazia Dimitris Galon.


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