Il Silvia Tripcovich nel 1925 (g.c. Aldo Cavallini via www.naviearmatori.net) |
Piroscafo da carico
da 2464 tsl, 1412 tsn e 3549 tpl, lungo 88,39-92,4 metri e largo 12,65, pescaggio
6,28 metri, velocità 12,9 nodi. Nominativo internazionale ICHR, matricola 245
al Compartimento Marittimo di Trieste, appartenente alla Società Anonima
Tripcovich (D. Tripcovich & C. Società Anonima di Navigazione, Rimorchi e
Salvataggi) con sede a Trieste.
Breve e parziale cronologia.
28 giugno 1924
Impostato nel
Cantiere Navale Triestino (poi CRDA) di Monfalcone (numero di cantiere 141).
24 agosto 1925
Varato nel Cantiere
Navale Triestino di Monfalcone.
16 ottobre 1925
Completato per la
Tripcovich D. & Co. Società Anonima di Navigazione, Rimorchi e Salvataggi –
Servizi Marittimi del Mediterraneo, con sede a Trieste, insieme ai gemelli Fanny Brunner (numero di cantiere 140) e
Giovinezza.
In tempo di pace il Silvia Tripcovich sarà lungamente
impiegato sulle linee che collegano l’Italia alla Spagna (toccando, tra gli
altri porti, Tarragona), con scali anche in Francia ed Africa Settentrionale
(come Marocco ed Algeria).
Settembre 1928
Trasporta da Tangeri
a Genova i materiali originariamente destinati alla creazione di un ufficio
postale italiano a Tangeri, la cui realizzazione è stata annullata.
1936
Nei primissimi giorni
della guerra civile spagnola, il Silvia
Tripcovich lascia Malaga, ultima nave italiana a salpare dalla Spagna prima
che, per un periodo, il traffico mercantile con la Spagna venga sospeso.
Successivamente il servizio regolare della compagnia Tripcovich verrà ripreso,
sebbene in maniera meno regolare, facendo scalo solo nei porti in mano alle
forze franchiste, dove l’arrivo delle navi sarà tuttavia osteggiato e
boicottato dalle rappresentanze sindacali dei portuali, che appoggiano il
fronte popolare e repubblicano.
1937
Durante la guerra
civile spagnola il Silvia Tripcovich si
troverà anche ad essere frequentemente impiegato nel contrabbando di merci per
le forze repubblicane spagnole delle quali queste ultime hanno carenza, quali
zucchero, frumento o minerali necessari all’industria bellica, benché l’Italia
stia combattendo contro i repubblicani. Sovente tali merci vengono trasportati in
porti francesi (come Marsiglia), da dove poi, tramite altri e vari mezzi, verranno
inoltrate alle truppe repubblicane. Anche del denaro viene inviato ai
repubblicani, tramite i porti africani o persino quelli spagnoli.
Questo contrabbando
viene in varie occasioni segnalato all’Italia dalle forze nazionaliste di
Francisco Franco: per esempio, ad una denuncia da parte dei franchisti del 21
settembre 1937 seguono controlli sul piroscafo mentre questi è in viaggio da
Genova a Marsiglia, Orano, Gibilterra, Cadice, Casablanca ed Imperia, che
tuttavia non riescono ad accertare nulla di irregolare. Ciononostante, dopo
poco tempo anche il Regio Consolato di Tangeri, per tramite del Ministero degli
Affari Esteri, reitera la denuncia che il Silvia
Tripcovich il 29 agosto ha compiuto un viaggio da Barcellona a Tunisi
compiendo contrabbando a favore dei “rossi”, ma il consolato di Tunisi,
interpellato in merito, risponde che la nave non si è fermata nella capitale
tunisina; viene concluso che non vi sono elementi positivi che confermino le
denunce delle autorità spagnole nazionaliste. Ciò non fermerà le denunce ed i
sospetti, confermati a posteriori da controlli su altri piroscafi.
28 ottobre 1940
Requisito a Barletta
dalla Regia Marina ed iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
2 dicembre 1940
Il Silvia Tripcovich ed il piroscafo Sabaudia partono da Napoli alle 16 diretti a Tripoli, scortati dalla torpediniera Enrico Cosenz, poi sostituita a Trapani dalla similare Generale Achille Papa.
5 dicembre 1940
Il piccolo convoglio raggiunge Tripoli alle 12.30.
2 febbraio 1941
Il Silvia Tripcovich lascia Tripoli alle 16 per trasferirsi a Bengasi, scortato dall'anziana torpediniera Giuseppe La Farina.
4 febbraio 1941
Tripcovich e La Farina arrivano a Bengasi alle 13. Appena quattro ore più tardi, le due navi lasciano nuovamente la città cirenaica - ormai prossima a cadere in mano alle truppe del Commonwealth, in travolgente avanzata dopo il successo dell'operazione "Compass" - per fare ritorno a Tripoli, in convoglio con la nave cisterna Utilitas. Mentre esce dal porto, il
convoglio viene avvistato dal sommergibile britannico Truant (capitano di corvetta Hugh Alfred Vernon Haggard), che osserva le navi
giungere a 4600 iarde di distanza e poi virare per imboccare la rotta costiera.
Alle 17.30 il Truant inizia la
manovra per attaccare il Silvia
Tripcovich, ed alle 17.52 la distanza dal bersaglio è ridotta a 2300 metri.
Alle 18, infine, al largo di Bengasi, il Truant
lancia tre siluri contro il Silvia
Tripcovich, ma 15 secondi dopo il lancio una delle armi esplode
prematuramente, investendo il sommergibile, mettendone l'ASDIC fuori uso,
rompendo una cinquantina di luci e bloccando i timoni di profondità prodieri
del battello a 30 gradi a salire, tanto che il Truant rischia seriamente di affiorare i superficie prima che
l'equipaggio riesca a riguadagnare il controllo dei timoni di profondità
mediante l'uso del telemotore. Il Silvia
Tripcovich viene mancato (gli altri due siluri vengono sentiti scoppiare
contro il fondo 11-12 minuti dopo il lancio) e non si accorge neanche di quanto
è accaduto.
8 febbraio 1941
Il convoglio raggiunge Tripoli alle 15.30.
14 febbraio 1941
Il Silvia Tripcovich e la piccola motonave frigorifera Amba Aradam lasciano Tripoli per Palermo alle 14, scortati dalla torpediniera Generale Antonio Chinotto.
16 febbraio 1941
Il convoglietto arriva a Palermo alle 9.
Il Silvia Tripcovich (a sinistra) in rada a Riposto in una foto scattata il 9 novembre 1932 (g.c. Rosario Sessa, via www.naviearmatori.net) |
L'affondamento
Alle 19.30 del 21
febbraio 1941 il Silvia Tripcovich
salpò da Trapani diretto a Tripoli, in convoglio con il piroscafo Sabbia e la scorta della vecchia
torpediniera Generale Carlo Montanari.
Alle 16.21 del 22, tuttavia, il convoglio venne avvistato, mentre procedeva su
rotta 156° sorvolato da almeno un aereo, una ventina di miglia ad est di Suda,
dal sommergibile britannico Ursula
(tenente di vascello Alexander James Mackenzie), che manovrò per attaccare ed alle 17.08,
nel punto 35°47' N e 11°13' E (o 35°47' N e 11°16' E; al largo delle secche di
Kerkennah), lanciò tre siluri dalla distanza di 2300 metri. Una delle armi
colpì il Sabbia, danneggiandolo
(altre fonti citano erroneamente, come autore dell’attacco, del sommergibile Regent, che in realtà attaccò il
piroscafo Menes, facente parte di un
altro convoglio). La Montanari, dopo
aver contrattaccato – a partire dalle 16.16 – con dieci bombe di profondità e
forse danneggiato l'Ursula (che dopo
il lancio si era immerso a 21 metri, e che alle 16.37, terminato il
bombardamento, poté tornare a quota periscopica per osservare i risultati del
lancio per poi immergersi di nuovo a 21 metri dopo aver visto il Sabbia in apparente affondamento),
rimase sul posto a dare assistenza al piroscafo danneggiato, che poteva
navigare a sei nodi, ma il Silvia Tripcovich
(che secondo alcune fonti sarebbe stato a sua volta stato silurato e costretto
a ridurre la velocità, ma ciò non risulta dal giornale di bordo dell'Ursula), preferì proseguire per contro
proprio nella navigazione, allontanandosi da solo e senza scorta dal luogo del
siluramento, alla massima velocità, in direzione di Tripoli, senza trasmettere
alcuna comunicazione.
Mentre il pur
danneggiato Sabbia riuscì infine a
giungere a Tripoli scortato dalla Montanari,
alle ore 13 del 24 febbraio, il Silvia
Tripcovich non raggiunse mai la sua destinazione. Scomparve, come fu
scritto nella storia ufficiale della battaglia dei convogli, “corpo e beni”,
svanito nella notte senza lasciare traccia: solo a distanza di anni si sarebbe
appreso cosa ne fosse stato. Sulle prime, nei giorni successivi, si pensò che il
piroscafo si fosse rifugiato in Tunisia, territorio allora in mano alla Francia
di Vichy asservita – ma non occupata, né alleata – all’Asse, ma il 1° marzo
1941 la Commissione Italiana d’Armistizio con la Francia dovette comunicare a
Supermarina che le ricerche si erano concluse e che il Silvia Tripcovich non era in nessun porto della Tunisia. Si pensò
che potesse aver urtato una mina.
Le cose erano andate
diversamente. Alle 2.40 del 23 febbraio 1941 il sommergibile britannico Upright, al comando del tenente di
vascello Edward Dudley Norman, era in pattugliamento nei pressi delle secche di
Kerkennah, quando aveva avvistato, nel punto 34°23' N e 11°49' E, una nave
mercantile oscurata che procedeva senza scorta, su rilevamento 355°, con rotta
175°. Il battello britannico aveva tentato di passare a proravia della nave
sconosciuta, che aveva identificato correttamente come simile alla Fanny Brunner, ma questa aveva cambiato
rotta assumendo ora rotta 200°, poi zigzagò per 150°. L'Upright, restando in superficie, era passato all’attacco, ed alle
2.53 aveva lanciato due siluri contro il piroscafo: il primo aveva mancato il
bersaglio, passandogli a proravia, ma il secondo aveva colpito appena a
poppavia del fumaiolo ed aveva causato una duplice esplosione, dopo la quale
alte fiamme si erano levate nel cielo per oltre trenta metri e subito dopo
avevano avvolto la nave per la sua intera lunghezza. Norman pensò che
trasportasse carburante.
Alle 3.15, quando l’Upright si era ormai immerso, il
piroscafo stava via via abbassandosi sull’acqua, continuando a bruciare. Poco
dopo il sommergibile era emerso ed aveva diretto per sudest a tutta forza, per
allontanarsi il prima possibile dal luogo dell’attacco. Era stato il primo di
una lunghissima serie di affondamenti che i sommergibili della ottima classe
“U” avrebbero ottenuto nel Mediterraneo: per questo e per l’affondamento
dell’incrociatore leggero Armando Diaz,
avvenuto nelle stesse acque tre giorni dopo, Edward Dudley Norman aveva ricevuto
il Distinguished Service Order.
Non vi sono oggi
dubbi sul fatto che la nave incontrata ed affondata dall'Upright fosse il Silvia
Tripcovich. Il punto del suo estremo riposo, stando all’Upright, dovrebbe essere 34°33' N e
11°45' E, al largo dell’isola tunisina di Kuriat e circa 60 miglia a sudest di
Sfax, nel golfo di Gabes.
Non vi furono
superstiti.
Le vittime (*):
Antonio Ameglio, capo meccanico di seconda classe, da Incisa Scapaccino
Pietro Augusti, marinaio meccanico, da Adria
Umberto Barbone, marinaio cannoniere, da San Giovanni Teatino
Vincenzo Benincasa, sottocapo fuochista, da Torre del Greco
Virgilio Buzzi, secondo capo cannoniere, da Gironico
Rosario Camiolo, sergente furiere, da Giarre
Mario Cech, marinaio fuochista, da Barbana d'Istria
Oscar Cortano, tenente del Genio Navale, da Trieste
Salvatore Cosentino, marinaio cannoniere, da Catania
Ciro D'Alessio, marinaio, da Torre del Greco
Bruno Demitri, marinaio cannoniere, da Cittanova d'Istria
Vincenzo Di Luca, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Wladimiro Dimini, sottotenente C.R.E.M., da Ancona
Cesare Donnini, marinaio cannoniere, da Gussola
Giacomo Ettore, marinaio nocchiere, da Napoli
Stefano Fatutta, sottocapo fuochista, da Cherso
Agostino Ferrini, marinaio, da Cervia
Andrea Fiore, sottocapo fuochista, da Torre del Greco
Mario Fonda, marinaio furiere, da Pirano
Emilio Francolini, sottotenente C.R.E.M., da Busalla
Mario Grubissa, sottocapo furiere, da Pola
Vincenzo Lettieri, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Arturo Matracia, tenente del Genio Navale, da Palermo
Ciro Mennella, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Giuseppe Musul, secondo capo meccanico, da Valdarsa
Antonio Orlich, marinaio, da Cherso
Matteo Pezzulich, sottocapo fuochista, da Valdarsa
Nazzario Rosada, marinaio, da Venezia
Antonino Sanfilippo, sottocapo fuochista, da Palermo
Giuseppe Sgomba, sottocapo nocchiere, da Fianona
Domenico Sicignano, marinaio, da Sant'Antonio Abate
Teodoro Terracciano, sottocapo fuochista, da Ercolano
Giuseppe Testa, marinaio fuochista, da Afragola
Renato Valboa, sottocapo fuochista, da Napoli
Vincenzo Varco, sottocapo nocchiere, da Torre del Greco
Lino Vidach, capo nocchiere di seconda classe, da Fianona
Lorenzo Visciano, sottocapo fuochista, da Torre del Greco
Fabio Salvatore Zappelli, sottotenente C.R.E.M., da Viareggio
Alessandro Zetta, marinaio segnalatore, da Monza
(*) Nominativi tratti dall'Albo dei caduti e dispersi della Marina Militare
nella seconda guerra mondiale. Non sono ivi esplicitamente indicati come
dispersi sul Silvia Tripcovich, bensì su una nave mercantile
requisita, perduta il 22 febbraio 1941; in tale data - e nei giorni
immediatamente precedenti e successivi - unica perdita fu appunto quella
del Silvia Tripcovich, il che lascia dunque pochi dubbi sul fatto
che questi uomini fossero imbarcati su quella nave. L'equipaggio del Silvia
Tripcovich, come quelli di tutti i mercantili iscritti nel ruolo del
naviglio ausiliario dello Stato dopo la requisizione, era stato militarizzato.
L'affondamento del Silvia Tripcovich nel giornale di bordo
dell'Upright (da Uboat.net):
"0240 hours - In
position 34°23'N, 11°49'E sighted a darkened unescorted merchant vessel bearing
355°, course 175°. While attempting to cross the bow the target altered course
to 200° and later zigged to 150°. Started attack.
0253 hours - Fired
two torpedoes. The first missed ahead and the second hit just abaft the funnel
causing a double explosion after which the flames leapt to 100 feet and then
spread the whole lenght of the ship.
0315 hours - HMS Upright was dived by now. The target
could be seen settling in the water and still buring. Surfaced and proceeded to
the South-East at full speed to clear the area."
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