martedì 1 novembre 2016

Giovanni Da Procida

Il Da Procida nel 1941 (Coll. Erminio Bagnasco via www.associazione-venus.it)

Sommergibile di media crociera della classe Mameli (dislocamento di 830 tonnellate in superficie e 1010 in immersione).

Breve e parziale cronologia.

21 settembre 1925
Impostazione nei cantieri Franco Tosi di Taranto.
1° aprile 1928
Varo nei cantieri Franco Tosi di Taranto.

Il Da Procida poco dopo il completamento (g.c. STORIA militare)

20 gennaio 1929
Entrata in servizio. Il Da Procida va a formare con i tre gemelli (Goffredo Mameli, Tito Speri e Pier Capponi) la Squadriglia di Media Crociera, di base a Taranto.
Primo comandante del Da Procida, dal 20 settembre 1928 (con l’unità ancora in allestimento) al 27 novembre 1929, è il capitano di corvetta Gaetano Catalano Gonzaga.
1929
Da Procida, Capponi e Mameli compiono una lunga crociera con scalo nei porti della Spagna mediterranea e poi anche in Atlantico, fino a Cadice e Lisbona. Si tratta della prima crociera atlantica compiuta da sommergibili italiani.
1930
La Squadriglia di Media Crociera diventa la IV Squadriglia Sommergibili.
1931
La IV Squadriglia Sommergibili viene trasferita a Napoli.

Il battello a Taranto nel 1931 (da “Uomini sul fondo” di Giorgio Giorgerini, Mondadori, 1994).

1933
La IV Squadriglia Sommergibili effettua una crociera d’addestramento della durata di una ventina di giorni, con scalo a Salonicco, Lero e Rodi, i cui risultati sono giudicati come molto soddisfacenti.
1934
La IV Squadriglia Sommergibili viene nuovamente trasferita a Taranto, ed è rinominata IX Squadriglia Sommergibili (3° Flottiglia Sommergibili). Le sue unità proseguono nel normale addestramento, con crociere di breve durata in Italia e nel Dodecaneso.
1935
La IX Squadriglia Sommergibili viene rinominata XII Squadriglia Sommergibili.
21 febbraio 1936
Assume il comando del Da Procida il tenente di vascello Carlo Squitieri.
Agosto-Settembre 1937
Partecipa alla guerra civile spagnola con una missione clandestina in Mar Egeo, al comando del capitano di corvetta Ronca. Durante la missione il Da Procida inizia 21 manovre d’attacco, ma in un solo caso lancia un siluro, che non va a segno.
Settembre 1937
Seconda missione clandestina nell’ambito della Guerra di Spagna, sempre al comando del capitano di corvetta Ronca.
1938
La XII Squadriglia Sommergibili viene rinominata XLI Squadriglia Sommergibili. Successivamente è trasferita a Messina.
Giugno 1938
Il Da Procida ed il Tito Speri partecipano, a Taranto, alla sperimentazione del nuovo apparato «Girosi», consistente in uno speciale apparato lanciafiamme che consente al sommergibile immerso di incendiare del carburante precedentemente espulso e finito su una vasta area della superficie: scopo di tale apparato è di intralciare, con le fiamme alimentate dal carburante incendiato che galleggia sulle onde, il transito di navi nemiche in passaggi obbligati od imboccature di porti, e/o di danneggiare le navi nemiche che transitano in tali passaggi.
Per l’esperimento il Da Procida, trovandosi in affioramento con i periscopi ammainati, emette della nafta in superficie, poi si allontana con una manovra d’immersione rapida mentre arriva lo Speri, che incendia subito la nafta con l’apparato «Girosi». Tale apparecchio, la cui efficacia è stata dimostrata da questo esperimento, verrà installato su altri 23 sommergibili, ma non avrà mai modo di essere utilizzato.
10 giugno 1940
All’entrata in guerra dell’Italia, il Da Procida, insieme a Speri, Mameli e Capponi, forma la XXXIV Squadriglia Sommergibili (III Gruppo Sommergibili), avente base a Messina.
Giugno 1940-Aprile 1941
Al comando dapprima del capitano di corvetta Guido D’Alterio e successivamente del capitano di corvetta Gustavo Lovatello, il Da Procida effettua 16 missioni offensive nel Canale di Sicilia, nelle acque del Dodecaneso, al largo di Malta, nel Canale d’Otranto e al largo della Liguria; non coglie però alcun risultato. In un caso lancia due siluri contro un sommergibile avversario, ma senza successo.
Giugno 1940
Inviato in agguato nel Canale di Sicilia.
Agosto 1940
Inviato in agguato al largo delle coste della Palestina.
Settembre 1940
Inviato in agguato al largo di Alessandria d’Egitto.
11-12 novembre 1940
Il Da Procida si trova nella base di Taranto durante l’attacco di aerosiluranti britannici noto come “notte di Taranto”, che porta all’affondamento della corazzata Conte di Cavour ed al grave danneggiamento delle corazzate Vittorio Veneto e Duilio. Il sommergibile non subisce danni.

Il Giovanni Da Procida, in primo piano, ed il Menotti, in secondo piano, affiancati al pontone-caserma GM 64 Buttafuoco, ex pirofregata corazzata Erzherzog Albrecht dell’Imperialregia Marina Austroungarica. Marzo 1941 (g.c. STORIA militare)

Aprile 1941-Febbraio 1942
Dislocato a La Spezia, viene impiegato in esperimenti ed esercitazioni antisommergibile con unità navali ed aeree. Per un periodo presta anche servizio alle dipendenze della Scuola Sommergibili di Pola, insieme a Mameli e Speri.
Settembre 1941
Inviato in agguato difensivo al largo della Liguria durante l’operazione britannica «Halberd», consistente nell’invio di un convoglio a Malta (cisterna militare Breconshire e navi da carico Ajax, City of Lincoln, City of Calcutta, Clan MacDonald, Clan Ferguson, Rowallan Castle, Imperial Star e Dunedin Star con un carico complessivo di 81.000 tonnellate di rifornimenti), ma che i comandi italiani, non conoscendo il vero obiettivo dei britannici, temono invece essere un attacco alle coste italiane.

Il Da Procida a La Spezia nel 1941, con la colorazione mimetica sperimentale applicata a Taranto (g.c. Dante Flore, da “I sommergibili italiani” di Achille Rastelli)

9 febbraio 1942
Entra in cantiere per un periodo di lavori di rimodernamento. La sagoma della torretta viene radicalmente modificata (riducendone di molto il volume), i vecchi motori diesel vengono sostituiti con altri nuovi ed aventi maggiore potenza (4000/1100 HP, consentendo una velocità in superficie di 17 nodi), ed il cannone da 102/35 mm viene sbarcato e sostituito con una mitragliera contraerea da 20 mm. Il sommergibile, al suo interno, viene pressoché “svuotato” e ricostruito con apparecchiature più moderne.
Agosto 1942
Conclusione, a fine mese, dei lavori di rimodernamento.
8 settembre 1943
All’annuncio dell’armistizio tra l’Italia e gli Alleati, il Da Procida (capitano di corvetta Gustavo Lovatello) si trova ai lavori a Taranto, porto che rimane sotto controllo italiano.
26 agosto 1944
Terminati i lavori e tornato in piena efficienza, il Da Procida (tenente di vascello Francesco Castracane) lascia Taranto diretto a Gibilterra.
31 agosto 1944
Giunge a Gibilterra, dopo una tappa ad Orano.
11 settembre 1944
Salpa da Gibilterra diretto nelle isole Bermuda, dove sarà adibito, con altri sommergibili italiani, all’attività addestrativa dei mezzi antisommergibili della Marina statunitense (per conto del Destroyer and Destroyer Escort Shakedown Group, ossia Gruppo di Prova dei Cacciatorpediniere e Cacciatorpediniere di Scorta).
21 settembre 1944
Arriva a Bermuda, sede della Flottiglia Sommergibili dell’Atlantico Occidentale (per gli americani, Italian Submarine Squadron One, Royal Italian Navy), al comando del capitano di fregata Emilio Berengan. Tale flottiglia è posta alle dipendenze della Submarine Division 72 dell’US Navy (contrammiraglio I. C. Sowell, poi capitano di vascello Michael P. Russillo) e del Submarine Squadron 7 (capitano di vascello W. N. Christensen).

Il Da Procida con lo schema mimetico definitivo adottato dopo prove a La Spezia (Coll. A. Turrini, via www.betasom.it

8 ottobre 1944
Inizia la prima esercitazione antisommergibili.
Usualmente le esercitazioni occupano cinque giorni a settimana, dalle 6 alle 18, e si svolgono a nordovest delle Bermude, a Port Royal, St. George, Great Sound, King’s Point, Ordinance Island e Malabar; vi partecipano un sommergibile ed una o più navi, e quando a prendervi parte è una Task Force (con una portaerei di scorta, un gruppo di cacciatorpediniere ed una nave ausiliaria) durano 7-10 giorni. Complessivamente il periodo d’addestramento è di un mese circa; i sommergibili, ormeggiati a King’s Bay, salpano ogni giorno con metà dell’equipaggio (l’altra metà è in franchigia, a giorni alterni), procedono a 4 nodi (la velocità loro consentita) e giungono in mare aperto in un’ora e mezza, impiegando poi altre due ore per raggiungere le aree operative più periferiche. Arrivati nella zona assegnata, s’immergono ed aspettano il contatto da parte delle unità in addestramento, emergendo – per farsi vedere – e poi reimmergendosi se, due ore dopo l’immersione iniziale, non è successo niente. Di solito trascorrono quattro ore nella zona assegnata.
Nell’addestramento delle Task Force, l’area operativa è un quadrato avente lato di 80 miglia, nel quale il sommergibile arriva due ore prima della Task Force, aspettando in superficie; viene poi localizzato dai velivoli della portaerei (due devono essere costantemente in volo) ed attaccato, dopo di che s’immerge con la rapida e tenta di disimpegnarsi, vincolato solo dall’obbligo di restare nell’area operativa. Dopo l’immersione gli aerei utilizzano anche boe sonar; l’esercitazione si conclude quando il sommergibile viene individuato e messo sotto caccia. A questo punto il sommergibile emerge e si trasferisce in un’altra zona del settore operativo; le esercitazioni continuano anche durante la notte.
I sommergibili italiani svolgono un utile servizio: di robusta costruzione, sono in grado d’immergersi a profondità maggiori rispetto ai sommergibili statunitensi delle classi più anziane, adibiti all’addestramento, ed al contempo permettono di “liberare” sommergibili di nuova costruzione per il servizio attivo nel Pacifico.
Tutti i sommergibili, dopo alcune riparazioni, vengono dotati di sonar, per la prima volta nella Marina italiana.
Ottobre 1944-Febbraio 1945
Partecipa, nelle acque delle Bermuda, a 55 esercitazioni antisom per le unità Alleate.
27 febbraio 1945
Da Procida e Speri (anch’esso inviato nell’Atlantico occidentale per l’addestramento antisommergibili delle navi statunitensi) lasciano Port Royal, nelle Bermuda, diretti a Guantanamo Bay (Cuba) per proseguire l’attività di addestramento antisommergibili delle unità Alleate in acque più vicine agli ormeggi rispetto a quelle delle Bermuda.
2 marzo 1945
Arriva a Guantanamo Bay.
Febbraio-Agosto 1945
Effettua 72 esercitazioni antisommergibili per navi Alleate, con base a Guantanamo.
6-8 marzo 1945
Il Da Procida partecipa ad esercitazioni antisommergibili giornaliere insieme al cacciatorpediniere statunitense Hawkins ed alla fregata statunitense Davenport.
14-16 marzo 1945
Il Da Procida partecipa ad esercitazioni antisommergibili insieme al cacciatorpediniere di scorta USS Hanna ed alle fregate statunitensi Bayonne, Davenport, Forsyth e Greensboro.
8 agosto 1945
Lascia Guantanamo diretto a Key West.
10 agosto 1945
Arriva a Key West.
Poco tempo dopo, con la resa del Giappone, la seconda guerra mondiale volge al termine.

Il Da Procida in bacino di carenaggio (Coll. Guido Alfano, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net

26 settembre 1945
Lascia Key West per tornare alle Bermuda, insieme al sommergibile Vortice, con la scorta del rimorchiatore di salvataggio statunitense Chain (ARS 20).
27 settembre 1945
Si unisce alla formazione un terzo sommergibile italiano, il Marea, proveniente da Port Everglades.
1° ottobre 1945
Arriva a Bermuda (o Port Royal).
5 ottobre 1945
Il Da Procida salpa da Bermuda insieme ai sommergibili Atropo, Dandolo, Marea, Speri, Vortice ed Onice, scortati ancora dal Chain.
16 ottobre 1945
I sommergibili giungono a Punta Delgada (Azzorre) in mattinata.
18 ottobre 1945
Sommergibili e Chain lasciano Punta Delgada a mezzogiorno, diretti a Gibilterra.
26 ottobre 1945
I sommergibili giungono a Gibilterra in mattinata.
28 ottobre 1945
Sommergibili e Chain lasciano Gibilterra intorno alle 3.
3 novembre 1945
Il Da Procida, gli altri sommergibili ed il Chain arrivano a Taranto: finalmente, la guerra è finita anche per loro.
1° febbraio 1948
In base alle clausole del trattato di pace di Parigi, che impongono il completo smantellamento della superstite flotta subacquea italiana (in origine era prescritto l’affondamento dei sommergibili in alti fondali, poi commutato – su richiesta dell’Italia – in demolizione per ricavarne il prezioso metallo, utile nella ricostruzione del Paese), il Da Procida viene radiato.
Demolito nel 1949.
 

Febbraio 1947: i tre superstiti battelli della classe Mameli, in primo piano, ed altri sommergibili italiani in disarmo a Taranto, ormai in attesa della demolizione (g.c. STORIA militare)

Caduti in guerra tra l’equipaggio del Da Procida:

Pacifico D’Ettore, marinaio silurista, da Civitanova Marche, deceduto in territorio metropolitano il 26 ottobre 1943

Eduardo Parisi, capo meccanico di seconda classe, da La Spezia, disperso nel Mediterraneo il 20 maggio 1941

Giovanni Scanni, sottocapo elettricista, da Bari, deceduto in territorio metropolitano il 13 febbraio 1941



Un’altra immagine del Da Procida (da www.grupsom.com)

martedì 25 ottobre 2016

Lerici

La Lerici (da “Il vero traditore” di Alberto Santoni, Mursia, 1981).

Motonave da carico di 6070 tsl e 9150 tpl, lunga 143,5 metri, larga 18,5 e pescante 8, con velocità di 14 nodi. Appartenente all’armatore genovese Giobatta Bibolini ed iscritta con matricola 55 al Compartimento Marittimo di La Spezia.
Aveva cinque gemelle: Valfiorita, Ombrina, Unione, Ravello e Napoli. Faceva parte del primo gruppo di nuove, moderne, grandi (8000-9000 tpl) e veloci (14-16 nodi a pieno carico) motonavi da carico completate tra agosto e dicembre del 1941, e subito impiegate per la formazione di convogli veloci di navi da carico, impossibili fino al loro arrivo.

Breve e parziale cronologia.

25 gennaio 1939
Impostata nei cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano, La Spezia (numero di cantiere 254).
6 luglio 1941
Varata nei cantieri Odero Terni Orlando del Muggiano (La Spezia).
23 dicembre 1941
Completata per l’armatore Giovanni Battista Bibolini, di Genova, ed immediatamente requisita a La Spezia dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.

La nave subito dopo il varo (da www.carboflotta.com)

3 gennaio 1942
La Lerici (che ha caricato 621 tonnellate di munizioni per le forze italiane, 528 di munizioni per le forze tedesche, 1663 tonnellate di materiali per le forze italiane, 752 per quelle tedesche, 16 carri armati italiani, 14 tedeschi – compresi dei cacciacarri Panzerjäger I del Panzerjäger-Abteilung 605 –, 81 automezzi italiani, 41 tedeschi, 398 tonnellate di carburante per le forze italiane, 242 tra ufficiali, sottufficiali e soldati italiani e 50 tedeschi), insieme alle motonavi Monginevro e Nino Bixio, lascia Messina per Tripoli alle 10.15, nell’ambito dell’operazione di rifornimento «M. 43». Le tre motonavi formano il convoglio n. 1 di tale operazione, scortato dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (contrammiraglio Amedeo Nomis di Pollone), Nicoloso Da Recco, Antoniotto Usodimare, Bersagliere e Fuciliere.
La «M. 43» prevede in tutto l’invio in Libia di cinque grandi motonavi da carico ed una petroliera, tutte veloci (almeno 14 nodi) e di recente costruzione, con una scorta poderosa: oltre alle siluranti di scorta di ciascun convoglio, vi sono una forza di «scorta diretta incorporata nel convoglio» (ammiraglio di squadra Carlo Bergamini, con il compito di respingere eventuali attacchi di formazioni leggere di superficie come la Forza K) composta dalla corazzata Duilio con gli incrociatori leggeri Emanuele Filiberto Duca d’Aosta, Raimondo Montecuccoli, Muzio Attendolo e Giuseppe Garibaldi ed i cacciatorpediniere MaeStrale, Scirocco, Alfredo Oriani e Vincenzo Gioberti, ed un gruppo d’appoggio a distanza (ammiraglio di squadra Angelo Iachino, con l’incarico di proteggere il convoglio da un eventuale attacco in forze della Mediterranean Fleet) formato dalle corazzate Littorio, Giulio Cesare ed Andrea Doria, dagli incrociatori pesanti Trento e Gorizia e dai cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Carabiniere, Alpino, Camicia Nera, Ascari, Antonio Pigafetta ed Antonio Da Noli. Alla scorta aerea concorrono la Regia Aeronautica (Armata Aerea e Ricognizione Marittima) e la Luftwaffe (II Corpo Aereo Tedesco e X Corpo Aereo Tedesco, di base l’uno in Sicilia e l’altro in Grecia) per effettuare ricognizione sul porto della Valletta (Malta) e nelle acque di Alessandria, bombardamenti preventivi sugli aeroporti maltesi e scorta di caccia, antiaerosilurante ed antisommergibile sui cieli del convoglio nonché a protezione delle navi impegnate nello scarico una volta giunte a Tripoli. Completa il dispositivo di difesa la dislocazione di undici sommergibili sulle probabili rotte che una ipotetica forza navale nemica dovrebbe percorrere per attaccare il convoglio.
4 gennaio 1942
Tra le 4 e le 11, come previsto, il convoglio n. 1 si unisce ai convogli 2 (motonave Monviso, motocisterna Giulio Giordani, torpediniere Orsa, Aretusa, Castore ed Antares) e 3 (motonave Gino Allegri, cacciatorpediniere Freccia, torpediniera Procione), partiti rispettivamente da Taranto e Brindisi; si forma così un unico grande convoglio, il cui caposcorta è il contrammiraglio Nomis di Pollone. Mentre il convoglio «Allegri» si unisce al Gruppo «Duilio», la III Divisione Navale (Trento e Gorizia) del gruppo d’appoggio viene avvistata da un ricognitore britannico; da Malta decolla una formazione aerea per attaccare, ma deve rientrare senza essere riuscita a trovare il convoglio. Al tramonto il gruppo «Duilio» s’incorpora nella formazione del convoglio, che durante la notte mette la prua su Tripoli.
5 gennaio 1942
Il gruppo «Duilio» lascia il convoglio, che giunge indenne a Tripoli alle 12.30 senza aver subito alcun attacco.
19 gennaio 1942
Lerici ed Allegri lasciano Tripoli alle 16.30 per rientrare a Trapani, scortate dai cacciatorpediniere Antonio Da Noli (caposcorta) e Saetta e dalla torpediniera Clio. Sulla Lerici si trovano 462 sudditi anglo-maltesi, internati civili, avviati verso campi di concentramento situati in Italia.
20 gennaio 1942
Le due motonavi arrivano a Trapani alle 20.20.
21 febbraio 1942
Alle 13.30 del 21 febbraio la Lerici parte da Corfù per Tripoli insieme alla motonave Monviso ed alla nave cisterna Giulio Giordani, con la scorta dei cacciatorpediniere MaeStraleScirocco, Antonio Pigafetta (caposcorta, capitano di vascello Mirti della Valle), Emanuele Pessagno ed Antoniotto Usodimare e della torpediniera Circe: si tratta del convoglio n. 2 (trasferitosi da Brindisi a Corfù nelle ore precedenti) nell’ambito dell'operazione «K. 7», consistente nell’invio in Libia di due convogli per totali sei mercantili (carichi complessivamente di 29.517 tonnellate di materiali, 113 carri armati, 575 veicoli e 405 uomini), scortati da dieci cacciatorpediniere e due torpediniere. I convogli fruiscono inoltre della scorta indiretta del gruppo «Gorizia» (ammiraglio di divisione Angelo Parona; incrociatori pesanti Trento e Gorizia, incrociatore leggero Bande Nere, cacciatorpediniere Alpino, Oriani e Da Noli) e del gruppo «Duilio», formato dall’omonima corazzata (ammiraglio di squadra Carlo Bergamini) insieme a quattro cacciatorpediniere (Aviere, Geniere, Ascari e Camicia Nera).
La Lerici ha un carico di 97 automezzi, 44 mezzi corazzati (tra cui altri cacciacarri Panzerjäger I del Panzerjäger-Abteilung 605), 753 tonnellate di munizioni, 1118 di gasolio e lubrificanti e 2780 di materiali vari.
22 febbraio 1942
Intorno alle 12.45, 180 miglia ad est di Malta, il convoglio n. 2 si accoda – con una manovra piuttosto lenta – al convoglio n. 1 (motonavi Monginevro, Unione, Ravello, cacciatorpediniere Vivaldi, Zeno, Malocello, Premuda e Strale, torpediniera Pallade), salpato da Messina e che è già stato raggiunto dai gruppi «Gorizia» e «Duilio» (quest’ultimo segue il resto delle navi italiane a breve distanza). La formazione assume rotta 184° e velocità 14 nodi; sin dalla prima mattina (e fino alle 19.45) volano sul suo cielo aerei tedeschi Junkers Ju 88 e Messerschmitt Bf 110 decollati dalla Sicilia per la sua scorta.
Dalle prime ore del mattino compaiono anche ricognitori britannici, che segnalano il convoglio agli aerei di base a Malta; tra le 14 e le 16 si verifica un attacco aereo, che i velivoli della Luftwaffe respingono, abbattendo tre degli aerei attaccanti ed impedendo agli altri di portare a fondo l’attacco (tranne un Boeing B 17 che lancia delle bombe di piccolo calibro contro la Duilio, senza colpirla). Quando l’ammiraglio Bergamini chiede altri aerei mediante il collegamento radio diretto, la richiesta viene prontamente soddisfatta.
La sera del 22, in base agli ordini ricevuti, il gruppo «Duilio» lascia i convogli, che proseguono con la scorta diretta ed il gruppo «Gorizia».
Nella notte seguente il convoglio, che è rimasto diviso in due gruppi (cioè i convogli 1 e 2, che procedono uno dietro l’altro ma separati), viene più volte sorvolato da dei bengalieri nemici (tra le 00.30 e le 5.30 del 23 dei bengala si accendono sul cielo dei convogli), ma non subisce danni, grazie alle manovre ed all’emissione di cortine fumogene.
23 febbraio 1942
Poco dopo le otto del mattino sopraggiungono due torpediniere inviate da Marilibia in rinforzo alla scorta, cui l’ammiraglio Parona ordina di unirsi al gruppo «Vivaldi». La foschia impedisce ai due convogli, distanti solo 8-9 miglia, di vedersi, ed alla scorta aerea della Luftwaffe di trovare le navi; le trovano invece, ma solo quelle del gruppo «Gorizia», i caccia italiani FIAT CR. 42 inviati anch’essi per la scorta.
Alle 10.14 del mattino, una novantina di miglia ad est di Tripoli ed al largo di Capo Misurata, la Circe localizza con l’ecogoniometro il sommergibile britannico P 38, che sta tentando di attaccare il convoglio (poco dopo ne viene avvistato anche il periscopio, che però subito scompare poiché il sommergibile, capendo di essere stato individuato, s’immerge a profondità maggiore), e, dopo aver ordinato al convoglio di virare a dritta, alle 10.32 lo bombarda con bombe di profondità, arrecandogli gravi danni. Subito dopo il P 38 affiora in superficie, per poi riaffondare subito: a questo punto si uniscono alla caccia anche l’Usodimare ed il Pessagno, che gettano altre cariche di profondità, e, insieme ad aerei della scorta, mitragliano il sommergibile. L’attacco è tanto violento e confuso che un marinaio, su una delle navi italiane, rimane ucciso dal tiro delle mitragliere, e la Circe deve richiamare le altre unità al loro posto per poter proseguire nella sua azione. Dopo questi ulteriori attacchi, la Circe effettua un nuovo attacco con bombe di profondità, ed alle 10.40 il sommergibile affiora di nuovo con la poppa, fortemente appruato, le eliche che girano all’impazzata ed i timoni orientati a salire, per poi affondare di prua con l’intero equipaggio in posizione 32°48’ N e 14°58’ E. Un’ampia chiazza di carburante, rottami e resti umani marcano la tomba dell’unità britannica.
Nel frattempo, alle 10.30, lo Scirocco (come stabilito in precedenza) lascia la scorta del convoglio numero 2 e si aggrega al gruppo «Gorizia», che, essendo ormai il convoglio vicino a Tripoli, e non presentandosi più rischi di attacchi di navi di superficie, si avvia sulla rotta di rientro.
I convogli giungono indenni a Tripoli tra le 16 e le 16.40 del 23.
8 marzo 1942
La Lerici lascia Tripoli alle 21, insieme ad Unione, Giordani e Ravello, per rientrare in Italia con la scorta del cacciatorpediniere Strale e delle torpediniere Cigno e Procione. Sulla Lerici sono imbarcati 110 “indesiderabili” in Libia, mentre Unione e Ravello trasportano prigionieri di guerra.
9 marzo 1942
Alle 7.30 il convoglio s’incontra con un altro proveniente dall’Italia e diretto a Tripoli, nell’ambito dell’operazione «V. 5»; i cacciatorpediniere Scirocco ed Antonio Pigafetta, appartenenti alla scorta di quest’ultimo, lo lasciano e si uniscono alla scorta del convoglio della Lerici (il Pigafetta, capitano di vascello Enrico Mirti della Valle, ne diviene anzi il caposcorta). Il convoglio gode inoltre dell’appoggio del gruppo di scorta «Garibaldi» (incrociatori leggeri Giuseppe Garibaldi – nave di bandiera dell’ammiraglio di divisione Raffaele De Courten, comandante superiore in mare –, Eugenio di Savoia e Raimondo Montecuccoli, cacciatorpediniere Aviere, Geniere, Oriani ed Ascari).
In mattinata l’ammiraglio De Courten, avendo intercettato comunicazioni di aerei britannici che seguono la formazione italiana e ne riportano la presenza (il convoglio è stato avvistato da un ricognitore Martin Maryland del 69th Squadron RAF, circa 200 miglia a sudest di Malta), ordina che il convoglio ed il gruppo di scorta compiano una deviazione verso est, per allontanarsi da Malta, da dove si presume che arriveranno gli attacchi aerei.
Ciononostante, tra le 16.40 e le 17.20 (170 miglia a nordest di Tripoli), mentre la scorta aerea è più ridotta (tre bombardieri Junkers Ju 88 ed un caccia bimotore Messerschmitt Bf 110 della Luftwaffe), il convoglio viene attaccato da otto aerosiluranti Bristol Beaufort del 39th Squadron RAF (li guida il capitano C. S. Taylor), che De Courten ritiene correttamente provenire dalla Marmarica (sono decollati dalla base di Bu Amud). In realtà il loro obiettivo non è il convoglio della Lerici, bensì quello incontrato qualche ora prima e diretto in Libia: hanno attaccato il convoglio sbagliato. Non è neanche l’unica cosa andata storta nei piani dei britannici, dal momento che i Beaufort non hanno trovato la prevista scorta di caccia Bristol Beaufighter, e sono dovuti proseguire da soli. Uno degli aerosiluranti lancia contro il mercantile di maggior dimensioni, gli altri contro le navi della scorta; nessuna viene colpita, ed i Beaufort, superato indenni il tiro contraereo delle navi, si allontanano inseguiti dalla scorta aerea tedesca. Uno degli aerosiluranti viene leggermente danneggiato da quest’ultima, mentre da parte britannica si rivendica l’abbattimento di uno Ju 88 ed il danneggiamento del Messerschmitt.
Durante la notte, il gruppo di scorta s’incorpora nel convoglio; per tutta la notte le navi sono sorvolate da bengalieri che chiamano più volte altri aerei all’attacco, ma non ci sono conseguenze (un primo gruppo di aerei non trova le navi; del secondo, venti bombardieri Vickers Wellington decollano per attaccare il convoglio, ma solo in tre riescono a trovarlo, e le loro bombe mancano le navi).
10 marzo 1942
Di nuovo il convoglio è tallonato da ricognitori. Da Alessandria, in seguito all’errata notizia che un incrociatore italiano sarebbe stato colpito durante gli attacchi di Beaufort del pomeriggio precedente, prende il mare una formazione al comando del viceammiraglio Philip Vian, per intercettarlo; naturalmente non troveranno nulla e l’indomani, durante il ritorno, l’incrociatore leggero Naiad (nave ammiraglia di Vian) sarà affondata dal sommergibile tedesco U 565, con la perdita di 82 uomini.
Alle 17.30 la scorta è rinforzata dall’arrivo della torpediniera Aretusa.
11 marzo 1942
Il convoglio si divide in due gruppi. Lerici, Giordani, Ravello, Cigno, Aretusa, Pigafetta e Scirocco giungono a Taranto alle tre di notte, mentre le altre navi raggiungono Brindisi.
2 aprile 1942
La Lerici salpa da Taranto per Tripoli alle 12.50 insieme alla motonave Unione, scortata dai cacciatorpediniere Antonio Pigafetta (caposcorta), Euro ed Antonio Da Noli e dalla torpediniera Pallade, nell’ambito dell’operazione di traffico «Lupo».
A mezzanotte la Cigno lascia la scorta, sostituita dalla gemella Pallade.
3 aprile 1942
Alle otto del mattino, una sessantina di miglia ad est di Capo Murro di Porco, il convoglio che comprende la Lerici si unisce – come prestabilito – ad un secondo proveniente da Taranto e composto dalle motonavi Nino Bixio e Monviso, scortate dai cacciatorpediniere Emanuele Pessagno e Folgore e dalla torpediniera Centauro. Si forma così un unico convoglio, che imbocca una rotta che passa a 110 miglia da Malta per raggiungere Tripoli.
Al tramonto si aggregano al convoglio anche le motonavi Gino Allegri e Monreale, provenienti da Augusta con la scorta dei cacciatorpediniere Freccia e Nicolò Zeno.
4 aprile 1942
Il convoglio viene avvistato da ricognitori britannici e sottoposto a diversi attacchi aerei, ma non subisce alcun danno e giunge a Tripoli tra le 9 e le 10.30, portando a destinazione un prezioso carico di 14.955 tonnellate di munizioni e materiali vari, 6190 tonnellate di carburante, 769 tra automezzi e rimorchi, 82 carri armati e 327 militari.
17 aprile 1942
La Lerici (che ha a bordo anche 52 ebrei anglo-libici e due anglo-maltesi, internati in Libia e diretti in campi di concentramento situati in Italia) e la motonave Monviso lasciano Tripoli alle 15, scortate dai cacciatorpediniere Freccia (caposcorta) e Mitragliere e dalla torpediniera Pegaso.
Il convoglio viene dirottato verso la Grecia a seguito dell’affondamento, sulla stessa rotta, del piroscafo tedesco Bellona da parte di un sommergibile britannico (il Torbay); poi viene diviso in base alla destinazione: Lerici e Freccia verso Taranto, Monviso e Mitragliere verso Brindisi.
19 aprile 1942
Lerici e Freccia giungono a Taranto alle 14.15.
30 aprile 1942
Lerici e Bixio salpano da Taranto e Napoli alle 10.20, scortate dai cacciatorpediniere Antonio Pigafetta (caposcorta) e Nicolò Zeno e dalla torpediniera Orsa.
2 maggio 1942
Raggiunto dalla torpediniera Clio, inviatagli incontro da Tripoli, il convoglio giunge in quest’ultimo porto alle 8.
6 maggio 1942
La Lerici lascia Tripoli per Napoli alle 19, scortata dalle torpediniere Centauro (caposcorta) e Generale Marcello Prestinari.
7 maggio 1942
La Prestinari lascia la scorta alle 17.40.
8 maggio 1942
Lerici e Centauro raggiungono Napoli alle 8.45.
16 maggio 1942
La Lerici salpa da Napoli per Tripoli all’1.45, scortata dalla torpediniera Perseo. Le due navi formano il convoglio «C», uno dei tre diretti in Libia nell’ambito dell’operazione di traffico «Lero».
17 maggio 1942
Alle 7.25 Lerici e Perseo vengono raggiunte dalla torpediniera Clio, inviata da Tripoli.
Alle 8.30, 70 miglia a sud di Capo Spartivento, il convoglio «C» si congiunge con i convogli «R» (motonave Mario Roselli e cacciatorpediniere Nicolò Zeno, provenienti da Brindisi) e «X» (motonave Nino Bixio e cacciatorpediniere Turbine, provenienti da Taranto), già unitisi in precedenza, formando un convoglio unico avente come caposcorta lo Zeno.
Tale convoglio procede sulla rotta a levante di Malta, fino alle 19.45: a quell’ora, giunte le navi a 80 miglia da Tripoli, il convoglio «C» (Lerici, Clio e Perseo) si separa nuovamente dagli altri (che sono diretti invece a Bengasi) e fa rotta per Tripoli.
18 maggio 1942
Lerici, Clio e Perseo entrano a Tripoli all’alba.
23 maggio 1942
Lerici, Zeno (caposcorta) e la torpediniera Climene lasciano Tripoli per Napoli alle due di notte.
24 maggio 1942
Le tre navi giungono a Napoli alle 14.10.
1° giugno 1942
Lerici e Zeno salpano da Napoli per Tripoli alle 8. La Lerici trasporta 3168 tonnellate di materiale d’artiglieria e materiale vario, 645 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 156 automezzi, tre carri armati, una maona del peso di 26 tonnellate e 123 militari.
2 giugno 1942
Le due navi sostano nella rada di Pantelleria dalle 4 alle 5.30, per sfuggire all’avvistamento da parte di aerei nemici, poi proseguono. Subiscono attacchi aerei durante la navigazione, al largo di Pantelleria, ma senza riportare danni, e giungono a Tripoli alle 22.30.
7 giugno 1942
La Lerici, la motonave italiana Rosolino Pilo e la tedesca Reichenfels salpano da Tripoli per Napoli alle 23, scortate dai cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (caposcorta) e Lanzerotto Malocello e dalla torpediniera Polluce. Esse formano il convoglio «K».
8 giugno 1942
Al largo di Ras Iddah, alle 17.25, il convoglio «K» incontra il convoglio «Numidia», con il piroscafo Numidia e la nave cisterna Caucaso in navigazione da Palermo a Tripoli scortate dalle torpediniere Castore e Clio; la Polluce, come stabilito in precedenza, lascia la scorta del convoglio «K» e diviene caposcorta del convoglio «Numidia», mentre le altre navi mantengono i rispettivi ruoli.
9 giugno 1942
Il convoglio «K» giunge a Napoli a mezzogiorno.
9 luglio 1942
La Lerici e la Ravello, provenienti da Napoli, partono da Patrasso alle 23, scortati dai cacciatorpediniere Folgore e Lampo. Le navi formano il convoglio «L»; sulla Lerici si trovano 3478 tonnellate di materiali vari, 263 tonnellate di carburanti e lubrificanti, due bettoline del peso complessivo di 75 tonnellate, 199 tra automezzi e rimorchi, due carri armati (cacciacarri tedeschi Marder III Sd. Kfz. 139), 17 motocarrozzette e 127 militari.
10 luglio 1942
Alle 5.20 il convoglio «L» si unisce al convoglio «O» (motonave Unione, scortata dai cacciatorpediniere Freccia e Partenope e dalle torpediniere Polluce e Calliope), proveniente da Gallipoli, formando il convoglio «S» (caposcorta Freccia); alle 10 si aggrega anche il convoglio «N» (motonave Apuania, torpediniere Orsa e Pallade) da Napoli.
Alle 18 il convoglio viene raggiunto dal cacciatorpediniere Saetta, che lo lascia alle 19.30 diretto a Suda, insieme a Lerici e Polluce, quivi dirottate.
17 luglio 1942
La Lerici ed il posamine ausiliario Lero lasciano Suda alle 20, scortate dalle torpediniere Polluce e Sagittario (caposcorta) e dalla II Squadriglia MAS con sette unità.
Successivamente il convoglio si divide: Lerici e Sagittario dirigono per Bengasi, le altre unità per Tobruk.
18 luglio 1942
Lerici e Sagittario arrivano a Bengasi alle 19.15.
30 luglio 1942
La Lerici e la motonave Manfredo Camperio salpano da Bengasi per Brindisi alle 8.30, cariche di 3000 prigionieri di guerra. Le scorta la torpediniera Circe.
31 luglio 1942
La Circe lascia la scorta alle 23; viene sostituita dalla gemella Clio. A Navarino, la Clio è a sua volta avvicendata dal cacciatorpediniere Freccia.
1° agosto 1942
Lerici e Camperio arrivano a Brindisi alle 11.15.
 

La Lerici od una sua nave gemella nella primavera del 1942 (Archivio Centrale dello Stato, via Giorgio Parodi e www.naviearmatori.net
L’affondamento

Il 14 agosto 1942, alle 4.30, la Lerici salpò da Brindisi alla volta di Bengasi, scortata dalle torpediniere Castore (tenente di vascello Bruno Tezel) e Calliope (capitano di corvetta Cocchi). La motonave trasportava 2198 tonnellate di munizioni, materiale d’artiglieria e materiali vari, 588 tonnellate di carburanti e lubrificanti, 173 tra automezzi e rimorchi ed un carro armato. Vi erano a bordo 158 militari del Regio Esercito di passaggio più l’equipaggio, per un totale di 290 o 291 uomini.
Verso le 10.30 dello stesso giorno, al largo di Leuca, le tre navi si congiunsero con un secondo gruppo proveniente da Taranto: lo formavano la motonave Ravello, la torpediniera Polluce (tenente di vascello Tito Burattini) ed il cacciatorpediniere Nicoloso Da Recco (capitano di vascello Aldo Cocchia), che divenne il caposcorta del convoglio unico così formato. La destinazione di tutte era Bengasi; il convoglio seguì le rotte che costeggiavano la Grecia occidentale, tenendosi molto ad est di Malta.
Ma “ULTRA” già da giorni sfornava rapporti frutto dell’intercettazione e decifrazione di messaggi in codice relativi al convoglio: già il 10 agosto i comandi britannici avevano appreso che Lerici e Ravello sarebbero dovuti partire rispettivamente da Brindisi e Taranto per riunirsi in mare alle 10.30 del 12, e che ad esse si sarebbe poi unita anche la motonave Foscolo (che si trovava al Pireo) per raggiungere Bengasi alle 8 del 14.
La partenza era poi stata rimandata di quarantott’ore: ma nemmeno questo era sfuggito ai decrittatori britannici, che il 12 agosto avevano comunicato che la partenza di Lerici, Foscolo e Ravello era stata ritardata fino a nuovo ordine, ed il 14 avevano precisato che Lerici e Ravello sarebbero partite quel giorno, con arrivo previsto a Bengasi alle 8 del 16 agosto.
Verso le quattro del pomeriggio del 15 agosto il convoglio venne avvistato da ricognitori britannici, inviati sia per “coprire” l’operato di “ULTRA” che per ottenere un ultimo aggiornamento sulla posizione del convoglio; gli aerei ne segnalarono la posizione al comandante della 10th Submarine Flotilla di Malta (capitano di vascello George Walter Willow Simpson, detto “Shrimp”), che a sua volta inviò ad incontrarlo il sommergibile Porpoise (tenente di vascello Leslie William Abel Bennington), in agguato non lontano. Supermarina intercettò a sua volta i messaggi dei ricognitori britannici ed inviò al convoglio due messaggi urgenti PAPA (Precedenza Assoluta sulle Precedenze Assolute) per avvisarlo di essere stato scoperto da ricognitori, ma ciò non bastò ad impedire l’attacco.
Il Porpoise avvistò un oggetto dritto di prora alle 17.54, e s’immerse per poi iniziare ad avvicinarsi: alle 18.08 avvistò le navi del convoglio, dapprima le due motonavi e dopo qualche minuto la scorta navale (che identificò, erroneamente, come quattro cacciatorpediniere classe Navigatori) e due velivoli della scorta aerea. Lerici e Ravello procedevano in linea di fronte ad una distanza di circa 900 metri tra di loro, mentre le unità della scorta erano disposte a mezzaluna; Bennington stimò la rotta del convoglio come 210°, e la velocità in 11 nodi. Alle 18.12, calata la distanza a circa 4600 metri, Bennington decise di portarsi in una posizione tra i due mercantili e di attaccare la motonave di sinistra (la Lerici); alle 18.18 il Porpoise accostò per 120° e si avvicinò alla Lerici con rotta perpendicolare, ed alle 18.24 accostò per 100°, mentre una nave della scorta passava a soli 365 metri di distanza. Tutte le unità della scorta erano dotate di ecogoniometro, ma nessuna rilevò il sommergibile immerso.
Bennington decise di attaccare con un angolo di 70°, per evitare di essere speronati dalla motonave di dritta. Alle 18.28, all’imbrunire, il Porpoise lanciò due siluri contro la Lerici, in posizione 34°45’ N e 21°32’ E (fonti italiane riportano invece la posizione come 34°50’ N e 21°30’ E, circa 120 miglia a nord di Ras Aamer, o 34°42’ N e 21°35’ E, cento miglia ad ovest/sudovest di Creta; per fonte ancora differente, 140 miglia ad ovest di Creta).
Soltanto quando la Ravello avvistò la scia di un siluro e diede l’allarme sommergibili il convoglio si accorse di essere sotto attacco. La Ravello evitò il siluro con pronta manovra, ma la Lerici non vide i segnali, o non li seguì, e così alle 18.30 fu colpita a poppa (da uno o da entrambi i siluri, a seconda delle fonti) ed immobilizzata. Sembrò però mantenere una buona galleggiabilità, facendo ben sperare nelle possibilità di un salvataggio.
Il Da Recco comunicò l’accaduto al comando della VIII Divisione Navale, avente sede a Navarino (distante un centinaio di miglia), poi proseguì con Castore e Ravello, lasciando Polluce e Calliope sul posto per assistere la danneggiata Lerici e tentare di condurla in salvo. Su ordine di Cocchia, la Calliope (dopo aver recuperato 259 naufraghi, che avevano abbandonato la nave in seguito al siluramento) tentò di prendere a rimorchio la motonave, mentre la Polluce dava la caccia al sommergibile attaccante.
Dopo il lancio, il Porpoise era sceso a 24 metri e si era allontanato a tutta forza su rotta 230°: il contrattacco iniziò alle 18.40, ma le bombe furono lanciate troppo lontane dal Porpoise, che si portò a quota periscopica alle 19 e constatò che la Lerici era fortemente appoppata, con due torpediniere ferme nei pressi e numerose scialuppe in mare. Il sommergibile accostò per 350° e poi per 030° per attaccare la torpediniera più vicina, ma alle 19.20 la Polluce localizzò il Porpoise all’ecogoniometro ed effettuò diversi passaggi con lancio di bombe di profondità (in tutto 38, in tre passaggi), alcune delle quali esplosero piuttosto vicine al bersaglio, ma senza causare danni.
Il Porpoise scese di nuovo a 24 metri e si allontanò lentamente su rotta 60°; la Polluce, ritenendo a torto di averlo affondato, recuperò un naufrago isolato della Lerici e tornò ad assumere la scorta delle altre due navi.
Il comando della VIII Divisione inviò in soccorso della Lerici anche i cacciatorpediniere Mitragliere (capitano di fregata Garino) e Bersagliere, che salparono da Navarino in nottata e giunsero sul posto alle undici del mattino del 16 agosto, trovando e soccorrendo altri dieci sopravvissuti.
Un improvviso incendio, scoppiato sulla prua della Lerici durante la notte, vanificò ogni tentativo di salvataggio del bastimento: le fiamme si estesero rapidamente a tutta la nave, ed i tentativi di rimorchio verso Navarino fallirono irrimediabilmente. Il mattino del 16 il comandante del Mitragliere, stante l’impossibilità di salvare il mercantile – ormai avvolto dalle fiamme e con la poppa sommersa –, decise di dargli il colpo di grazia dopo aver tratto in salvo equipaggio e militari passeggeri. La Lerici fu affondata a cannonate dal Mitragliere, inabissandosi a mezzogiorno del 16 agosto.
Le vittime della Lerici furono 20 o 21, mentre i 270 sopravvissuti vennero sbarcati dalle quattro unità soccorritrici a Navarino, dove giunsero alle 19.30.
“ULTRA” decrittò anche i messaggi che riferivano della perdita della Lerici, informandone prontamente l’ammiragliato britannico.


Il siluramento della Lerici nel giornale di bordo del Porpoise (da Uboat.net):

“1854 hours - Sighted an object dead ahead. Dived and closed.
1908 hours - Sighted two large merchant ships dead ahead. A few minutes later an escort of four Navigatori-class destroyers and two aircraft were sighted. The merchant ships were in line abreast about 1000 yards apart. The destroyers were formed in a crescent-shaped screen. The wing destroyers were about 1500 yards on the beam of the merchant ships and the inside destroyers were about 2000 yards apart and 1000 yards ahead of the convoy. Enemy course was estimated as being 210°, speed 11 knots.
1912 hours - Porpoise was now slightly on the starboard bow of the starboard ship of the convoy and about 10° on the starboard bow of the port ship. Range was about 5000 yards. Both targets appeared equally desirable and it was decided to do an advancing attack on the port ship, endeavouring to fire from a position between the two ships.
1918 hours - Altered course to 120° and closed the port ship on a 90° track.
1924 hours - Altered course to 100° the starboard inner destroyer passed 400 yards astern of Porpoise. It was considered desirable to attack on a 70° track to avoid being rammed by the starboard ship.
1928 hours - Fired two torpedoes at the port ship in position 34°45'N, 21°32'E. Both torpedoes hit. Porpoise went to 80 feet and increased to full speed and altered course to 230°. For some time there was no counter attack.
1940 hours - Heard breaking up noises followed by one terrific explosion. Counter attacks by the escorts now followed but these were for the moment not close.
2000 hours - Came to periscope depth. The target was well down by the stern and two destroyers were stopped nearby. Several lifeboats were seen in the water. Altered course to 350° and later to 030° to close and attack the nearest destroyer. By this time both destroyers had started using their Asdic sets.
2020 hours - One destroyer obtained an Asdic contact. Both destroyers got under way and one carried out several attacks, apparently in firm contact with something. Some of the depth charges fell appreciably closer. It was now getting too dark for periscope visibility. Dived to 80 feet and altered course to 60° and made off at slow speed. When last seen the stern of the target was awash, numerous small explosions could be heard emanating from her and she was on fire forward. Altogether the destroyers dropped 60 depth charges.
2236 hours - Surfaced in position 34°47'N, 21°37'E and proceeded on main engines, course 60°.”
 
La Lerici in navigazione verso il Nordafrica (g.c. Mauro Millefiorini via www.naviearmatori.net)