Il Luciano Bottiglieri sotto il precedente nome di Hermanos (Coll. Gerrit J. Schmaal, via www.marhisdata.nl) |
Motoveliero da carico (goletta a palo) di 331 tsl e 277 tsn, lungo 41,46 metri fra le perpendicolari e 44,65 fuori tutto, largo 8,28 metri e pescante 3,55-3,95, con scafo in acciaio e velocità di 7 nodi.
Di proprietà dei Fratelli Bottiglieri di Torre del Greco, iscritto con matricola 1307 al Compartimento Marittimo di Torre del Greco; nominativo di chiamata radio IOME.
Requisito dalla Regia Marina ed impiegato come vedetta foranea, con sigla V 125.
Breve e parziale cronologia.
6 settembre 1917
Varato come motogoletta a palo Hermanos (numero di costruzione 102 o 103) nei cantieri J. Th. Wilmink & Co. di Groningen (Paesi Bassi).
30 marzo 1918
Completato come Hermanos per la N. V. Maatschappij tot Exploitatie van het Motorschoenerschip 'Hermanos' di Rotterdam, in gestione alla N. V. Vrachtvaart-Maatschappij 'Neerlandia' anch’essa di Rotterdam. Stazza lorda e netta originarie 336,48 tsl e 251,56 tsn, portata lorda 536 tpl. Porto di registrazione Rotterdam, nominativo di chiamata radio PBCL.
(Secondo la medesima fonte la nave sarebbe stata costruita a spese del cantiere costruttore e posta in disarmo dopo il varo nel settembre 1917, per poi essere venduta nell’aprile 1918).
22 aprile 1918
Compie la prima uscita per prove in mare.
22 dicembre 1919
Durante un viaggio da Hull ad Anversa, l'Hermanos si arena presso Zandvoort/Noordwijk. L'equipaggio viene tratto in salvo; inizialmente le prospettive di disincaglio della nave appaiono poco promettenti perché è arenata molto profondamente, ma il 23 dicembre la compagnia armatrice (che negli stessi giorni ha subito anche l’incaglio di un altro motoveliero nuovo di zecca, il Johanna) si rivolge alla celebre società di recuperi L. Smit & Co.
9 gennaio 1920
L'Hermanos, ancora incagliato presso Zandvoort, viene ulteriormente danneggiato da una violenta burrasca, che nella notte tra l’8 ed il 9 asporta tutti i boccaporti ed allaga interamente lo scafo. Ciononostante, la nave verrà alla fine disincagliata dalla Smit.
Luglio 1920
Acquistato dalla Société des Caboteurs Bretons, avente sede a Brest (Francia), e ribattezzato La Bonne Lorraine; porto di registrazione Brest, nominativo di chiamata OKXE. In gestione a J. Le Martret, sempre di Brest.
1924
Acquistato da Marcel Rondeleux & Consorts. di Brest, senza cambiare nome né porto di registrazione o nominativo di chiamata. Sempre in gestione a J. Le Martret. Stazza lorda 356 tsl, netta 252 tsn.
1928
Acquistato da Carminina Belluomini vedova Del Prete, di Viareggio, e ribattezzato Guglielmo. Iscritto con matricola 656 al Compartimento Marittimo di Viareggio, nominativo di chiamata NTAX.
Suo primo comandante sotto bandiera italiana è il capitano di lungo corso Andrea Sirio Benedetti, che lo terrà fino al 1933, per poi tornarvi di nuovo dal 1935 al 1938.
Maggio 1934
Il capitano marittimo Amedeo Benedetti fu Guglielmo, proprietario di 12 carati del Guglielmo, conferisce al fratello Mario, anch’egli capitano marittimo e proprietario degli altri 12 carati, pieni poteri sull’amministrazione della nave.
1938
Acquistato dal capitano di gran cabotaggio Mario Benedetti fu Guglielmo, di Viareggio, senza cambiare nome. Nominativo di chiamata IQME.
(Il volume "La flotta scomparsa" di Flavio Serafini lo dà “agli ordini” del capitano Benedetti dal 1928 al 1940, ma non è chiaro cosa si intenda con ciò, visto che lo stesso volume informa che comandante della nave per gran parte di questo periodo fu Andrea Sirio Benedetti; è forse possibile che Benedetti avesse la nave in gestione anche prima di acquistarla nel 1938. Secondo lo stesso libro, nel 1937-1938 era armatrice del Guglielmo Carminina Belluomini, ma ne erano proprietari i fratelli Benedetti).
Dicembre 1940
Venduto da Amedeo e Mario Benedetti ai Fratelli Bottiglieri di Torre del Greco, e ribattezzato Luciano Bottiglieri. Trasferito al Compartimento Marittimo di Torre del Greco, matricola 1037.
7 dicembre 1940
Requisito dalla Regia Marina ed iscritto con sigla V 125 nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Adibito alla vigilanza foranea.
Un’altra immagine della nave come Hermanos, arenata vicino a Zandvoort nel gennaio 1920 (Coll. Rob G. Martens, via www.marhisdata.nl) |
L'affondamento
Addetto alla vigilanza foranea di Cagliari, il 14 giugno 1941 il Luciano Bottiglieri si trovava in pattugliamento a sud della Sardegna quando alle 3.30 di notte venne avvistato in posizione 38°32' N e 08°58' E dal sommergibile britannico Clyde (capitano di fregata David Caldicott Ingram), partito il precedente 28 maggio da Gibilterra per la sua prima missione in Mediterraneo (in precedenza ne aveva svolte altre quattordici, dapprima nelle acque dell'Africa Occidentale e poi nel Mar del Nord), un pattugliamento in Mar Tirreno.
Nei giorni precedenti il Clyde aveva già avuto modo di cogliere alcuni successi: il 1o giugno aveva silurato e affondato il piroscafo San Marco ad est di Capo Carbonara, mentre una settimana più tardi aveva affondato a cannonate il piroscafo Sturla, nel Golfo di Policastro. Dopo essersi spinto fin nelle acque a nord della Sicilia, il sommergibile aveva iniziato la navigazione di ritorno verso Gibilterra passando a sud della Sardegna, e fu proprio durante questo tragitto che s’imbatté nel Luciano Bottiglieri, destinato ad essere l’ultima vittima di quella missione.
Quando avvistò il motoveliero italiano, il comandante Ingram intuì correttamente che si trattava di un’unità ausiliaria adibita al pattugliamento; reputandola, con ogni probabilità, troppo piccola per un siluro, decise di immergersi e pedinarla in attesa dell’alba, per poi affondarla a cannonate.
Alle 5.54 il comandante britannico decise che c’era abbastanza luce, e diede ordine di emergere: la posizione era in quel momento 38°34' N e 08°54' E. Aperto il fuoco con il cannone, il Clyde affondò il Luciano Bottiglieri una ventina di miglia a sud di Capo Spartivento Sardo, dopo di che ne recuperò i sette sopravvissuti, quattro dei quali gravemente feriti, che sbarcò due giorni più tardi a Gibilterra come prigionieri.
I naufraghi raccolti dal Clyde erano esattamente la metà del 14 uomini che componevano l’equipaggio del Luciano Bottiglieri: gli altri sette membri dell’equipaggio erano rimasti uccisi dalle cannonate del Clyde od erano annegati.
Uno degli scomparsi, il marinaio cannoniere Antonio Urciuoli, compiva proprio quel giorno il suo trentaduesimo compleanno.
Le vittime:
Mario Del Magro, sottocapo nocchiere,
37 anni, da Viareggio (deceduto)
Guido Iacopini, marinaio, 30 anni, da
Viareggio (disperso)
Vincenzo Iannella, marinaio
elettricista, 26 anni, da Calitri (disperso)
Amedeo Lucchesi, marinaio nocchiere,
29 anni, da Viareggio (disperso)
Filippo Mollica, marinaio, 27 anni, da
Palermo (deceduto)
Antonio Urciuoli, marinaio cannoniere,
32 anni, da Napoli (disperso)
Angelo Vannucchi, marinaio, 41 anni,
da Viareggio (disperso)
I siti in lingua inglese menzionano erroneamente il nome della nave affondata dal Clyde come “Giovanni Bottigliere”, descrivendola altresì come un piroscafo.
L'affondamento del Luciano Bottiglieri nel giornale di bordo del Clyde (da Uboat.net):
"0330 hours - In position 38°32'N, 08°58'E sighted an auxiliary patrol vessel. Dived and shadowed submerged to await full daylight.
0554 hours - Surfaced in position 38°34'N, 08°54'E and sank the vessel with gunfire and rescued the seven survivors."
L'Hermanos su Marhisdata
Il Luciano Bottiglieri sul Lloyd’s Register of Shipping del 1942
Scheepswerf Fa. J.Th. Wilmink & Co., Groningen.
L'HMS Clyde su Uboat.net
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