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L’Acciaio nel cantiere Odero-Terni-Orlando del Muggiano (La Spezia) prima del varo, il 22 giugno 1941 (g.c. Marcello Risolo via Giorgio Parodi)
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Il 10 luglio 1943 il
sommergibile Acciaio (un’unità della
classe Platino della serie “600” di sommergibili di piccola crociera, con
dislocamento di 712 t in superficie ed 865 in immersione, costruita nei
cantieri OTO del Muggiano tra il novembre 1940 e l’ottobre 1941) al comando del
tenente di vascello Vittorio Pescatore, lasciò La Maddalena diretto in Sicilia:
uno dei tanti sommergibili inviati a sud nell’ormai inutile tentativo di
ostacolare l’imminente sbarco alleato in Sicilia, l’Acciaio avrebbe dovuto attraversare lo stretto di Messina e raggiungere
un’area di agguato al largo della costa settentrionale (od orientale) della
Sicilia. Dopo aver lasciato La Maddalena, l’Acciaio
non diede più notizia di sé. Fu dopo la guerra che si apprese che alle 20.22 (per
altra versione 20.36) del 13 luglio, al largo del promontorio di Capo Vaticano
(nel comune di Ricadi, in provincia di Vibo Valentia), a nord dello stretto di
Messina ed a sud del golfo di Gioia Tauro, il sommergibile britannico Unruly – inviato con altri nelle acque
della Sicilia per attaccare le forze navali italiane, qualora fossero state
inviate a contrastare lo sbarco –, mentre si trovava in immersione, aveva
avvistato l’Acciaio, diretto verso
sud, che si avvicinava a Capo Vaticano e comunicava intanto con la locale
stazione semaforica mediante segnali ottici. (L’Acciaio, probabilmente, dopo la partenza da La Maddalena aveva
attraversato il Tirreno sino a raggiungere la costa dell’Italia continentale,
che aveva poi costeggiato verso sud, navigando in immersione di giorno, per
evitare attacchi da parte della preponderante aviazione nemica, ed in
superficie di notte). L’unità britannica si era avvicinata per attaccare con i
siluri: alle 20.44 i due sommergibili erano in avvicinamento (l’Acciaio con rotta 140° e velocità 11
nodi, l’Unruly con rotta 08°) ed il
comandante britannico, tenente di vascello J. P. Fyfe, che riteneva di essere
stato avvistato da un’unità di superficie, modificò il piano d’attacco, ed alle
20.49.08 (giornale di bordo dell’Unruly;
il comandante della flottiglia in un rapporto indicò le 18.49, probabilmente
riferendosi all’ora inglese) l’Unruly
lanciò il primo siluro da 2700 metri, e subito dopo altri tre, contro il
sommergibile italiano. Dopo due minuti, alle 20.51.08, l’Unruly aveva avvertito una prima esplosione, poi un’altra alle
20.52.59, un’altra ancora alle 20.53.03 e l’ultima alle 20.53.14. Il lancio dei
siluri fece perdere temporaneamente l’assetto all’Unruly (cambiò involontariamente la profondità a cui si trovava
immerso), che così non ebbe modo di osservare al periscopio l’esito
dell’attacco; dopo altri due giorni di agguato, l’Unruly era rientrato a Biserta, dove il comandante della 10th
Submarine Flotilla, controllato il giornale di bordo, concluse che i siluri,
lanciati contro un sommergibile italiano (la cui identità, in quel momento,
chiaramente non poteva essere nota), non lo avevano colpito. Questo non era
purtroppo esatto, dal momento che l’Acciaio
non era mai più rientrato alla base. In considerazione dei diversi tempi
intercorsi tra i lanci e gli scoppi dei siluri (due minuti esatti per il primo,
più di tre per gli altri) è probabile che solo il primo siluro colpì l’Acciaio, mentre gli altri tre
scoppiarono contro la costa. Devastato dallo scoppio, l’Acciaio era affondato all’istante, portando con sé l’intero
equipaggio di 47 uomini, in posizione 38°35’ N e 15°49’ E, su un fondale di
oltre di 300 metri (per altra fonte di circa 250), lasciando in superficie solo
pochi rottami e carburante.
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L’Acciaio in navigazione (foto da
Wikipedia, link d’origine non funzionante; qualora il detentore dei crediti
ne facesse richiesta la fonte verrà prontamente aggiunta). Durante le sue 24
missioni di guerra (9 offensive e 15 di trasferimento, durante cui percorse in
tutto 13.848 miglia nautiche in superficie e 1650 in immersione) l’unità colse
un unico successo, l’affondamento del peschereccio antisommergibile HMS Tervani, il 7 febbraio 1943.
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Il 13 luglio 2013,
settantesimo anniversario dell’affondamento, il Gruppo ANMI di Gioia Tauro e la
Guardia Costiera locale hanno commemorato l’equipaggio dell’Acciaio con una messa ed una cerimonia
conclusasi con la lettura della Preghiera del Marinaio ed il lancio in mare nel
golfo di Gioia Tauro, da parte di della motovedetta CP 827 della Capitaneria di Porto, di una corona d’alloro sul punto
dell’affondamento.
L’equipaggio dell’Acciaio, perito al completo nell’affondamento
Giovanni
Ascione, comune
Sirio
Baggiani, sergente
Edo
Barsuglia, sottocapo
Ugo
Basso, sergente
Giovanni
Bau, capo di seconda classe
Ciro
Belluzzi, capo di seconda classe
Luigi
Berti, comune
Tito
Bodani, sergente
Mario
Bruno, comune
Ernesto
Carani, comune
Giovanni
Castaldi, comune
Carlo
Castellimi, sottotenente di vascello
Antonio
Cignoni, sottocapo
Olivio
Corvetta, sottocapo
Mario
Costa, comune
Gennaro
De Simone, sottocapo
Umberto
Dell’Oro, sottocapo
Vincenzo
Di Cicco, comune
Vincenzo
Di Giacomo, comune
Giuseppe
Ernani, comune
Mario
Esposito, capo di terza classe
Nicola
Filannino, comune
Angelo
Franzini, capo di seconda classe
Pasquale
Fusco, sottocapo
Antonio
Garofalo, comune
Michele
Genchi, comune
Alessandro
Giakretto, capo di seconda classe
Danilo
Giannotti, comune
Francesco
Giraldi, comune
Giuseppe
Iacono, comune
Quintino
Mastrocchio, comune
Armando
Melfi, sottocapo
Battista
Mercurio, sottocapo
Adriano
Morasso, guardiamarina
Giovanni
Ospite, comune
Vittorio
Pescatore, tenente di vascello (comandante)
Giuseppe
Prezioso, comune
Raffaele
Riccardi, sottocapo
Nello
Rossi, sottocapo
Antonio
Ruini, capitano del Genio Navale (direttore di macchina)
Renato
Sannazzaro, sottocapo
Italo
Scarelli, sergente
Salvatore
Scognamiglio, comune
Antonio Tomasetig, operaio militarizzato
Filippo
Truglio, sergente
Mario
Vinti, sottocapo
Pagina di Wikipedia sull’Acciaio
Ho una foto con alcuni matinai con il fratello di mio padre; di cicco Vincenzo.
RispondiEliminaSe vuole gliela mando.
Buonasera
Buongiorno, glie ne sarei molto grato. Il mio indirizzo e-mail è lorcol94@gmail.com.
EliminaNell'affondamento dell'ACCIAIO è deceduto anche mio zio Michele Genchi, (di cui porto il nome) fratello di mio padre oggi novantasettenne, sarei molto grato al sig. Colombo se volesse inoltrare anche a me la foto di cui parla nella quale potrebbe esserci anche mio zio e farebbe felice anche mio padre . Questo
RispondiEliminail mio indirizzo mail migench@libero.it
GRAZIE
Purtroppo il signor Di Cicco non mi ha più mandato la foto di cui parlava.
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