La Città di Trapani (da www.naviecapitani.it) |
Nave ospedale, già motonave passeggeri (o mista) di 2467 tsl, 1422 tsn, 1142 tpl e 3351 tonnellate di dislocamento, lunga 92,10-92,75 metri, larga 12,22 e pescante 4,5-5,89, con velocità di 12-12,5 nodi. Di proprietà della Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a Napoli, ed iscritta con matricola 141 al Compartimento Marittimo di Palermo; nominativo di chiamata radio IBVI.
Tra il maggio ed il dicembre del 1942 effettuò un totale di 14 missioni come nave ospedale (affondò nel corso della quindicesima), quasi tutte sul fronte africano, trasportando e curando complessivamente 2496 malati e 1430 tra feriti e naufraghi.
Breve e parziale cronologia.
1928
Impostata nei Cantieri del Tirreno di Riva Trigoso (numero di costruzione 98).
19 dicembre 1928
Varata nei Cantieri del Tirreno di Riva Trigoso.
Due immagini del varo della Città di Trapani (g.c. Nedo B. Gonzales, via www.naviearmatori.net)
7 agosto 1929
Completata per la Florio Società Italiana di Navigazione, avente sede a Roma. Nominativo di chiamata NJDF.
È la prima unità di una serie di nove motonavi gemelle (le altre sono Città di Agrigento, Città di Alessandria, Città di Bastia, Città di Livorno, Città di Marsala, Città di Messina, Città di Savona e Città di La Spezia: la serie è detta proprio "Città di Trapani") progettate nell’ottobre 1927 e costruite in quattro cantieri diversi (Cantieri Navali del Tirreno di Riva Trigoso, Cantieri Navali Riuniti di Palermo, Franco Tosi di Taranto, Cantieri e Officine Meridionali di Baia) per le linee secondarie della compagnia, concepite per trasportare 111 (o 113) passeggeri in prima, seconda e terza classe (25 in dodici cabine di prima classe, 32 in otto cabine di seconda classe, 18 in quattro cabine di terza classe “distinta” e 38 in dormitori di terza classe di cui uno per uomini da 22 posti letto e due per donne da otto posti letto ciascuno) ed altri 450 in sistemazioni provvisorie.
Le navi, in acciaio chiodato con prua dritta e poppa ad incrociatore, hanno cinque ponti; per i passeggeri di prima classe vi sono una sala da pranzo ed una sala soggiorno, per quelli di seconda classe una sala unica che svolge entrambe le funzioni. Per le merci vi sono quattro stive di capacità totale 2824 metri cubi, ognuna delle quali è servita da due bighi. Lo scafo è diviso in dieci compartimenti stagni e la propulsione è data da un motore diesel a quattro tempi Franco Tosi da 1625 (o 1700) CV, che aziona un’elica quadripala consentendo 125 giri al minuto. Il motore è munito di un innovativo sistema Büchi per la sovralimentazione dell'aria con una turbosoffiante alimentata dai gas di scarico, brevettato fin dal 1905 ed utilizzato a partire dal 1920, che consente una potenza notevolmente superiore a fronte di uguale dimensione del motore; tale apparato è disinseribile, essendovi dubbi sulla sua affidabilità.
La costruzione di queste motonavi è stata decisa dalla società Florio in seguito alla stipula, il 25 giugno 1925, di una convenzione con lo Stato italiano, con la quale la Florio ha ottenuto l’assegnazione dell’esercizio dei collegamenti sovvenzionati del Gruppo II, ossia le linee del Basso Tirreno, Napoli, Palermo e la Libia: per gestire queste linee è stata appositamente costituita una controllata, la Florio Società Anonima di Navigazione (avente sede a Roma), ed approfittando delle sovvenzioni statali per la cantieristica concesse nel 1923 è stato deciso di costruire un totale di 13 nuove motonavi miste, quattro di dimensioni medio-grandi (Città di Napoli, Città di Genova, Città di Palermo, Città di Tunisi, di 5400 tsl) per le linee principali (Napoli-Palermo-Tunisi e Napoli-Palermo-Tripoli) e nove più piccole (la classe "Città di Trapani") per le linee minori, che comprendono quelle verso la Libia e l’Egitto.
Dopo la consegna, la Città di Trapani viene posta in servizio sulle linee Genova-Bastia-Porto Torres e Genova-Tunisi-Tripoli-Alessandria.
1932
Con la fusione della Florio con la Compagnia Italiana Transatlantica (CITRA) nella Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA (avente sede a Napoli), la Città di Trapani passa alla nuova compagnia.
1933
Durante un viaggio da Tunisi all’Italia la Città di Trapani rimpatria l’anarchico Luigi Valdoi, ex prete convertito all’anarchia nel 1908 e fuggito all’estero poco dopo. Irreperibile da oltre un ventennio (il suo ultimo avvistamento risaliva al 1912, in Svizzera), Valdoi è ricomparso il 16 maggio 1933 quando si è presentato spontaneamente al viceconsolato di Biserta chiedendo il passaporto. Qualche mese dopo viene imbarcato a forza sulla Città di Trapani, rimpatriato a spese dell’erario e mandato con foglio di via obbligatorio nella natia Gattinara, dove passerà gli ultimi anni (ritenuto “sinceramente ravveduto”, sarà radiato dal “novero dei sovversivi” nel 1941, due anni prima della morte).
1935
Il nominativo di chiamata diventa IBVI.
Gennaio 1937
La compagnia armatrice assume il nome di Tirrenia Società Anonima di Navigazione. Le motonavi della serie "Città di Trapani" vengono messe in servizio sulle linee 6 (quattordicinale, Genova-La Spezia-Livorno-Portoferraio-La Maddalena-porti della costa orientale della Sardegna-Cagliari-Palermo), 7 (quattordicinale, Genova-La Spezia-Livorno-Portoferraio-La Maddalena-porti della costa occidentale della Sardegna-Cagliari-Palermo), 8 (settimanale, Genova-Livorno-Bastia-Porto Torres), 16 (quattordicinale, Palermo-Trapani-Pantelleria-Tunisi), 27 (quattordicinale, Tunisi-Sfax-Tripoli) e 28 (quattordicinale, Tripoli-Bengasi-Tobruk-Alessandria d’Egitto). (Per altra fonte la Città di Trapani sarebbe stata impiegata anche sulla linea 26, settimanale Tunisi-Malta-Tripoli).
16 ottobre 1940
Requisita a Genova dalla Regia Marina, senza essere iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato. Impiegata come trasporto truppe.
2 novembre 1940
La Città di Trapani salpa da Brindisi alle 00.50, facendo parte di un grosso convoglio composto dalle gemelle Città di Savona, Città di Agrigento e Città di Bastia, dal trasporto truppe Italia, dal piroscafo da carico Capo Vado, dalla motonave da carico Marin Sanudo e dalle cisterne/navi da sbarco Tirso e Sesia. Il convoglio, scortato dalle vecchie torpediniere Generale Antonio Cantore e Giacomo Medici, trasporta in tutto 4670 militari della 47a Divisione Fanteria "Bari", 240 quadrupedi, 100 automezzi, 48 motocicli, quattro autocarri, tre carri armati, sedici carri armati leggeri, undici “carrette”, quattro forni, nove autocannoni, due autobarche, 326,5 tonnellate di munizioni, 431 tonnellate di carburante e 325 tonnellate di materiali.
Queste truppe e questi materiali erano in origine destinati al previsto sbarco a Corfù, che avrebbe dovuto essere compiuto a fine ottobre in concomitanza con l’inizio dell’invasione della Grecia: il piano prevedeva che il convoglio da sbarco (più precisamente, tre convogli: due partiti da Taranto ed un terzo da Brindisi, più un gruppo di motovelieri anch’esso da Brindisi), scortato dalla Forza Navale Speciale dell’ammiraglio Vittorio Tur (incrociatori leggeri Bari e Taranto, cacciatorpediniere Mirabello e Riboty, torpediniere Antares, Altair, Andromeda, Aretusa, Angelo Bassini, Nicola Fabrizi e Giacomo Medici, una squadriglia di MAS ed il posamine Azio) sbarcasse all’alba del giorno previsto, in quattro punti dell’isola, la Divisione "Bari" ed un battaglione del Reggimento "San Marco" della Marina. Oltre alla scorta diretta della F.N.S., la IV e VII Divisione Navale, con 7 incrociatori leggeri e 7 cacciatorpediniere, dovevano fornire protezione a distanza.
Gli ordini d’operazione erano stati diramati il 22 (Supermarina, ordine generale di operazione) e 26 ottobre (Forza Navale Speciale, ordine più particolareggiato), ed in quest’ultimo giorno era stata disposta la sospensione di tutte le partenze dai porti nel Basso Adriatico a sud di Manfredonia, tranne che per le navi dipendenti da Maritrafalba; negli ultimi giorni di ottobre, erano stati concentrati a Brindisi la XII Squadriglia Torpediniere (da Augusta), la IX Squadriglia MAS (da Crotone) e gli incrociatori Bari e Taranto (da Taranto), mentre Tirso e Sesia venivano trasferite da Brindisi a Valona. Erano stati emanati anche gli ordini per l’impiego della 1a e 2a Squadra Navale per la protezione indiretta dell’operazione (il 29 si era ordinato all’incrociatore pesante Pola, nave ammiraglia della 2a Squadra, ed alla I e VII Divisione Navale di tenersi pronti a muovere in due ore).
Lo sbarco era inizialmente pianificato per il 28 ottobre, in contemporanea con l’inizio delle operazioni terrestri contro la Grecia, ma il maltempo (mare in tempesta) ha costretto a rimandare l’operazione dapprima al 30 e poi al 31 ottobre (anche perché i comandi militari, ritenendo che l’occupazione della Grecia dovrebbe avvenire in tempi rapidi, consideravano di scarsa utilità un’invasione di Corfù dal mare). Il 31 Supermarina ha dirato l’ordine esecutivo per lo sbarco, da effettuarsi il 2 novembre, ma nel frattempo la situazione evidenziata dai primi giorni di combattimento in Grecia, con operazioni che vanno molto più a rilento del previsto e si rivelano molto più difficili a causa del maltempo, delle interruzioni nella rete stradale e dell’accanita resistenza greca, ha indotto Mussolini ad annullare l’operazione contro Corfù, inviando invece la Divisione "Bari" in Albania come rinforzo. Di conseguenza, la Città di Trapani e gli altri mercantili con le truppe ed i materiali destinati alla conquista dell’isola, anziché partire per Corfù, sono salpati alla volta di Valona.
Le navi giungono a Valona alle nove del mattino.
5 novembre 1940
Città di Trapani, Città di Agrigento, Città di Savona e la motonave Viminale lasciano scariche Valona alle 00.30 per fare ritorno in Italia, scortate dal cacciatorpediniere Augusto Riboty e dal piccolo incrociatore ausiliario Lago Tana. Il convoglio giunge a Brindisi alle 9.45.
12
novembre 1940
La
Città
di Trapani
ed i piroscafi Aventino
e Milano
partono da Brindisi alle 11.45 diretti a Durazzo, con a bordo 1661
militari, nove autoveicoli, dieci carrette e 92,5 tonnellate di
materiali. Il convoglio, scortato dalle torpediniere Antares
ed Aretusa
e dal piccolo incrociatore ausiliario Lago
Zuai,
giunge a Durazzo alle 19.45.
14 novembre 1940
Città di Trapani, Aventino e Milano lasciano vuoti Durazzo alle 7.30 e fanno ritorno a Brindisi, dove arrivano alle 15.15, scortati dal cacciatorpediniere Augusto Riboty e dalla torpediniera Confienza.
20 novembre 1940
La Città di Trapani salpa da Brindisi alle 7.20, insieme ai piroscafi Monstella, Italia e Quirinale, diretta a Durazzo con la scorta dei cacciatorpediniere Carlo Mirabello ed Augusto Riboty e dell’incrociatore ausiliario RAMB III. Il convoglio, il cui carico complessivo assomma 726 quadrupedi, 12 automezzi, 18 “corvette” (?) e 169,5 tonnellate di materiali, nonché 1627 uomini, raggiunge Durazzo alle 16.20.
22 novembre 1940
Città di Trapani, Italia e Quirinale lasciano vuoti Durazzo alle 6.30 con la scorta del Riboty, facendo ritorno a Brindisi alle 14.25.
28 novembre 1940
Salpa da Brindisi alle 6.35, trasportando a Valona, insieme ai piroscafi Argentina e Tagliamento, 1809 militari, 7 automezzi, 488 quadrupedi e 592 tonnellate di materiali. I tre mercantili, scortati dalla torpediniera Giacomo Medici e dal piccolo incrociatore ausiliario Lago Tana, arrivano a Valona alle 15. (Secondo alcune fonti il convoglio sarebbe stato infruttuosamente attaccato dal sommergibile greco Papanikolis poco fuori Brindisi, ma secondo altre tale notizia sarebbe errata ed il Papanikolis non avrebbe condotto alcun attacco prima del 14 dicembre).
1° dicembre 1940
Alle 10.30 lascia Valona scarica insieme al Tagliamento, per tornare – scortati dalla torpediniera Angelo Bassini – a Brindisi, dove il convoglio arriva alle 19.10.
5 dicembre 1940
La Città di Trapani ed i piroscafi Diana e Brunner, con a bordo complessivamente 447 militari, 420 quadrupedi, 56 tonnellate di munizioni ed altri materiali e 455 tonnellate di foraggio, partono da Brindisi all’una di notte, diretti a Valona con la scorta della torpediniera Solferino. Il convoglio raggiunge Valona alle dieci del mattino.
8 dicembre 1940
Città di Trapani e Città di Agrigento salpano da Brindisi alle 4.45 dirette a Valona, trasportando 1135 militari, 52 tonnellate di materiali al seguito delle truppe, munizioni e materiali vari e tre automezzi, sotto la scorta dell’incrociatore ausiliario Brindisi e della torpediniera Altair.
Il convoglio giunge a Valona alle 12.30.
14 dicembre 1940
Città di Trapani ed Argentina lasciano scariche Valona alle 8 e raggiungono Brindisi alle 17, scortate dall’incrociatore ausiliario Città di Palermo.
19 dicembre 1940
La Città di Trapani e la gemella Città di Agrigento lasciano Brindisi alla volta di Valona con a bordo 1280 soldati, 12 automezzi e 393 tonnellate di munizioni, vestiario, viveri ed altri materiali. Il convoglio arriva a Valona alle 19.30.
26 dicembre 1940
Città di Trapani, Città di Agrigento e Viminale lasciano vuote Valona alle 13 ed arrivano a Durazzo tre ore dopo, scortate dalla torpediniera Generale Antonio Cantore.
2 gennaio 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo Aprilia salpano da Brindisi alle tre di notte diretti a Valona, con a bordo 497 soldati e 1111 tonnellate di provviste, indumenti e materiali vari e la scorta della torpediniera Castelfidardo e dell’incrociatore ausiliario Brindisi.
Il convoglio arriva a Valona alle 17.40.
5 gennaio 1941
La Città di Trapani lascia Valona alle 13, scarica, insieme al piroscafo Monrosa (a scortare le due navi è la vecchia torpediniera Generale Antonio Cantore), alla volta di Brindisi, dove arriva alle 22.40.
8 gennaio 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo Silvano partono da Brindisi alle 2.45 ed arrivano a Valona alle 13 con a bordo 733 soldati, 620 quadrupedi, undici automezzi e 139,5 tonnellate di viveri, vestiario, foraggio e materiali vari, scortati dalla torpediniera Cantore.
12 gennaio 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo Polcevera lasciano scarichi Valona alle 6.30 diretti a Brindisi, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Città di Palermo. Il convoglietto giunge in porto alle 16.
14 gennaio 1941
Città di Trapani, Città di Agrigento, Città di Marsala ed il piroscafo Milano partono da Brindisi alle 2.30 trasportando il primo scaglione della 22a Divisione Fanteria "Cacciatori delle Alpi" (2570 militari e 99 tonnellate di materiali). Il convoglio, scortato dall’incrociatore ausiliario Brioni e dalla torpediniera Altair, giunge a Durazzo alle 11.45.
Il ventenne Francesco Piciucchi, soldato del 1° Reggimento Artiglieria "Cacciatori delle Alpi", avrebbe ricordato una navigazione “piuttosto avventurosa per il mare in burrasca, in mezzo alle mine, tutti in coperta con il salvagente indosso e senza scarpe, mentre un idrovolante di scorta dava informazioni a viva voce rassicurandoli”.
16 gennaio 1941
Città di Trapani e Città di Marsala salpano da Durazzo alle 7.45 dirette a Brindisi, insieme al piroscafo Casaregis. I tre bastimenti, vuoti, sono scortati dalla torpediniera Altair; giungono a Brindisi alle 20.30.
19 gennaio 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento salpano da Brindisi alle 6.30 diretti a Durazzo, con a bordo 1169 soldati e 133 tonnellate di materiali vari e con la scorta dell’incrociatore ausiliario Egeo. Il convoglio giunge a destinazione alle 16.
21 gennaio 1941
La Città di Trapani, le motonavi Verdi e Donizetti ed il piroscafo Sagitta, scortati dall’incrociatore ausiliario Barletta, lasciano Bari alle 00.00 e raggiungono Durazzo alle 13.30, trasportando 2229 soldati, 65 automezzi e 633 tonnellate di materiali.
23 gennaio 1941
Donizetti, Verdi e Città di Trapani ripartono vuote da Durazzo alle 17.45, scortate dalla torpediniera Partenope. (La cronologia ufficiale dell’USMM parla del Città di Tripoli, includendo invece la Città di Trapani in un convoglio partito da Durazzo alle 9.40 del 21 e giunto a Brindisi alle 21.30 dello stesso giorno, ma sembra probabile che i due nomi siano stati accidentalmente scambiati).
24 gennaio 1941
Il convoglio arriva a Bari alle 6.
26 gennaio 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento lasciano Brindisi alle 4.30 e raggiungono Durazzo alle 13.30, trasportando 1216 soldati e 165,5 tonnellate di materiali vari, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Barletta e della torpediniera Nicola Fabrizi. (Secondo una fonte non verificabile, in questa data la Città di Trapani sarebbe stata infruttuosamente attaccata da aerei).
27 gennaio 1941
Città di Trapani e Città di Bastia lasciano scariche Durazzo alle cinque, con la scorta della torpediniera Generale Marcello Prestinari, ed arrivano a Brindisi alle 14.
28 gennaio 1941
Città di Trapani, Città di Bastia, Città di Agrigento ed il piroscafo Aventino, aventi a bordo 2852 uomini della 2a Divisione "Sforzesca" e 105 tonnellate di artiglieria, munizioni e materiali vari, salpano da Brindisi alle due di notte ed arrivano a Valona a mezzogiorno, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Brindisi e della torpediniera Andromeda. Il convoglio viene infruttuosamente attaccato dal sommergibile greco Papanikolis (tenente di vascello Miltiadis Iatrides) al largo di Brindisi.
29 gennaio 1941
Città di Trapani, Città di Bastia ed il piroscafo Aventino lasciano scarichi Valona alle 7.30, con la scorta della torpediniera Andromeda, ed arrivano a Brindisi alle 18.40.
31 gennaio 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento lasciano Brindisi alle 23.45 con a bordo 1333 militari e 1085 quadrupedi, scortati dalla torpediniera Andromeda e dall’incrociatore ausiliario Egeo.
1° febbraio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 9.45.
2 febbraio 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento lasciano scariche Durazzo alle 18.30, insieme al piroscafo Monrosa, per fare ritorno a Brindisi.
3 febbraio 1941
Il convoglio giunge a Brindisi alle 8.30.
4 febbraio 1941
Alle 23 Città di Trapani, Città di Savona, Donizetti e Rossini lasciano Bari trasportando il primo scaglione della 43a Divisione Fanteria "Forlì", ossia 3200 uomini e 529 tonnellate di materiali, sotto la scorta di Solferino e Brioni.
5 febbraio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo a mezzogiorno.
6 febbraio 1941
La Città di Trapani parte da Brindisi per Valona all’1.50, insieme alla gemella Città di Marsala ed ai piroscafi Francesco Crispi e Diana; in tutto il convoglio trasporta 2580 tra ufficiali e soldati, 362 quadrupedi e 243 tonnellate di artiglieria, munizioni, provviste, vestiario, foraggio e materiali vari. Lo scortano l’incrociatore ausiliario Brindisi e la torpediniera Pallade. Le navi arrivano a Valona alle dieci.
8 febbraio 1941
La Città di Trapani, con a bordo dei feriti, lascia Valona alle 8 insieme ai piroscafi Crispi (scarico) ed Argentina (con a bodo feriti) per rientrare a Brindisi, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Brindisi e dei cacciatorpediniere Lampo e Fulmine. Il convoglio giungerà a Brindisi alle 17.
11 febbraio 1941
Città di Trapani e Città di Marsala partono da Brindisi alle 6.20 con a bordo 1167 militari e 205 tonnellate di materiali. Il convoglio, scortato da Brindisi ed Altair, arriva a Valona alle 14.30.
13 febbraio 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo Monrosa lasciano scarichi Valona alle 13 e raggiungono Brindisi alle 22.25, scortati dalla torpediniera Pallade.
16 febbraio 1941
La Città di Trapani, la Viminale ed il piroscafo Piemonte lasciano Brindisi alle 7, scortati dall’incrociatore ausiliario Brindisi e dalla torpediniera Altair, ed arrivano a Valona alle 16.30, sbarcandovi 4660 soldati e 506 tonnellate di materiali vari.
20 febbraio 1941
Città di Trapani e Città di Marsala, con a bordo 1197 tra ufficiali e soldati e 130 tonnellate di materiali, partono da Brindisi alle 15.15 dirette a Valona, dove arrivano alle 14.30, con la scorta di Altair ed Egeo.
26 febbraio 1941
Città di Trapani (vuota) e Città di Agrigento (con prigionieri a bordo) lasciano Valona alle 14 e raggiungono Brindisi alle 19, scortate dalla torpediniera Aretusa.
2 marzo 1941
La Città di Trapani e la motonave Barbarigo trasportano 52 militari e 184 autoveicoli da Bari a Brindisi.
17 marzo 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo postale Campidoglio salpano da Brindisi alle 6.45 trasportando 508 militari e 4270 tonnellate di materiali vari, raggiungendo Durazzo alle 14 sotto la scorta del Riboty.
18 marzo 1941
La Città di Trapani, con a bordo 199 feriti lievi, parte da Durazzo alle 10 insieme al piroscafo postale Campidoglio ed ai piroscafi scarichi Zena ed Absirtea, scortati dalla torpediniera Solferino.
19 marzo 1941
Il convoglio arriva a Bari alle 8.
23 marzo 1941
Città di Trapani, Città di Agrigento, Città di Marsala e la nave cisterna Lucania (quest’ultima in zavorra) salpano da Brindisi alle 3.30, dirette a Valona con la scorta dell’incrociatore ausiliario Barletta e del cacciatorpediniere Carlo Mirabello. Le tre motonavi hanno a bordo 1717 militari e 64 tonnellate di materiali vari; arrivano a Valona alle 11.45 e Città di Trapani e Città di Agrigento ne ripartono vuote già alle 20.30, scortate dalla torpediniera Altair.
24 marzo 1941
Città di Trapani a Città di Agrigento arrivano a Brindisi alle 4.40.
27 marzo 1941
Città di Trapani, Città di Savona, Donizetti ed il piroscafo Città di Tripoli salpano da Bari per Durazzo alle 17, trasportando 2717 uomini e 380 tonnellate di rifornimenti. La scorta è costituita dal Brindisi e dalla torpediniera Giacomo Medici.
28 marzo 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 9.
29 marzo 1941
Città di Trapani, Città di Savona, Donizetti ed il piroscafo Sant'Agata, tutte scariche, lasciano Durazzo alle 7.15, con la scorta della Curtatone. Il convoglio arriva a Bari alle 20.30.
1° aprile 1941
Città di Trapani, Città di Marsala ed Italia salpano da Bari alle 00.05 per trasportare a Durazzo 2448 militari (il primo scaglione della 18a Divisione fanteria "Messina", diretta in Montenegro) e 231 tonnellate di materiali, con la scorta della torpediniera Curtatone.
Il convoglio giunge a Durazzo alle 14.45.
2 aprile 1941
Città di Trapani, Città di Marsala ed Italia ripartono da Durazzo a mezzogiorno, con la scorta della torpediniera Monzambano; Città di Marsala ed Italia hanno a bordo tra tutt’e due 431 feriti leggeri, mentre la Città di Trapani è vuota.
3 aprile 1941
Il convoglio giunge a Bari alle 00.30.
6 aprile 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento salpano da Bari alle 00.00 e giungono a Durazzo alle 16.30 con 1265 soldati, tre automezzi e 15 tonnellate di materiali vari, scortati dalla torpediniera Medici e dall’incrociatore ausiliario Barletta.
7 aprile 1941
Città di Trapani, Città di Agrigento ed i piroscafi Istria e Zena lasciano Durazzo alle sei del mattino per raggiungere Bari, con la scorta del cacciatorpediniere Riboty. Tutte le navi sono scariche.
8 aprile 1941
Il convoglio arriva a Bari alle 00.30.
10 aprile 1941
La Città di Trapani salpa da Bari a mezzanotte con a bordo 683 militari e 131 tonnellate di rifornimenti da trasportare a Durazzo, scortata dall’incrociatore ausiliario Capitano A. Cecchi. A Brindisi si uniscono al convoglio il cacciatorpediniere Mirabello ed il piroscafo postale Campidoglio.
Le navi giungono a Durazzo alle 14.45.
11 aprile 1941
Città di Trapani (vuota), Diana (vuota) e Campidoglio (in servizio postale) lasciano Durazzo alle 5 e raggiungono Brindisi alle 16.30, con la scorta del cacciatorpediniere Mirabello.
15 aprile 1941
Alle 22.30 Città di Trapani, Città di Alessandria, Città di Bastia e Donizetti partono da Durazzo trasportando 2887 militari e 785 tonnellate di materiali, con la scorta della torpediniera Castelfidardo e dell’incrociatore ausiliario Barletta.
16 aprile 1941
Il convoglio giunge a Durazzo alle 17.30.
17 aprile 1941
Città di Trapani, Città di Alessandria ed il piroscafo Monstella, tutte scariche, ripartono da Durazzo alle 8.30, con la scorta della torpediniera Castelfidardo e dell’incrociatore ausiliario Brindisi, dirette in Italia.
18 aprile 1941
Il convoglio giunge a Bari all’1.15.
Maggio 1941
In seguito alla conclusione della campagna di Grecia, il Comando Superiore Forze Armate in Albania (Superalba) istituisce una linea di cabotaggio tra Valona, Patrasso e le Isole Ionie (al fine di garantire un regolare flusso di rifornimenti e rinforzi nonché gli avvicendamenti nei presidi delle nuove località occupate), destinandovi la Città di Trapani.
Non prevedendo scali in porti italiani, tuttavia, questa linea presenta serie difficoltà nel rifornimento di carburante della nave, e collegando soltanto Albania e Grecia non agevola l’invio regolare di personale e materiale dall’Italia. Il Comando Superiore Traffico con l’Albania (Maritrafalba) ovvierà a questi problemi istituendo una linea regolare facente capo a Brindisi, sulla quale saranno impiegati i piroscafi Merano e Campidoglio.
3 maggio 1941
Città di Trapani, Città di Alessandria, Città di Savona ed il piroscafo Tripolino partono da Brindisi alle 00.00 dirette a Valona, con la scorta del cacciatorpediniere Mirabello e dell’incrociatore ausiliario Zara. A bordo hanno complessivamente 910 militari, nonché quadrupedi e materiali vari. Il convoglio giunge a Valona alle 8.15.
10 maggio 1941
Città di Trapani e Città di Alessandria salpano da Porto Edda alle cinque dirette a Bari, dove giungono alle 17.50, scortate dal cacciatorpediniere Mirabello.
13 maggio 1941
Città di Trapani, Città di Alessandria ed il piroscafo Istria salpano da Bari alle 22.15, carichi di truppe e materiali, con la scorta della Solferino
14 maggio 1941
Il convoglio arriva a Durazzo alle 12.50.
15 maggio 1941
Alle cinque del mattino del 15 Città di Trapani e Città di Alessandria, con a bordo un carico di materiali e 1753 militari rimpatrianti, lasciano Durazzo con la scorta della Solferino e dell’incrociatore ausiliario Zara. Il convoglio giunge a Bari alle 18.40.
18 maggio 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo Polcevera salpano da Brindisi alle 7, con a bordo 1600 tonnellate di foraggio, e raggiungono Valona alle 15.30, con la scorta della torpediniera Nicola Fabrizi.
2 giugno 1941
La Città di Trapani ed il piroscafo Silvano compiono un viaggio da Porto Edda ad Argostoli con la scorta della torpediniera Nicola Fabrizi.
7 luglio 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento trasportano personale militare da Brindisi a Valona, con la scorta della torpediniera Francesco Stocco.
8 luglio 1941
Città di Trapani e Città di Agrigento trasportano personale e materiale militare da Valona a Corinto, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Egitto e della torpediniera Cassiopea.
20 luglio 1941
Alle cinque del mattino Città di Trapani e Città di Agrigento salpano dal Pireo dirette a Sira, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Brioni, delle torpediniere Lince e Libra e dei MAS 535 e 539: le navi formano il convoglio "Cuneo".
Alle 9.28, nel punto 37°31' N e 24°26' E (ad est di Thermia, a circa 1,7 miglia per 360° da Capo Kephalos ed a sudest di Atene), il convoglio, passato il Canale di Thermia con rotta verso nord, viene avvistato dal sommergibile britannico Tetrarch (capitano di corvetta George Henry Greenway), che si prepara ad attaccare. Greenway identifica la composizione del convoglio come due mercantili di 5000 tsl (Città di Trapani e Città di Agrigento, in realtà grandi la metà di quanto stimato), scortati da un incrociatore ausiliario (il Brioni), due “cacciatorpediniere” (Libra e Lince), tre MAS e due aerei.
Il battello britannico tenta di attaccare il mercantile di sinistra e si porta in posizione favorevole per l’attacco, ma quando è a circa 2750 metri di distanza il convoglio accosta verso di esso; il Tetrarch allora accosta a sua volta e cambia posizione, ma quando sta per lanciare il Brioni – distante appena 45 metri – accosta improvvisamente verso il suo periscopio e lo costringe così ad accelerare per evitare l’impatto. Il Brioni passa sopra la poppa del Tetrarch senza attaccare (non si è neanche accorto della sua presenza), ma la manovra per evitarlo ha fatto perdere al sommergibile il beta favorevole. Data la distanza di soli 270 metri, il Tetrarch non può più recuperarlo, pertanto Greenway attende fino ad avere una rotta di 180° a poppavia dell’altro mercantile del convoglio, quello di dritta, contro cui lancia infine un siluro da 3660 metri, ma manca il bersaglio. Dalle 10.15 alle 10.46 la scorta contrattacca con 16 cariche di profondità, ma nessuna di esse esplode vicino al Tetrarch, che non riporta danni (per altra fonte, la scorta non avrebbe notato l’attacco, ma in tal caso non si spiegano le esplosioni di bombe di profondità avvertite dal Tetrarch). L’attacco viene osservato anche da ricognitori tedeschi del Seeaufklärungsgruppe 126.
14 agosto 1941
Città di Trapani, Città di Bastia ed il piroscafo Sant'Agata trasportano truppe e materiali da Patrasso ad Argostoli, con la scorta della torpediniera Lupo.
17 agosto 1941
La Città di Trapani trasporta truppe e rifornimenti da Corfù a Santa Maura, con la scorta dell’incrociatore ausiliario Città di Genova e della torpediniera Lupo.
20 agosto 1941
Città di Trapani, Città di Bastia e Sant'Agata trasportano truppe e materiali da Corfù a Zante, via Argostoli, con la scorta della Lupo.
24 agosto 1941
Città di Trapani e Città di Bastia trasportano truppe rimpatrianti e materiali vari da Argostoli a Brindisi, con la scorta di Lupo e Città di Genova.
30 agosto 1941
Città di Trapani e Città di Bastia trasportano truppe rimpatrianti e materiali vari da Argostoli a Brindisi, via Prevesa, con la scorta della torpediniera Antares e dell’incrociatore ausiliario Brindisi.
4 settembre 1941
La Città di Trapani ed i piroscafi Milano e Rosandra trasportano personale militare italiano da Bari a Durazzo, con la scorta della torpediniera Antares e dell’incrociatore ausiliario Attilio Deffenu.
7 settembre 1941
Città di Trapani, Rosandra e Milano trasportano 2900 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la scorta di Antares e Deffenu.
Il giorno stesso, Città di Trapani, Italia e Quirinale ripartono da Bari e trasportano a Durazzo personale dell’Esercito e della Marina nonché materiali dell’Esercito e dell’Aeronautica, sempre scortati da Antares e Deffenu.
12 settembre 1941
Città di Trapani e Quirinale compiono un viaggio da Durazzo a Gravosa.
1° ottobre 1941
Città di Trapani, Quirinale ed il piroscafo Monstella trasportano da Durazzo a Spalato truppe e materiali vari, con la scorta del Deffenu e della cannoniera Ernesto Giovannini scortano.
5 ottobre 1941
Città di Trapani, Monstella e Quirinale rientrano da Spalato a Durazzo con la scorta del Deffenu.
7 ottobre 1941
Città di Trapani, Monstella e Quirinale trasportano truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la scorta del Deffenu e dell’incrociatore ausiliario Zara.
13 ottobre 1941
La Città di Trapani trasporta munizioni e materiali vari da Brindisi a Valona, scortata dalla torpediniera Giacomo Medici.
3 novembre 1941
La Città di Trapani compie un viaggio da Argostoli a Zante, con la scorta del dragamine veloce Vedetta.
Novembre 1941
Viene deciso di convertire la Città di Trapani in nave ospedale, allo scopo di sopperire alle perdite subite nel naviglio ospedaliero nonché alla necessità, per le unità rimanenti logorate dall’intenso impiego, di fermarsi per periodi di manutenzione troppo a lungo rimandati. Verrà destinata all’impiego in Libia e nel Canale di Sicilia.
Gran parte degli arredi e delle attrezzature sanitarie destinate alla conversione della Città di Trapani sono recuperate dal relitto della nave ospedale California, semiaffondata da aerosiluranti nella rada di Siracusa nell’agosto precedente.
La Città di Trapani dopo la conversione in nave ospedale (g.c. Pietro Berti, via www.naviearmatori.net) |
12 febbraio 1942
In questa data gli "Admiralty Fleet Orders" della Marina britannica riportano che «Le navi italiane Virgilio e Città di Trapani sono state requisite per il servizio come navi ospedale italiane e sono state accettate come tali dal governo di sua maestà. Le caratteristiche distintive delle navi sono le seguenti: (…) Città di Trapani: stazza lorda 2467 tsl, stazza netta 1432 tsn, velocità 9-11 nodi, lunghezza 92,75 metri, larghezza 12,22 metri, alberi 2, fumaioli 1, distanza tra la prua e l’albero di trinchetto 19 metri, distanza tra la poppa e l’albero maestro 24 metri, distanza tra la poppa ed il fumaiolo 47 metri, distanza tra gli alberi 48 metri. La nave è contrassegnata e verniciata con i contrassegni identificativi prescritti dalla Terza Convenzione dell’Aia del 1899 e dalla Decima Convenzione dell’Aia del 1907. Inoltre, la nave avrà due croci rosse dipinte sul fumaiolo su uno sfondo bianco; croci rosse su fondo bianco saranno dipinte anche sulla fascia verde e sul ponte di coperta in una posizione chiaramente visibile dall’alto. Durante la navigazione di notte i summenzionati contrassegni identificativi saranno adeguatamente illuminati. Inoltre, la nave sarà illuminata a centro nave da una croce formata da lampadine rosse, e lungo la murata da una serie di lampadine verde lungo il coronamento ed i due fianchi della nave fino all’altezza della plancia».
19 febbraio 1942
Iscritta nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
30 febbraio 1942
I lavori di trasformazione in nave ospedale vengono portati a termine. Con “soli” 250 (per altra fonte 300) posti letto, la Città di Trapani è la più piccola tra le navi ospedale italiane in servizio, fatte salve le “navi soccorso” che costituiscono però categoria a parte, con compiti diversi. Il lato positivo è la maggior flessibilità d’impiego rispetto alle altre navi ospedale, ricavate da navi passeggeri di dimensioni medio-grandi.
Marzo 1942
Compie una missione in Libia.
Aprile 1942
Compie due missioni in Libia. In questo periodo prende imbarco sulla Città di Trapani la sessantaduenne marchesa torinese Margherita Incisa di Camerana, assumendovi il ruolo di capogruppo delle crocerossine che manterrà fino al luglio 1942.
La marchesa Margherita Incisa di Camerana (da www.terninrete.it). Nata a Torino nel 1879 dal marchese Alberto Incisa di Camerana e dalla baronessa Amalia Weil Weiss, completò il corso di infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana nel 1909; accesa nazionalista ed interventista, prestò servizio in vari ospedali da campo durante la prima guerra mondiale, per poi unirsi nel 1919 ai “legionari” di D’Annunzio nell’occupazione di Fiume, sposandovi il conte Elia Rossi Passavanti (pluridecorato tenente degli arditi, di 17 anni più giovane) e prestando servizio dapprima nell’ufficio propaganda di D’Annunzio e poi come infermiera e guardarobiera nella compagnia della guardia "La Disperata", comandata dallo stesso conte Rossi Passavanti e della quale era divenuta “madrina”, con la divisa degli arditi ed il grado di tenente. Unica donna a far parte della Federazione Nazionale Arditi d’Italia, dal 1927 al 1936 fu ispettrice delle infermiere della Croce Rossa della provincia di Terni e tra il 1935 ed il 1938 tentò senza successo di recarsi al fronte come infermiera in Africa Orientale e poi in Spagna; mobilitata allo scoppio della seconda guerra mondiale, prestò servizio presso l’ospedale territoriale di Tirana nell’aprile-maggio 1941. Dopo il periodo d’imbarco sulla Città di Trapani, nel luglio 1942 passò all’Ospedale militare di Caserta. Nel dopoguerra fu attiva a Roma, dove svolse attività assistenziale con varie associazioni e fu politicamente attiva con l’Unione Monarchica Italiana, l’Associazione Nazionale Donne Elettrici e la Lega Artigiana Donne Italiane. Morì a Roma nel 1964. |
Maggio 1942
Compie una missione in Libia.
Giugno 1942
Altra missione in Libia.
15 giugno 1942
Mentre nel Mediterraneo centrale ed orientale infuria la grande battaglia aeronavale di Mezzo Giugno, la Città di Trapani viene fatta partire da Reggio Calabria per cercare naufraghi di navi affondate nel punto 36°08' N e 18°38' E, nel Mediterraneo orientale.
Più precisamente, i naufraghi che deve cercare sono quelli dell’incrociatore pesante Trento, affondato nel corso della battaglia dal sommergibile britannico P 35 (dopo essere già stato immobilizzato da un aerosilurante), alle 9.15 di quel mattino (in posizione 35°55' N e 18°59' E secondo le fonti britanniche), con la morte di oltre 500 uomini.
I cacciatorpediniere della scorta hanno già recuperato tutti i superstiti che hanno potuto trovare, 602 uomini su un totale di 1151 che componevano l’equipaggio del Trento, ma si è comunque deciso, come di consueto in casi del genere, di inviare una nave ospedale per setacciare minuziosamente la zona dell’affondamento nel caso qualche naufrago fosse sfuggito alle ricerche iniziali.
Oltre alla Città di Trapani anche una seconda nave ospedale, l'Aquileia, è inviata sul posto con analogo compito.
16 giugno 1942
Giunta nella zona indicata per la ricerca nelle prime ore del mattino, la Città di Trapani inizia le ricerche: durante la mattina si trova ad attraversare una vasta chiazza di nafta, delle dimensioni di cento metri per un miglio, mentre nel pomeriggio incappa in un’altra zona di mare iridescente per la nafta che vi galleggia. Avvista un galleggiante cilindrico e successivamente, in posizione 36°09' N e 11°42' E, uno zatterino di salvataggio vuoto ed un’altra densa chiazza di nafta che continua ad affiorare in superficie, chiaro segno di una nave affondata nei paraggi.
Più tardi la Città di Trapani incontra l'Aquileia: le due “navi bianche” si avvicinano a portata di megafono, scambiandosi notizie sull’esito delle rispettive ricerche fino a quel momento ed accordandosi per ispezionare, seguendo rotte diverse, un’area di dieci miglia.
La Città di Trapani non trova altri naufraghi del Trento, ma trae in salvo cinque superstiti di aerei abbattuti durante la battaglia.
Successivamente riceve ordine di spostarsi nel Mediterraneo centrale per soccorrere i naufraghi di altre navi affondate e gli equipaggi di aerei abbattuti durante la battaglia e poi di raggiungere Pantelleria, per imbarcare 27 naufraghi feriti del cacciatorpediniere britannico Bedouin, affondato da forze aeronavali italiane durante la battaglia. Insieme a 178 loro compagni rimasti più o meno indenni, tra cui anche il comandante del Bedouin (capitano di fregata Bryan Gouthwaite Scurfield), i feriti sono stati tratti in salvo il 15 giugno dalla piccola nave soccorso Meta, che però si è così venuta a trovare sovraffollata e non dispone di sistemazioni adeguate per un numero così elevato di feriti (pensata principalmente per il soccorso agli aerei caduti in mare, ha cuccette per meno di una decina di naufraghi), ragion per cui ha ricevuto l’ordine di sbarcarli a Pantelleria da dove saranno poi trasferiti sulla Città di Trapani.
Al largo di Pantelleria la Città di Trapani trova una zattera Carley dalla quale soccorre tre naufraghi della motonave statunitense Chant, facente parte del convoglio "Harpoon" diretto a Malta da Gibilterra ed affondata da aerei dell’Asse il giorno precedente durante la battaglia di Mezzo Giugno. I tre naufraghi (un militare statunitense addetto all’armamento difensivo e due soldati britannici di passaggio diretti a Malta), rimasti isolati dal resto dell’equipaggio durante il caotico abbandono della nave (incendiata ed a rischio di esplodere per via del carico di benzina e munizioni), sono stati dati per morti dai loro compagni.
La Città di Trapani recupera naufraghi in Mediterraneo centrale durante la battaglia di Mezzo Giugno, 16 giugno 1942 (g.c. STORIA militare) |
17 giugno 1942
Giunta a Pantelleria, la Città di Trapani imbarca i 27 feriti britannici e poi dirige per il rientro alla base.
(Per altra versione, la Città di Trapani si sarebbe incontrata davanti alla costa di Pantelleria con la Meta, sovraccarica dei 210 naufraghi del Bedouin, e li avrebbe presi a bordo tutti, con trasbordo eseguito direttamente dalla Meta; inoltre avrebbe preso a bordo anche una trentina di naufraghi britannici e statunitensi di altre unità, recuperati da idrovolanti e MAS).
Luglio 1942
Esegue missioni nella Cirenaica orientale ed in Egitto, dove infuria la prima battaglia di El Alamein.
8 luglio 1942
Muore a bordo della Città di Trapani un prigioniero neozelandese ferito, il soldato ventiseienne Joe Ngawhika della Compagnia "B" del 28° Battaglione Maori, per ferite d’arma da fuoco e complicazioni di un’infezione purulenta di una frattura aperta alla gamba destra.
9 luglio 1942
Muore a bordo della Città di Trapani un altro prigioniero neozelandese ferito, il soldato ventinovenne Desmond Richard Nolan del 20° Battaglione Fanteria, per setticemia causata da una frattura composta al femore sinistro.
Luglio 1942
La Città di Trapani subisce un’avaria che la costringe ad un fermo di alcune settimane per le riparazioni.
28 luglio 1942
In serata, durante la navigazione da Derna a Tobruk, la Città di Trapani viene sorvolata da un aereo che compie un giro su di essa, lanciando un razzo illuminante. Sulle prime si pensa che il velivolo, avvicinatosi per verificare l’identità della nave, l’abbia riconosciuta come una nave ospedale e se ne sia dunque andato, ma dieci minuti più tardi l’aereo si ripresenta e stavolta sgancia cinque bombe a bassa quota, nonostante i contrassegni ben visibili ed illuminati come prescritto dalle convenzioni internazionali.
Per fortuna, gli ordigni mancano il bersaglio, cadendo in mare un centinaio di metri sulla dritta senza provocare danni.
30 luglio 1942
La Città di Trapani imbarca a Marsa Matruh feriti da trasportare in Italia. Durante un attacco aereo, un velivolo britannico sgancia uno spezzone che cade in mare vicino alla poppa della nave.
Uno dei feriti imbarcati è il tenente Gerardo Salinardi del 65° Reggimento Fanteria Motorizzata, 101° Divisione Motorizzata "Trieste", gravemente ferito in uno scontro con carri britannici nella zona di El Alamein il precedente 19 luglio, che così descrive nel suo diario l’imbarco sulla nave ospedale: “Ci imbarcano. Io naturalmente in barella. In cabina reparto ufficiali, sono con un altro tenente, un tenente neozelandese ferito ad una gamba ed un tenente australiano ferito ai piedi. Anche gli altri non si possono muovere. Sono però il più grave. Una infermiera ci porta sigarette che do ai prigionieri non potendo fumare. Compro tre cartoline della nave ospedale Città di Trapani e ne regalo una per uno ai prigionieri. Non mi sembrano più nemici. Siamo sugli stessi letti di dolore. Spiego all’australiano il significato del pappagallo per nostro uso. È allevatore di pecore. Mi danno un pigiama. Il pomeriggio un aereo inglese sgancia uno spezzone verso la poppa. Meraviglia dei due ufficiali prigionieri. Dormo saporitamente. Mi sento meglio ma ho sempre spurgo di sangue che lentamente caccio”.
31 luglio 1942
La Città di Trapani lascia Marsa Matruh.
2 agosto 1942
La nave arriva a Reggio Calabria, dove i feriti vengono trasferiti su un treno ospedale.
Agosto 1942
Compie una missione in Nordafrica. Oltre ai feriti, nelle missioni nordafricane vengono evacuati e curati soldati affetti da infezioni epatiche, dissenterie bacillari e difterite, quest’ultima particolarmente diffusa tra le truppe tedesche.
Settembre 1942
Effettua un’altra missione in Nordafrica. Di nuovo tra i pazienti si trovano sia i feriti dal fronte di El Alamein che dissenterici; tra le truppe tedesche, rimangono patologie prevalenti l’epatite epidemica e la difterite.
Ottobre 1942
Altra missione in Nordafrica, dove è iniziata la terza battaglia di El Alamein. Iniziata la grande offensiva britannica che porterà allo sfondamento delle linee dell’Asse, partecipa all’evacuazione dei feriti dalla Cirenaica, trasportando ad ogni viaggio circa 300 ricoverati.
Novembre 1942
Compie un’ultima missione in Cirenaica, ormai in via di definitivo sgombero dopo la vittoria britannica ad El Alamein. Il 3 novembre i decrittatori britannici di “ULTRA” decifrano un messaggio da cui risulta che la Città di Trapani è in navigazione da Napoli a Marsa Matruh, destinata a cadere di lì a pochi giorni.
Insieme alla più grande Gradisca, la Città di Trapani è l’ultima nave ospedale ad imbarcare pazienti a Tobruk prima che la città cada in mano britannica il 13 novembre: oltre ai numerosi feriti italiani e tedeschi della grande battaglia (tra cui paracadutisti della "Folgore" e carristi dell’"Ariete") ed ai malati affetti da dissenteria, febbri tifoidee, epatite, difterite e malaria, vengono imbarcati anche prigionieri feriti o invalidi da evacuare. Si viaggia al completo, ed al momento di lasciare Tobruk le strutture portuali vengono fatte saltare, lasciando solo il tempo strettamente necessario ad allontanarsi: ormai la Cirenaica – e la guerra – è definitivamente perduta.
Un’altra immagine della Città di Trapani in veste di “nave bianca” (immagine tratta dal libro "Le missioni avventurose di una squadra di navi bianche", di Mario Peruzzi) |
L'affondamento
Il 30 novembre 1942 la Città di Trapani, al comando del capitano di corvetta militarizzato Cesare Scotto di Cesare, salpò da Napoli per la sua quindicesima missione da nave ospedale, sempre verso il Nordafrica: la sua destinazione, tuttavia, non era più la Libia, dove la caduta della Cirenaica aveva lasciato Tripoli quale ultimo porto d’imbarco. Poche settimane prima, in seguito agli sbarchi angloamericani in Algeria e Marocco, le forze italo-tedesche avevano provveduto all’occupazione della Tunisia, destinata a diventare l’ultimo bastione della resistenza dell’Asse in terra africana. I primi feriti di questo nuovo fronte avevano già iniziato ad affluire a Biserta: e là la Città di Trapani era diretta per imbarcarli.
Secondo un sito Internet durante la navigazione la nave sarebbe stata attaccata da un aereo britannico, per fortuna senza subire danni, ma di quest’attacco non si fa menzione nel volume "Le missioni avventurose di una squadra di navi bianche" edito dall’Ufficio Storico della Marina Militare, ragion per cui sembra probabile che il sito in questione faccia confusione con un episodio precedente.
Mancava ormai poco all’arrivo a Biserta quando poco dopo le nove del mattino del 1° dicembre, a 17 miglia per 254° dal faro che segnava l’ingresso di quel porto tunisino, la Città di Trapani venne scossa da una violenta esplosione subacquea sul lato sinistro, a centro nave, all’altezza dell’albero maestro.
Lo scoppio scosse violentemente la nave, sollevando una colonna d’acqua mista a sabbia, terriccio e fango della zavorra, che ricadde sulla poppa; i motori si fermarono subito, mentre dall’enorme squarcio aperto sul lato sinistro – arrivava quasi fino alla chiglia – l’acqua si riversava travolgente all’interno dello scafo, allagando i locali colpiti e sfondando le paratie della sala macchine. In corrispondenza del punto dell’esplosione, che aveva proiettato tutt’intorno il terriccio della zavorra, erano crollati sia il ponte di coperta che quello immediatamente sottostante, e la compartimentazione dei locali interni del terzo reparto era stata irrimediabilmente compromessa. Due scialuppe, su sei di cui la Città di Trapani era munita, erano andate distrutte.
Apparve subito evidente che la nave era perduta, e che non sarebbe rimasta a galla a lungo. Il sottotenente radiotelegrafista di guardia in sala radio tentò di lanciare un SOS, ma senza successo: l’arresto dei motori aveva comportato anche l’interruzione dell’erogazione di energia elettrica, e l’esplosione aveva provocato anche la rottura dell’antenna della radio. Insieme ad un ufficiale medico frattanto accorso, il radiotelegrafista tentò invano di trovare un modo di trasmettere un messaggio con mezzi di fortuna, ma non ce n’era il tempo: una parte dell’equipaggio stava già ammainando le lance con il personale di manovra ai posti, altri si erano incaricati di gettare in acqua tutto ciò che potesse aiutare a tenersi a galla, altri ancora si buttavano direttamente in mare, aggrappandosi agli zatterini od agli oggetti galleggianti lanciati da bordo.
L’imbarco sulle lance avvenne con ordine; la precedenza fu data ai feriti – quattordici in tutto – ed alle crocerossine (per altra versione la precedenza fu data ai feriti gravi, quindi alle crocerossine, poi ai feriti lievi ed agli “infermi” – ma essendo la nave nel viaggio di andata non avrebbero dovuto esservi a bordo infermi all’infuori dei feriti provocati dall’esplosione – seguito dal resto dell’equipaggio), mentre ultimi ad imbarcarsi furono gli ufficiali, dopo aver provveduto ad ispezionare i locali accessibili per sincerarsi che nessuno vi fosse rimasto intrappolato, e dopo aver tentato senza successo di forzare l’accesso nelle segreteria per portare in salvo documenti e valori di bordo. Come volevano le leggi della Marina e la tradizione del mare, il comandante Scotto di Cesare fu l’ultimo ad abbandonare la nave, preceduto dal direttore sanitario, tenente colonnello medico Vincenzo Alfano.
L’abbandono della nave non fu tuttavia privo di tragici incidenti. Una delle lance di poppa scendeva a strattoni, con difficoltà: ad un trattò s’inclinò bruscamente su un lato, e quattro degli occupanti caddero in mare, senza più riemergere.
Le quattro scialuppe ebbero appena il tempo di allontanarsi dalla Città di Trapani, prima che questa si spezzasse in due ed affondasse in un rumoroso turbinio d’acqua e rottami, che si placò nel giro di qualche minuto. Erano le 9.30 circa, dal momento dell’esplosione a quello dell’inabissamento erano trascorsi appena dodici minuti; la nave era affondata undici miglia ad est dell’Isola dei Cani.
Alle quattro imbarcazioni, una volta raccolti i naufraghi in mare, non rimase che dirigere verso l’Isola dei Cani, che rappresentava la terra più vicina. Fortunatamente, aerei tedeschi in ricognizione (ed anche italiani: il capitano Riccardo Spagnolini ed il tenente Giuseppe Bonfiglio della 351a Squadriglia Caccia Terrestre, di ritorno da una missione di scorta ad un convoglio) avevano osservato l’affondamento della Città di Trapani e prontamente informato il Comando Marina di Biserta, che inviò sul posto tre MAS, i quali raggiunsero le lance due ore dopo l’affondamento e ne presero a bordo gli occupanti.
Il contegno degli ufficiali e dell’equipaggio venne ritenuto degno di lode.
Risultarono dispersi nove uomini: i quattro caduti in mare a causa dell’incidente verificatosi durante la messa a mare della lancia di poppa, e cinque che al momento dell’esplosione si trovavano nella zona colpita od in coperta subito sopra di essa, ed erano rimasti uccisi dallo scoppio od annegati subito dopo.
I loro nomi:
Salvatore Ciringione, sergente infermiere volontario, da Campofelice Roccella
Nicola Del Core, marinaio militarizzato, da Bari
Arduino Fratini, marinaio infermiere di leva, da Monteprandone
Antonino Maresca, sergente furiere richiamato, da Genova
Domenico Nava, marinaio infermiere di leva, da Reggio Calabria
Tommaso Scalici, secondo capo furiere militarizzato, da Palermo
Gioacchino Scotti, secondo capo infermiere volontario, da Campobasso
Antonio Signore, sergente infermiere richiamato, da Alessandria
Aurelio Sparanero, sottocapo infermiere volontario, da Torremaggiore
La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita al capitano di lungo corso Cesare Scotto di Cesare, nato a Sorrento il 31 dicembre 1894, militarizzato con il grado temporaneo di capitano di corvetta:
"Comandante di nave ospedale, colpita da arma subacquea nemica dirigeva con sangue freddo e competenza le operazioni di salvataggio del personale imbarcato e, malgrado la rapidità dell'affondamento, riusciva a garantire la salvezza di quasi tutti i componenti dell'equipaggio. Abbandonava la nave pochi minuti prima che si inabissasse, dando prova nella critica circostanza di sereno coraggio e perizia marinaresca.
(Mediterraneo Centrale, 1° dicembre 1942)".
La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita al tenente colonnello medico Vincenzo Alfano, nato a Napoli il 15 gennaio 1942:
"Direttore di nave ospedale, colpita da arma subacquea nemica, impartiva con competenza e serenità di spirito gli ordini più opportuni per il salvataggio del personale di bordo e, nonostante la rapidità dell’affondamento, riusciva a rendere minime le perdite umane. Dimostrava nella critica contingenza elevate qualità professionali e militari.
(Mediterraneo Centrale, 1° dicembre 1942)".
La motivazione della Croce di Guerra al Valor Militare conferita alla capogruppo infermiera volontaria CRI Maria Davico di Quittengo (nata a Novara il 13 luglio 1879) ed alle infermiere volontarie della Croce Rossa Italiana Tina Primiceri (nata a Taranto il 25 novembre 1918), Lia Montesi d’Afflitto (nata a Venezia il 6 marzo 1908) e Giovanna Morone (nata a Guglionesi il 7 giugno 1899):
"Infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana, imbarcata su Nave Ospedale colpita da arma subacquea nemica, cooperava con serenità, coraggio ed elevato senso del dovere all’assistenza dei feriti a bordo, e prendeva posto nella lancia di salvataggio solo dopo perentorio ordine del direttore."
Sulle prime si ritenne probabile che la Città di Trapani fosse stata silurata, ma nessuno a bordo aveva avvistato periscopi o scie di siluri. Un’inchiesta condotta dal Comando Marina di Biserta scartò quest’eventualità e ritenne invece più verosimile che la nave avesse urtato una mina, probabilmente passandole qualche metro sulla dritta con la prua per poi urtarla con il fianco sinistro, anche se nella zona dell’affondamento non risultavano esservi campi minati noti.
In effetti il posamine veloce britannico Manxman aveva posato uno sbarramento di 156 mine appena due giorni prima, il 29 novembre, nella zona in cui era poi andata perduta la Città di Trapani: con ogni probabilità fu questo campo minato, la cui esistenza non era nota ai Comandi italiani, a causare il suo affondamento. Nella stessa zona (al largo dell’Isola dei Cani) e sul medesimo campo minato si perse pochi giorni dopo, il 5 dicembre, una seconda nave ospedale dell’Asse: la tedesca Graz, con la perdita di 53 vite.
Alcune fonti, anche tra quelle ufficiali (ad esempio il volume "Navi mercantili perdute" dell’Ufficio Storico della Marina Militare), attribuiscono erroneamente l’affondamento della Città di Trapani a siluro del sommergibile britannico P 45/Unrivalled. Tale attribuzione è errata, in quanto il 1° dicembre 1942 l'Unrivalled non condusse alcun attacco; fu il giorno seguente, alle 3.25 del 2 dicembre, che lanciò un siluro contro una torpediniera italiana (era la Procione, reduce dal disastroso scontro notturno del banco di Skerki che aveva visto l’annientamento del convoglio "H" per mano della Forza Q britannica) a nord del golfo di Tunisi, in posizione 37°12' N e 10°48' E. Il volume "British and Allied Submarine Operations in World War II", compilato dall’ammiraglio sommergibilista Arthur Hezlet, offre di questo attacco una versione alquanto bizzarra: secondo Hezlet il P 45 lanciò un siluro da 1500 metri di distanza contro la Procione, mancandola, ma il siluro proseguì nella sua corsa e colpì accidentalmente (senza neanche che sull'Unrivalled se ne accorgessero), affondandola, la Città di Trapani, che la torpediniera stava scortando. Questa versione è priva di fondamento, dal momento che al momento dell’attacco la Procione era sola (come confermato del resto dallo stesso giornale di bordo dell'Unrivalled, che non fa menzione della presenza di una seconda nave) e la Città di Trapani si trovava in fondo al mare già dal giorno precedente.
Il bollettino di guerra numero 923 del 4 dicembre 1942 del Comando Supremo diede notizia che «La nave ospedale Città di Trapani è stata silurata ed affondata. Non aveva feriti a bordo. Su 120 persone a bordo, 104 sono state salvate, fra le quali tutte le infermiere della Croce Rossa». Non si spiega la discrepanza sul numero delle vittime, che qui risulterebbero 16 invece di 9.
Ben più dura, ed elaborata, fu la nota pubblicata l’11 dicembre dall’Agenzia Stefani: «Il comunicato del Quartiere Generale delle Forze Armate ha dato notizia, il 4 dicembre, del siluramento e affondamento della nave-ospedale Città di Trapani, precisando le perdite. Si trattava di un nuovo anello della lunga catena di violazioni delle norme internazionali compiute durante l’attuale conflitto dalle forze armate britanniche, che non hanno risparmiato stabilimenti sanitari, idrovolanti di soccorso, treni ospedali, e che, già prima della Città di Trapani, altre navi aventi identica funzione avevano brutalmente attaccate e colate a picco. Nel caso specifico della Città di Trapani, la propaganda avversaria ha però diffuso una serie di particolari, altrettanto spettacolari quanto falsi, osando asserire che la nave avrebbe trasportato, sotto i segni della Croce Rossa, materiali bellici, benzina, nafta. A simili menzogne va opposta la più formale smentita: si precisa che sulla Città di Trapani erano esclusivamente imbarcati personale e materiali sanitari».
Per riempire il vuoto lasciato nella flotta ospedaliera dalla perdita della Città di Trapani, nello stesso dicembre 1942 venne disposta la conversione in nave ospedale del piroscafo passeggeri Principessa Giovanna, in disarmo da tempo. Proprio su questa unità passò l’ormai ex direttore sanitario della Città di Trapani, il tenente colonnello medico Vincenzo Alfano, che dopo aver subito l’affondamento della Città di Trapani doveva vivere su di essa un evento ancor più drammatico: un attacco aereo con decine di vittime al largo di Tunisi, nel maggio del 1943.
Nel dopoguerra la Città di Marsala, una delle tre gemelle (insieme a Città di Alessandria e Città di Savona) sopravvissute al conflitto o recuperate e riparate dalla Tirrenia, venne a sua volta ribattezzata Città di Trapani e prese il posto della perduta consorella. Non ebbe miglior fortuna, naufragando per incaglio davanti a Trapani nel 1957, con sei vittime tra il proprio equipaggio e quello di un rimorchiatore di soccorso.
La Città di Trapani in veste “civile”, in una foto del 1930 circa (Agenzia Bozzo) |
La Città di Trapani su Naviecapitani
1° dicembre 1942, Tina Primiceri e la Regia Nave Città di Trapani
Discussione sui campi minati posati dal Manxman, su Uboat.net