.jpg) |
Il
Milano (g.c. Rosario Sessa) |
Piroscafo
passeggeri di 4028 tsl e 2225 tsn, lungo 110,28 metri, largo 13,7 e
pescante 6,77-7,4, con velocità di 13 nodi. Di proprietà della
Società Anonima di Navigazione Tirrenia, con sede a Napoli, ed
iscritto con matricola 429 al Compartimento Marittimo di Napoli;
nominativo di chiamata IBCW.
Aveva
tre gemelli: Torino,
Roma
e Firenze;
il primo e l'ultimo furono affondati da U-Boote durante la prima
guerra mondiale, mentre il Roma,
ribattezzato Firenze
nel 1925 per “liberare” il nome per un nuovo grande
transatlantico, affondò nella seconda guerra mondiale, sempre per
siluro di sommergibile.
Breve
e parziale cronologia.
18
giugno 1913
Varato
dai Cantieri Navali Riuniti del Muggiano (La Spezia) (numero di
cantiere 73).
28
luglio 1913
Completato
come piroscafo misto per la Società Nazionale di Servizi Marittimi
(SNSM, fondata nel 1910 per la gestione delle linee sovvenzionate del
Mediterraneo). Stazza lorda e netta originarie 4149 tsl e 2509 tsn,
nominativo di chiamata NYWU, matricola 1120 al Compartimento
Marittimo di Genova.
Propulso
da due macchine alternative a vapore della potenza complessiva di
3650 CV, che consentono una velocità di servizio di 12 nodi ed una
massima di 13, dispone di 33 cabine di prima classe, 14 di seconda
classe e 176 tra cabine di terza classe e dormitori, per una capienza
complessiva di 1427 passeggeri (altra fonte parla invece di soli 112
passeggeri). Gli spazi comuni includono una sala soggiorno con 150
posti, una sala per la musica e sale da pranzo per ciascuna classe.
Impiegato
sulle linee per Costantinopoli ed Alessandria d'Egitto.
1913
Poco
tempo dopo l'entrata in servizio del Milano,
la SNSM viene posta in liquidazione e Milano
e Torino
vengono acquistati dalla Società Italiana di Servizi Marittimi
(SITMAR), con sede a Venezia, che ha ottenuto la concessione di parte
delle linee sovvenzionate precedentemente gestite dalla SNSM. Roma
e Firenze
vengono invece venduti alla Società Marittima Italiana, con sede a
Genova. (Per altra fonte, il Milano
sarebbe stato completato direttamente per la SITMAR).
4
febbraio 1915
Subisce
un incidente al largo di Brindisi, durante la navigazione da Bari ad
Ancona e Brindisi.
15
aprile 1915
Altro
incidente, durante la navigazione da Corfù a Brindisi.
16
novembre 1915
In
navigazione nel Mediterraneo, il Milano
viene fermato da un U-Boot tedesco ma poi lasciato andare perché ha
a bordo numerosi cittadini statunitensi di origine tedesca.
Non
avranno la stessa fortuna i gemelli Firenze,
affondato il 9 novembre 1915 dall'U
38 con
dieci vittime, e Torino,
affondato dall'U
39 il
14 febbraio 1917 con la perdita di sei vite.
30
ottobre 1917
Requisito
dal Ministero della Guerra durante il primo conflitto mondiale.
Stazza lorda e netta risultano essere 4067 tsl e 2295 tsn, portata
lorda 3400 tpl.
14
novembre-7 dicembre 1923
Il
Milano,
al comando del capitano Giuseppe Salvo, trasporta da Napoli (da dove
parte il 14 novembre) a Mogadiscio (dove sbarca l'8 dicembre) il
gerarca fascista e “quadrumviro” della marcia su Roma
Cesare De Vecchi, appena nominato governatore della Somalia, che si
reca nella colonia ad assumere il nuovo incarico.
.JPG) |
Il Milano con i colori della Società Italiana di Servizi Marittimi (g.c. Mauro Millefiorini, via www.naviearmatori.net) |
1931
Acquistato
dalla Società Anonima di Navigazione Lloyd Triestino, con sede a
Trieste, che di lì a pochi anni assorbirà del tutto la SITMAR. Il
Compartimento Marittimo di registrazione diventa Trieste, con
matricola 321.
Altra
fonte data il trasferimento al 2 gennaio 1932. (Per una fonte, la
nave sarebbe stata successivamente venduta alla Compagnia Italiana
Transatlantica, o CITRA, prima della cessione alla Tirrenia, ma ciò
non risulta dai registri del Lloyd's, così come non risulta un
ipotizzato passaggio intermedio alla società Marittima Italiana,
assorbita dal Lloyd Triestino nel 1932).
Agosto
1934
Trasferito
alla Tirrenia Flotte Riunite Florio-CITRA, con sede a Napoli. Il
nominativo di chiamata diventa IBCW, il Compartimento Marittimo
diventa Napoli, con matricola 429.
1934-1935
Sottoposto
a lavori di modifica a Napoli: vengono modificate le sistemazioni
passeggeri e l'alimentazione delle caldaie viene convertita dal
carbone alla nafta.
Marzo
1935
Ritorna
in servizio al termine dei lavori.
21
dicembre 1936
La
società armatrice cambia ragione sociale in Tirrenia Società
Anonima di Navigazione.
Il
Milano
viene posto in servizio sulle linee Napoli-Cagliari,
Napoli-Siracusa-Bengasi e Siracusa-Bengasi.
28
febbraio 1938
S'incaglia
a Bengasi, rimanendo seriamente danneggiato. Le riparazioni,
effettuate a Napoli, si protrarranno fino al giugno 1940.
18
ottobre 1940
Requisito
a Napoli dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del
naviglio ausiliario dello Stato.
9
novembre 1940
Il Milano,
insieme ai piroscafi Aventino e Galilea ed
alla motonave da carico Marin
Sanudo, salpa scarico da
Valona alle due di notte, con la scorta della torpediniera
Solferino e
del piccolo incrociatore ausiliario Lago
Zuai. Il convoglio giunge a
Brindisi alle 12.35.
12
novembre 1940
Milano,
Aventino
e la motonave Città di
Trapani partono da Brindisi
alle 11.45 diretti a Durazzo, con a bordo 1661 militari, nove
autoveicoli, dieci carrette e 92,5 tonnellate di materiali. Il
convoglio, scortato dalle torpediniere Antares
ed Aretusa
e dal piccolo incrociatore ausiliario Lago
Zuai, giunge a Durazzo alle
19.45.
14
novembre 1940
Milano,
Aventino
e Città di Trapani
lasciano vuoti Durazzo alle 7.30 e fanno ritorno a Brindisi, dove
arrivano alle 15.15, scortati dal cacciatorpediniere Augusto
Riboty e dalla torpediniera
Confienza.
16
novembre 1940
Milano
ed Aventino
salpano da Brindisi per Durazzo alle 9.20, trasportando 1490 soldati,
235 quadrupedi e 140 tonnellate di materiali. Scortati dai
cacciatorpediniere Carlo
Mirabello ed Augusto
Riboty e dal piccolo
incrociatore ausiliario Lago
Tana, arrivano a Durazzo
alle 18.
18
novembre 1940
Milano
ed Aventino
lasciano vuoti Durazzo alle 7.45 con la scorta del Riboty
e della torpediniera Francesco
Stocco; il convoglio giunge
a Brindisi alle 16.20.
24
novembre 1940
Milano,
Aventino
e la motonave Città di
Marsala salpano da Brindisi
alle 7.45 per trasportare a Durazzo il primo scaglione della
48a Divisione
Fanteria "Taro" (2325 uomini e 145 tonnellate di
materiali), scortati dalla torpediniera Aretusa
e dal Lago Zuai.
Il convoglio raggiunge Durazzo alle 17.15.
26
novembre 1940
Milano,
Aventino
e Città di Marsala
lasciano scarichi Durazzo alle 6.40 per tornare a Brindisi, dove
arrivano alle 16.45, scortati dall'Aretusa.
29
novembre 1940
Il Milano,
il gemello Firenze
e la Città di Marsala,
con a bordo complessivamente 2683 militari, 107 quadrupedi e 120
tonnellate di materiali, salpano da Bari alle 00.30, scortati dalla
torpediniera Andromeda e
dall'incrociatore ausiliario Francesco
Morosini. Il convoglio
giunge a Durazzo alle 15.40.
1°
dicembre 1940
Milano,
Firenze e Città
di Marsala, vuoti e
scortati dall'Andromeda,
lasciano Durazzo alle 20.30.
2
dicembre 1940
Il
convoglio giunge a Bari alle 14.45.
5
dicembre 1940
Milano,
Firenze e Città
di Marsala, scortati dalla
torpediniera Angelo
Bassini e
dal Morosini,
trasportano 2674 uomini e 301,5 tonnellate di materiali da Bari a
Durazzo.
9
dicembre 1940
Milano,
Firenze e Città
di Marsala, scarichi e
scortati dalla Bassini,
ripartono da Durazzo all'1.10 ed arrivano a Bari alle 17.30.
14
dicembre 1940
Milano,
Firenze ed Aventino,
dopo aver imbarcato 3060 militari (costituenti il primo scaglione
della 4a
Divisione Alpina "Cuneense"), 138 quadrupedi e 205
tonnellate di materiali, partono da Bari alle 22.
15
dicembre 1940
Scortati
dall'Andromeda e
dall'incrociatore ausiliario Egeo,
i tre piroscafi giungono a Durazzo alle 10.
16
dicembre 1940
Milano, Aventino e Firenze,
scarichi e scortati dall'Andromeda,
lasciano Durazzo alle 3.40 e giungono a Bari alle 16.35.
21
dicembre 1940
Il
Milano,
il piroscafo Galilea
e le motonavi Verdi, Puccini e
Narenta salpano
da Bari all'1.30 scortati dalla torpediniera Francesco
Stocco e
dall'incrociatore ausiliario Barletta,
diretti a Durazzo. La Narenta rimane
a Brindisi; le altre navi, aventi a bordo 3804 soldati, 182
quadrupedi e 360 tonnellate di materiali, giungono a Durazzo alle 15.
22
dicembre 1940
Milano, Galilea, Verdi e Puccini lasciano
Durazzo vuoti alle 12.30, scortati dalla Stocco.
23
dicembre 1940
Il
convoglio giunge a Bari alle 4.30.
26
dicembre 1940
Milano, Galilea, Verdi e Puccini salpano
da Bari alle tre di notte, scortati dall'incrociatore
ausiliario Capitano A.
Cecchi e dalla
torpediniera Angelo
Bassini, trasportando 3433
soldati, 157 quadrupedi e 608,5 tonnellate di materiali. Alle 4.30
sopraggiungono i cacciatorpediniere Folgore, Fulmine e Baleno,
che effettuano scorta a distanza fino alle 8, per poi andarsene. Il
convoglio raggiunge Durazzo alle 16.
27
dicembre 1940
Milano,
Verdi
e Puccini
lasciano scarichi Durazzo alle 9.45 scortati dalla Bassini.
28
dicembre 1940
Arrivano
a Bari alle 9.45.
29
dicembre 1940
Alle
24 Milano
e Verdi,
aventi a bordo 1710 militari, 118 quadrupedi e 400 tonnellate di
rifornimenti, salpano da Bari diretti a Durazzo con la scorta della
torpediniera Solferino e
dell'incrociatore ausiliario Brioni.
30
dicembre 1940
Il
convoglio raggiunge Durazzo alle 13.25.
31
dicembre 1940
Alle
16 Milano,
Verdi
ed il piroscafo Sant'Agata lasciano
Durazzo per rientrare a Bari.
1°
gennaio 1941
Il
convoglio giunge a Bari alle 9.30.
3
gennaio 1941
Il
Milano
parte da Bari alle quattro insieme alla Verdi,
al piroscafo Italia ed
all'incrociatore ausiliario Città
di Genova (impiegato come
trasporto), per raggiungere Durazzo con la scorta dell'incrociatore
ausiliario Barletta e
della torpediniera Calatafimi.
Il maltempo costringe però il convoglio a riparare a Brindisi
(mentre la Calatafimi rientrerà
a Bari).
5
gennaio 1941
Milano,
Italia
e Città di Genova,
aventi a bordo in tutto 2363 soldati e 164 tonnellate di materiali,
ripartono da Brindisi alle cinque scortati
da Folgore, Mirabello e Barletta,
giungendo a Valona alle 13.45.
7
gennaio 1941
Milano
e Italia
lasciano vuoti Valona alle 7.30, scortati dal Città
di Genova; il convoglio
giunge a Bari alle 21.30.
11
gennaio 1941
Milano, Aventino, Italia
e Città di Marsala
partono da Bari alle 15 con a bordo il primo scaglione della 24a
Divisione Fanteria "Pinerolo" (3978 uomini, 69 quadrupedi e
183 tonnellate di materiali), scortati dagli incrociatori ausiliari
Città di Genova
e Brioni e
dalla torpediniera Canopo.
12
gennaio 1941
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 3.50.
Lo
stesso giorno il Milano
fa ritorno a Bari e da qui, insieme al piroscafo Monstella
ed alla motonave Città
di Agrigento, si
trasferisce scarico a Brindisi con la scorta della
torpediniera Castelfidardo.
13
gennaio 1941
Milano,
Italia
e Città di Marsala
si trasferiscono vuoti da Bari a Brindisi (?) con la scorta del
Brioni.
14
gennaio 1941
Il
Milano e
le motonavi Città di
Agrigento, Città
di Marsala e Città
di Trapani partono da
Brindisi alle 2.30 trasportando il primo scaglione della
22a Divisione
Fanteria "Cacciatori delle Alpi" (2570 militari e 99
tonnellate di materiali). Il convoglio, scortato dal Brioni
e dalla torpediniera Altair,
giunge a Durazzo alle 11.45.
16
gennaio 1941
Il
Milano
e le motonavi Città di
Marsala e Città
di Bastia lasciano scariche
Durazzo alle 7.45 dirette a Bari, con la scorta della torpediniera
Calatafimi.
17
gennaio 1941
Il
convoglio arriva a Bari all'1.15.
20
gennaio 1941
Milano, Aventino, Città
di Marsala e Città
di Bastia salpano da Bari
all'una di notte trasportando 2682 uomini, 130 quadrupedi e 517
tonnellate di materiali, con la scorta del Città
di Genova e della
torpediniera Partenope.
Il convoglio giunge a Durazzo alle 14.50.
23
gennaio 1941
Milano,
Aventino e
la motonave Narenta
lasciano scarichi Durazzo alle 16.15, scortati dalla torpediniera
Generale Marcello
Prestinari.
24
gennaio 1941
Il
convoglio arriva a Bari alle 4.
25
gennaio 1941
Milano
ed Italia
partono da Bari all'una di notte con 2185 soldati, 145 quadrupedi e
170 tonnellate di materiali da trasportare a Durazzo, con la scorta
del Città di Genova e della
Prestinari.
Le navi arrivano a destinazione alle 12.30.
27
gennaio 1941
Il Milano
lascia scarico Durazzo alle otto per tornare a Bari, dove arriva alle
18.30, scortato dal Città
di Genova.
28
gennaio 1941
Milano,
Verdi,
Italia
ed il piroscafo Quirinale
partono da Bari alle 23 trasportando complessivamente 3994 tra
ufficiali e soldati, 119 quadrupedi e 263 tonnellate di materiali,
con la scorta della torpediniera Aretusa
e dell'incrociatore ausiliario Egeo.
29
gennaio 1941
Il
convoglio raggiunge Durazzo alle 10.30.
30
gennaio 1941
Milano,
Italia
e Quirinale lasciano
Durazzo alle 13.20, scarichi, con la scorta dell'incrociatore
ausiliario Barletta.
31
gennaio 1941
Il
convoglio arriva a Bari alle due di notte.
2
febbraio 1941
Milano, Italia,
Verdi
e Quirinale
lasciano Bari alle 22 diretti a Durazzo, con 3947 soldati e 289
tonnellate di materiali. La scorta è costituita dal Città
di Genova e dalla
vecchia torpediniera Giacomo
Medici.
3
febbraio 1941
Il
convoglio giunge a Durazzo alle dieci.
5
febbraio 1941
Lascia
scarico Durazzo alle 17.15 insieme alla Verdi
ed al piroscafo Sant'Agata,
con la scorta della torpediniera Castelfidardo.
6
febbraio 1941
Il
convoglio giunge a Bari alle 5.10.
7?
febbraio 1941
Milano, Aventino,
Verdi e Quirinale,
con 2726 militari della 43a
Divisione Fanteria "Forlì" e 124 tonnellate di materiali,
partono da Bari alle 00.30 scortati dall'incrociatore
ausiliario Brioni e
dalla torpediniera Andromeda;
il convoglio giunge a Durazzo alle 13.45. ("La difesa del
traffico con l'Albania, la Grecia e l'Egeo" dell'USMM indica la
data del 7 febbraio, ma sembra probabile un errore).
9
febbraio 1941
Parte
scarico da Durazzo alle quattro insieme ad Aventino
e Quirinale,
raggiungendo Bari alle 16.35, con la scorta della Castelfidardo.
12
febbraio 1941
Salpa
da Bari alle tre insieme all'Aventino
e con la scorta della Castelfidardo;
al largo di Brindisi, nel punto convenzionale X, si uniscono al
convoglio anche le motonavi Verdi e Marin
Sanudo, mentre la scorta
viene rinforzata dall'incrociatore ausiliario Egeo (tutte
e tre le unità provengono da Brindisi). Il convoglio, che trasporta
complessivamente 3086 uomini, 203 quadrupedi, 101 veicoli e 648
tonnellate di materiali, arriva a Durazzo alle 14.30.
15
febbraio 1941
Milano,
Aventino
e Verdi
lasciano scarichi Durazzo alle 8.15, diretti a Bari con la scorta
della Castelfidardo.
Qui il convoglio giunge alle 22.
17
febbraio 1941
Riparte
da Bari alle due di notte insieme ad Aventino,
Verdi e Città
di Alessandria, e con la
scorta della torpediniera Solferino
e dell'incrociatore ausiliario Capitano
Cecchi. Il convoglio,
avente a bordo 3578 militari e 383 tonnellate di rifornimenti, arriva
a Durazzo alle 16.20.
19
febbraio 1941
Lascia
scarico Durazzo alle 16.15 con la scorta del Capitano
Cecchi.
20
febbraio 1941
Arriva
a Bari alle 3.30.
23
febbraio 1941
Milano, Aventino e
le motonavi Rossini e Narenta
lasciano Bari con a bordo 2827 militari, 174 quadrupedi e 731
tonnellate di rifornimenti, scortati dalla torpediniera Bassini e
dall'incrociatore ausiliario Brioni.
24
febbraio 1941
Il
convoglio raggiunge Durazzo alle 9.25.
25
febbraio 1941
Lascia
vuoto Durazzo alle 3.45, insieme a Rossini ed Aventino
e con la scorta della Bassini.
Il convoglio arriva a Bari alle 15.15. (Anche qui "La difesa del
traffico" indica come data il 24 febbraio, ma sembra probabile
un errore).
1°
marzo 1941
Milano,
Aventino,
Verdi
ed il piroscafo Rosandra
trasportano 2848 militari, 131 quadrupedi e 417 tonnellate di
rifornimenti da Bari a Durazzo, con la scorta della torpediniera
Curtatone e
del Capitano Cecchi.
4
marzo 1941
Milano
ed Aventino,
scarichi, e la motonave Rossini,
avente a bordo 235 feriti lievi, lasciano Durazzo alle 00.30 con la
scorta della Medici.
Il convoglio giunge a Bari alle 20.50.
6
marzo 1941
Alle 00.30
Milano,
Aventino,
Rossini e Narenta,
aventi a bordo in tutto 3171 uomini, 137 quadrupedi, 239 tonnellate
di provviste e 248 di altri rifornimenti, salpano da Bari alla volta
di Durazzo, scortati da Medici e Capitano
Cecchi. Il convoglio giunge
a destinazione alle 11.40.
8
marzo 1941
Milano, Rossini e
la motonave Barbarigo,
di ritorno scariche, ripartono da Durazzo alle 6.20, con la scorta
della Medici.
Il convoglio raggiunge Bari alle 17.15.
10
marzo 1941
Parte
da Bari alle 5 insieme ad Aventino,
Rossini ed
al piroscafo Zena
(in tutto le quattro navi hanno a bordo 2991 uomini, 483 quadrupedi e
352 tonnellate di materiali) e con la scorta del Capitano
Cecchi e della
torpediniera Prestinari.
Il convoglio arriva a Durazzo alle 17.25.
11
marzo 1941
Il
Milano
riparte scarico da Durazzo alle 11 insieme ad Aventino (con
321 feriti lievi) e Rossini (scarica)
e con la scorta della Prestinari,
arrivando a Bari alle 22.30.
14
marzo 1941
Parte
da Bari all'1.40 unitamente ad Aventino, Quirinale,
Rossini ed
alla motonave Filippo
Grimani, diretto a Durazzo
con la scorta di Bassini
e Capitano Cecchi.
Il convoglio, che trasporta in tutto 3749 militari, 123 quadrupedi,
1351 tonnellate di provviste e 605 di altri rifornimenti (il primo
scaglione della 56a Divisione
Fanteria "Casale"), arriva a Durazzo alle 17.40.
16
marzo 1941
Milano
(con a bordo 143 feriti leggeri), Città
di Alessandria (vuota),
Città di Savona
(vuota) e Rosandra
(adibito a traffico civile) lasciano Durazzo alle 7.45 diretti a
Bari, dove arrivano alle 23.30, scortati dal cacciatorpediniere Carlo
Mirabello.
18
marzo 1941
Il Milano parte
da Bari per Durazzo alle 23, insieme a Città
di Alessandria e Città
di Savona ed al
piroscafo Tagliamento,
con la scorta della torpediniera Curtatone e
dell'incrociatore ausiliario Capitano
Cecchi; in tutto le navi
trasportano in tutto 2615 uomini, 624 quadrupedi e 387 tonnellate di
rifornimenti.
19
marzo 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 16.15.
20
marzo 1941
Milano, Città
di Alessandria e Città
di Savona lasciano scariche
Durazzo alle 13.
21
marzo 1941
Le
navi arrivano a Bari alle 5.
22
marzo 1941
Il
Milano,
insieme alle motonavi Città
di Bastia, Città
di Alessandria e Città
di Savona, parte da Bari
alle 23 con la scorta di Solferino e Capitano
Cecchi. Le navi del
convoglio trasportano in tutto 3343 militari, 138 quadrupedi e 234
tonnellate di materiali.
23
marzo 1941
Alle
13.20 la Solferino
lascia il convoglio per andare ad assumere la scorta dei piroscafi
Monstella,
Vesta
ed Anna
Capano,
rimasti senza scorta dopo che la loro torpediniera di scorta, la
Castelfidardo, se
ne è separata per prestare assistenza al piroscafo Carnia,
silurato da un sommergibile.
Il
resto del convoglio entra a Durazzo alle 14.30.
24
marzo 1941
Il Milano (scarico),
i piroscafi Monstella (scarico)
e Città di
Tripoli (con a bordo
162 feriti leggeri) e la motonave Narenta (scarica)
lasciano Durazzo alle 19.15, scortati dalla
torpediniera Angelo Bassini,
per raggiungere Bari.
25
marzo 1941
Il
convoglio arriva a Bari alle 8.30.
4
aprile 1941
Milano, Aventino e Quirinale
lasciano Bari a mezzanotte con a bordo 3439 soldati, 39 quadrupedi e
274 tonnellate di materiali. Il convoglio, scortato da
Curtatone e Capitano
Cecchi, raggiunge Durazzo a
mezzogiorno.
5
aprile 1941
Milano (con
a bordo 67 feriti lievi), Aventino e Quirinale (scarichi)
partono da Durazzo alle 10 diretti a Bari, con la scorta della
torpediniera Prestinari.
Il convoglio arriva a destinazione alle 23.45.
8
aprile 1941
A
mezzanotte Milano,
Quirinale,
Città di Savona e Città
di Bastia lasciano Bari per
trasportare a Durazzo il primo scaglione della 32a Divisione
Fanteria "Marche", in corso di trasferimento verso il
Montenegro (3408 uomini e 213 tonnellate di materiali). La
scorta è costituita dalle torpediniere Altair
e Monzambano,
cui al largo di Brindisi, nel punto convenzionale "Y", si
unisce l'incrociatore ausiliario Brindisi. Le navi raggiungono
Durazzo alle 17.05.
9
aprile 1941
Milano
(con a bordo 205 feriti leggeri), Sant'Agata
(scarico) e Città di Bastia
(con 140 militari rimpatrianti) lasciano Durazzo alle dieci per fare
ritorno in Italia, scortati dalla torpediniera Calatafimi.
10
aprile 1941
Il
convoglio giunge a Bari alle 6.45.
12
aprile 1941
Milano,
Aventino
e Quirinale
salpano da Bari all'una di notte diretti a Durazzo, con a bordo 3414
soldati e 274 tonnellate di materiali e con la scorta
dell'incrociatore ausiliario Barletta
e del cacciatorpediniere Bersagliere. Il convoglio raggiunge Durazzo
alle 15.30.
13
aprile 1941
Milano
ed Aventino
lasciano Durazzo alle 13.15 con a bordo 100 militari rimpatrianti e
14 detenuti.
14
aprile 1941
Scortati
dal Capitano Cecchi,
i due piroscafi arrivano a Bari alle 3.20.
20
aprile 1941
Milano,
Rossini
ed il piroscafo Maria C.
salpano da Bari alle 00.30 diretti a Durazzo, con a bordo 1608
militari, 93 automezzi e 1490 tonnellate di materiali. La scorta è
costituita inizialmente dal Barletta,
cui a Brindisi si unisce anche la Prestinari;
il convoglio raggiunge Durazzo alle 14.30.
22
aprile 1941
Il
Milano
e la motonave Foscarini
lasciano scariche Durazzo alle 4.30 e raggiungono Bari quattordici
ore più tardi, scortate dalle torpediniere Calatafimi
e Monzambano.
30
aprile 1941
Il
Milano
e la motonave Città di
Marsala lasciano scarichi
Bari alle 19.30 per trasferirsi a Durazzo, scortati dalla Calatafimi.
1°
maggio 1941
Il
piccolo convoglio arriva a Durazzo alle 8.20.
2
maggio 1941
Alle 11
Milano
e Città di Marsala
partono da Durazzo con a bordo 2000 soldati e materiali vari. Il
convoglio, scortato dalla torpediniera Medici
e dall'incrociatore ausiliario Brindisi,
raggiunge Bari a mezzanotte.
4
maggio 1941
Aventino, Milano, Italia e Quirinale
lasciano Bari alle 23 diretti a Durazzo con 3520 soldati ed un carico
di materiali, scortati da Medici e Brindisi.
5
maggio 1941
Il
convoglio arriva a Durazzo alle 10.30.
6
maggio 1941
Aventino, Milano, Italia e Quirinale
ripartono da Durazzo con 6528 militari rimpatrianti e materiali vari,
sempre scortati da Brindisi
e Medici.
Il convoglio giunge a Bari alle 15.30.
12
maggio 1941
Milano, Italia, Aventino e Rossini
partono da Bari alle 22 diretti a Durazzo con 1255 militari,
quadrupedi ed altri rifornimenti, scortati da Barletta
e Prestinari.
13
maggio 1941
Il
convoglio arriva a destinazione alle 11.45.
14
maggio 1941
Milano, Italia, Aventino e Rossini
lasciano Durazzo alle 4 con 3485 militari rimpatrianti ed il relativo
materiale, sempre scortati da Prestinari e Barletta.
Il convoglio arriva a Bari alle 16.30.
16
maggio 1941
Alle
22 Milano,
Aventino,
Italia e Puccini
partono da Bari carichi di truppe e rifornimenti, scortati dalla
Prestinari
e dall'incrociatore ausiliario Zara.
17
maggio 1941
Il
convoglio raggiunge Durazzo a mezzogiorno.
18
maggio 1941
Milano,
Aventino,
Italia e Puccini
lasciano Durazzo alle 3.30 con a bordo 3900 soldati ed un carico di
automezzi e materiali. Il convoglio, scortato da Medici e Zara,
raggiunge Bari alle 18.
27
maggio 1941
Milano,
Città di Alessandria
e Città di Marsala
salpano da Bari alle 19 diretti a Durazzo, trasportando 600 soldati e
materiali vari, con la scorta della torpediniera Nicola
Fabrizi.
28
maggio 1941
Il
convoglio giunge a Durazzo alle 10.29.
29
maggio 1941
Milano,
Città di Alessandria,
Città di Marsala
e la motonave da carico Marin
Sanudo lasciano Durazzo
alle 20 dirette in Puglia, con a bordo 830 prigionieri ed un carico
di materiali. La scorta è costituita dall'incrociatore
ausiliario Brindisi e
dalla torpediniera Prestinari.
30
maggio 1941
Il
convoglio giunge a Brindisi, dove la Marin
Sanudo si ferma,
mentre le altre navi proseguono fino a Bari.
3
giugno 1941
Milano
e Quirinale
compiono un viaggio da Bari a Valona, senza scorta.
5
giugno 1941
Milano,
Puccini
e Quirinale
trasportano 1100 soldati e materiali vari da Valona a Bari, scortati
da Zara
e Solferino.
7
giugno 1941
Milano,
Quirinale,
Città di Marsala
e Città di Bastia
trasportano 1700 soldati e materiali vari da Bari a Durazzo, via
Brindisi, con la scorta della Solferino.
9
giugno 1941
Milano,
Quirinale,
Città di Marsala
e Città di Bastia
trasportano 3913 soldati e materiali vari da Durazzo a Bari, con la
scorta della Solferino
e del Brindisi.
11
giugno 1941
Milano,
Quirinale,
Rossini
ed il piroscafo Città
di Tripoli lasciano
Bari carichi di truppe e rifornimenti, giungendo a Durazzo scortati
dalla Solferino.
14
giugno 1941
Milano,
Rossini,
Quirinale
e Città di Tripoli
trasportano truppe e materiali da Durazzo a Bari, con la scorta di
Fabrizi
e Brioni.
18
giugno 1941
Milano,
Puccini
e la motonave Donizetti
trasportano truppe e materiali da Bari a Valona, scortati
dal Brindisi.
21
giugno 1941
Milano,
Donizetti
e Puccini
rientrano da Valona a Brindisi, scortati dal Brindisi e
dalla Prestinari,
trasportando truppe rimpatrianti della 58a Divisione
Fanteria "Legnano".
23
giugno 1941
Milano,
Donizetti
e Puccini
trasportano personale e materiale militare da Brindisi a Durazzo,
scortati dalla Prestinari.
28
giugno 1941
Il Milano,
insieme alla Città di
Marsala ed al Galilea,
trasporta personale e materiale delle forze armate da Durazzo a Bari,
scortato dal Barletta e
dalla torpediniera Francesco
Stocco.
1°
luglio 1941
Milano,
Città di Marsala,
Città di Agrigento
e Puccini
trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la
scorta dello Zara.
2
luglio 1941
Milano,
Puccini,
Rosandra,
Città di Marsala
e Città di Agrigento
trasportano 3250 soldati rimpatrianti e materiali vari da Durazzo a
Bari, con la scorta di Zara,
Solferino
e del cacciatorpediniere Augusto
Riboty.
5
luglio 1941
Milano,
Puccini
e Città di Marsala
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati dal
Barletta.
6
luglio 1941
Lascia
Durazzo e raggiunge Bari insieme alle motonavi Puccini e Città
di Marsala ed al
piroscafo Rosandra,
convoglio (scortato dalla Stocco e
dall'incrociatore ausiliario Barletta)
che trasporta complessivamente 3400 militari rimpatrianti, 1406
operai militarizzati e 70 quadrupedi.
8
luglio 1941
Viaggio
da Bari a Durazzo, da solo e senza scorta.
10
luglio 1941
Trasporta,
insieme a Città di
Marsala,
Aventino e Rosandra (la
scorta è costituita dalla Medici e
dall'incrociatore ausiliario Zara),
3580 militari e 1400 operai militarizzati che rimpatriano da Durazzo
a Bari.
16
luglio 1941
Milano,
Aventino
e Città di Marsala
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, con la scorta del
Barletta.
19
luglio 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Città di Marsala
trasportano truppe e materiali da Durazzo a Cattaro, scortati da
Zara,
Medici
e Stocco.
22
luglio 1941
Milano,
Aventino
e Città di Marsala
trasportano ancora truppe e materiali da Durazzo a Cattaro, scortati
da Brindisi
e Medici.
24
luglio 1941
Milano
ed Aventino
trasportano 1600 militari rimpatrianti, automezzi e materiali vari da
Durazzo a Bari, scortati da Brindisi
e Stocco.
31
luglio 1941
Il
Milano
trasporta truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, scortato dal
Brindisi.
4
agosto 1941
Milano
e Rossini
trasportano personale del Regio Esercito da Bari a Durazzo, con la
scorta di Brindisi
e Stocco.
6
agosto 1941
Milano
e Rossini
trasportano truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, scortati dalla
Stocco.
10
agosto 1941
Il
Milano
e la motonave Maria
trasportano truppe, automezzi, rimorchi e materiali vari da Bari a
Durazzo, con la scorta di Brindisi
e Medici.
11
agosto 1941
Milano
e Rosandra
trasportano 1500 militari rimpatrianti, automezzi e materiali vari da
Durazzo a Bari, con la scorta di Brindisi
e Medici.
17
agosto 1941
Milano
e Rosandra
trasportano personale militare rimpatriante da Durazzo a Bari, con la
scorta di Brindisi
e Riboty.
19
agosto 1941
Milano,
Rosandra,
Città di Alessandria
e Quirinale
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati da
Brindisi
e Riboty.
21
agosto 1941
Milano
e Rosandra
trasportano truppe e materiali da Durazzo a Spalato, con la scorta
del Brindisi.
25
agosto 1941
Milano, Rosandra, Città
di Marsala e Città
di Alessandria (un'altra
motonave) trasportano personale militare da Bari a Durazzo, scortate
da Stocco e Barletta.
27
agosto 1941
Milano, Rosandra
e Città di
Alessandria rientrano
da Durazzo a Bari scortate da Stocco e Brindisi,
trasportando 3250 militari rimpatrianti.
4
settembre 1941
Lascia
Bari e raggiunge Durazzo insieme alla motonave Città
di Trapani ed al
piroscafo Rosandra,
scortati dalla torpediniera Antares
e dall'incrociatore ausiliario Attilio Deffenu,
trasportando personale militare.
.jpg) |
Il Milano a Venezia (Reale Fotografia Giacomelli-Archivio Storico del Comune di Venezia, via g.c. Piergiorgio Farisato e www.naviearmatori.net) |
7
settembre 1941
Milano,
Rosandra
e Città di Trapani
trasportano 2900 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Antares
e Deffenu.
3
ottobre 1941
Milano,
Rosandra
ed Italia
trasportano personale dell'Esercito e dell'Aeronautica da Bari a
Durazzo, con la scorta della Prestinari.
4
ottobre 1941
Milano,
Italia
e Rosandra
trasportano 2100 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari.
6
ottobre 1941
Milano,
Italia
e Rosandra
trasportano personale militare da Bari a Durazzo, con la scorta della
Medici
e dell'incrociatore ausiliario Arborea.
10
ottobre 1941
Milano,
Italia
e Rosandra
trasportano personale e materiale militare da Bari a Durazzo, con la
scorta di Zara
ed Antares.
11
ottobre 1941
Milano,
Italia e Rosandra
trasportano truppe rimpatrianti da Durazzo Bari a Bari, con la scorta
di Zara
ed Antares.
15
ottobre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano truppe, automezzi e materiali vari da Bari a Durazzo, con
la scorta di Zara
e Riboty.
17
ottobre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano 4350 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Zara
e Riboty.
19
ottobre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano personale della Marina e dell'Aeronautica da Bari a
Durazzo, con la scorta di Zara
e Medici.
21
ottobre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano 4400 militari rimpatrianti nonché automezzi, rimorchi e
materiali vari da Durazzo a Bari, con la scorta di Zara
e Medici.
25
ottobre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano 3400 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Zara
e Medici.
1°
novembre 1941
Milano,
Italia,
Rosandra
ed il piroscafo Piemonte
trasportano 5400 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Zara
e Medici.
4
novembre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano truppe, automezzi, rimorchi e materiali vari da Bari a
Durazzo, con la scorta di Zara
e Riboty.
8
novembre 1941
Milano,
Galilea, Aventino, Italia
e Rosandra trasportano
5300 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la scorta del
solo Riboty.
10
novembre 1941
Derequisito
dalla Regia Marina. Successivamente posto sotto il controllo del
Ministero delle Comunicazioni.
11
novembre 1941
Milano,
Italia
e Rosandra
trasportano truppe e materiali vari da Bari a Durazzo, con la scorta
di Zara
e Solferino.
13
novembre 1941
Milano,
Italia
e Rosandra
trasportano 3380 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Zara
e Solferino.
18
novembre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano 2230 soldati e materiale militare vario da Bari a
Durazzo, con la scorta di Arborea
e Solferino.
21
novembre 1941
Milano,
Aventino,
Italia
e Rosandra
trasportano 3300 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta di Arborea
e Solferino;
il Milano
prosegue poi fino a Brindisi.
6
dicembre 1941
Milano
ed Italia
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, con la scorta
dell'incrociatore ausiliario Città
di Genova.
7
dicembre 1941
Milano
ed Italia
trasportano 2100 militari rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la
scorta del Città di Genova.
11
febbraio 1942
Milano,
Piemonte
ed il piroscafo Francesco
Crispi trasportano truppe e
materiali da Bari a Patrasso, via Corfù, con la scorta di Brindisi
e Bassini.
13
febbraio 1942
Milano,
Crispi
e Piemonte
trasportano truppe e materiali da Corfù a Patrasso, con la scorta di
Brindisi,
Bassini
e del cacciatorpediniere Turbine.
23
febbraio 1942
Compie
un viaggio dal Pireo ad Iraklion, insieme al trasporto militare
Cherso
e con la scorta del cacciatorpediniere Francesco
Crispi e della torpediniera
Libra.
30
marzo 1942
Milano,
Cherso
ed il piroscafo tedesco Artemis
Pitta
tornano da Iraklion al Pireo, con la scorta del cacciatorpediniere
Quintino Sella
e della torpediniera Cassiopea.
4
aprile 1942
Lascia
il Pireo e fa ritorno a Bari, con scalo intermedio a Patrasso,
viaggiando da solo e senza scorta.
23
aprile 1942
Compie
un viaggio da Bari a Navarino, di nuovo da solo e senza scorta.
28
aprile 1942
Trasporta
truppe e materiali da Bari a Samo, passando per il Pireo, con la
scorta dell'Arborea
e del cacciatorpediniere Sebenico.
26
maggio 1942
Viaggio
da Iraklion al Pireo, con la scorta della Calatafimi.
3
giugno 1942
Viaggio
da Patrasso a Brindisi, con la scorta dell'Arborea.
Giugno
1942
Assegnato
alla Forza Navale Speciale per trasportare parte del corpo di sbarco
destinato alla pianificata, ma mai attuata, invasione di Malta
(Operazione "C. 3").
Nei
piani dello sbarco, elaborati nel maggio 1942, il Milano è
destinato ad essere uno dei dieci trasporti truppe da impiegare
nell'operazione, insieme a Francesco
Crispi,
Rosandra, Italia, Viminale, Quirinale, Aventino, Calino, Città
di Tunisi e
Donizetti (ciascuno
di essi può trasportare tra gli 800 e i 1400 soldati); essi
trasporteranno le truppe fin nelle acque di Malta, dove le
trasborderanno sulle unità di una eterogenea flottiglia che
provvederà quindi a sbarcarli sulle coste dell'isola.
La
flottiglia in questione sarà composta da 65 motozattere da sbarco
tipo MZ (costruite sui piani delle MFP tedesche progettate per
l'invasione del Regno Unito: possono trasportare e sbarcare fino a
tre carri armati e 100 uomini equipaggiati ciascuna), 100 "motolance"
(in realtà veri e propri mezzi da sbarco: possono sbarcare 30 uomini
ciascuno) tipo ML (solo 9 delle quali, però, effettivamente
costruite), 24 vaporetti requisiti della laguna di Venezia (ognuno
dei quali può trasportare e sbarcare 75 uomini), due piccole
motonavi anch'esse della laguna di Venezia (Altino ed Aquileia,
capacità 400 uomini cadauna), tre posamine (Durazzo,
Buccari,
Pelagosa,
che possono ciascuno trasportare 500 uomini), quattro
motocisterne-navi da sbarco (Sesia, Scrivia, Tirso, Garigliano,
ciascuna delle quali può trasportare e sbarcare due batterie da 75
mm e veicoli), due traghetti ferroviari dello stretto di Messina
(Aspromonte e Messina,
in grado di trasportare ciascuno 4-8 carri armati e mille tonnellate
di materiali), tre piroscafetti costieri (Principessa
Mafalda, Capitano
Sauro, Tabarca,
ciascuno dei quali può portare 400 uomini) e 50 motovelieri
requisiti (24 trabaccoli, 14 golette, due brigantini goletta, 6
navicelli, due cutter e due motovelieri di altro tipo: capacità
media 300 uomini). Parte di queste unità (le MZ, le ML, le
motocisterne-navi da sbarco) sono unità costruite appositamente come
unità da sbarco, altre (specie i vaporetti ed i motovelieri) sono
mezzi piuttosto di fortuna, ottenuti convertendo alla meglio una
quantità di imbarcazioni assai eterogenee.
(Altra
fonte afferma invece il naviglio incaricato di trasportare le truppe
fino a Malta, oltre al Milano
ed agli altri nove trasporti truppe sopra citati, avrebbe compreso
anche Aquileia,
Aspromonte,
Messina,
Buccari,
Durazzo,
Pelagosa,
Tabarca,
Capitano
Sauro
e Principessa
Mafalda;
lo sbarco sarebbe stato invece effettuato da 37 motozattere MZ
italiane e 34 MFP tedesche, 42 motolance ML italiane, 12 pontoni
Siebel tedeschi, 24 mezzi da sbarco italiani "MF" ricavati
da grossi motoscafi civili e 81 "Sturmboote" tedesche,
motolance d'assalto con velocità di 30 nodi e capienza di sei
uomini. Avrebbero altresì fatto parte della flotta d'invasione
Tirso,
Sesia,
Scrivia
e
Garigliano,
altri due traghetti, altre tre navi cisterna per acqua, due navi
cisterna per carburante di piccole dimensioni, sette piroscafetti da
trasporto, due navi ospedale, 10 rimorchiatori, 25 motolance e 30
motovelieri adattati).
Le
truppe da sbarco assommano in tutto a 65.000 uomini, in maggioranza
italiani, dei quali 32.000 appartengono al XXX Corpo d'Armata (prima
ondata: Divisioni Fanteria "Friuli", "Livorno" e
"Superga" e X Raggruppamento Corazzato), 26.000 al XVI
Corpo d'Armata (seconda ondata: Divisioni Fanteria "Napoli"
e "Assietta") e 7000 al Comando Truppe Speciali (2000 fanti
di Marina del Reggimento "San Marco", 4000 camicie nere del
Gruppo Battaglioni Camicie Nere da Sbarco, 500 elementi delle forze
speciali italiane e 500 delle forze speciali tedesche). In aggiunta a
questi 65.000 uomini, che verranno sbarcati dal mare, altri 29.000
uomini (italiani della Divisione Paracadutisti "Folgore"
e della Divisione Aviotrasportabile "La Spezia", e tedeschi
della 7. FliegerDivision) dovranno giungere sull'isola mediante
aviosbarchi: le due divisioni paracadutisti verranno lanciate per
prime e si impadroniranno degli aeroporti, permettendo così agli
aerei che trasportano le truppe della "La Spezia" di
atterrarvi.
Lo
sbarco verrà appoggiato dalle unità della Forza Navale Speciale al
comando degli ammiragli Vittorio Tur (comandante in capo della stessa
F.N.S.) e Luigi Biancheri: i vecchi incrociatori
leggeri Bari e Taranto,
quindici cacciatorpediniere delle Squadriglie III, IV, VII, VIII e
XVI, una ventina di torpediniere e 20-30 tra motosiluranti, MAS e
VAS.
L'invasione
di Malta sarà tuttavia rimandata e poi accantonata in vista della
spettacolare – all'apparenza – avanzata delle forze
italo-tedesche in Egitto, seguita alla battaglia di Ain el Gazala,
che illude gli alti comandi dell'Asse che presto Alessandria e il
Cairo saranno prese, rendendo superflua la conquista di Malta.
L'operazione "C. 3" verrà così cancellata il 27 luglio
1942.
9
luglio 1942
Il
Milano
trasporta truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, con la scorta della
Medici
e dell'incrociatore ausiliario Lorenzo
Marcello.
25
luglio 1942
Alle
quattro del mattino il Milano
(con a bordo 925 tra ufficiali e soldati, otto tra automezzi e
rimorchi e 100 tonnellate di materiali vari, munizioni e materiale
d'artiglieria) e l'Aventino
(con a bordo 946 militari, sette tra automezzi e rimorchi e 113
tonnellate di materiali vari, munizioni e materiale d'artiglieria)
partono da Bari diretti in Nordafrica, via Patrasso, il Pireo e Suda,
scortati nella prima parte della navigazione dai cacciatorpediniere
Lampo
ed Augusto Riboty,
dalla torpediniera Antonio Mosto e
dall'incrociatore ausiliario Zara.
Fa parte del convoglio, nel tratto iniziale della navigazione, anche
la motonave Donizetti,
che però è diretta a Corfù; quando il convoglio giunge al largo
dell'isola, Donizetti e Mosto se
ne separano e raggiungono pertanto Corfù. (Per altra versione anche
il resto del convoglio avrebbe fatto scalo a Corfù).
A
Patrasso Lampo,
Riboty
e Zara
lasciano il convoglio, venendo avvicendate nella scorta dalle
torpediniere Lince
e Sagittario.
27
luglio 1942
Durante
la notte il convoglio viene ripetutamente attaccato da aerei; il
Milano
rimane indenne, ma l'Aventino
viene danneggiato, anche se è comunque in grado di proseguire a
velocità ridotta.
Il
convoglio entra al Pireo alle 14, sostandovi per quasi due giorni.
29
luglio 1942
Milano
ed Aventino,
scortati da Lince
e Sagittario,
ripartono dal Pireo alle due di notte diretti a Suda, dove sostano
dalle 17.30 alle 23.30; proseguono poi per Bengasi, scortati adesso
dai cacciatorpediniere Bersagliere (caposcorta)
e Saetta
oltre che da Lince e Sagittario.
31
luglio 1942
Il Milano giunge
a Bengasi alle 9.45, mentre l'Aventino,
rallentato dai danni alle macchine subiti nel corso dei precedenti
attacchi aerei, vi arriva tre ore più tardi.
Sbarcate
truppe e carico, il Milano
riparte da Bengasi già alle 18.30 per tornare al Pireo, scortato
dalla Sagittario.
Le due navi formano il convoglio «A».
2
agosto 1942
Milano
e Sagittario
arrivano al Pireo alle 9.45. Si conclude così l'unica traversata
verso l'Africa del Milano
durante il conflitto.
20
ottobre 1942
Milano,
Italia
ed Argentina
trasportano personale militare e materiali vari dal Pireo a Rodi, con
la scorta del Barletta
e delle torpediniere Lupo,
Libra
e Climene.
24
dicembre 1942
Il
Milano
trasporta truppe rimpatrianti da Patrasso a Bari, scortato da Città
di Genova e Riboty.
7
gennaio 1943
Trasporta
truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortato da Bassini
e Città di Genova.
3
febbraio 1943
Milano
e Rosandra
trasportano truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, scortati dal
Brindisi e dalla torpediniera Rosolino
Pilo.
5
febbraio 1943
Trasporta
truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortato dalla Pilo e
dall'incrociatore ausiliario Francesco
Morosini.
15
febbraio 1943
Trasporta
truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, scortato dagli incrociatori
ausiliari Brindisi
e Lazzaro
Mocenigo.
16
febbraio 1943
Trasporta
truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortato da Brindisi
e Mocenigo.
19
febbraio 1943
Rientra
da Durazzo a Bari con truppe rimpatrianti, sempre scortato da
Brindisi
e Mocenigo.
22
febbraio 1943
Trasporta
truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortato da Pilo,
Brindisi
e Mocenigo.
24
febbraio 1943
Torna
da Durazzo a Bari, sempre scortato da Brindisi
e Mocenigo.
6
marzo 1943
Milano,
Quirinale
e la nave cisterna Zeila
trasportano truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, scortati da
Brindisi,
Mocenigo
e dalla torpediniera Giuseppe
Missori.
12
marzo 1943
Milano
e Quirinale
compiono un viaggio da Bari a Durazzo, scortati da Brindisi,
Missori
e Mocenigo.
21
marzo 1943
Milano
e Quirinale
tornano da Durazzo a Bari, scortati da Brindisi, Mocenigo
e Missori.
31
marzo 1943
Il
Milano
compie un viaggio da Bari a Durazzo, scortato da Brindisi e Missori.
18
aprile 1943
Milano
e Quirinale
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati dalla
Missori
e dall'incrociatore ausiliario Olbia.
6
maggio 1943
Milano
e Quirinale
trasportano truppe rimpatrianti da Durazzo a Bari, scortati da Olbia,
Missori
e dalla torpediniera Giuseppe
Dezza.
13
maggio 1943
Milano
e Quirinale
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati da
Brindisi, Missori
e Morosini.
29
maggio 1943
Milano
e Quirinale
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati da
Brindisi e Missori.
14
giugno 1943
Milano
e Quirinale
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati da Arborea
e Missori.
16
giugno 1943
I
due piroscafi rientrano da Durazzo a Bari, sempre scortati da Arborea
e Missori.
17
giugno 1943
Milano
e Quirinale
trasportano truppe e materiali da Bari a Durazzo, scortati da Arborea
e Missori.
22
giugno 1943
Il
Milano
compie un viaggio da Bari a Patrasso, scortato dalla piccola motonave
armata Rovigno.
27
giugno 1943
Milano,
Quirinale
ed il piroscafo Campidoglio
compiono un viaggio da Patrasso a Brindisi, scortati da Rovigno,
Stocco
e dalla torpediniera Giuseppe
Sirtori.
Durante la navigazione le due torpediniere vengono sostituite (o
rinforzate) dall'incrociatore ausiliario Brindisi.
Nel
Canale di Santa Maura, il convoglio viene attaccato da quattro aerei
a volo radente; il Quirinale viene
colpito e dev'essere portato ad incagliare, mentre il resto del
convoglio prosegue e giunge a destinazione.
2
luglio 1943
Il
Milano
compie un viaggio da Brindisi a Durazzo, scortato da Arborea
e Missori.
.jpg) |
Il
Milano a Genova, con i colori della Marittima Industriale
(g.c. Nedo B. Gonzales, via www.naviearmatori.net) |
Epilogo
Il
mattino dell'8 settembre 1943 il Milano,
scortato dalla torpediniera Giuseppe
Cesare
Abba,
si trovava in navigazione alla volta di Durazzo con a bordo un
reparto di 1000 o 1500 soldati tedeschi armati con armi automatiche e
nove mitragliatrici pesanti (il volume USMM "La Marina dall'8
settembre 1943 alla fine del conflitto" indica in 1500 il numero
dei soldati, ma riferisce anche che secondo il capitano di vascello
Mario Azzi, comandante di Marina Teodo, erano invece un migliaio; il
volume "La resistenza dei militari italiani all'estero –
Montenegro, Sangiaccato e Bocche di Cattaro" parla di un
battaglione contraereo della Flak). Giunto al largo delle Bocche di
Cattaro, il semaforo di Punta Ostro gli segnalò l'ordine di entrare
nelle Bocche, essendo stato avvistato un sommergibile nemico davanti
a Durazzo. Anche la nave cisterna Annarella,
diretta separatamente a Durazzo con un carico di nafta, fu fatta
entrare nelle Bocche insieme alla torpediniera T
1 che
la scortava.
Poche
ore dopo l'ingresso delle navi nelle Bocche di Cattaro, la radio
diede il fatidico annuncio dell'avvenuta firma dell'armistizio tra
l'Italia e gli Alleati.
Alla
notizia, come del resto avvenne in Italia ed in ogni territorio sotto
controllo italiano, seguirono momenti di incertezza e confusione; ma
il Comando della Piazza reagì ben presto decretando lo stato di
allarme, mentre il Comando Militare Marittimo dell'Albania
(Marialbania, da cui dipendeva Marina Teodo) diede ordine di
sospendere tutte le partenze di navi e di non far proseguire il
Milano
e l'Annarella.
La
giornata del 9 settembre la situazione alle bocche di Cattaro iniziò
a degenerare: si verificarono episodi di saccheggio dei magazzini di
derrate alimentari e tentativi di fuga riamare di personale civile e
militari, fermati dall'immediato intervento del capitano di vascello
Azzi. Si era intanto deciso di sbarcare il contingente tedesco
presente a bordo del Milano,
ma sorsero discussioni se consentir loro o meno di portare con sé le
proprie armi: dopo lunghi battibecchi, venne alla fine deciso che
avrebbero potuto portare con sé solo l'armamento individuale. Il
Milano
sbarcò dunque i tedeschi a Perzagne nel pomeriggio del 9 settembre,
e per maggior sicurezza le operazioni avvennero sotto la sorveglianza
di due compagnie del XXIX Battaglione Carabinieri e dell'Abba,
che si tenne pronta ad aprire il fuoco qualora gli ex alleati
avessero deciso di violare gli accordi presi. Lo sbarco venne
ultimato senza incidenti.
Il
già citato "La resistenza dei militari italiani all'estero"
traccia una cronologia alquanto differente dell'arrivo del Milano
a Cattaro e dello sbarco delle truppe tedesche che aveva a bordo. In
esso si afferma che il piroscafo – il cui nome è erroneamente
menzionato come “Città
di
Milano”
–, come pure l'Abba
che lo scortava nonché Annarella
e T 1,
sarebbe arrivato alle Bocche di Cattaro solo il pomeriggio dell'11
settembre; e che sarebbero state le navi a chiedere di rifugiarsi
nelle Bocche in seguito ad un'“improbabile” segnalazione circa la
presenza di un sommergibile britannico davanti a Durazzo. Sembra
probabile un errore da parte degli autori di questo libro, dal
momento che questa sequenza, oltre a contrastare con quella descritta
dal volume dell'USMM, appare del tutto illogica visto che non si
comprenderebbe dove il Milano
e l'Abba
sarebbero stati tra l'8 e l'11 settembre 1943 e dove e quando il
Milano
avrebbe imbarcato le truppe tedesche: per arrivare a Cattaro solo nel
pomeriggio dell'11 la nave sarebbe dovuta partire in data successiva
all'8, il che appare del tutto improbabile, tanto più con un reparto
tedesco a bordo. Sempre secondo "La resistenza dei militari
italiani all'estero", dopo l'arrivo del Milano
alle Bocche il comandante del battaglione tedesco avrebbe chiesto il
permesso di sbarcare i suoi uomini onde poter proseguire verso la sua
destinazione via terra; questa richiesta è descritta dagli autori
come “un abile stratagemma
per infiltrarsi subdolamente nel cuore della nostra piazzaforte”.
La richiesta fu inoltrata fino al generale Ezio Rosi, comandante del
Gruppo d'Armate Est, da cui dipendevano tutte le truppe italiane nei
Balcani; un riassunto del colloquio tenuto a mezzogiorno del 10
settembre 1943 tra Rosi ed il generale Hans Bessel (capo del nucleo
tedesco di collegamento alle dipendenze della 2a
Armata corazzata tedesca), conservato presso il Militararchiv
Bundesarchiv 501-25, menziona infatti che “nel
porto di Castelnuovo, presso Cattaro, c'è una nave italiana con a
bordo un battaglione d'artiglieria contraerea tedesca [anche
questo conferma, indirettamente, che il Milano
giunse a Cattaro ben prima dell'11 settembre].
Gli uomini di quel reparto (Flak) sono stati autorizzati a scendere a
terra, mentre i cannoni sono rimasti a bordo. In considerazione del
fatto che la nave si trova a Cattaro, che è un porto italiano e che
non le è permesso di lasciarlo secondo gli ordini del Comando
Supremo, egli prega (gen. Rosi) l'invio di disposizioni di come debba
essere gestito questo battaglione. Naturalmente i cannoni verrebbero
portati a terra”. Alla
fine, il generale Rosi diede ordine che il battaglione tedesco
imbarcato sul Milano
“fosse messo subito in
libertà e in condizione di proseguire verso Durazzo per via
ordinaria, dato che il piroscafo non poteva, in quella situazione,
riprendere il mare”. Il
capitano d'artiglieria Filippo Sorgato, vicecomandante della difesa
marittima delle Bocche di Cattaro, avrebbe poi ricordato che questa
richiesta incontrò opposizione da parte dei locali comandi italiani,
ma senza successo; la sera dell'11 settembre giunse “come
un fulmine a ciel sereno”
al Comando della difesa marittima l'ordine, trasmesso tramite Marina
Teodo, “di scortare e far
entrare nelle Bocche un piroscafo con a bordo un contingente di 1300
tedeschi diretti a Cattaro”.
Forse
proprio nella relazione del capitano Sorgato, scritta a distanza di
tempo dai fatti e dunque soggetta agli errori della memoria, è da
ricercarsi l'errore di "La resistenza dei militari italiani
all'estero" circa la data d'ingresso del Milano
alle Bocche di Cattaro. Quasi certamente la nave, con a bordo il
reparto tedesco, entrò nelle Bocche per allarme di sommergibile la
mattina dell'8 settembre, prima dell'annuncio dell'armistizio e
dunque in tempi “non sospetti”; la richiesta da parte tedesca di
sbarcare il reparto presente sulla nave venne invece avanzata l'11
settembre, dopo l'armistizio ed alla luce della nuova situazione
venutasi a creare; il capitano Sorgato confuse nella sua memoria i
due eventi, “unendoli” in uno solo e scrivendo quindi che il
Milano
con il suo reparto tedesco entrò alle Bocche l'11 settembre.
Ad
ogni modo, la richiesta tedesca di sbarcare dal Milano
generò dissenso tra le autorità militari e quelle civili, ma in
ultimo il reparto venne sbarcato e si accampò in un parco alberato
ubicato a sud di Cattaro, nei pressi del giardino della prefettura.
Le armi pesanti, dopo vivaci discussioni, furono lasciate a bordo del
Milano;
durante lo sbarco venne arrestato un giovane ufficiale tedesco, che
aveva tentato di eludere la sorveglianza per lasciare la zona
assegnata al battaglione e prendere contatto con gli altri reparti
tedeschi recentemente arrivati alle Bocche.
L'arrivo
a terra dei soldati tedeschi del Milano,
numerosi e ben armati, non mancò di destare preoccupazione nel
locale Comando della Marina, che temeva che quel reparto fosse stato
mandato a Cattaro per disarmare le truppe italiane ed occupare la
città. Certamente il battaglione non era stato inviato espressamente
a Cattaro per questo scopo, visto che vi era capitato per caso prima
dell'annuncio dell'armistizio, ma per l'evolversi degli eventi finì
proprio con lo svolgere un ruolo del genere: dopo aver lasciato il
Milano,
infatti, i soldati tedeschi non proseguirono via terra verso Durazzo,
ma rimasero a Cattaro, trasferendosi nel pomeriggio del 13 settembre
al trivio della Trinità, un nodo stradale di notevole importanza per
il controllo della zona delle Bocche. Nei successivi combattimenti,
il 15 settembre, il battaglione della Flak avrebbe assistito il 750°
Reggimento Jäger nell'occupazione di Cattaro.
La
sera del 10 settembre raggiunsero le Bocche di Cattaro anche la nave
cisterna Ardor
ed il piroscafo Diocleziano,
ma l'Ardor
venne attaccata da bombardieri tedeschi Ju 87 “Stuka” mentre si
accingeva ad entrare nelle bocche, andando ad incagliare in costa con
gravi danni e metà dell'equipaggio ucciso (fu poi affondata da un
altro attacco aereo tedesco). Il Diocleziano,
rimasto indenne, andò invece ad unirsi alla piccola flotta di navi
all'ancora nelle bocche in attesa di conoscere il loro destino: il
Milano,
l'Annarella,
il piroscafo Fanny
Brunner
(già presente alle Bocche prima dell'armistizio), l'Abba,
la T 1
e varie unità minori.
Sempre
la sera del 10 il capitano di vascello Azzi parlò con il suo
superiore, l'ammiraglio Manlio Tarantini di Marialbania, che gli
disse che a Tirana erano in corso trattative tra lui ed i comandi
tedeschi; Durazzo era già stata occupata dagli ex alleati. Il
mattino dell'11 settembre vennero fatti decollare verso Taranto i
nove idrovolanti CANT Z. 501 della ricognizione marittima rimasti in
efficienza, mentre quella sera il generale Ugo Buttà, comandante
della piazzaforte e della 155a Divisione
Fanteria "Emilia", informò il capitano di vascello Azzi
che il comando del XIV Corpo d'Armata (da cui la piazzaforte
dipendeva) aveva avvisato che a breve sarebbe giunta a Cattaro
un'autocolonna tedesca, autorizzata in base agli accordi presi a
prendere in consegna le batterie e le artiglierie mobili pesanti,
mentre sarebbero rimaste agli italiani le armi individuali ed i
magazzini. Azzi, presagendo la prossima occupazione tedesca, diede
immediato ordine alle unità militari presenti alle Bocche (Abba,
T 1,
la motosilurante MS
47
ed alcuni dragamine ausiliari) di prendere il mare, con a bordo circa
400 tra marinai, avieri ed artiglieri delle batterie costiere, e
dispose anche lo sgombero della piccola guarnigione di Antivari per
mezzo di due dragamine e del MAS
434.
Queste
partenze generarono un certo nervosismo tra il personale rimasto,
placato dagli ufficiali responsabili dei diversi servizi che dietro
istruzione di Azzi spiegarono che le partenze dovevano essere
graduali ed organizzate. Nondimeno, nella notte tra l'11 ed il 12
settembre dodici unità minori salparono senza autorizzazione cariche
di personale, compresi alcuni ufficiali: sei riuscirono a raggiungere
il mare aperto, mentre le altre sei vennero bloccate e fatte
rientrare dal fuoco intimidatorio delle batterie costiere. Alle 3.30
del 12 settembre un ufficiale tedesco con una trentina di uomini si
presentò al Comando Marina di Teodo chiedendo di poter sostare a
Lepetane in attesa di essere traghettato a Camenari, ma dopo aver
ricevuto l'assenso del capitano di vascello Azzi, vi si installò e
non se ne andò più.
Alle
dieci dello stesso 12 settembre il capitano di vascello Azzi, il
generale Buttà ed i comandanti dei due settori della Piazza
s'incontrarono a Castelnuovo di Cattaro (sede del Comando della
Piazza) con il comandante dell'autocolonna tedesca, giunta la notte
precedente, ed alcuni suoi ufficiali. Da parte tedesca si pretendeva,
tra l'altro, che Milano,
Annarella
e Diocleziano
venissero tenuti a loro disposizione (al Fanny
Brunner,
carico di trecento civili, venne accordato il permesso di partenza) e
che il personale delle batterie venisse radunato e fosse chiesto chi
fosse disposto a collaborare con i tedeschi, ma i comandanti italiani
– Azzi più di tutti – respinsero tali ingiunzioni, asserendo che
avrebbero dovuto essere inoltrate ai Comandi superiori. Vennero
invece concordate le modalità per la cessione delle batterie, ma
mentre ancora era in corso la riunione le truppe tedesche erano già
passate all'azione, occupando alcune di esse e troncando i
collegamenti telefonici con il Comando italiano.
La
sera del 12 settembre Azzi ed i suoi ufficiali, riuniti nella sede
del Circolo di Marina, presero la decisione di resistere con le armi
all'occupazione tedesca della base; il generale Buttà, debitamente
informato, diede la sua approvazione, ed un piano d'azione venne
concordato il 13 settembre, mentre si moltiplicavano le
prevaricazioni da parte tedesca. Alle 3.30 un reparto misto di
marinai, carabinieri e militi della MILMART, poi rinforzato da una
compagnia di mitraglieri dell'Esercito, si mise in marcia verso
Lepetane per cacciare i tedeschi da quella località (sede dei
magazzini di viveri, il cui prelievo stavano ostacolando), ed alle
5.15 ebbe luogo l'attacco, da tre lati diversi. Il capitano di
vascello Azzi partecipò personalmente ai combattimenti, snidando
alcuni soldati tedeschi asserragliatisi in un'abitazione a colpi di
bombe a mano e rimanendo gravemente ferito. Frattanto anche le truppe
dell'Esercito erano passate all'attacco, dando battaglia a Cobila, a
Teodo, all'aeroporto di Gruda (vicino a Molonta) ed in altre località
delle Bocche; le batterie rimaste in mano italiana cannoneggiarono le
posizioni tedesche. La sera del 14 settembre il generale Buttà
comunicò a Brindisi che la prima giornata di combattimenti si era
risolta favorevolmente per le truppe italiane, ma che urgevano
rinforzi: chiese dunque l'invio di unità navali con truppe da
sbarco; ma le sue richieste rimasero inascoltate.
Il
15 settembre gli scontri si riaccesero, e verso le cinque di quel
pomeriggio il presidio tedesco di Cobila si arrese ad un battaglione
di alpini; entro la fine della giornata tutti i presidi tedeschi
all'interno della piazzaforte erano stati eliminati ad eccezione dei
due più importanti, Gruda e Cattaro. Ma il mancato arrivo dei
rinforzi dall'Italia, insieme all'arrivo invece di rinforzi ai
tedeschi dall'interno ed all'intervento della Luftwaffe in appoggio
alle truppe tedesche, resero questa vittoria effimera. Il 16
settembre (secondo "La resistenza dei militari italiani
all'estero" già nella giornata del 15, con ordine di partenza
per le navi alle 20), dinanzi all'intensificarsi degli attacchi aerei
e terrestri tedeschi ed alla mancanza invece di rinforzi e supporto
aereo da parte italiana, il generale Buttà prese la decisione di
requisire tutte le navi ancora presenti nelle Bocche di Cattaro per
trasferire in Italia il maggior numero possibile dei suoi uomini:
6500 militari della Divisione "Emilia" (circa i due terzi
del totale), tra cui lo stesso Buttà e buona parte del suo comando,
partirono così a bordo di Diocleziano,
Annarella,
Fanny
Brunner
ed una dozzina di unità minori, raggiungendo la Puglia dove andarono
poi a formare parte del Corpo Italiano di Liberazione che avrebbe
combattuto insieme agli Alleati nella lunga campagna per la
liberazione della Penisola.
Secondo
"La resistenza dei militari italiani all'estero", già da
un paio di giorni il Comando Marina di Teodo aveva ordinato alle navi
presenti in rada ed ai proprietari dei grossi natanti ormeggiati
presso l'Arsenale di Teodo di prepararsi a raggiungere, ad un segnale
convenuto, il tratto di costa compreso tra Castelnuovo e Kumbor, per
imbarcarvi il maggior numero possibile di uomini. Le navi partivano
alla spicciolata, ognuna per conto proprio, non appena erano cariche:
si riteneva che così avrebbero avuto maggiori possibilità di
sfuggire ad eventuali attacchi aerei, rispetto ad una navigazione in
convoglio che non avrebbe potuto avere adeguata protezione. Circa
1700 uomini s'imbarcarono a Teodo sui piroscafi Fanny
Brunner
e Comandante
Borsini,
sui motovelieri Stella
e Strela,
sul motoscafo T
28 e
su una motobarca diesel; altri 1500 partirono da Kumbor con i
piroscafetti Persani
e Risagno,
i motovelieri S.
Vito e
S.
Teresa
ed un rimorchiatore; 1300 s'imbarcarono a Zelenika sul Diocleziano
e sull'Annarella;
trecento, tra cui il generale Buttà con la moglie e tutto il Comando
della Divisione "Emilia", partirono da Castelnuovo sui
rimorchiatori Resistente
e Duraturo.
La
retroguardia venne invece catturata, come pure il capitano di
vascello Azzi, rimasto in ospedale a Meline per le ferite riportate
in combattimento (secondo "La resistenza dei militari italiani
all'estero" le truppe fuggite via mare sarebbero state in tutto
232 ufficiali, 257 sottufficiali e 4617 soldati su circa 14.000
uomini che componevano la Divisione "Emilia", di cui dunque
soltanto poco più di un terzo riuscì a sottrarsi alla cattura). In
tutto circa duecento soldati e marinai italiani erano rimasti uccisi
o feriti nel corso degli scontri nelle Bocche (circa un quarto erano
uomini della Marina); da parte tedesca i morti erano stati 75, i
feriti 31 ed i prigionieri 67.
Non
partì invece il Milano,
che venne catturato dai tedeschi a Cattaro. Le esatte circostanze
della cattura, e le ragioni che impedirono a questa nave di partire
con le altre, non sono precisate dal volume USMM "La Marina
dall'8 settembre 1943 alla fine del conflitto", che pure
descrive piuttosto dettagliatamente gli eventi svoltisi alle Bocche
di Cattaro dopo l'armistizio, mentre "La resistenza dei militari
italiani all'estero" afferma che il Milano
venne catturato dai tedeschi il 14 settembre, dunque nel corso dei
combattimenti e prima della partenza generale delle altre navi; 1500
soldati che avrebbero dovuto imbarcarvisi per raggiungere l'Italia
rimasero così a terra e furono a loro volta catturati. Altra fonte
dà la cattura del Milano
come avvenuta il 15 settembre.
Dopo
la cattura il Milano
venne affidato alla Mittelmeer Reederei, compagnia di navigazione
creata dal governo tedesco per la gestione del naviglio mercantile
catturato nel Mediterraneo, continuando a navigare in Dalmazia sotto
controllo tedesco.
La
sua fine si consumò nel gennaio del 1944, sotto le bombe d'aereo
degli Alleati. Il volume USMM "Navi mercantili perdute"
afferma
che il Milano,
colpito da bombe durante un'incursione aerea angloamericana, affondò
nelle acque di Sebenico tra il 12 ed il 17 gennaio 1944.
Da
fonti tedesche risulta che il Milano
venne attaccato nel porto di Sebenico alle 10.45 del 14 gennaio 1944
e dopo essere stato colpito, si capovolse alle 12.30. Tra
l'equipaggio si lamentarono otto vittime (tre morti accertati e
cinque dispersi) e tre feriti.
Il
relitto del piroscafo venne recuperato e demolito nel 1952 dalla
ditta jugoslava Brodospas di Spalato.
Il Milano
su Wrecksite
Gli eventi dell'armistizio nel Montenegro, Sangiaccato e Bocche di
Cattaro