Il Granito a Monfalcone subito dopo il varo (da www.marina.difesa.it via Marcello
Risolo e www.betasom.it)
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Sommergibile di
piccola crociera della classe Platino (712 tonnellate di dislocamento in
superficie ed 865 in immersione). Durante la guerra effettuò quattro missioni
offensive od esplorative e quattro di trasferimento, compresa una di trasporto,
percorrendo in tutto 3839 miglia in superficie e 348 in immersione.
Breve e parziale cronologia
9 novembre 1940
Impostazione nei
Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone (numero di costruzione 1264).
7 agosto 1941
Varo nei Cantieri
Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone.
3 gennaio 1942
Entrata in servizio.
L’addestramento viene compiuto intensamente e con la massima celerità, per
rendere il battello operativo quanto prima.
Il Granito (in primo piano), appena ultimato, ed il gemello Alabastro (foto tratta da “Gli squali dell’Adriatico” di Alessandro Turrini, Vittorelli Edizioni, 1999, via Marcello Risolo). Ambedue le unità sarebbero andate perdute senza superstiti dopo pochi mesi di servizio.
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5 agosto 1942
Lascia Cagliari al
comando del TV Leo Sposito.
6 agosto 1942
Raggiunge la zona
d’agguato, una cinquantina di miglia a nord di Biserta ed ad est dell’isola La
Galite, in preparazione della grande operazione aeronavale contro il convoglio
britannico «Pedestal» diretto a Malta: operazione che porterà alla più grande
battaglia aeronavale della guerra del Mediterraneo, la battaglia di Mezzo
Agosto. Il Granito forma uno
sbarramento insieme ai gemelli Cobalto
e Avorio, mentre altri battelli sono
dislocati in altri punti di passaggio del convoglio britannico.
Per l’occasione il Granito ha ricevuto alcuni dei primi
siluri di tipo G7e consegnati dalla Germania all’Italia (forse imbarcati
durante il periodo passato a Pola, tra il 3 ed il 10 giugno).
10-11 agosto 1942
Il 10 agosto il Granito, come gli altri sommergibili
presenti nella zona, riceve l’ordine di dare la precedenza all’avvistamento ed
alla segnalazione della presenza di unità nemiche rispetto all’attacco (in modo
da permettere che, una volta scoperto il convoglio, tutte le forze aeronavali
possano essere concentrate contro di esso). Nella notte tra il 10 e l’11 avvista
due piroscafi francesi (di Vichy) illuminati, dei quali è stato regolarmente
segnalato il previsto passaggio da parte delle autorità francesi.
12 agosto 1942
Alle 6.10 si immerge,
e dopo essersi portato a quota periscopica a mezzogiorno ed esservi rimasto
sino alle 12.38 per l’ascolto del SITI, torna a 45 metri di profondità, ma gli
idrofoni rilevano rumori prodotti dalle turbine di navi in avvicinamento;
mentre il sommergibile si porta a quota periscopica, viene fatto oggetto del
lancio di una scarica di bombe di profondità, a 20 metri. Il Granito ridiscende perciò a 60 metri e
ferma le macchine, restando in assetto statico, per ridurre le probabilità
d’individuazione. L’unità italiana si è imbattuta nei cacciatorpediniere Tartar, Laforey, Lookout, Lightning, Eskimo, Somali, Wishart, Antelope, Ithuriel, Zetland e Vansittart, che formano lo schermo protettivo dell’imponente
formazione britannica che dà scorta indiretta al convoglio: le corazzate Rodney e Nelson, le portaerei Eagle,
Furious, Victorious ed Indomitable
e gli incrociatori Manchester, Phoebe, Sirius, Kenya, Cairo e Charybdis.
Nelle ore successive
il battello rileva continuamente navi nemiche passare sopra di esso o nelle
vicinanze, e viene sottoposto a pesante e sistematica caccia con bombe di
profondità da parte del cacciatorpediniere Tartar;
alle 16.20 una scarica di bombe esplode estremamente vicina, facendo spegnere
alcune luci e sprofondare il Granito
fino a 96 metri. Il sommergibile viene poi riportato alla quota di 60 metri.
Dalle 18.22 alle 19.20 la caccia si concentra su un altro sommergibile rilevato
nei pressi, dando al Granito un po’
di respiro, ma dalle 19.20 anch’esso riprende ad essere bersagliato da lanci di
cariche di profondità. La caccia continua sino alle 21.30: sono state lanciate
ben 301 bombe di profondità, ma il Granito
non ha riportato alcun danno di rilievo.
Alle 22.10, dopo aver
inutilmente cercato di rilevare all’idrofono la posizione della formazione di «Pedestal»,
il sommergibile emerge e prende a pendolare nella zona, che il comandante
Sposito ritiene essere favorevole al transito di altre navi nemiche.
13 agosto 1942
Il Granito tenta una manovra d’attacco in
base ad indicazioni dell’idrofono, ma senza risultato.
14 agosto 1942
Alle 4.30 emerge ed
assume 160°, portandosi sottocosta sino a due miglia dalla riva, poi assume
rotta 90°, ricevendo alle 4.34 un telegramma che conferma che nell’area
passerà, di ritorno da Malta, la scorta di «Pedestal», la Forza X. Alle 4.47 il Granito avvista di prua le prime tre
navi nemiche, che procedono a zig zag (le due più vicine sono a 4 km di
distanza), e si avvicina sino a 2000 metri, lanciando alle 4.51 (in posizione
37°15’ N e 09°40’ E, al largo degli isolotti tunisini dei Fratelli) una
coppiola di siluri contro una delle navi, ma uno dei due siluri, per ritardo
nell’apertura del cappello, non parte. Nel mentre vengono avvistati anche
quattro cacciatorpediniere di scorta al convoglio, sulla sua dritta. Alle 4.52
il Granito, dopo aver accostato a
dritta per circa dieci gradi, lancia un’altra coppiola di siluri contro un
incrociatore leggero identificato come appartenente alla classe London (che non
era la stessa nave bersaglio del precedente attacco), per poi continuare ad
accostare per circa 70°; alle 4.53 gli idrofoni avvertono uno scoppio ed il
sommergibile lancia una terza ed ultima coppiola di siluri contro lo stesso
incrociatore, per poi immergersi con la rapida, temendo di essere stato
avvistato da due cacciatorpediniere che sembrano dirigere verso il battello
italiano (si tratta in realtà dell’incrociatore leggero britannico Kenya, che ha avvistato il Granito e gli muove incontro per
speronarlo, senza riuscirci perché il sommergibile è all’interno del suo
cerchio di evoluzione).
Alle 4.54, circa 60
secondi dopo i lanci, vengono avvertite due esplosioni (definite nel rapporto
come caratteristiche di siluri) attribuite ai siluri dell’ultima coppiola, dopo
di che il Granito si posa sul
fondale. In realtà il bersaglio dell’attacco, il cacciatorpediniere Ashanti, viene mancato dai siluri (per
altra fonte le armi mancano anche il Kenya
stesso), e contrattacca con bombe di profondità.
Alle 5.50 il
sommergibile torna in superficie e lancia il segnale di scoperta, per poi
effettuare una nuova immersione rapida alle 6.10, avendo avvistato un aereo (ma
solo a scopo precauzionale, trattandosi probabilmente di un ricognitore della
Luftwaffe). Alle 7.25 il sommergibile riemerge di nuovo ed invia al comando
della squadra sommergibili (Maricosom) un telegramma sull’attacco effettuato,
poi prosegue verso nord sino ai confini dell’area ad esso assegnata. Alle 8.45,
in posizione 37°40’ N e 09°40’ E, il Granito
attraversa un tratto di mare cosparso da grosse chiazze di nafta ed olio,
vedendo in mare dei rottami (tavole rotte ed uno scovolo per cannone),
probabile rimasuglio degli accaniti attacchi aerei e subacquei ai danni del
convoglio, che hanno mietuto numerose vittime.
Alle 11.20 il
sommergibile s’immerge, ed alle 19.16 viene ricevuto l’ordine di tornare alla
base, perciò, alle 20, il battello emerge ed intraprende la navigazione di
ritorno.
Quello portato dal Granito è stato l’ultimo di una lunga
serie di attacchi subacquei subiti dalle forze britanniche durante la battaglia
di Mezzo Agosto.
Il rientro del Granito dopo la battaglia di Mezzo Agosto (g.c. STORIA militare)
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18 agosto 1942
Lascia nuovamente la
base diretto a nord di Biserta, a seguito di un ordine generale di partenza
inviato a tutti i sommergibili in efficienza.
19 agosto 1942
Riceve ordine di
tornare a Trapani, dove arriva nel pomeriggio.
5 novembre 1942
Arriva a Tobruk con
22,4 tonnellate di munizioni, sbarca il carico e subito riparte per Augusta.
Il Granito nell’autunno del 1942, verosimilmente al largo di Cagliari (g.c. STORIA militare)
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L’affondamento
Tre giorni dopo aver lasciato
Tobruk, l’8 novembre 1942, il Granito
raggiunse la sua base di Augusta. Quel giorno stesso, tuttavia, il battello
ripartì da Augusta, transitò attraverso lo stretto di Messina e fece rotta
verso sud per raggiungere la propria zona d’agguato, a nord della costa
algerina: gli era infatti stato assegnato, come ad altri sommergibili, il
compito di contrastare lo sbarco alleato nel Nordafrica francese (Operazione «Torch»).
Alle 10.15 del 9 novembre si verificò l’ultimo contatto tra il Granito e la base: poi più nulla.
Alle 15.39 di quello
stesso 9 novembre, il sommergibile britannico Saracen (al comando del tenente di vascello Michael Geoffrey Rawson
Lumby, già autore, al suo primo pattugliamento con il Saracen, dell’affondamento del sommergibile tedesco U 335) avvistò
in posizione 38°34’ N e 12°09’ E (a nordovest di Marsala ed al largo di Capo
San Vito Siculo; altra fonte, probabilmente erronea, riporta 38°34’ N e 12°00’
E), a due chilometri di distanza su rilevamento 115°, il Granito, che procedeva in superficie a nove nodi con rotta 270°,
verso ovest. Subito il sommergibile britannico – che si trovava immerso e che
era anch’esso in mare per l’Operazione «Torch», ma a supporto di essa – manovrò per attaccare. Lumby disse al suo
secondo, il sottotenente di vascello Young, che riusciva a vedere chiaramente
le facce sorridenti degli ufficiali italiani in torretta.
Alle 15.44 il Saracen lanciò quattro siluri da 730
metri di distanza. Dopo un minuto, tre violente esplosioni segnalarono la fine
del Granito.
Alle 15.52 il Saracen, attraversando il tratto di mare
dove si era trovato il sommergibile italiano per cercare eventuali naufraghi,
avvistò tutt’attorno solo rottami e chiazze di carburante. Tre armadietti
galleggiavano in una chiazza di nafta. Non vi furono superstiti.
Perirono con il Granito:
Calogero Accardi, sottocapo
Antonio Aramini, sergente
Flavio Basselli, sergente
Pietro Battaglia, sottocapo
Mario Baveri, sottocapo
Alfonso Bevivino, sottocapo
Fabio Bocchini, comune
Liborio Bommarito, comune
Adolfo Botti, capo di terza classe
Filippo Briguglio, sottocapo
Marino Canetti, sergente
Luciano Cappuccio, comune
Giovanni Catani, comune
Angelo Della Valle, comune
Luigi Di Rienzo, comune motorista, 22 anni, da
Fontana del Liri (FR)
Luigi Evangelista, sottocapo
Francesco Ferasin, secondo capo
Ciro Fogliato, sottocapo
Francesco Formisano, sergente
Raffaele Guido, sottotenente di vascello
Mario Lizzio, sottocapo
Gennaro Maringola, comune
Raffaele Migliaccio, sottocapo
Marcello Montali, guardiamarina
Eugenio Muzzo, sottocapo
Ciro Noto, comune
Sebastiano Oieni, sergente
Pietro Ortigara, comune
Fausto Paoli, comune
Vasco Parra, comune
Celestino Picolla, capo di terza classe
Pierluigi Puccetti, sottotenente di vascello
Edoardo Raffagnini, secondo capo
Carmine Raiola, comune
Tolmino Ricci, secondo capo
Pietro Saulig, comune
Bruno Serdoz, capo di terza classe
Augusto Sommaio, comune
Vincenzo Spagnuolo, comune
Leo Sposito, tenente di vascello (comandante)
Giovanni Sulis, comune
Sirio Tallevi, sottocapo
Federico Trapani, comune
Gabriele Terrasi, guardiamarina
Alberto Testolina, secondo capo, 29 anni, da
Cavarzere (VE)
Arturo Uselli, sergente
Lorenzo Viglietti, comune
Per l’affondamento
del Granito, il comandante in seconda
del Saracen, sottotenente di vascello
Edward Preston Young, ricevette la Distinguished Service Cross, mentre il comandante
Lumby fu decorato con il Distinguished Service Order.
Tra i 48 uomini
scomparsi con il Granito (5
ufficiali, 13 sottufficiali e 29 sottocapi e marinai) vi era anche il motorista
Luigi Di Rienzo, un abitante di Fontana del Liri, un paese del Frusinate. Volle
la sorte che poco più di un anno dopo, il 12 dicembre 1943, uno dei membri
dell’equipaggio del Saracen, il
sottufficiale radiotelegrafista Victor James Crosby, finito in un campo di
prigionia in Italia a seguito dell’affondamento del Saracen e nascostosi presso dei partigiani dopo l’armistizio,
rimanesse ucciso durante un rastrellamento tedesco proprio a Fontana del Liri.
Crosby, uno degli affondatori del Granito,
finì così con l’essere sepolto (sebbene in località ignota) nella terra che
invece non aveva potuto accogliere le spoglie mortali di Di Rienzo, il cui
corpo era disperso in mare come quelli di tutti i suoi compagni.
L’affondamento del Granito nel giornale di bordo del Saracen (Uboat.net):
“1539 hours - In
position 38°34'N, 12°09'E sighted an Italian submarine bearing 115°, enemy
course 270°, enemy speed 9 knots, range 2200 yards. Started attack.
1544 hours - Fired
four torpedoes from 800 yards. Three loud explosions were heard one minute
later. HE stopped immediately.
1546 hours - No sign
of the enemy submarine.
1552 hours - Passed
through an area of oil and wreckage.”
Un’altra immagine del Granito (tratta da http://www.warshipsww2.eu/shipsplus.php?language=E&id=64815)
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