Il Topazio (da www.torpedo150rijeka.org) |
Sommergibile di
piccola crociera della classe Sirena (dislocamento di 678 tonnellate in
superficie, 842 in immersione). Il Topazio
ed il gemello Rubino, insieme al
romeno Delfinul (una versione
modificata della classe Sirena), furono gli unici sommergibili ad essere
costruiti dai Cantieri Navali del Quarnaro di Fiume, che la confederazione
italiana dei cantieri navali (CICNA) aveva escluso nel 1929 dalla costruzione
di sommergibili, ma che erano riusciti ad ottenere dalla Regia Marina
l’ordinativo dei due battelli nel gennaio 1931; esperimento non più ripetuto,
per le classi successive la Marina si rivolse esclusivamente ai cantieri OTO di
La Spezia, CRDA di Monfalcone e Tosi di Taranto, suoi “fornitori” abituali nel
campo delle unità subacquee. Insieme ad altri due sommergibili, Diamante e Smeraldo, Topazio e Rubino si distinguevano dal resto della
classe per l’apparato motore, composto da motori diesel Tosi e motori elettrici
Marelli, anziché rispettivamente FIAT e CRDA come sul resto della classe Sirena.
Durante la seconda
guerra mondiale il Topazio effettuò
complessivamente 35 missioni di guerra (22 missioni offensive/esplorative e 13
di trasferimento; altre fonti parlano di 41 missioni in tutto), percorrendo in
tutto 22.016 miglia in superficie e 3883 in immersione, e trascorrendo 249
giorni in mare.
Breve e parziale cronologia.
26 settembre 1931
Impostazione nei
Cantieri Navali del Quarnaro di Fiume.
Topazio e Rubino in costruzione nei Cantieri del Quarnaro (da www.torpedo150rijeka.org) |
15 maggio 1933
Varo nei Cantieri
Navali del Quarnaro di Fiume. Lo stesso giorno viene formalmente messo a
disposizione del Comando Marina di Pola per l’allestimento ed i collaudi.
28 aprile 1934
Entrata in
servizio. Assegnato alla III Squadriglia Sommergibili di La Spezia.
Il Topazio al termine della costruzione, nell'aprile 1934 (g.c. STORIA militare) |
9 novembre 1936
Il Topazio (tenente di vascello Giuseppe
Caputi), inquadrato nel I Gruppo Sommergibili di La Spezia, prende il mare per
una missione clandestina nelle acque di Cartagena, nel corso della guerra
civile spagnola, in appoggio alle forze spagnole nazionaliste. Come ufficiale
di collegamento è imbarcato sul Topazio
il capitano di corvetta Fernandez Bobadilla della Marina spagnola nazionalista,
che ha anche il compito di fungere da osservatore per il riconoscimento delle
navi spagnole (specie quelle militari) incontrate durante la missione.
Insieme a Naiade, Sciesa e Torricelli, il Topazio è uno dei primissimi
sommergibili italiani ad essere inviati nelle acque spagnole durante la guerra
civile, scoppiata da quattro mesi: su richiesta delle forze falangiste di
Francisco Franco, la Regia Marina ha deciso di intervenire con la propria
flotta subacquea per ostacolare l’invio di rifornimenti (soprattutto da parte
dell’Unione Sovietica) alla Spagna repubblicana. Nei mesi a venire, questo
intervento vedrà l’impiego di decine di sommergibili nelle acque del Mediterraneo
occidentale ed anche orientale. Siccome l’Italia non ha dichiarato guerra alla
Repubblica spagnola, l’intervento militare italiano risulta del tutto illegale,
praticamente piratesco; per questo motivo, i sommergibili destinati alle
missioni «speciali» prima di partire devono eliminare dai loro scafi nomi,
distintivi ed ogni altro segno che ne potrebbe permettere il riconoscimento.
Agli occhi degli osservatori internazionali deve sembrare che gli attacchi al
naviglio repubblicano siano portati da sommergibili nazionalisti, e non
italiani, anche se la farsa non durerà a lungo. Sempre per via della natura
illegale e clandestina di queste missioni, i sommergibili italiani ricevono
ordini d’operazione molto restrittivi: «1)
Attaccare col siluro navi da guerra spagnole rosse, 2) Attaccare col siluro
navi da carico sicuramente riconosciute come spagnole rosse o appartenenti a
nazioni extramediterranee (in particolare Russia) notoriamente trafficanti in
favore dei rossi, ma soltanto se sorprese all’interno del limite delle tre
miglia delle acque territoriali, 3) Attaccare col siluro le navi che di notte
transitano a luci oscurate nella zona assegnata all’agguato». I
sommergibili destinati alle missioni “spagnole” vengono affidati ad ufficiali
anziani ed esperti, essendo ritenuto che i comandanti più giovani, pur avendo
dalla loro “l’entusiasmo della gioventù”, non siano abbastanza addestrati per
un compito tanto delicato.
(Per altra fonte, il Topazio avrebbe partecipato al blocco
navale del porto di Malaga, per impedire a navi sovietiche di consegnarvi
materiale militare per le forze repubblicane).
21 novembre 1936
Rientra alla base
dopo una missione infruttuosa.
Nel suo rapporto, il
comandante Caputi è il primo a mettere in risalto un comportamento che verrà
poi riscontrato anche da parecchi altri comandanti di sommergibili italiani
impiegati durante la guerra di Spagna: l’ufficiale di collegamento spagnolo –
il capitano di corvetta Bobadilla – si è mostrato piuttosto esitante nel
confermare o meno l’identità delle navi da guerra spagnole avvistate nel corso
della missione. In una occasione, infatti, il Topazio ha avvistato a grande distanza una formazione di navi da
guerra che gli hanno attraversato la rotta, dirigendo verso Capo Palos;
ritenendo di poter tentare di attaccare le navi di coda della formazione,
sebbene con poche possibilità di successo per la grande distanza, Caputi ha
fatto allagare due dei tubi lanciasiluri di prua (uno da 450 ed uno da 533 mm)
ed ha cercato di avvicinarsi per attaccare, ma non ha da ultimo rinunciato per
la persistenza dell’impossibilità di riconoscere con certezza la nazionalità
delle navi avvistate (non essendo a sua conoscenza le caratteristiche della
colorazione delle navi della Marina spagnola repubblicana). Il capitano di
corvetta Bobadilla non è stato di nessun aiuto nel riconoscimento delle navi
avvistate, ed il comandante Caputi annota nel suo rapporto: «Trattandosi di ufficiali di primissimo
ordine sotto ogni aspetto, ritengo che il mancato riconoscimento delle
unità incontrate, ove queste fossero state spagnole (come in realtà
risulterebbe dalle informazioni e dagli avvenimenti successivi), doveva
essere una omertà voluta e premeditata. Qualunque ufficiale alla distanza di
2000 o 3000 metri riconosce con assoluta certezza una unità della propria
marina vista di profilo. Non è pertanto verosimile che il suddetto ufficiale
non abbia riconosciuto con tutta certezza almeno l’ultima unità che era fuori
formazione ed è passata notevolmente più vicina delle altre». Riguardo questo
strano comportamento, è stato ipotizzato che gli ufficiali di collegamento
franchisti cercassero deliberatamente di evitare attacchi ai danni delle navi
da guerra repubblicane perché confidavano nella vittoria dei nazionalisti e
desideravano pertanto conservare quelle navi, che a guerra finita sarebbero
entrate a far parte della nuova Marina spagnola.
2 febbraio 1937
Il Topazio (capitano di corvetta Paolo
Pesci) salpa da La Spezia per una seconda missione connessa alla guerra di
Spagna, questa volta nelle acque di Valencia.
Il Topazio (a destra) ormeggiato davanti ad Oneglia l’8 ottobre 1934 insieme ai sommergibili Zaffiro, Jantina, Rubino ed Ametista e (da sinistra a destra) (Coll. Guido Alfano, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net) |
12 febbraio 1937
Alle 2.36 di notte il
Topazio apre il fuoco con il cannone
di coperta per bombardare il porto di Valencia ed il sobborgo di Grao. Il tiro
prosegue fino a quando la reazione delle artiglierie costiere induce il sommergibile
italiano ad andarsene, senza aver subito danni (ma avendo subito, per cause
accidentali e non collegate alla reazione delle batterie costiere, lo
sfilamento del cannone, con conseguente sua perdita, a causa del tranciamento
dei perni di fissaggio della culatta al cilindro recuperatore). In tutto il Topazio ha sparato 34 colpi con il
cannone da 100 mm; quella del 12 febbraio è l’ultima delle sette azioni di
bombardamento di porti repubblicani intraprese da sommergibili italiani (sempre
clandestinamente, nottetempo) durante la Guerra di Spagna. Le missioni di
bombardamento notturno contro città ed obiettivi costieri, decise in seguito ad
accordi tra italiani e spagnoli franchisti, finiscono inevitabilmente – stante
l’imprecisione del bombardamento navale in generale, e di quello da parte dei
sommergibili in particolare – col colpire anche i civili, sono accolte con un
certo malumore dagli equipaggi dei sommergibili coinvolti.
15 febbraio 1937
Il Topazio termina la missione raggiungendo
Cagliari. Durante la missione ha compiuto in tutto otto manovre d’attacco,
tutte però interrotte all’ultimo momento, prima di lanciare i siluri.
27 agosto 1937
Il Topazio (tenente di vascello Giulio
Cipollini) salpa da La Spezia per la terza missione “spagnola”, un pattugliamento
a nord di Barcellona.
31 agosto 1937
Nelle prime ore del
mattino il Topazio attacca a più
riprese in superficie, senza venire avvistato, due navi da guerra identificate
come esploratori. Le due unità, secondo il rapporto del comandante del Topazio, hanno bandiera rossa, però non
sembrano simili a nessuna nave da guerra spagnola, bensì ad unità della Marina
francese (una delle due assomiglia ad un cacciatorpediniere classe Le
Fantasque). Alle due, a causa della vicinanza delle due siluranti, il Topazio effettua un’immersione rapida;
le due unità incrociano nella zona fino alle 4.30, ed il Topazio riemerge all’alba a 25 miglia della costa facendo poi rotta
verso Cagliari, per dare notizia dell’azione al suo Comando (cosa che farà per
radio alle 10.30 del 3 settembre, aggiungendo altri dettagli alle 10.50 dello
stesso giorno). Riceverà poi ordine di raggiungere La Spezia, anziché Cagliari.
Ciò secondo ricerche
di Francesco Mattesini; la versione riportata dalle fonti ufficiali per
l’azione svolta in questa data è piuttosto difforme (il Topazio avrebbe tentato di attaccare in superficie, vicino alla
costa a nord di Barcellona, un piroscafo spagnolo repubblicano, ma avrebbe interrotto
l’attacco, immergendosi, in seguito all’apertura del fuoco da parte di una
cannoniera, di scorta al piroscafo).
6 settembre 1937
Rientra a La Spezia,
concludendo la sua missione.
30 giugno 1938
Il Topazio ed i gemelli Diamante e Smeraldo ricevono a Civitavecchia le bandiere di combattimento,
offerte dalle organizzazioni dell’artigianato di Roma, Napoli e Venezia. Sono
madrine delle bandiere tre «Giovani Italiane» di Civitavecchia, figlie di
caduti in guerra e di decorati al valore militare; il vescovo di Civitavecchia
celebra la messa su di un altare da campo eretto davanti ai sommergibili, e
benedice le bandiere che vengono poi issate simultaneamente al picco sui tre battelli.
1938
Dislocato a Tobruk.
Nel periodo che precede la guerra compie crociere addestrative annuali nel
Tirreno.
Ottobre 1938
Assume il comando del Topazio il tenente di vascello Carlo Todaro (30 anni, da Trapani), che lo manterrà per circa un anno.
Ottobre 1938
Assume il comando del Topazio il tenente di vascello Carlo Todaro (30 anni, da Trapani), che lo manterrà per circa un anno.
1939
Dislocato a Taranto,
in seno al IV Gruppo Sommergibili. Poi nuovamente trasferito a Tobruk prima
dello scoppio della guerra.
Il Topazio a fine anni Trenta (g.c. STORIA militare) |
10 giugno 1940
L’Italia entra nella
seconda guerra mondiale. Il Topazio
(capitano di corvetta Emilio Berengan) fa parte della LXII Squadriglia
Sommergibili (facente parte del VI Grupsom, con base a Tobruk), insieme ai
gemelli Diamante, Nereide e Galatea ed al similare Lafolè.
Al momento della
dichiarazione di guerra il Topazio,
unitamente a Nereide, Diamante e Lafolè, si trova già in agguato nel Golfo di Sollum, sulla costa
egiziana. I quattro battelli formano uno sbarramento a protezione dei porti
della Cirenaica, con l’obiettivo di intercettare eventuale traffico avversario
sulla rotta Alessandria-Malta; i sommergibili sono disposti ad intervalli di
venti miglia, a partire dal punto a 30 miglia per 030° da Ras Azzaz.
14 giugno 1940
Non avendo avvistato
nulla, termina la missione tornando alla base.
29 giugno 1940
Inviato nelle acque
antistanti Sollum per una seconda missione di pattugliamento.
9 luglio 1940
Non avendo avvistato
nessuna unità, in serata lascia il settore assegnato per rientrare a Taranto,
dove dovrà ricevere un breve turno di lavori di manutenzione.
12 luglio 1940
Alle 18.45 il Topazio (capitano di corvetta Emilio
Berengan), durante la navigazione (in superficie) di rientro a Taranto,
s’imbatte in una lancia di colore bianco alla deriva, con i remi alzati a prora
ed a poppa e con dei vestiti issati a mo’ di segnali, a 46 miglia per 0° da Ras
el Tin; avvicinatosi per ispezionarla, il sommergibile scopre al suo interno
sei uomini stremati, sull’orlo della morte per sete, che chiedono aiuto. Si
tratta degli unici sopravvissuti di un gruppo di 36 naufraghi del
cacciatorpediniere Espero, affondato
quattordici giorni prima da incrociatori britannici e rimasti alla deriva per
due settimane. I sei naufraghi vengono subito presi a bordo, non senza
difficoltà a causa del mare molto mosso (forza 5); sono il secondo capo
cannoniere Franco Lo Mastro, il sottocapo cannoniere Antonio Spagnolo, il
cannoniere Giuseppe La Tella, il sottocapo fuochista Giuseppe Palumbo, il
cannoniere Lorenzo Raneo e la camicia nera Alessio De Luca (quest’ultimo
appartenente al II Gruppo del 4° Battaglione Antiaereo "Napoli"). I
sei uomini non sono feriti, salvo che per alcune abrasioni già rimarginate ed
ustioni, ma si presentano «in stato di grande prostrazione fisica», dato il
lungo periodo trascorso alla deriva con pochissima acqua e cibo. Dopo il
salvataggio la lancia – a tredici remi, completamente attrezzata con una
pistola e razzi da segnalazione, due barili d’acqua di circa dieci litri
ciascuno, salvagente e cassa per indumenti, ma sprovvista di viveri – viene
abbandonata alla deriva senza recuperare nessun oggetto, date le condizioni del
mare e la necessità di non trattenersi troppo a lungo nella zona. Una volta
ristabilitisi a sufficienza, i naufraghi vengono interrogati dal comandante
Berengan, cui descrivono la loro odissea; il loro racconto mette in rilievo
soprattutto il ruolo centrale svolto dal secondo capo Lo Mastro, che ha
mantenuto la calma e l’ordine tra quegli uomini stremati ed ha razionato
l’acqua sulla scialuppa, permettendo così ai superstiti di sopravvivere per
tanti giorni (del gruppo originario di 36 naufraghi, inizialmente imbarcati su
una zattera, soltanto in sette erano ancora vivi quando era stata trovata la
scialuppa con i barili d’acqua). A questo proposito il comandante Berengan
scriverà, nel rapporto a Marina Taranto, «Mi
è doveroso segnalare il comportamento del 2° Capo LO MASTRO Franco, saggio
nelle disposizioni prese, risoluto nella disciplina impartita, malgrado loro,
ai compagni scoraggiati ed abbattuti: calmo e sereno nel coadiuvare le
operazioni di salvataggio. Gli è stato di valido aiuto il Cann. O. Romeo
Lorenzo».
Luglio-Ottobre 1940
In lavori.
16 ottobre 1940
Il Topazio viene inviato in pattugliamento
a nordest di Marsa Matruh (Egitto). Oltre al Topazio, sono sei (Ascianghi,
Anfritrite, Tito Speri, Fratelli Bandiera
e Santorre Santarosa) i
sommergibili inviati a pattugliare le acque tra Creta ed Alessandria.
Alle 21.20, in
posizione 32°57’ N e 23°22’ E (a nord del Golfo di Bomba), il sommergibile
britannico Pandora (capitano di
corvetta John Wallace Linton) avvista due sommergibili in navigazione in linea
di fila, a 1370 metri di distanza l’uno dall’altro: si tratta del Topazio e dell’Ascianghi. Il Pandora
inizia la manovra di attacco, ma uno dei due sommergibili (l’Ascianghi, che è quello in posizione più
arretrata) s’immerge; l’altro – il Topazio
– rimane in superficie e diventa il bersaglio dell’attacco. Anche il Pandora è stato avvistato dal Topazio, ma il sommergibile italiano,
incerto sull’identità del battello avvistato, si astiene dall’azione, temendo
di attaccare accidentalmente l’Ascianghi.
Alle 21.29 il Pandora lancia due siluri, ma subito
dopo il lancio anche il Topazio
accosta in fuori e s’immerge. Il sommergibile britannico s’immerge a sua volta;
poco più tardi il Topazio torna in
superficie, ed alle 21.52 il Pandora
gli lancia un terzo siluro, regolandosi sulla base del rumore dei suoi motori,
ma anche questa volta l’arma non va a segno.
21 ottobre 1940
Conclude la missione.
8 novembre 1940
Il Topazio salpa da una base della Sicilia
per una nuova missione, a sud di Malta.
L’invio del Topazio e di altri due sommergibili (Pier Capponi e Fratelli Bandiera) in quelle acque è stato deciso da Supermarina
(ammiraglio Domenico Cavagnari) a seguito delle segnalazioni, giunte il giorno
precedente, in merito a movimenti navali britannici nel Mediterraneo: agenti
italiani appostati sulla costa spagnola dello stretto di Gibilterra hanno
infatti riferito, la sera del 7 novembre, della partenza della Forza H da quel
porto, e lo stesso giorno un ricognitore S.M. 79 dell’Aeronautica della Libia
ha notato la mancanza delle grandi unità della Mediterranean Fleet nel porto di
Alessandria (le due formazioni sembrano avere rotte convergenti verso il
Mediterraneo centrale), notizia poi confermata dall’intercettazione di traffico
radio, dalla quale Supermarina ha dedotto che debbano essere in navigazione da
Alessandria verso ovest 2-3 corazzate, 6 incrociatori ed una dozzina di
cacciatorpediniere. A Roma non si conosce lo scopo di questi movimenti; è in
corso una operazione complessa britannica, la «MB. 8», che culminerà con il
celebre attacco di aerosiluranti contro Taranto della notte dell’11-12
novembre.
Questa operazione,
iniziata il 4 novembre e destinata a durare dieci giorni, si articola su
diverse sotto-operazioni: l’operazione «Coat» (iniziata il 6 novembre),
consistente nell’invio da Gibilterra a Malta di un convoglio di navi da guerra
(la corazzata Barham,
l’incrociatore pesante Berwick,
l’incrociatore leggero Glasgow e
tre cacciatorpediniere, con una forza di copertura costituita dalla
portaerei Ark Royal – che
lancerà anche un attacco aereo diversivo su Cagliari, l’operazione «Crack» –,
dall’incrociatore leggero Sheffield e
da tre cacciatorpediniere, tutti appartenenti alla Forza H) con truppe ed armi
antiaeree; l’invio da Alessandria a Malta del convoglio «MW. 3» (5 mercantili,
scortati dagli incrociatori antiaerei Calcutta
e Coventry e dai cacciatorpediniere Dainty, Vampire, Voyager e Waterhen); l’invio da Malta ad
Alessandria del convoglio di ritorno «ME. 3» (quattro mercantili scarichi
scortati dalla corazzata Ramillies,
dal Coventry e da due
cacciatorpediniere); il trasferimento di unità da guerra da Gibilterra ad
Alessandria (facente parte dell’operazione «Coat»); l’invio di convogli in
Grecia (l’«AN. 6», formato da quattro navi cisterna in navigazione da Port Said
a Suda con la scorta di un peschereccio armato, nonché l’invio a Creta degli
incrociatori leggeri Ajax e Sydney e l’invio al Pireo
dell’incrociatore leggero Orion,
tutti con rinforzi e rifornimenti per le truppe britanniche in Grecia); il
transito del convoglio di ritorno «AS. 5» dalla Grecia all’Egitto; l’attacco di
aerosiluranti contro Taranto (operazione «Judgment») ed una puntata offensiva
contro convogli italiani nel Canale d’Otranto da parte di una divisione di
incrociatori (Orion, Ajax e Sydney, più due cacciatorpediniere). L’operazione è coperta dal
grosso della Mediterranean Fleet, con le corazzate Valiant, Warspite, Ramillies e Malaya, la portaerei Illustrious,
gli incrociatori Orion, York e Gloucester ed i cacciatorpediniere Nubian, Mohawk, Jervis, Janus, Juno, Hyperion, Hasty, Hereward, Hero, Havock, Ilex, Defender e Decoy; questa forza è anche quella incaricata dell’esecuzione di
«Judgment» (gli aerei decolleranno dalla Illustrious).
Oltre all’invio di Topazio, Capponi e Bandiera a
sudest di Malta, Supermarina allerta anche la flotta perché sia pronta a
muovere entro l’8 mattina, e dispone crociere di vigilanza con alcuni MAS, la
XIV Squadriglia Cacciatorpediniere e la XIV Squadriglia Torpediniere (MAS e
cacciatorpediniere non potranno poi compiere tali pattugliamenti a causa del
mare mosso). Vengono infine ordinate ricognizioni da parte degli idrovolanti
dell’83° Gruppo della Ricognizione Marittima della Sicilia, che alle 11 dell’8
avvistano cinque piroscafi, scortati da un incrociatore e 4 cacciatorpediniere,
180 miglia ad est di Malta (dove evidentemente è diretto), ed alle 15.20
localizzano anche due corazzate, una portaerei e parecchi incrociatori e
cacciatorpediniere che si trovano a nord del convoglio, con l’apparente compito
di proteggerlo.
A seguito di questi
avvistamenti, l’ammiraglio Cavagnari ordina a Topazio, Capponi, Bandiera ed altri due sommergibili, Corallo e Mameli, di spostarsi in settori di agguato situati a sudest e
sud-sudest di Malta, a distanza di 50-90 miglia da tale isola, formando 90
miglia a sud-sud-est di Malta uno sbarramento con intervalli di 20-30 miglia
tra ogni unità e l’ordine di effettuare pendolamento notturno (a contrasto
dell’operazione «Coat»). Nella stessa zona dovrà inoltre agire, nottetempo, una
squadriglia di MAS.
11 novembre 1940
All’una di notte il Topazio (capitano di corvetta Emilio
Berengan) avvista a circa 8 km di distanza un convoglio formato da quattro piroscafi
scortati da due incrociatori leggeri – identificati dal comandante Berengan
come classe Leander – e tre (o quattro) cacciatorpediniere (incrociatori e
cacciatorpediniere precedono i piroscafi nella formazione), diretto verso est.
L’avvistamento avviene in condizioni di luce ottimali, con la luna allo zenit;
il Topazio si avvicina per attaccare,
procedendo in superficie alla massima velocità.
All’1.33, in
posizione 34°32’ N e 16°17’ E (129 miglia a sudest di Malta), il Topazio – stando in superficie – lancia due
siluri dai tubi prodieri (la storia ufficiale dell’USMM commenterà a riguardo «Senza voler togliere alcun merito alle
azioni (…) si può tuttavia rilevare
come (…) non sia stato impiegato un
maggior numero di siluri, come nel prosieguo della guerra verrà esplicitamente
disposto dall’Alto Comando dei Sommergibili») contro il gruppo formato da
tre dei quattro dei mercantili (che appaiono molto raggruppati), da una
distanza stimata come inferiore ai 3000 metri. Subito dopo si disimpegna
immergendosi; dopo due minuti e 50 secondi dal lancio, vengono avvertite due forti
esplosioni, il che induce il comandante Berengan a ritenere erroneamente di
aver colpito e danneggiato due piroscafi. Dopo l’attacco, per un’ora e mezza,
il Topazio viene sottoposto ad
intensa caccia antisommergibili da due unità di scorta, alla quale si sottrae
senza subire danni.
Il convoglio attaccato
dal Topazio è il britannico
"ME.3", partito da Malta il 10 novembre e diretto a Port Said (dove
arriverà il 13; altra fonte parla di Alessandria), formato dai piroscafi Memnon, Lanarkshire, Clan Ferguson
e Clan Macauley, scortati dalla
corazzata Ramillies,
dall’incrociatore antiaerei Coventry
e dai cacciatorpediniere Defender e Decoy (mentre il grosso della
Mediterranean Fleet, con le altre quattro corazzate e l’Illustrious, si trova in posizione di copertura più a nord). I
cacciatorpediniere che dopo l’attacco hanno bombardato il Topazio con bombe di profondità sono Faulknor, Fortune e Fury. Nessuna nave è stata danneggiata
nell’attacco; la corazzata Ramillies
ha sentito anch’essa due esplosioni, evidentemente le stesse avvertite
dall’equipaggio del Topazio dopo i
lanci. Dato che solitamente i siluri italiani non esplodono a fine corsa se non
colpiscono qualcosa, è possibile che le essi abbiano colpito il fondale al
termine della corsa, detonando nell’impatto.
Il convoglio
"ME.3" fa parte di anch’esso dell’operazione complessa «MB. 8» che
vede il suo culmine nella “notte di Taranto”.
Dopo l’attacco, alle
3.15 il Topazio torna in superficie e
comunica per radio a Supermarina la notizia dell’attacco, oltre a lanciare il
segnale di scoperta, il che permette di confermare che il convoglio si sta
spostando verso est.
Ritenendo
erroneamente – anche per via della segnalazione dell’addetto navale italiano a
Madrid, che ha riferito che la portaerei Ark
Royal, un incrociatore e cinque cacciatorpediniere della Forza H sono
rientrati a Gibilterra – che l’operazione britannica sia finita, la sera dello
stesso 11 novembre Supermarina ordina al Topazio
ed agli altri sommergibili in agguato ad est di Malta di lasciare le zone
d’agguato, per iniziare la navigazione di rientro verso le basi della Sicilia
nelle prime ore della notte seguente.
13 novembre 1940
Il Topazio rientra a Messina in mattinata.
1941
Nel corso del 1941 il
Topazio effettua diverse missioni
nelle acque dell’Egeo ed in quelle dell’Africa settentrionale.
10-21 febbraio 1941
Il Topazio compie una missione di agguato
nel Canale d’Otranto a protezione dei convogli che trasportano truppe e
rifornimenti in Albania.
4-15 marzo 1941
Altro agguato nel
Canale d’Otranto a protezione del traffico con l’Albania.
Il Topazio durante il conflitto, con colorazione mimetica (da www.grupsom.com) |
9 aprile 1941
Il Topazio ed il gemello Malachite pattugliano le acque della
Cirenaica, tra il Golfo di Sollum e Marsa Matruh.
20 maggio 1941
Il Topazio viene inviato nelle acque tra
Creta, Sollum ed Alessandria d’Egitto, insieme a numerosi altri sommergibili (Uarsciek, Tricheco, Fisalia, Adua, Malachite, Dessiè, Squalo, Sirena e Smeraldo), per
appoggiare l’assalto tedesco contro Creta (Operazione "Merkur").
26 maggio 1941
Per ordine di Marina
Rodi, il Topazio viene inviato ad
ispezionare la baia di Messara, sulla costa meridionale di Creta, dove sono
stati notati movimenti sospetti. Il 1° maggio, infatti, il caicco britannico Dolphin II, armato dagli agenti dello
Special Operations Executive (SOE), ha perlustrato quella baia per verificare
se fosse adatta allo sbarco di materiali. Il Topazio, giunto sul posto, non trova nulla.
24 agosto 1941
Il Topazio ed i sommergibili Squalo, Tricheco e Fratelli Bandiera
formano uno sbarramento nel Canale di Sicilia insieme a 13 MAS, per
intercettare un presunto convoglio britannico in navigazione da Gibilterra a
Malta, a seguito dell’avvistamento di ingenti forze navali britanniche (la
Forza H con la corazzata Nelson, la
portaerei Ark Royal, l’incrociatore
leggero Hermione, i
cacciatorpediniere Encounter, Fury, Forester, Foresight e Nestor) salpate da Gibilterra (il 21
agosto) e dirette verso est. In realtà non c’è nessun convoglio: i britannici
hanno lanciato l’Operazione "Mincemeat", che consiste nell’invio del
posamine veloce Manxman (partito da
solo il 22 agosto per non dare nell’occhio) al largo di Livorno, per posare
campi minati in quelle acque, ed in attacchi aerei lanciati dall’Ark Royal contro obiettivi in Sardegna
(stabilimenti industriali e boschi di sughero nella parte settentrionale
dell’isola), allo scopo di dissuadere la Spagna di Francisco Franco
dall’entrare in guerra a fianco dell’Asse, mostrando le capacità della Royal
Navy di colpire il nemico anche in casa propria.
9 settembre 1941
Il Topazio, in missione al largo della
costa siro-palestinese, viene attaccato da un aereo, che respinge col tiro
delle proprie mitragliere.
10 settembre 1941
Verso le 21, nelle
acque tra Siria e Palestina (secondo una fonte, circa 99 miglia ad
ovest-sud-ovest di Beirut, in Libano; altre fonti parlano invece delle acque di
Haifa, Alessandria o Port Said), il Topazio
(capitano di corvetta Emilio Berengan) avvista un piroscafo che sembra diretto
verso Beirut; portatosi a distanza utile di tiro, il sommergibile apre il fuoco
con cannone e mitragliere, colpendo ripetutamente il bastimento e
costringendolo a fermarsi.
La nave attaccata è
il traghetto britannico Murefte, in
navigazione dal Tyne ad Istanbul con un carico di veicoli. Il Murefte, un piccolo traghetto di 691 tsl
(Berengan ne sovrastima la stazza in circa 3000 tsl), è nuovo di zecca:
costruito nel cantiere Swan, Hunter & Wigham Richardson di Newcastle-upon-Tyne
per il governo turco, sta compiendo il suo viaggio di consegna dal Regno Unito
alla Turchia sotto bandiera britannica (e con equipaggio britannico), il che lo
rende un bersaglio legittimo (secondo una fonte il Murefte sarebbe anche stato diretto a Beirut con un carico di
automezzi). Il tiro del Topazio
danneggia la nave britannica, costringendola a fermarsi; dopo aver dato
all’equipaggio il tempo di abbandonare la nave sulle scialuppe, il Topazio affonda il Murefte alle 21.29 con il lancio di tre siluri in successione (sempre
stando in superficie), in posizione 33°27’ N e 34°54’ E (fonti italiane; 33°12’
N e 34°35’ E secondo le fonti britanniche). Tra l’equipaggio del Murefte vi è una vittima (il macchinista
James Low, presumibilmente ucciso dalle prime cannonate del Topazio), mentre i superstiti verranno
tratti in salvo dal piroscafo egiziano Talodi.
In seguito a questo
attacco, ben sei cacciatorpediniere britannici prendono il mare per dare la
caccia al Topazio: Kipling, Hasty, Hotspur e Jackal partono da Alessandria, Griffin ed Hero da Haifa. Nessuno di essi riuscirà a trovare il battello
italiano; Kipling ed Hasty torneranno ad Alessandria il 13,
mentre gli altri quattro raggiungeranno Haifa il giorno seguente.
Per l’affondamento
del Murefte, undici sottufficiali e
marinai del Topazio (capo meccanico
di seconda classe Antonio Scimone, capo meccanico di terza classe Alfonso
Napolitano, secondo capo meccanico Fiore Condusso, sergente cannoniere Alvaro
Cecchini, sergente motorista Rosario La Monica, sottocapo cannoniere Guerrino
Tiraboschi, sottocapi motoristi Claudio Giupponi e Francesco Gregori, marinaio
segnalatore Giuseppe Processo, marinaio cannoniere Antonio Esposito, marinaio
motorista Nicola Di Bitonto) ricevono la Croce di Guerra al Valor Militare con
motivazione: «Imbarcato su sommergibile
che in una missione di guerra in prossimità di basi nemiche sosteneva l’attacco
di un aereo nemico, sventando l’offesa, affondava un piroscafo armato di piccolo
tonnellaggio, assolvendo i suoi compiti con slancio ed elevato spirito
combattivo». Analoghe decorazioni, con simili motivazioni, vengono
conferite anche al comandante in seconda (sottotenente di vascello Carlo
Carbone), al direttore di macchina (sottotenente G. N. D. M. Luciano Corrier),
al sottotenente di vascello Luigi Del Monte, al guardiamarina Francesco Niccoli
ed all’aspirante guardiamarina Renato Rodichiero. Il comandante Berengan viene
decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare (motivazione: «Comandante di sommergibile attaccato da un
aereo durante una missione in prossimità di basi nemiche, reagiva con l’intenso
fuoco delle mitragliere e manovrava con perizia ed ardimento per sottrarre la
sua unità all’offesa dell’avversario. Successivamente attaccava, affondandolo,
un piroscafo armato di piccolo tonnellaggio. (Acque Siro-Palestinesi, 9-14
settembre 1941)»).
Il Topazio in navigazione (da “L’intervento navale italiano nella guerra civile spagnola” di Franco Bargoni, su Rivista Italiana di Difesa n. 3 del marzo 1985, via www.betasom.it) |
Ottobre 1941
Inviato in agguato
nelle acque di Cipro.
27 ottobre 1941
Alle 6.33, in
posizione 36°54’ N e 15°36’ E (circa 25 miglia a sudest di Augusta), il
sommergibile britannico Unbeaten
(capitano di corvetta Edward Arthur Woodward) avvista su rilevamento 205°, a
5500 metri di distanza, un sommergibile italiano "classe Gemma" in
navigazione in superficie con rotta stimata 340°, velocità 12 nodi. Si tratta
quasi sicuramente del Topazio, che
sta rientrando ad Augusta dopo una missione nel Mediterraneo orientale. Alle
6.43 l’Unbeaten lancia una salva di
quattro siluri da 3200 metri di distanza, ma tutte le armi mancano il
bersaglio; il Topazio non si accorge
neanche di essere stato attaccato.
13 dicembre 1941
Il Topazio viene inviato a pattugliare
le acque a sud di Malta, insieme ai sommergibili Squalo, Narvalo, Veniero e Santarosa, per contrastare un’eventuale uscita in mare della Forza
K (incrociatori leggeri Aurora, Penelope e Neptune ed alcuni cacciatorpediniere), a protezione dell’operazione
«M. 41» (che prevede l’invio di 3 convogli per un totale di 8 mercantili, con
la scorta diretta di 7 cacciatorpediniere ed una torpediniera nonché la scorta
a distanza di tre gruppi pesanti che contano in tutto 4 corazzate, 5
incrociatori, 18 cacciatorpediniere e due torpediniere) per il rifornimento
della Libia (poi abortita a seguito degli intensi attacchi subacquei britannici
e dei relativi danni e perdite subiti). Contestualmente, altri sommergibili (Ascianghi e Dagabur) vengono inviati al largo di Alessandria d’Egitto per
contrastare un’eventuale sortita della Forza B, che lì ha base.
La Forza K, al
comando del commodoro William Gladstone Agnew, salpa effettivamente da Malta a
contrasto dell’operazione «M. 41», unendosi alla Forza B (incrociatori leggeri Euryalus, Naiad e Galatea e
cacciatorpediniere Jervis, Kingston, Kipling, Kimberley, Griffin, Havock, Hotspur, Napier e Nizam, gli ultimi due australiani) uscita da Alessandria per
cercare convogli italiani nel Mar Ionio. Le navi britanniche non riescono
tuttavia ad intercettare nulla, dal momento che i convogli sono stati fatti
rientrare, pertanto dopo ore di inutili ricerche intraprendono la navigazione
di rientro verso Malta (Forza K) ed Alessandria (Forza B).
18 dicembre 1941
Il Topazio, insieme ad altri sommergibili (Squalo, Ascianghi, Santarosa, Galatea e Dagabur) viene dislocato nel Mediterraneo centro-orientale con
compiti esplorativi/offensivi, in appoggio all’operazione di traffico «M. 42»,
consistente nell’invio in Libia di due convogli con rifornimenti urgenti per le
truppe italo-tedesche in Africa Settentrionale (312 automezzi, 3224 tonnellate
di carburanti e lubrificanti, 1137 tonnellate di munizioni, 10.409 tonnellate
di materiali vari) con la scorta di consistenti aliquote della flotta da
battaglia. L’operazione si conclude felicemente con l’arrivo dei convogli nei
porti libici.
Gennaio 1942
Il tenente di
vascello Bruno Zelik sostituisce il comandante Berengan nel comando del Topazio. Nello stesso mese, il
sommergibile effettua una lunga missione tra Bengasi ed Alessandria d’Egitto, a
copertura dell’operazione di traffico "T. 18" (22-25 gennaio) che
vede l’invio in Libia di un importante convoglio con rifornimenti.
10-13 febbraio 1942
Inviato al largo
della Cirenaica per contrastare la navigazione da Alessandria a Malta di un
convoglio britannico nell’ambito dell’operazione "MF 5". Per
attaccare questo convoglio, ben undici sommergibili italiani vengono schierati
in un’area di poco più di 800 miglia quadrate: oltre al Topazio, anche Tricheco, Sirena, Dandolo, Malachite, Perla, Platino, Ondina e Ciro Menotti.
14 febbraio 1942
Il Topazio (capitano di corvetta Bruno
Zelik) lancia un siluro contro un cacciatorpediniere della scorta del convoglio
britannico "ME.10" (nave cisterna Breconshire,
piroscafi Clan Ferguson, Ajax e City of Calcutta), in navigazione da Malta all’Egitto con la scorta
dell’incrociatore leggero Penelope e
dei cacciatorpediniere Sikh, Legion, Lively, Zulu, Decoy e Fortune. L’arma non va a segno; il Topazio viene sottoposto a violenta caccia antisommergibili, ma non
subisce danni.
Febbraio-Agosto 1942
Sottoposto ad un
lungo periodo di grandi lavori presso l’Arsenale di Lero e successivamente in
Italia, protrattisi fino al 10 agosto 1942 (o fino all’ottobre 1942); tornerà
operativo soltanto il 10 ottobre 1942. In questo periodo il comandante Zelik
lascia il comando del Topazio,
venendo avvicendato dal tenente di vascello Mario Patanè.
30 luglio 1942
Alle 9.30, in
posizione 43°50’ N e 14°55’ E, il sommergibile britannico Traveller (tenente di vascello Michael Beauchamp St. John) avvista
la torretta di un sommergibile italiano, identificato come “probabilmente
classe Archimede”, a 9150 metri di distanza su rilevamento 260°, con rotta
stimata 170°. Il Traveller non riesce
ad avvicinarsi per attaccare. Il sommergibile avvistato non era un’unità classe
Archimede, bensì, probabilmente, il Topazio,
in navigazione da Fiume a Napoli.
Ottobre 1942
Finalmente conclusi i
lavori, il Topazio riprende la sua
attività di guerra, con base a Taranto.
27 ottobre 1942
Inviato in
pattugliamento a sud delle Baleari.
28 ottobre 1942
In mattinata, viene
messo in allarme e riceve ordine di formare uno sbarramento di sommergibili a
sud delle Baleari, assieme ai sommergibili Brin, Corallo, Turchese, Axum ed Emo,
per contrastare l’operazione britannica «Baritone», che vede l’uscita da
Gibilterra di parte della Forza H (portaerei Furious, incrociatori antiaerei Aurora e Charybdis,
cacciatorpediniere Laforey, Lookout, Bicester, Eskimo, Venomous e Tartar) per un lancio di aerei (29
caccia Spitfire V) verso Malta; i sommergibili non incontrano, tuttavia,
nessuna delle unità britanniche, che si portano a nord di Algeri per effettuare
il lancio e poi rientrano alla base.
Il Topazio rientra alla base dopo un lancio d’esercizio, nel 1942 (g.c. STORIA militare) |
7 novembre 1942
In seguito
all’avvistamento di ingenti forze navali angloamericane in navigazione da
Gibilterra verso ovest (è la flotta d’invasione dell’Operazione
"Torch", lo sbarco Alleato nel Nordafrica francese, ma Supermarina –
pur ritenendo che uno sbarco in Nordafrica sia l’ipotesi più probabile – non esclude
anche la possibilità che sia un convoglio diretto a Malta), le zone d’agguato
del Topazio e dell’Axum vengono spostate 60 miglia più a
sud di prima (in modo da portarsi in una posizione avanzata tra Algeri e le
Baleari), dietro proposta dell’ammiraglio Antonio Legnani (comandante della
flotta subacquea italiana), previa autorizzazione del sottocapo di Stato
Maggiore della Marina, ammiraglio Luigi Sansonetti. Oltre a Topazio ed Axum, Supermarina invia ben 19 sommergibili nel Mediterraneo
occidentale e centro-occidentale, per contrastare l’operazione nemica: dodici
sommergibili del VII Grupsom vengono schierati ad ovest dell’isola di La
Galite, e sette sommergibili dell’VIII Grupsom vengono inviati al largo di
Biserta. Queste posizioni si riveleranno troppo lontane dalle effettive zone
dello sbarco (Orano ed Algeri), ma non verranno modificate, perché i comandi
tedeschi ritengono, erroneamente, che gli Alleati potrebbero tentare ulteriori
sbarchi anche in Tunisia (nel qual caso i sommergibili italiani si troverebbero
in posizione ideale).
Alle 15.31 Maricosom
(il Comando Squadra Sommergibili) comunica a tutti i sommergibili in agguato
nel Mediterraneo occidentale la posizione di una squadra navale britannica e di
un convoglio nemico, riferita alle 10.40; alle 17.50 Maricosom ordina a Topazio ed Axum di manovrare ed attaccare senza limitazione di zona. Alle
20.07 il Comando Squadra Sommergibili segnala la posizione di due convogli
avvistati in due distinte occasione, aventi entrambi rotta verso est e formati
da mercantili scortati da corazzate, portaerei, incrociatori e navi scorta.
Alle 21.06 il Topazio (tenente di vascello Mario
Patanè), in posizione 37°05’ N e 02°41’ E (40 miglia a nordovest di Capo Caxine,
ed a nordovest di Algeri), lancia infruttuosamente un siluro contro il
cacciatorpediniere britannico Panther
(capitano di corvetta Robert William Jocelyn), che sta dirigendo verso Gibilterra
da solo, a bassa velocità, dopo essere stato danneggiato alle 18.15 da una
bomba caduta vicina durante un attacco di Junkers Ju 88 tedeschi del II.
Fliegerkorps contro la Forza H, della quale faceva parte (a causa di questi
danni, il Panther ha dovuto lasciare
la formazione e rientrare da solo a Gibilterra). Il Panther comunica la notizia dell’attacco, aggiungendo che il
sommergibile si sta immergendo.
8 novembre 1942
Alle 8.30, avendo
raggiunto il limite dell’autonomia, il Topazio
riceve ordine da Maricosom di rientrare alla base.
9 novembre 1942
Rientra alla base.
Rientra alla base.
17 novembre 1942
Al largo delle
Baleari, il Topazio (tenente di
vascello Mario Patanè) avvista un convoglio di due piroscafi, scortati da
quattro cacciatorpediniere, in navigazione verso Algeri; pur trovandosi in
posizione sfavorevole per attaccare, il sommergibile lancia un siluro contro
uno dei cacciatorpediniere, per poi sottrarsi alla reazione della scorta
disimpegnarsi scendendo rapidamente a quota profonda.
11 dicembre 1942
Il Topazio ed il sommergibile Uarsciek salpano da Augusta per un
agguato protettivo 50 miglia a sud di Malta, a protezione indiretta della
navigazione in Mediterraneo centrale della motonave Foscolo, diretta a Tripoli: i due battelli hanno funzioni
esplorative/offensive per prevenire attacchi da parte di navi nemiche,
specialmente dalla Forza K, della quale si prevede una probabile uscita per
attaccare il convoglio.
14 dicembre 1942
All’1.27, mentre si
trova in agguato a sud di Malta, il Topazio
avvista tre incrociatori e due cacciatorpediniere britannici (la Forza K) e,
nonostante le sfavorevoli condizioni meteorologiche e la manovra nemica che
vanifica l’azione, tenta ugualmente di portarsi all’attacco, lanciando due (o
tre) siluri dai tubi di poppa per poi disimpegnandosi subito in immersione. Le
navi britanniche evitano i siluri.
Marzo 1943
Compie una missione
di agguato nel Golfo della Sirte, della durata di dieci giorni, poi raggiunge
La Maddalena.
10 aprile 1943
Il Topazio si trova a La Maddalena per
effettuarvi lavori quando alle 14.50 la base viene sottoposta ad una pesante
incursione da parte di 84 bombardieri statunitensi Boeing B-17 “Flying
Fortress” (che sganciano le loro bombe da 5000 metri, suddividendosi in tre
gruppi: 24 attaccano l’incrociatore Trieste,
36 l’incrociatore Gorizia e 24
l’Arsenale, alle cui banchine si trova ormeggiata parte delle unità del VII
Gruppo Sommergibili, compreso il Topazio
nonché il Sirena, l’Aradam, il Dandolo ed il Mocenigo),
che distruggono gran parte delle installazioni della base ed affondano
l’incrociatore pesante Trieste,
danneggiando gravemente il Gorizia. Il
Topazio non subisce danni, ma tra il
suo equipaggio sorpreso a terra dal bombardamento si registrano un ferito ed un
disperso.
Aprile 1943
Inviato, verso metà
mese, in agguato nelle acque tra il parallelo di Maiorca e Cap de Fer
(Algeria).
Maggio 1943
Inviato in agguato ad
ovest della Sardegna, nei primi giorni del mese.
Il Topazio a Napoli il 26 maggio 1943, proveniente da Castellammare di Stabia ove ha ultimato un ciclo di lavori. In secondo piano s’intravede lo scafo del cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi (da “Sommergibili in guerra” di Erminio Bagnasco ed Achille Restelli, Albertelli, 1994, via Dante Flore e www.naviearmatori.net) |
10 maggio-1° settembre 1943
In lavori a La
Maddalena (iniziati più tardi del previsto, a causa dei danni causati a quella
base dal bombardamento del 10 aprile: un messaggio inviato dopo
quell’incursione riferiva infatti, tra l’altro, che «Su sommergibile Mocenigo et sommergibile Topazio non est possibile
utilizzare lavori. Propongo trasferimento altra sede», proposta
apparentemente respinta). In questo periodo il comandante Patanè viene
sostituito dal tenente di vascello Pier Vittorio Casarini, che sarà l’ultimo
comandante del Topazio. Passato al
comando del Velella, Patanè troverà
la morte su quest’ultimo – affondato il 7 settembre, ad armistizio già firmato
ma non ancora reso noto – appena cinque giorni prima del suo successore sul Topazio.
(g.c. Marcello Risolo via www.naviearmatori.net) |
Il mistero del Topazio
Alle 10.12 (o 16.12) del
7 settembre 1943 il Topazio, al
comando del tenente di vascello Pier Vittorio Casarini, salpò da La Maddalena
per portarsi nel settore d’agguato assegnato, situato nel Tirreno meridionale,
dove avrebbe dovuto contrastare il previsto sbarco Alleato a Salerno. Quattro
ore più tardi, presero il mare per dislocarsi in settori adiacenti anche i
sommergibili Turchese e Platino. Maricosom (il Comando Squadra
Sommergibili), ricevuta notizia dell’avvistamento della flotta d’invasione
angloamericana diretta verso le coste dell’Italia meridionale, aveva dato il
via al Piano «Zeta» (elaborato fin dal 23 marzo 1943 per la protezione delle
coste del Sud Italia, della Sicilia e della Sardegna con l’impiego su larga
scala delle residue forze subacquee, modificato più volte e diramato il 2
luglio): lo schieramento in massa dei sommergibili in quelle acque, per
contrastare lo sbarco Alleato. Il Topazio
ed altri otto sommergibili (Brin, Diaspro, Alagi, Marea, Galatea, Velella, Platino e Nichelio) vennero dispiegati nel Basso
Tirreno a copertura della costa compresa tra i golfi di Paola e di Gaeta, formando
uno sbarramento, mentre altri due (Giada
e Turchese) furono inviati ad ovest
della Sardegna e quattro (Bandiera, Bragadin, Squalo e Jalea) in Mar
Ionio, aggiungendosi agli altri quattro (Zoea,
Settembrini, Onice e Vortice) già
presenti in quelle acque.
In realtà, mentre
questo avveniva l’armistizio tra l’Italia e gli Alleati era già stato firmato
da quattro giorni; ma restava coperto da massimo segreto, tutti ne erano tenuti
all’oscuro all’infuori una ristretta cerchia facente capo a Pietro Badoglio ed
a Vittorio Emanuele III. Il comandante di Maricosom aveva partecipato alla
riunione organizzata dall’ammiraglio Raffaele De Courten, capo di Stato
Maggiore della Marina, per spiegare ai comandanti superiori le disposizioni
previste dal Promemoria numero 1, inviatogli il 6 settembre dal Comando
Supremo, e nel quale si impartivano ordini per un imminente rovesciamento delle
alleanze. Il dispiegamento dei sommergibili nelle acque del Sud Italia era
stato concordato con i comandi Alleati al fine di non insospettire i tedeschi;
gli equipaggi non ne erano ovviamente a conoscenza, e quello del Velella (comandato proprio da Mario
Patanè, il precedente comandante del Topazio)
pagò con la vita quell’assurda situazione, venendo silurato lo stesso 7 settembre
dal sommergibile britannico Shakespeare.
Era trascorso poco
più di un giorno dalla partenza del Topazio
da La Maddalena, quando giunse la notizia dell’armistizio: alle 19.50 dell’8
settembre, otto minuti dopo che l’EIAR aveva annunciato la notizia alla nazione
(gli Alleati ne avevano dato notizia già alle 18.30, tramite Radio Algeri),
Maricosom diramò a tutti i sommergibili in mare il messaggio «Alla ricezione del presente ordine assumere
un compito esclusivamente ripeto esclusivamente esplorativo», seguito alle
21.10 da «Alla ricezione del presente
messaggio cessare ogni ostilità alt Accusate ricevuta». Alle 21.50
Maricosom ordinò a tutti i sommergibili: «Immergetevi
subito a quota 80 metri alt Alle 8 del giorno 9 emergete rimanendo in
superficie con bandiera nazionale a riva e pennello nero al periscopio di prora
alt Riceverete ulteriori ordini alt Accusate ricevuta»; ulteriori ordini
che giunsero il mattino del 9 settembre, quando i sommergibili del Tirreno
ricevettero il seguente messaggio: «Portatevi
in superficie con rotta parallela alla costa; almeno a 20 miglia. Portatevi su
42° parallelo e, successivamente, dirigete per Bona avendo a riva ben visibili
i previsti segnali di riconoscimento». Il pennello nero (un tipo di
bandiera da segnalazione) aveva lo scopo di evitare che i sommergibili
venissero attaccati da aerei angloamericani che li avessero scambiati per
nemici; ma questa misura non fu completamente efficace, come dimostrò proprio
la sorte del Topazio.
A partire dalla sera
dell’8 settembre, e nel corso della giornata del 9, il Topazio – che all’annuncio dell’armistizio si trovava nel settore
assegnato, nel Basso Tirreno – ricevette i vari ordini diramati da Maricosom in
merito all’armistizio, compreso l’ultimo nel quale si ordinava di recarsi a
Bona, in Algeria (ordine comune per tutti i sommergibili che si trovavano al
largo delle coste occidentali italiane, mentre quelli al largo delle coste
orientali ebbero ordine di raggiungere Brindisi o Augusta).
Secondo i testi
dell’Ufficio Storico della Marina Militare, nel corso del 9 e del 10 settembre
il Topazio rimase riunito, o
quantomeno in contatto visuale, con i sommergibili Diaspro, Turchese e Marea; per due giorni i quattro
sommergibili navigarono verso Bona, come ordinato, attenendosi alle istruzioni
ricevute. La sera del 10, però, il Topazio
sparì (per altra fonte, già dal pomeriggio fu perso il contatto radio); gli
altri tre battelli raggiunsero tutti il porto algerino (anche se il Turchese venne attaccato e danneggiato
da un aereo a lungo creduto tedesco), ma del sommergibile di Casarini non si
seppe più nulla.
Secondo Achille
Rastelli nel libro “Sommergibili a Singapore”, che a sua volta cita un articolo
di “Aria alla rapida!” n. 49, marzo 2005, le cose sarebbero andate
diversamente. Il mattino del 9 settembre 1943, dopo aver ricevuto la notizia
dell’armistizio e le relative istruzioni, Topazio,
Turchese, Diaspro e Marea
s’incontrarono in mare, ed i rispettivi comandanti iniziarono a “discutere” la
situazione mediante segnalazioni luminose effettuate con i piccoli proiettori a
lampi di luce in dotazione a ciascun sommergibile (per un’altra versione, la
“discussione” tra i comandanti sarebbe avvenuta per mezzo dei megafoni, dalle
rispettive torrette, data la ridotta distanza). La discussione divenne
piuttosto accesa, e fu seguita da altre “riunioni” nelle mattinate del 10 e
dell’11 settembre; alla fine, le strade dei quattro sommergibili si divisero,
ognuno prendendo una decisione diversa: il Marea
decise di dirigersi a bona come ordinato; il Turchese di recarsi nelle neutrali Baleari, cosa che non poté fare
per via del già citato attacco aereo tedesco, il che lo costrinse a dirigere
per Bona a rimorchio; il Diaspro,
avendo un’avaria di macchina, raggiunse Cagliari, rimasta in mani italiane, dove
si arrese poi a forze statunitense; il Topazio
decise di recarsi “a nord con i tedeschi”, ma venne poi affondato da un attacco
aereo. Similmente l’episodio viene descritto nel saggio "I sommergibili
italiani dal settembre 1943 al dicembre 1945" di Giuliano Manzari,
pubblicato sul Bollettino d’Archivio dell’U.S.M.M. del dicembre 2011: «Diaspro (ten. vasc. Alberto Donato), Turchese
(ten. vasc. Eugenio Parodi), Topazio (ten. vasc. Pier Vittorio Casarini) e Marea
(sottoten. vasc. Attilio Russo) diressero, dalle loro posizioni di agguato, a
sud della Sardegna finendo per trovarsi vicini; i comandanti si riunirono per
decidere che cosa fare e vennero fuori quattro posizioni diverse (…) Tragica fu la sorte del Topazio, che aveva
deciso di dirigere per nord. Fu affondato il 12 settembre, 28 miglia a
sud ovest di Capo Carbonara da un Bisley del 13 Air Squadron britannico, non
avendo a riva il pennello nero».
Questa versione
sembra però errata. Dai rapporti di Diaspro,
Turchese e Marea, rintracciati presso l’archivio U.S.M.M. dal ricercatore
Platon Alexiades, risulta che effettivamente ci fu un incontro tra quei tre
sommergibili ed il Topazio; alle
12.21 del 9 settembre, infatti, Topazio,
Turchese e Marea s’incontrarono in una posizione imprecisata, presumibilmente
al largo di Napoli o nel Golfo di Gaeta, e poco più tardi si unì a loro anche
il Diaspro. Questo incontro è
descritto soltanto nel rapporto del Marea,
mentre stranamente quelli di Diaspro
e Turchese non ne fanno parola. Dopo
l’arrivo del Diaspro, i comandanti
dei quattro sommergibili (tenente di vascello Pier Vittorio Casarini del Topazio, tenente di vascello Eugenio
Parodi del Turchese, sottotenente di
vascello Attilio Russo del Marea,
oltre ovviamente al tenente di vascello Alberto Donato del Diaspro) si recarono tutti a bordo di quest’ultimo per discutere
sul da farsi; la decisione comune fu quella di procedere insieme verso Bona,
come ordinato, ed attendere altri sommergibili. Alle 22.30, il Marea perse di vista Topazio e Turchese; insieme al Diaspro
si mise infruttuosamente alla loro ricerca fino alle 23, quando decise
d’invertire la rotta, ma non riuscì a trovarli. All’1.35 del 10 settembre il Marea perse il contatto anche con il Diaspro, ed il suo comandante decise
allora di proseguire da solo verso Bona. Alle 17.15 del 10 il Marea avvistò tre sagome che ritenne
essere sommergibili, ed alle 22.35 dello stesso giorno ne avvistò altre due; il
giorno seguente incontrò altri sommergibili, tra cui il Platino.
Il Diaspro diresse verso il 42° parallelo,
dove si sarebbe dovuto incontrare con altri sommergibili per poi raggiungere
Bona; ma alle 12.45 del 10 il suo motore diesel di sinistra si guastò, ed il
comandante decise di puntare sulla più vicina Cagliari.
Il Turchese, stando al suo rapporto, navigò
verso il 42° parallelo (e non verso le Baleari) dalle 10 del 9 settembre alle 8
del 10, quando il suo comandante decise di puntare direttamente su Bona. Alle
21.47 dell’11 settembre, tuttavia, il Turchese
fu attaccato e danneggiato da un bombardiere, al punto da dover essere preso a
rimorchio da una nave britannica. Il velivolo autore di questo attacco venne
all’epoca ritenuto tedesco, e viene ancor oggi menzionato come tale dalla gran
parte delle fonti: ma in realtà era un aereo britannico, un bombardiere Lockheed
Hudson della RAF, che evidentemente non aveva visto i suoi segni di
riconoscimento. Un episodio che rispecchia appieno quello che accadde, con ben più
funeste conseguenze, anche al Topazio,
e che mette in evidenza la confusione di quei giorni di settembre del ’43 ed
una certa tendenza al “grilletto facile” da parte di più di qualche pilota.
Cos’era successo al Topazio, infatti, lo si apprese a guerra
finita, dai documenti britannici.
Il 12 settembre 1943 un
bombardiere britannico Bristol Blenheim V (‘Bisley’), il VBA 997 ‘U’ (‘Uncle’;
altra fonte parla del velivolo ‘J’) del 13th Squadron del Coastal
Command della Royal Air Force (più precisamente, alle dipendenze della North
West Africa Coastal Air Force), decollato dalla base di Protville II (a
nordovest di Tunisi) ai comandi del tenente canadese George Herbert Finch per
una missione di protezione del naviglio angloamericano, aveva avvistato un
sommergibile emerso nel punto 38°39’ N e 09°22’ E (per altra fonte, 37°17’ N e
11°24’ E; 31 miglia a sudest di Capo Spartivento), circa 28 miglia a sudovest
di Capo Carbonara (costa sudorientale della Sardegna). Il tenente Finch aveva
identificato il sommergibile come un U-Boot tedesco, ma in realtà non poteva
trattarsi che del Topazio. Secondo i
resoconti britannici, il sommergibile avvistato non era in rotta per Bona, ed era
sprovvisto dei segni di riconoscimento che dovevano contraddistinguere i
battelli italiani diretti in porti Alleati in adempimento delle disposizioni
armistiziali. Il libro “Friend or Foe: Friendly Fire at Sea 1939-1945” di Paul
Kemp, oltre a menzionare l’assenza di contrassegni di riconoscimento sul Topazio, afferma che “questo attacco fu frutto di circostanze
particolarmente sfortunate perché ebbe luogo in una zona in cui un “vero”
U-Boot tedesco era stato avvistato soltanto quattordici ore prima, ed il Topazio
era uno dei sommergibili classe Sirena le cui voluminose torrette erano state
ridimensionate al punto di presentare una sorprendente somiglianza
all’ubiquitario U-Boot tedesco tipo VII C”.
Il Blenheim di Finch
era pertanto passato all’attacco, mitragliando il sommergibile e sganciando
contro di esso un grappolo di quattro bombe di profondità da 250 libbre. Le
quattro bombe erano esplose tutt’intorno al Topazio,
a pochissima distanza; la terza, in particolare, era caduta a non più di nove
metri dalla sua torretta, ed il sommergibile era affondato rapidamente “in una
nuvola di vapore e spruzzi”. Nel punto in cui il presunto U-Boot era scomparso,
Finch aveva osservato delle bolle d’aria che salivano in superficie, e la
formazione di una chiazza di carburante che aveva raggiunto un’estensione di
novanta metri. Ma soprattutto, in acqua c’erano numerosi naufraghi: tra i
quindici e i venti uomini, che Finch aveva anche fotografato prima di lasciare
la zona. Ma nessuno di essi era stato soccorso.
Il citato libro di
Paul Kemp afferma che in un primo momento vennero indirizzati sul posto mezzi
aerei e navali per tentare il salvataggio dei naufraghi, ma che le ricerche
vennero abbandonate quando i comandi di Malta giunsero all’errata conclusione
che il sommergibile attaccato da Finch fosse il Turchese, che era stato avvistato ancora a galla, in navigazione
verso il Nordafrica, e che era stato effettivamente danneggiato da un attacco
aereo; cioè, i comandi britannici credettero che l’affermazione di Finch di
aver affondato un sommergibile fosse erronea, e che in realtà il battello da
lui attaccato fosse stato soltanto danneggiato e fosse il Turchese (che, proprio come il Topazio,
era stato attaccato per errore da un aereo britannico, venendo però solo
danneggiato). Quando ci si rese conto dell’errore, era troppo tardi.
Non vi furono
sopravvissuti tra i 49 uomini (6 ufficiali, 14 sottufficiali, 29 tra sottocapi
e marinai) che formavano l’equipaggio del Topazio.
Scampò alla morte,
per puro caso, il marinaio Gaetano Rallo, di Castellammare di Stabia, che dopo
essere stato imbarcato sul Topazio
per tutta la durata della guerra era stato fortuitamente sbarcato appena
qualche giorno prima dell’ultima missione, per un errore di natura
amministrativa.
L’equipaggio del Topazio, perito al completo:
Sante Alberti, marinaio motorista, da
Bardolino
Carmine Apostolico, sergente silurista, da
Salerno
Carmine Barra, sottocapo elettricista, da
Cardito
Nicola Batazzi, guardiamarina, da Jesi
Eugenio Battistini, marinaio cannoniere, da
Ravenna
Wilson Bordoni, sergente furiere, da Terni
Attilio Boreanaz, marinaio elettricista, da
Attimis
Miro Buha, marinaio radiotelegrafista, da Zara
Andrea Cafagno, sergente radiotelegrafista, da
Bari
Pier Vittorio Casarini, tenente di vascello
(comandante), da Cremona
Ignazio Catalano, secondo capo motorista, da
Giarre
Giuseppe Cesaria, marinaio motorista, da
Latiano
Ludovico Ciccarelli, secondo capo
elettricista, da Napoli
Bruno Cipriani, tenente di vascello
(comandante in seconda), da Verona
Giuseppe Cosentino, marinaio nocchiere, da
Mistretta
Bruno Dalto, secondo capo motorista, da
Conegliano
Bruno Feruglio, marinaio silurista, da
Remanzacco
Gennaro Galdi, sottocapo furiere, da Salerno
Emilio Gambacurta, marinaio motorista, da
Terracina
Giuseppe Gamberana, marinaio motorista, da
Ossago Lodigiano
Pietro Gemellaro, capitano del Genio Navale
(direttore di macchina), da Messina
Marco Giammanco, sergente nocchiere, da
Palermo
Vincenzo Gioia, marinaio, da Sommatino
Pietro Guiducci, sottocapo elettricista, da
Genova
Aldo Lagomarsino, marinaio fuochista, da
Genova
Alberto Lauro, aspirante guardiamarina, da
Genova
Marino Lazzarini, marinaio nocchiere, da
Rimini
Francesco Loverso, secondo capo motorista, da
Rosarno
Eugenio Mamini, sottocapo elettricista, da
Ravenna
Tommaso Marino, secondo capo segnalatore, da
Procida
Aldo Mascardi, sottotenente di vascello, da
Albenga
Gaetano Milone, marinaio, da Bari
Aldo Nicolai, capo silurista di prima classe,
da Aulla
Luigi Novellino, marinaio cannoniere, da
Casaletto Spartano
Fausto Parmeggiani, sergente radiotelegrafista,
da Castelnuovo Rangone
Giordano Piva, sottocapo silurista, da Milano
Quirino Quaglieri, sottocapo silurista, da
Isola del Liri
Bartolomeo Raffaelli, marinaio silurista, da
Reggio Emilia
Rino Rombai, marinaio, da Castiglione della
Pescaia
Silvio Salzillo, sergente silurista, da Capua
Giovanni Sblendorio, marinaio silurista, da
Bitonto
Orazio Sgroi, marinaio, da Letojanni
Umberto Stefanelli, sergente motorista, da
Formia
Vito Stucci, marinaio elettricista, da Bari
Bartolomeo Tedesco, marinaio motorista, da
Favignana
Giacomo Toniutti, sottocapo cannoniere, da
Follina
Antonio Tucci, marinaio nocchiere, da
Sant’Arcangelo Trimonte
Antonio Usai, sottocapo radiotelegrafista, da
Cagliari
Pietro Viola, capo elettricista di seconda
classe, da Barbianello
Cosa stesse facendo e
dove fosse diretto il Topazio quando
venne attaccato ed affondato rimane un mistero. I segnali di riconoscimento
potrebbero semplicemente non essere stati visti dal pilota del Blenheim, forse
influenzato nella sua sbrigativa valutazione anche dalla rotta del
sommergibile, che decisamente non stava puntando su Bona, e dalla sua
rassomiglianza ad un U-Boot. Non si spiega, altrimenti, perché mai il Topazio avrebbe dovuto “cambiare idea”,
ammainando i segnali e dirigendo verso nord, dopo due giorni in cui aveva
diligentemente adempiuto alle istruzioni ricevute (giova notare, peraltro, come
tutti i sommergibili italiani in mare
obbedirono alle disposizioni armistiziali, tranne due, Ametista e Serpente, i
quali per parte loro non diressero verso nord per consegnarsi ai tedeschi, ma
si limitarono “salomonicamente” ad autoaffondarsi). Per di più, se per qualche
il motivo il Topazio avesse d’improvviso
deciso di disattendere gli ordini ricevuti da Maricosom, appare strano che si sarebbe
fatto sorprendere in superficie come avvenne.
Platon Alexiades
offre una spiegazione che appare verosimile: la posizione di affondamento del Topazio appare compatibile con una rotta
verso Bona, mentre la rotta che aveva quando venne affondato dal Blenheim di
Finch sembrava approssimativamente diretta verso Cagliari. Nel suo rapporto,
Finch menzionò che il sommergibile da lui attaccato sembrava appoppato (come se
avesse subito danni). Da tutto ciò, si potrebbe supporre che il Topazio fosse originariamente diretto
verso Bona, come tutti gli altri sommergibili, ma che durante la navigazione
fosse stato attaccato e danneggiato da un aereo, forse tedesco (magari proprio
quello che per anni si è ritenuto, a torto, responsabile del danneggiamento del
Turchese?); i danni subiti avevano
indotto il comandante Casarini a dirigere su Cagliari, più vicina di Bona, per
compiervi delle riparazioni (come fece il Diaspro
dopo l’avaria ai motori), ma durante la navigazione era stato nuovamente
attaccato, stavolta dal Bisley di Finch, ed affondato. Per quanto riguarda
l’affermazione del pilota canadese che il sommergibile non presentasse i
prescritti segni di riconoscimento, appare più che probabile un errore del
pilota, che semplicemente non li vide: giova ricordare che un proprio il giorno
prima, e in acque non molto lontane, il Turchese,
pur avendo bandiera e pennello nero a riva come ordinato, era stato egualmente
attaccato e danneggiato da un Lockheed Hudson; e che in generale, nella storia
della guerra aeronavale, sono stati commessi da parte degli aerei errori molto
più grossolani del mancato avvistamento di un pennello nero (bandiera peraltro
piuttosto piccola) su un sommergibile, che dunque non appare affatto inverosimile.
La verità sulle
ultime ore del Topazio rimane, ad
ogni modo, avvolta dal dubbio.
Da parte britannica,
all’epoca dell’affondamento, quando finalmente si comprese che l’aereo del
tenente Finch non aveva attaccato il Turchese,
bensì un altro sommergibile, ci si ostinò a ritenere che si trattasse di un
U-Boot tedesco: al punto che il pilota canadese, per l’affondamento di un
sommergibile ormai non più nemico, venne decorato con la Distinguished Flying
Cross, la cui motivazione recitava tra l’altro «…On one occasion whilst on
anti-submarine patrol he sighted a U-boat which he immediately attacked and
straddled with depth charges». L’“U-Boat” in questione era, invece, il Topazio.
George Herbert Finch
non venne mai a sapere del suo tragico errore: come gli uomini del Topazio, uccisi per un assurdo equivoco
quando la “loro” guerra pareva finita, non avrebbe mai visto la fine della
guerra. Morì in azione il 17 marzo 1945, all’età di ventun anni, meno di due
mesi prima della cessazione delle ostilità in Europa.
Un’altra immagine del Topazio (tratta dal libro “I sommergibili in Mediterraneo” di Marcello Bertini e Alberto Donato, USMM, 1972, via Marcello Risolo e www.naviearmatori.net) |
Bsera Lorenzo. Dall'ottobre 1938 (forse il 18) il comando del Topazio fu assunto da TV Carlo Todaro, nato a Trapani il 28.10.08, per circa un anno.
RispondiEliminaGrazie, aggiungo.
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