mercoledì 23 luglio 2014

Petrarca

Il Petrarca (tratta da “La Voce del Popolo In Più Mare”, anno 2013)

Piroscafo da carico da 3329 tsl e 1974 tsn, lungo 108,7 metri e largo 13,9, pescaggio 6,9 m, velocità 11 nodi. Appartenente alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia (con sede a Napoli), matricola 26 al Compartimento Marittimo di Fiume, nominativo di chiamata internazionale ICBS.

Breve e parziale cronologia.

8 settembre 1910
Varato nei cantieri Clyde Shipbuilding & Engineering Company Ltd. di Port Glasgow (numero di cantiere 292) come Szent Istvan.

Lo Szent Istvan (Coll. Horváth József, da www.hajoregiszter.hu)

Novembre 1910
Completato come Szent Istvan per la Reale Compagnia Ungherese di Navigazione «Adria» di Fiume, allora parte dell’Impero Austroungarico.
Caratteristiche originarie: stazza lorda 3087 tsl, stazza netta 1974 tsn, portata lorda 4608 tpl, lunghezza 108,63 m, larghezza 13,3 m, pescaggio 6,9 m (per altra fonte 105.2×14.43×7.87 m), velocità 11,5 nodi.
1915
Requisito dalla Kairserliche und Königliche Kriegsmarine (l’Imperialregia Marina Austroungarica).

La nave a Cattaro nel 1916 (da www.hajoregiszter.hu)

1919
Derequisito (per altra fonte nel 1921), il Szent Istvan passa sotto bandiera interalleata (per altra fonte, italiana).
La compagnia armatrice cambia nome in Adria Co. sempre con sede a Fiume (e per alcune fonti sia la compagnia che la nave diventano italiane, sebbene sia da rilevare che Fiume fu effettivamente annessa all’Italia solo nel 1924).
1921
La compagnia Adria assume la denominazione di Società Anonima di Navigazione Marittima; lo Szent Istvan viene ribattezzato Petrarca (dal 1924 Fiume diverrà a tutti gli effetti italiana). 

Il Petrarca in entrata a Rotterdam il 4 febbraio 1922 (Coll. Horváth József, da www.hajoregiszter.hu)

1937
Passato alla Società Anonima di Navigazione Tirrenia. L’equipaggio resta composto in massima parte da istriani, giuliani e dalmati, che seguiranno le sorti della nave sino alla fine.
Aprile 1940
Arrivato a Napoli dal Belgio con 2000 tonnellate di sabbia destinate alle vetrerie italiane, viene fermato dalle autorità d’ispezione alleate, che pongono il suo carico sotto sequestro.
26 settembre 1940
Alle 7.20, nel punto 41°19'N, 09°55'E (una ventina di miglia ad est-nord-est della Maddalena) il Petrarca viene avvistato a circa 5500 metri di distanza dal sommergibile britannico Truant, al comando del tenente di vascello Hugh Alfred Vernon Haggard, che alle 8.20 gli lancia quattro siluri. Fortunatamente, le scie di due dei siluri (il comandante del Truant riterrà che una delle armi fosse affiorata in superficie) vengono avvistate da bordo del piroscafo, che devia dalla rotta per evitare i siluri ed apre anche il fuoco con il cannone poppiero. Successivamente torpediniere e MAS vengono inviati dalla Maddalena per dare la caccia al sommergibile, senza però riuscire a trovarlo.
5 agosto 1941
Requisito a Fiume dalla Regia Marina, senza essere iscritto nel ruolo del naviglio ausiliario dello Stato.
17 agosto 1941
Il Petrarca  ed il piroscafo Capo Orso salpano da Brindisi per Bengasi alle 19, con la scorta della torpediniera Aldebaran.
18 agosto 1941
Alle 21 l’Aldebaran lascia la scorta dei due piroscafi.
20 agosto 1941
Raggiunti dalla torpediniera Calliope nell’ultimo tratto, PetrarcaCapo Orso arrivano a Bengasi a mezzogiorno.
28 agosto 1941
PetrarcaCapo Orso lasciano Bengasi alle 17.45 per tornare a Brindisi. Durante la navigazione sono scortati da varie unità che si alternano.
31 agosto 1941
PetrarcaCapo Orso arrivano a Brindisi alle 8.30.
14 settembre 1941
PetrarcaCapo Orso partono da Brindisi alle 19 alla volta di Bengasi, scortati dalla torpediniera Polluce e dal cacciasommergibili Selve. (Per altra versione il Selve si sarebbe unito al convoglio il 16, sostituendo la Polluce).
17 settembre 1941
Il convoglio raggiunge Bengasi alle 3.30.
24 settembre 1941
Durante la notte, mentre il Petrarca si trova ormeggiato a Bengasi, il porto libico viene sottoposto ad un’incursione aerea; il piroscafetto Prospero, carico di 600 tonnellate di munizioni, viene colpito ed esplode, danneggiando in modo non grave il Petrarca ed il Capo Orso, che sono ormeggiati nei pressi.
25 settembre 1941
PetrarcaCapo Orso lasciano Bengasi alle 19 per rientrare a Brindisi, scortati dalla torpediniera Orione.
28 settembre 1941
Alle 9.30 il convoglio raggiunge Brindisi.
2 marzo 1942
Lascia Taranto alle 18.30 diretto a Bengasi, con la scorta del cacciatorpediniere Saetta.
6 marzo 1942
Arriva a Bengasi, ma non può entrare in porto a causa del pericolo rappresentato dalle mine magnetiche.
9 marzo 1942
Può finalmente entrare in porto.
28 marzo 1942
Dopo aver finito di sbarcare il carico, il Petrarca lascia Bengasi per tornare a Taranto. Durante la navigazione di ritorno supera indenne un attacco aereo nemico.
24 aprile 1942
Alle 23.45 il Petrarca ed il piroscafo tedesco Savona partono da Brindisi diretti a Bengasi, con la scorta dei cacciatorpediniere Freccia (caposcorta) e Strale. Convoglio lento, il Savona è il più lento dei due piroscafi: le navi non possono procedere a più di otto nodi. Il mare è piuttosto mosso.
25 aprile 1942
Lo Strale deve lasciare la scorta e tornare a Brindisi per avaria, venendo rimpiazzato in serata dal cacciatorpediniere Ugolino Vivaldi, uscito da Reggio Calabria alle 11.30.
26 aprile 1942
Durante il pomeriggio il convoglio si scinde in due gruppi: il Vivaldi va avanti insieme al Petrarca, più veloce di un nodo rispetto al Savona (riesce a fare i 9 nodi), mentre il Freccia rimane con quest’ultimo.
Durante la notte successiva PetrarcaVivaldi vengono attaccati da aerosiluranti con il lancio di due siluri, ma nessuna nave viene colpita.
27 aprile 1942
Alle 12.30 PetrarcaVivaldi giungono a Bengasi, dove alle sei di sera arrivano anche Freccia e Savona.
2 maggio 1942
Lascia Bengasi alle 19.30, scortato dal cacciatorpediniere Saetta (caposcorta) e dalla torpediniera Orsa.
5 maggio 1942
PetrarcaOrsa e Saetta entrano a Brindisi alle 00.45.
14 maggio 1942
Il Petrarca lascia Brindisi per Bengasi alle 22.30, scortato dalla torpediniera Pegaso.
15 maggio 1942
Alle 00.30 le due navi vengono avvistate da un ricognitore illuminante, che prende a seguirle; si verificano alcuni attacchi aerei, ma nessuna unità viene colpita.
17 maggio 1942
Petrarca e Pegaso entrano a Bengasi alle 17.30.
2 luglio 1942
Lascia Bengasi diretto a Tobruk.
4 luglio 1942
Arriva a Tobruk. Lo sbarco del carico procede a rilento a causa della carenza di autocarri.
12 luglio 1942
Il Petrarca lascia da Tobruk alle 16 diretto a Tripoli, con la scorta della torpediniera Generale Marcello Prestinari.
Il convoglietto fa scalo a Bengasi, dove il Petrarca sosta brevemente; quando prosegue per Tripoli, ne assume la scorta la Generale Carlo Montanari, in luogo della Prestinari.
15 luglio 1942
Petrarca e Montanari arrivano a Tripoli alle 9.45.
9 agosto 1942
Alle 15.30 il Petrarca salpa da Tripoli per scortare a Bengasi la torpediniera Montanari.
11 agosto 1942
Petrarca e Montanari arrivano a Bengasi alle 6.30.
21 agosto 1942
Lascia Bengasi diretto a Tobruk alle 13.30, scortato dall’anziana torpediniera Generale Antonio Cantore (tenente di vascello Bruno Veick). Prima della partenza si è valutato che il convoglio potrebbe mantenere una velocità di dieci nodi, e gli orari della navigazione sono stati decisi di conseguenza, per far arrivare le due navi a Tobruk il 22, prima di notte.
22 agosto 1942
Dato che il Petrarca non riesce a superare una velocità di 9 nodi ed il convoglio è in ritardo, all’alba il comandante della Cantore decide di deviare dalle rotte prestabilite dall’ordine d’operazione per seguire invece le usuali rotte costiere, e così ridurre la lunghezza del percorso. Alle 5.50 il convoglio viene raggiunto dalla scorta aerea, che rimane sul suo cielo per tutto il mattino, e successivamente il Petrarca riceve ordine di assumere rotta 115°, il che, ponendolo con il mare al giardinetto, gli consente di accelerare di qualche decimo di nodo, in modo da arrivare a Tobruk entro le 18 od al più tardi 19 del 22 agosto. Al traverso di Derna il Petrarca riceve ordine dalla Cantore di avvicinarsi ancor di più alla costa ed assumere rotta 120°, onde transitare ad un miglio da Ras el Tin.
Alle 9.45, pensando che nelle acque di Ras el Tin possano trovarsi sommergibili nemici, il comandante della Cantore decide di lanciare alcune bombe di profondità a scopo intimidatorio, perciò la torpediniera aumenta la velocità a 17 nodi, continuando a zigzagare, e lancia due cariche da 30 kg, la prima alle 9.50 e la seconda alle 10.00, ma alle 10.03, a sette miglia da Ras el Tin, la torpediniera –  che si trova in posizione di scorta a sinistra del piroscafo – avvista delle mine: il convoglio è capitato su un campo minato posato dal sommergibile britannico Porpoise, 46 mine posate il precedente 12 agosto proprio per insidiare l’intenso traffico costiero sviluppatosi dopo la conquista di Tobruk da parte delle forze italo-tedesche. Alle 10.04 la Cantore, dopo aver aperto il fuoco contro la prima mina avvistata alla propria sinistra ed aver segnalato al Petrarca “torpedine a sinistra” per avvertirlo del pericolo, urta una mina e si spezza in due, affondando in appena un minuto con 23 dei 119 uomini del suo equipaggio.
Il Petrarca esce indenne dal campo minato e prosegue per Tobruk, dove arriva per conto proprio. I naufraghi della Cantore verranno raccolti da quattro MAS inviati da Derna (per altra fonte anche il Petrarca avrebbe partecipato al salvataggio dei naufraghi).
31 agosto 1942
Alle 16 il Petrarca lascia Tobruk diretto a Bengasi, con la scorta della torpediniera Montanari.
1° settembre 1942
Petrarca e Montanari arrivano a Bengasi alle 12.30.
9 settembre 1942
Il Petrarca salpa da Bengasi alle 18 diretto al Pireo, con la scorta del cacciatorpediniere Lampo (caposcorta) e della torpediniera Pallade.
11 settembre 1942
Petrarca, Pallade e Lampo raggiungono il Pireo alle 22.30.
20 settembre 1942
Compie un viaggio dal Pireo a Salonicco, con la scorta della torpediniera Castore.
7 ottobre 1942
Il Petrarca, al comando del capitano di lungo corso Lino Pais, salpa dal Salonicco diretto a Tobruk alle 16 insieme alla motonave Tergestea, con la scorta delle torpediniere Sirio (capitano di corvetta Romualdo Bertone, caposcorta) e Solferino (tenente di vascello di complemento Mirko Vedovato). Le navi formano il convoglio «FF».
9 ottobre 1942
Alle 8.45 il convoglio giunge al Pireo, dove sosta fino all’indomani.
10 ottobre 1942
Petrarca e Tergestea ripartono dal Pireo per Tobruk alle 18.30, con la scorta delle torpediniere Libra (capitano di corvetta Carlo Brancia di Apricena, caposcorta), Lira (tenente di vascello Agostino Caletti) e Perseo (tenente di vascello Saverio Marotta).
11 ottobre 1942
Alle 7.20 si unisce alla scorta, quale rinforzo, anche la torpediniera Climene (tenente di vascello Mario Colussi), proveniente da Suda. In mattinata il convoglio passa tra Cerigotto e Creta.
Alle 17.20 (mentre il convoglio è scortato anche da 3-4 aerei in funzione antisommergibili), a 40 miglia per 200° (cioè a sud) da Capo Krio, vengono avvistati verso nord-nord-est otto bombardieri statunitensi Consolidated B-24 "Liberator", che si avvicinano al convoglio in doppia losanga di quattro, a 4500 metri di quota; la torpediniera apre subito il fuoco, e manovra per portarsi tra gli aerei ed il convoglio, ma alle 17.25 vengono sganciate due salve di bombe, mentre compaiono altri nove "Liberators", in formazione a cuneo di tre gruppi, dalla stessa direzione. Le prime due salve colpiscono entrambi i mercantili; alle 17.27 il secondo gruppo sgancia altre tre salve: due cadono in mare sulla sinistra della Perseo, ma la terza colpisce il Petrarca. Alle 17.39 il Tergestea colpisce accidentalmente un velivolo tedesco della scorta aerea, che è costretto all’ammaraggio, inabissandosi subito dopo; i superstiti vengono recuperati dalla Perseo.
Mentre la Tergestea, che ha una falla in sala macchine (causata da una bomba esplosa vicinissima allo scafo), deve tornare indietro, scortata da Perseo e Lira (riuscirà a raggiungere Suda), il Petrarca, sebbene danneggiato (è stato colpito sul castello di prua), è in grado di proseguire per Tobruk.
12 ottobre 1942
Dopo aver superato indenni altri attacchi aerei tra l'1.15 e le tre di notte, PetrarcaLibra e Climene arrivano a Tobruk alle 16.30.
Per la sua condotta durante questo viaggio il comandante Pais verrà in seguito decorato con la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, con motivazione: "Comandante civile di piroscafo, navigante in convoglio, colpito durante un attacco di bombardieri nemici, affrontava con fermezza la difficile prova e, nonostante le gravi avarie riportate, riusciva a proseguire la navigazione. Attaccato nuovamente nelle ore notturne da aerei nemici, manovrava con serenità e perizia per evitare l'offesa e, benché perduto il contatto con l'unità di scorta, dirigeva decisamente per il porto di destinazione ancora lontano, sfidando con energia e coraggio le incognite di ulteriori attacchi, e riusciva a portare a termine con successo la missione".
20 ottobre 1942
Il Petrarca salpa da Tobruk alle 16 diretto a Taranto, con la scorta del cacciatorpediniere Alpino.
(Alcune fonti affermano che dopo la partenza da Tobruk il Petrarca sarebbe stato danneggiato da un attacco aereo e successivamente attaccato infruttuosamente con quattro siluri dal sommergibile britannico United 21 miglia ad ovest di Lampedusa. Dell’attacco aereo non si fa però menzione nella storia ufficiale dell’USMM, mentre l’attacco dell’United fu in realtà diretto contro un altro convoglio).
22 ottobre 1942
Raggiunto per rinforzo alla scorta dalla torpediniera Aretusa uscita da Suda, il convoglietto giunge al Pireo alle 17 e vi sosta fino all’indomani mattina.
23 ottobre 1942
PetrarcaAlpino ed Aretusa lasciano il Pireo alle 6.30 diretti a Patrasso, dove arrivano alle 18.40.
24 ottobre 1942
Le tre navi lasciano Patrasso alle 6.30 per Taranto.
27 ottobre 1942
PetrarcaAlpino ed Aretusa raggiungono Taranto a mezzogiorno.

La nave quando portava il nome di Szent Istvan (da www.hajoregiszter.hu)

L'affondamento

Alle 18 del 9 febbraio 1943 il Petrarca, sempre al comando del capitano di lungo corso Lino Pais, partì da Taranto diretto a Tunisi, via Palermo, con un carico di 2900 tonnellate di rifornimenti, tra cui armi e 1500 tonnellate di munizioni. Lo scortava la moderna torpediniera Pegaso (tenente di vascello Mario De Petris). A bordo del piroscafo c'erano 115 uomini, tra equipaggio e militari italiani e tedeschi di passaggio. 
Alle 22 dello stesso 9 febbraio il piccolo convoglio iniziò ad essere pedinato da aerei nemici, e dalle 2.13 alle 4.47 del 10 fu ripetutamente attaccato da bombardieri ed aerosiluranti: alle 2.15 il Petrarca evitò un siluro con la manovra, alle 3.15 venne mancato da alcune bombe. Tenendosi il più vicino possibile alla costa calabra, in modo da evitare di essere attaccati anche dal lato terra e da tenersi sotto la protezione delle batterie costiere, e reagendo con il tiro delle mitragliere del Petrarca e della Pegaso, il convoglietto riuscì a superare indenne tutti gli attacchi.
Navigare sottocosta, però, presentava un rischio nella scarsa profondità dei fondali: quando, verso le sette del mattino del 10 febbraio (al largo di Crotone), ebbe inizio un nuovo attacco aereo, il piroscafo, pur navigando con vapore minimo, s'incagliò intorno alle 7.30 su una secca a circa 800 metri dalla spiaggia di Marina di Strongoli (nei pressi dell’odierna Via Magna Grecia), una decina di miglia a nord di Crotone, assumendo un leggero appoppamento. Parte non indifferente ebbero nell'incidente le carte nautiche non aggiornate in dotazione al Petrarca, secondo le quali nel punto dell'incaglio la profondità avrebbe dovuto essere superiore di un paio di metri rispetto al pescaggio del piroscafo.
Il forte vento di tramontana e le conseguenti forti onde impedirono il disincaglio, e fecero sbandare il Petrarca sul lato sinistro. La Pegaso tentò più volte di disincagliare il piroscafo; alle 18 giunsero due rimorchiatori inviati da Taranto, ma anche i loro sforzi risultarono inutili. La Pegaso rimase sul posto a fornire protezione antisommergibili sino all'11 febbraio, quando venne rilevata nella stessa funzione dalla torpediniera Cassiopea (capitano di corvetta Virginio Nasta), inviata da Messina. Si mise di mezzo il maltempo, che degenerò in un fortunale di scirocco che costrinse PegasoCassiopea e rimorchiatori a puggiare a Crotone. 
Passato il fortunale, i lavori ripresero; il 13 febbraio ebbero inizio le operazioni per alleggerire la nave del carico, in modo da facilitarne il disincaglio, ma ripetuti attacchi aerei ostacolarono tali lavori, facendoli andare a rilento. 

La nave incagliata, però, era stata intanto avvistata dalla ricognizione aerea britannica dieci miglia a sud di Punta Alice (il luogo dell’incaglio è indicato da alcune fonti britanniche come Punta Vergadoro), ed alle 20.06 del 13 febbraio il sommergibile britannico Una, al comando del tenente di vascello John Dennis Martin, ricevette l’ordine di trovarla per vedere di cosa trattasse.
Alle 8.40 del 14 febbraio il Petrarca incagliato venne avvistato dall’Una, che si avvicinò per vederci chiaro. Il sommergibile constatò trattarsi di una nave da carico dipinta con colorazione mimetica a bande alternate di grigio chiaro e scuro, intatto sebbene un poco appoppato. L’attacco sarebbe dovuto essere facile, ma la forte tramontana che soffiava, con conseguente mare agitato, lo rendeva al momento impossibile, perciò l'Una tornò al largo, in attesa che le condizioni migliorassero.
La sera del 14 febbraio il battello britannico dovette immergersi e restare immerso per un’ora a causa dell’arrivo di un aereo che ispezionava il mare con un faro sistemato sotto la fusoliera. Successivamente emerso durante la notte, l’Una s’immerse nuovamente alle 5.45 del 15 febbraio, nel punto 39°03'N e 17°19'E, e si avvicinò nuovamente al Petrarca, restando immerso a quota periscopica, e notando che nella zona incrociavano in funzione antisommergibile un brigantino, una goletta, un panfilo armato ed un idrovolante. Tirava ancora forte vento; attorno al piroscafo c’erano alcune imbarcazioni minori su cui stavano venendo trasbordate casse contenenti parte del carico che venivano poi portate a terra, per alleggerire la nave che, a causa del mare agitato, rischiava di aumentare il proprio sbandamento. Proprio il mare mosso, tuttavia, insieme alla pochezza dei mezzi che il Petrarca aveva a bordo, rendevano le operazioni di trasbordo estremamente lente: si auspicava che da Crotone venissero inviati mezzi più appropriati.
Verso le 16 del 15 febbraio, temendo attacchi aerei angloamericani, e constatando che a causa dello sbandamento l’armamento difensivo del Petrarca non avrebbe potuto funzionare, il commissario di bordo Gino Gilli ordinò al sottotenente del Regio Esercito D’Alessandro di portare a terra le mitragliere smontate, le relative munizioni ed i loro serventi e di sistemare tali mitragliere sulle collinette circostanti la spiaggia, da dove avrebbero potuto meglio difendere la nave da attacchi provenienti dal cielo. A bordo c'era anche una mitragliera a quattro canne con i suoi serventi tedeschi, che Gilli invitò a loro volta a spostarsi con la loro arma su una delle alture prospicienti la spiaggia, ma i militari tedeschi spiegarono che la mitragliera era troppo pesante per poter essere sbarcata senza usare delle attrezzature adeguate che al momento non c'erano, quindi rimasero a bordo.
Il tempo, purtroppo – paradossalmente –, andò migliorando, il vento cessò ed il mare tornò ad essere calmo, appena increspato dalla poca brezza rimasta. Dato che il mare calmo rendeva il sommergibile immerso a quota periscopica avvistabile con grande facilità dal cielo, il comandante dell'Una decise di attaccare dopo il tramonto, quando i ricognitori italiani sarebbero dovuti rientrare alle basi, e comunque il buio avrebbe reso più difficile avvistare le scie dei siluri. Alle 17 il sommergibile britannico, in immersione, si avvicinò alla sua vittima; per non incagliarsi a sua volta nella secca, il suo comandante decise di lanciare da una distanza di 2300 metri: avrebbe lanciato un singolo siluro, osservando i risultati del lancio, poi, dopo aver corretto la mira qualora fosse stato necessario, ne avrebbe lanciato un altro. Prima di aver ridotto le distanze fino a quella prevista, tuttavia, l'Una avvistò due golette ferme circa un miglio alla sua sinistra ed un panfilo armato tre miglia al largo. Si cambiò pertanto il piano d’attacco: sarebbero stati lanciati tre siluri in rapida successione, con un intervallo di dieci secondi tra l’uno e l’altro, dopo di che l'Una si sarebbe velocemente allontanato.
Alle 17.04 (ora dell'Una; le fonti italiane, avanti di un’ora, indicano il siluramento come avvenuto poco dopo le 18) il sommergibile lanciò i suoi siluri da una distanza di 2740 metri: il primo con mira sotto il fumaiolo, il secondo sotto le sovrastrutture a centro nave, il terzo all’altezza dell’albero maestro. Subito dopo aver lanciato l’ultimo siluro, l'Una ebbe problemi nel mantenimento della quota che gli impedirono di verificare visivamente il risultato dei lanci, poi il battello si allontano immergendosi più in profondità.
A bordo del Petrarca il comandante Pais, il commissario di bordo Gilli e l'ingegner De Vito, ispettore della società Tirrenia, si trovavano insieme nel salone, quando tutto fu sconvolto  da una catastrofica esplosione. Due siluri, in rapida successione, avevano colpito la nave, mentre il terzo si era arenato sulla spiaggia.
Sull'Una, poco dopo il lancio, fu avvertita chiaramente un’esplosione, cui seguirono dopo pochi secondi diverse altre detonazioni di intensità minore: le munizioni del carico, investite dagli scoppi dei siluri, avevano cominciato ad esplodere a loro volta.
L’esplosione del carico fu catastrofica: pezzi del ponte del peso di tonnellate vennero lanciati in aria, schegge e rottami di minori dimensioni furono lanciati tutt’intorno nel raggio di centinaia di metri, sulla spiaggia e sulle alture circostanti. Un proiettile d’artiglieria da 80 mm, lungo 30 cm, proiettato dall’esplosione nei pressi della spiaggia, sarebbe stato ritrovato solo all’inizio dell’agosto 1997. Una delle esplosioni, intorno alle 18, fu sentita fino in paese, e lo spostamento d’aria che causò fece spalancare le imposte delle case di Strongoli.

Il commissario Gilli non ricordò con chiarezza cosa fosse accaduto dopo il “cataclisma”: rammentò che dopo la prima esplosione si mise ad arrancare tra i rottami dirigendosi verso prua, mentre il comandante Pais gridava, poi si verificò una seconda esplosione, non meno tremenda della prima, la voce del comandante si spense e Gilli, lanciato in aria dall'esplosione, si risvegliò in mare. Era completamente vestito e privo di salvagente, ed il sangue gli usciva copiosamente da una ferita alla testa, ma riuscì a tenersi a galla. Sulle prime Gilli, stordito dall’esplosione, non ricordò niente di quello che era appena successo e non capì cosa stesse accadendo, ma in breve si riprese ed iniziò a chiedere aiuto ed a cercare di raggiungere la riva. Ad un certo punto le sue richieste di aiuto furono sentite da un tenente medico del Regio Esercito, che gli venne incontro e lo aiutò ad arrivare a terra, dove Gilli fu messo su una lettiga – qui incontrò il sottotenente D'Alessandro, scampato al disastro perché a terra con i suoi uomini a seguito proprio del precedente ordine di Gilli – e, dopo le prime cure sul posto, fu portato in ambulanza all’ospedale civile di Crotone, dove venne ricoverato in pericolo di vita per paralisi viscerale che era nel frattempo intervenuta.
Alle 18.20, quando già l'Una, immerso in profondità, si allontanava verso il mare aperto, l’equipaggio del sommergibile avvertì una violenta esplosione finale: altre munizioni che sino ad allora non erano esplose erano infine saltate in aria. Il Petrarca scivolò sotto la superficie e si adagiò sul fondale, nel punto 39°16'N e 17°08'E.

Il sottotenente D'Alessandro ed i suoi uomini, trovandosi a terra per ordine di Gilli, si salvarono tutti; complessivamente 31 uomini ebbero salva la vita perché si trovavano a terra al momento dell’esplosione. Dell’equipaggio e dei militari che erano a bordo al momento del siluramento, invece, si salvarono solo in cinque su 84, con ferite di varia gravità: il commissario di bordo Gilli, un ragazzo di camera e tre soldati tedeschi. Le vittime furono 79, tra cui il comandante Pais e l’ingegner De Vito, oltre a numerosi marittimi istriani, dalmati e siciliani ed a personale della Regia Marina.

Parte della sovrastruttura accartocciata, alberi e fumaiolo del Petrarca, emergenti dalle acque basse vicino alla riva e visibili dalla spiaggia di Strongoli Marina, rimasero per molti anni ad indicare la presenza della nave affondata. Oggi il relitto, semidistrutto, giace in bassifondali parzialmente insabbiato e ricoperto da alghe ed organismi marini.
Il 2 novembre 1971 il Comune di Strongoli inaugurò nel locale cimitero un monumento dedicato ai caduti del Petrarca. Sul monumento sono stati posati un oblò ed altri piccoli rottami metallici recuperati dal relitto del piroscafo. Ogni 4 novembre, sul monumento si tiene una commemorazione ufficiale delle vittime del siluramento.

Alcune delle vittime del Petrarca

Arturo Aironi, macchinista, da Senigallia (Marina Mercantile)
Giuseppe Amedeo, 23 anni, marinaio (Regia Marina)
Raimondo Anardu, 23 anni, cannoniere (Regia Marina)
Gaspare Aquè, 23 anni, da Ribera (Marina Mercantile)
Francesco Babarcich, 31 anni, fuochista, da Fianona (Marina Mercantile)
Francesco Balacich, cameriere, da Valdarsa (Marina Mercantile)
Ernesto Bani, 23 anni, cannoniere (Regia Marina)
Luigi Binaghi, 21 anni, cannoniere puntatore mitragliere (Regia Marina)
Giovanni Boboschich (o Baboschich), carbonaio, da Brioni (Marina Mercantile)
Nunziato Bolzone, cameriere, da Torre del Greco (Marina Mercantile)
Giuseppe Bonetta, carbonaio, da Cosiliacco o Fianona (Marina Mercantile)
Francesco Borelli, 25 anni, marinaio (Regia Marina)
Fortunato Caccamo, marinaio, da Reggio Calabria (Marina Mercantile)
Antonio Carnevale, 25 anni, fuochista (Regia Marina)
Carmelo Caruso, mozzo, da Catania (Marina Mercantile)
Renato Cecchi, 23 anni, cannoniere puntatore mitragliere (Regia Marina)
Giuseppe Chersevanich (o Chersevani), 29 anni, fuochista, da Fianona (Marina Mercantile)
Vito Continolo, cambusiere, da Gioia del Colle (Marina Mercantile)
Alessandro Della Santa, 24 anni, silurista (Regia Marina)
Antonio Depau, 24 anni, sottocapo furiere (Regia Marina)
… De Vito, ispettore della Società Anonima di Navigazione Tirrenia
Erasmo Di Cecca, 22 anni, marinaio segnalatore, da Gaeta (Regia Marina)
Pasquale Di Meglio, 27 anni, fuochista (Regia Marina)
Romeo Ferluga, marittimo, da Pola (Marina Mercantile)
Raffaele Fiume, 28 anni, marinaio (Regia Marina)
Carmelo Florio, fuochista, da Catania (Marina Mercantile)
Raffaele Simone Foti, nostromo, da Reggio Calabria (Marina Mercantile)
Achille Gainotti, marconista, da Genova (Marina Mercantile)
Silvio Godena o Godenas, marinaio, da Rovigno (Marina Mercantile)
Giuseppe Koziak, cuoco, da Fiume (Marina Mercantile)
Domenico Lanotte, 21 anni, cannoniere, da Margherita di Savoia (Regia Marina)
Natale Litrico, garzone di cucina, da Catania (Marina Mercantile)
Agostino Malafronte, ingrassatore, da Torre del Greco (Marina Mercantile)
Rosario Mandanici, 38 anni, giovanotto, da Riposto (Marina Mercantile)
Saverio Marino, fuochista (Regia Marina)
Tommaso Marsilich (o Merslich), marinaio, da Fianona (Marina Mercantile)
Erminio Mezzacapo, ufficiale di coperta, da Genova (Marina Mercantile)
Paolo Minaudo, 24 anni, fuochista (Regia Marina)
Benedetto Munzone, carbonaio, da Catania (Marina Mercantile)
Giovanni Musich, marittimo, da Cherso (Marina Mercantile)
Antonio Musio, 21 anni, cannoniere (Regia Marina)
Salvatore Parodi, cambusiere, da Sestri Ponente (Marina Mercantile)
Lino Pais, 51 anni, comandante, da Chioggia (Marina Mercantile)
Giuseppe Pavone, mozzo, da Catania (Marina Mercantile)
Romeo Perluga, 55 anni, direttore di macchina, da Pola (Marina Mercantile)
Giovanni Perovich, marinaio, da Cherso (Marina Mercantile)
Paolo Poldrugo, fuochista, da Felicia o Fianona (Marina Mercantile)
Virgilio Santesso, 26 anni, secondo capo silurista (Regia Marina)
Antonio Scopaz, marinaio, da Albona (Marina Mercantile)
Domenico Spadaro o Spataro, secondo ufficiale, da Catania (Marina Mercantile)
Giuseppe Spampinato, fuochista, da Catania (Marina Mercantile)
Giacomo Stanchich, garzone di cucina, da Valdarsa (Marina Mercantile)
Antonio Tardi, fuochista, da Valdarsa (Marina Mercantile)
Giuseppe Torrisi, 48 anni, ufficiale di macchina, da Riposto (Marina Mercantile)
Innocenzo Torrisi, fuochista, da Catania (Marina Mercantile)
Giuseppe Totino, carpentiere, da Gioiosa Ionica (Marina Mercantile)
Eugenio Ummaro, 21 anni, marinaio (Regia Marina)
Lorenzo Ventrillo, ingrassatore, da Catania (Marina Mercantile)
Secondino Verrengia, 21 anni, da Sessa Aurunca
Antonio Zanetti, 33 anni, secondo capo cannoniere puntatore scelto (Regia Marina)
Giovanni Zustovi o Zustovich, marinaio, da Fianona (Marina Mercantile)

Si ringrazia particolarmente Michele Strazzeri. Non è stato finora possibile trovare i nomi delle altre 21 vittime.


Comunicazione della Regia Capitaneria di Porto di Crotone al Comune di Catania, relativa a marittimi dispersi sul Petrarca (g.c. Michele Strazzeri)


La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del capitano di lungo corso Lino Pais, nato a Chioggia il 28 febbraio 1892:
 
"Comandante di piroscafo requisito, sinistrato in vicinanza di costa, si prodigava instancabilmente per più giorni con abnegazione ed elevato spirito di sacrificio nelle operazioni di salvataggio dell'unità, incurante della minaccia aerea e della violenza del mare che poneva in pericolo l'unità impossibilitata a governare. Esempio ai suoi dipendenti per sereno coraggio e perizia marinaresca nella lotta contro gli avversi elementi, scompariva nell'adempimento del dovere con la sua nave che, colpita da siluro nemico, esplodeva inabissandosi.
(Mare Jonio, 10-16 febbraio 1943)."

La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del marinaio Giovanni Musich, nato a Cherso il 2 maggio 1906:

"Imbarcato su piroscafo requisito, sinistrato in vicinanza della costa, si prodigava instancabilmente nelle operazioni di salvataggio, sempre più ostacolate dalla violenza del mare. Con vivo senso del dovere, benché conscio del pericolo, si offriva a far parte dell'armamento di una lancia che doveva tentare di stabilire un collegamento con la terra per il salvataggio di una parte del personale. Capovoltasi l'imbarcazione, scompariva in mare nel generoso tentativo.
(Mare Jonio, 10-16 febbraio 1943)."

La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del carpentiere Giuseppe Totino, nato a Gioiosa Ionica il 7 settembre 1912:

"Imbarcato su piroscafo requisito, sinistrato in vicinanza della costa, coadiuvava per più giorni il comandante, con abnegazione ed elevato spirito di sacrificio, nelle operazioni di salvataggio dell'unità, incurante della minaccia nemica e della violenza del mare che poneva in pericolo la nave, impossibilitata a governare. Contribuiva con sereno coraggio e perizia alla lotta contro gli avversi elementi e con la sua unità, che affondava colpita da siluro nemico, scompariva nell'adempimento del dovere.
(Mare Jonio, 10-16 febbraio 1943)."

La motivazione della Medaglia di Bronzo al Valor Militare conferita alla memoria del secondo ufficiale Domenico Spataro, nato a Catania il 20 marzo 1920:

"Ufficiale imbarcato su piroscafo requisito, sinistrato in vicinanza della costa, coadiuvava per più giorni il comandante, con abnegazione ed elevato spirito di sacrificio, nelle operazioni di salvataggio dell'unità, incurante della minaccia nemica e della violenza del mare che poneva in pericolo la nave, impossibilitata a governare. Contribuiva con sereno coraggio e perizia alla lotta contro gli avversi elementi e con la sua unità, che affondava colpita da siluro nemico, scompariva nell'adempimento del dovere.
(Mare Jonio, 10-16 febbraio 1943)."

 
L'affondamento del Petrarca nel giornale di bordo dell'Una:

"0545 hours - Dived in position 39°03'N, 17°19'E and started to close the beached vessel. The area was patrolled by an aircraft, an A/S schooner, an A/S brigantine and an armed yacht. Salvage operations were seen to be in progress. As the sea was flat calm Una was very visible from the air a periscope depth. It was decided to wait to attack after sunset.
1700 hours - Closed the target while dived.
1704 hours - Fired three torpedoes from about 3000 yards. The torpedoes were seen to run straight to the target but the result could not be seen as depth control was lost soon afterwards. A hit was heard given a running range of 2700 yards."

Lo Szent Istvan in navigazione in convoglio durante la prima guerra mondiale (Coll. Horváth József, da www.hajoregiszter.hu)
L’affondamento del Petrarca nel libro “The History of the British U-class Submarine”
L’HMS Una su Uboat.net

12 commenti:

  1. Leggendo questo articolo su questa nave era imbarcato anche mio nonno si chiamava Foti Simone Raffaele visto che ancora oggi non sapete i nomi delle altre 38 vittime ho voluto dare il mio contributo grazie

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    1. Vorrei sapere chi sei visto che anch'io sono la nipote di FOTI SIMONE RAFFAELE MIA MADRE ERA LA FIGLIA GRAZIE

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  2. Anche il cugino di mio nonno, Virgilio Santesso, era su quella nave. Grazie dell'articolo, da voi ho saputo tutta la storia e dove riposa. Grazie di cuore.

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  3. Anche il cugino di mio nonno, Virgilio Santesso, era su quella nave. Grazie dell'articolo, da voi ho saputo tutta la storia e dove riposa. Grazie di cuore.

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  4. Buonasera,
    Anche mio nonno era imbarcato su Nave Petrarca e peri a Strongoli.
    Il sui nome era Giorgio Totino.

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  5. Mio padre ricordava benissimo quell'avvenimento avendo solo 6 anni ; quella sera si trovo' sul terrazzo di casa dei miei nonni a strongoli paese , e vide in diretta sia il primo ,poi il secondo e poi il terzo attacco e' stato un episodio che ha segnato la sua infanzia ;ricordava benissimo tutte quelle fiamme in mare , nonostante fosse quasi buio e inoltre tutti i rottami che sono arrivati fino a strongoli paese che per anni sono rimasti in giro ,soprattutto tanti pezzi di ferro pesante ,un vero peccato soprattutto per le vittime quasi tutti giovanissi ; impossibile dimenticare !!!

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  6. Thanks for this article. My grandfather Giovanni Musich was onboard that terrible day. Because of this article I was able to visit the wreckage in Strongoli and the memorial in town. It's an important part of family history that I am now able to share with the next generation and I really appreciate the work you put into this.

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  7. Buongiorno. Intanto vorrei ringraziare il sig. Colombo per il suo grande e pregiato lavoro. vorrei dare il mio contributo inserendo una ventina di nomi di dispersi, due dei quali sono integrazioni di quelli esistenti nell'elenco pubblicato
    AIRONI ARTURO MACCHINISTA NAVALE SINIGAGLIA
    BOLZONE NUNZIATO CAMERIERE TORRE DEL GRECO
    CACCAMO FORTUNATO
    CARUSO CARMELO MOZZO CATANIA
    FLORIO CARMELO FUOCHISTA CATANIA
    FOTI SIMONE NOSTROMO REGGIO CALABRIA - DOMIC. CATANIA
    GAINOTTI ACHILLE MARCONISTA GENOVA
    LITRICO NATALE GARZONE CUCINA CATANIA
    MALAFRONTE AGOSTINO INGRASSATORE TORRE DEL GRECO
    MEZZACAPO ERMINIO CAPITANO MARITTIMO GENOVA
    MUNZONE BENEDETTO CARBONAIO CATANIA
    PARODI SALVATORE CAMBUSIERE SESTRI PONENTE
    PAIS (INDICATO COME PASI)
    PAVONE GIUSEPPE MOZZO CATANIA
    PERLUGA ROMEO DIRETTORE MACCHINE POLA
    SPADARO DOMENICO CAPITANO MARITTIMO CATANIA
    SPAMPINATO GIUSEPPE FUOCHISTA CATANIA
    TORRISI INNOCENZO FUOCHISTA CATANIA
    TOTINO GIUSEPPE CARPENTIERE GIOIOSA IONICA
    VENTRILLO(A) LORENZO INGRASSATORE CATANIA
    Spero di essere stato utile e che in futuro possano essere rintracciati anche glia latri
    Cordiali saluti

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  8. Buongiorno. Ringrazio sentitamente Lorenzo Colombo per questo articolo ricco di informazioni e documenti. Sono uno dei pochi parenti viventi del capitano del Petrarca e grazie al lavoro preciso e meticoloso di Lorenzo ho finalmente avuto notizie precise circa la triste vicenda di questa nave. Ho apprezzato molto anche la scelta di porre in risalto il coraggio e la serenità di mio zio Lino Pais che è caduto nell'adempimento del suo dovere insieme a tutti i valorosi membri dell'equipaggio del Petrarca. Colgo l'occasione per stringermi ai parenti delle vittime di questa terribile tragedia. Di nuovo grazie di cuore Lorenzo. Giovanni Milan Pais

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